Archivio della categoria: Stati Vegetativi

“Quando l’Ahimè Diventa – HAI ME ! – 7 OTTOBRE Giornata Nazionale Dei Risvegli. Video

Domenica 7 ottobre 2012 Torna la “Giornata Nazionale dei Risvegli per la ricerca sul coma – Vale la Pena”, promossa dall’associazione di volonta- riato Onlus “Gli amici di Luca” di Bologna, testimonial l’artista Alessandro Bergonzoni con i patrocini di numerose istituzioni nazionali e locali. L’iniziativa giunta alla quattordicesima edizione intende ancora una volta far riflettere intorno agli esiti di coma e agli stati vegetativi e creare un’alleanza terapeutica che riunisca strutture sanitarie, istituzioni, famiglie e terzo settore.

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programma convegno 6 ottobre 2012

Gli Amici di Luca

Books: Recensioni: “Le Voci Intorno” di Maria Pia Ammirati. Video.

Books: Recensioni

“Le Voci Intorno”

di Maria Pia Ammirati. Video.

Anno/Editore: 2012

Cairo Editore

Pagine: 96

“Da quando Alice ha varcato la sottile linea rossa, non è altro che un barlume di pensiero sperduto in una dimensione parallela, fuori dallo spazio e dal tempo. E anche se si chiama Alice, il luogo dove si trova non è il Paese delle Meraviglie. Ha attraversato lo specchio per vagare senza scampo in un’eterna notte.

E aspetta, aspetta una possibilità. Qualunque sia.”

L’Autrice

Maria Pia Ammirati è dirigente televisiva, scrittrice e giornalista. Ha esordito nel 2000 con il romanzo I cani portano via le donne sole, selezionato al premio Strega 2001. Nel 2005 è uscito Un caldo pomeriggio d’estate (Premio Grinzane-Cavour Calabria). Con il romanzo Se tu fossi qui (Cairo, 2010) ha vinto il Premio Selezione Campiello 2011, il Selezione Rapallo, e i premi Procida-Isola di Arturo- Elsa Morante, Basilicata, Vincenzo Padula e Città di Penne. Nel 1992 ha pubblicato un saggio sulla narrativa italiana degli anni Ottanta, Il vizio di scrivere, indagine sui nuovi scrittori italiani. Da allora si occupa di narrativa italiana collaborando alle pagine culturali di giornali e riviste, oggi scrive per il quotidiano Liberal. Tra gli altri libri ricordiamo Madamina: il catalogo è questo (1995), Femminile plurale: voci della poesia italiana dal 1968 al 2002 (2003).

Nel Video, la presentazione del libro, in una “intervista a più voci” con la Scrittrice e Peppino Englaro

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Timeoutintensiva.it, Books, N°22, Luglio 2012


