Prima parte a cura di M.F.Sapuppo e F. Di Blasi
Il benessere organizzativo è “aria fritta”?
Il benessere organizzativo non è un concetto teorico evanescente per interessati e curiosi ricercatori del sociale, ma un tema che trova ormai da diverso tempo pieno riconoscimento e validi supporti normativi, sia nell’ambito della Comunità Europea, con le direttive agli Stati membri, che in Italia con le direttive del Ministero della Funzione Pubblica (vedi per approfondimenti sulle normative la seconda parte “Per conoscere le norme e i documenti relativi al benessere organizzativo. Una sintesi cronologica ragionata”).
Dalla letteratura si evincono molte definizioni del benessere organizzativo, basate sui diversi punti di vista da cui si osserva il fenomeno.
Il concetto di “benessere organizzativo” viene utilizzato per descrivere sia lo stato soggettivo di coloro che svolgono la loro attività in uno specifico contesto organizzativo, che per indicare l’insieme dei fattori che determinano o contribuiscono a determinare il benessere di chi lavora. In generale, ci si riferisce alla capacità di un’organizzazione di promuovere e di mantenere il più alto grado di benessere fisico, psicologico e sociale dei lavoratori in ogni tipo di occupazione ed è da intendersi come quel complesso di condizioni che garantiscono e favoriscono il benessere psicofisico delle persone sul posto di lavoro…
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