La Cura di Un Vegetativo: la Sofferenza del Non Vivere

Le Idee

La Cura Di Un Vegetativo: la Sofferenza del Non Vivere

di Francesca Sapuppo

Ciò di cui vi parlerò, è un problema recente, nato da quando la tecnologia ha permesso forme di vita umana sco- nosciute fino a poco tempo fa.
Noi Rianimatori lavoriamo per impe-dire la morte e per non far soffrire, ma se la nostra rianimazione è sicura-mente determinante per impedire la perdita di tante vite, diventa terribile per non dire orripilante quando non restituisce alla vita un paziente ma crea mostruosità come i pazienti in coma persistente, i vegetativi…, i cronici. Questi pazienti erano prima della rianimazione tutti esseri umani, ma i loro corpi e le menti diventano irriconoscibili rispetto a se stessi, orribili: rattrappiti, iperestesi, bocche spalancate, serrate che emettono suoni, occhi senza sguardo, fermi nei loro letti, in tutto dipendenti da altri, ma senza mai riuscire a comunicare con gli altri.
Questi sono pazienti che vivono una condizione di cui non si sa neanche dare una definizione di vita e di morte. Perchè, se l’esistenza diventa vita per la storia che ci si costruisce dentro, loro sicuramente esistono, ma vivono?
Ed allora nasce la domanda: cosa è un cuore che batte, un respiro che entra ed uno che va?  Può essere la vita di un uomo, può essere la vita di un organismo o forse è solo la morte tecnologicamente sospesa in un processo di morte naturalmente avviato. La rianimazione crea involontariamente questi mostri e poi non sa che fare. Poteva evitarlo?
Questi pazienti, a cui noi Rianimatori non rivolgiamo più cure intensive, vengono accuditi giorno per giorno con impressionante pazienza dagli Infermieri. Loro li lavano, li nutrono, li muovono, li coprono, ma con un malessere che è l’espressione degli stessi incubi e fantasmi che attanagliano ognuno di noi al pensiero di poterci ritrovare nelle stesse condizioni.
La relazione di cura, che si crea con questi pazienti senza vita e senza morte è unilaterale o mediata dai parenti, e siamo noi stessi Operatori di Terapia Intensiva che ci costruiamo una storia di cura. I parenti arrivano ogni giorno a vederli e anche loro come noi non hanno certezze. Così le loro domande: sono vivi e perché non si svegliano? Ed allora sono morti e mantenuti dalle macchine?
I parenti vivono con noi, li vediamo ogni giorno arrivare, ed il nostro lavoro diventa sempre più difficile quando nella stanza dei colloqui stai accanto a loro che vorrebbero notizie di un risveglio che non arriverà. Li guardi e sai che non avranno a che fare con la morte, che è una certezza anche se dolorosa, ma con la sofferenza quotidiana della cronicità dell’incoscienza. E lì ti senti a disagio e inadeguato a continuare a trattare questi pazienti in cui hai la sensazione di produrre un prolungamento del processo di morte anziché della vita, e spesso li vedi morire lì in quei letti, soli, con sonde, tubi, devastati nel corpo senza poter dare loro una adeguata dignità del morire.
Ed i parenti che rimangono increduli per giorni, aspettando un risveglio, soffrono non la sofferenza del morire del loro caro, ma la sofferenza del loro non vivere.
Vivono questa relazione unilaterale con i loro cari incoscienti in tanti modi: chi non riesce più ad avvicinarsi a quei letti, chi parla con loro come se ascoltassero, chi li tocca e li bacia, chi piange per giorni, chi non ha più lacrime, chi, decide di portali a casa. Tutti con l’identica angoscia, il coma gli ha strappato la loro storia d’affetto. Non è morto, non è vivo, è disperso e si attende, che cosa?
Attendono quel giorno di morte, dopo mesi di avere atteso invano un miracolo, dopo avere esaurito tutte le speranze, in modo ambivalente. Sperano tutti che quel giorno sia senza ulteriore sofferenza, tutti ne hanno paura ma tanti lo preferiscono a quelle sofferenze disumane che la rianimazione ha creato e la tecnologia mantiene. Sono e rimangono soli, noi incapaci dentro la rianimazione di dare una risposta medica, la società incapace di dare una risposta umana e solidale ad una condizione inesistente prima dei progressi della tecnologia. Rare sono le famiglie che sopravvivono a questi accadimenti più devastanti della morte. Sì, più devastanti della morte perché una famiglia si ritrova non solo nel dolore, ma anche ad accudire quasi in totale solitudine il proprio caro. Se non vi è una famiglia allargata uno dei congiunti deve rinunciare al proprio lavoro per un’assistenza continua, “ci si deve inventare sanitari, fisioterapisti, badanti, psicologici….e poi senza alcuna speranza”.
Non più una giornata libera, non una vacanza dal malato e da se stessi, si comincia a morire da vivi per un vivo già morto, spesso colui che accudisce si ammala di una malattia senza nome: “la disperanza”. Ed è di questo che le famiglie hanno paura, paura di “non farcela”, per questo spesso sono restii a portare via i malati dalla Rianimazione o dai Centri di Riabilitazione.

Fonte:

Timeoutintensiva.it

Le Reazioni Dei Familiari Allo Stato Vegetativo: Un Follow Up A Cinque Anni

Stati Vegetativi

Le Reazioni Dei Familiari Allo Stato Vegetativo: Un Follow Up A Cinque Anni

P. Chiambretto, D. Vanoli

“Pochi studi hanno fino ad ora affrontato i vissuti dei fami-liari di coloro che, a seguito di un evento patologico cere-brale acuto, traumatico e non, si trovano in stato vegetativo (SV), in particolare come viene affrontata dalle famiglie l’assistenza, anno dopo anno, alla degenza del proprio congiunto. Quali le strategie di coping messe in atto per gestire la quotidianità. Se gli alti livelli di depressione e di ansia, tipici di una situazione così difficile, si modificano con il passare del tempo. Il luogo scelto per l’assistenza al paziente, domicilio o lungodegenza, influenza lo stato emotivo del familiare. Sono presentati i risultati di un’indagine condotta su 30 familiari di pazienti in SV, 25 dei quali ricoverati presso strutture di lungodegenza e 5 assistiti al proprio domicilio. Saranno presentate alcune considerazioni rispetto ai dati emersi da uno studio longitudinale condotto su 16 familiari testati nel 2000 e rivalutati, utilizzando gli stessi strumenti di indagine, dopo cinque anni.”…

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Timeoutintensiva.it, N°19, Tecnè, 12 Dicembre 2011

News: Consulta, Eletto Morelli Il Giudice Della Sentenza Englaro

News

Consulta, Eletto Morelli Il Giudice Della Sentenza Englaro

Vignetta da Le Monde

Eletto giudice costituzionale Mario Morelli, il magistrato della Suprema Corte che ha scritto una delle sentenze che più hanno suscitato plauso e clamore negli ultimi anni: il verdetto che nel 2008 mise fine alla vicenda di Eluana Englaro dando il via libera, nel rispetto della volontà della ragazza in coma vegetativo, al distacco del sondino che la alimentava.

Con 152 voti, Morelli, che ha raccolto molte preferenze dei magistrati vicini a Unicost, ha prevalso sul collega Marco Pivetti che ne ha totalizzati 98, catalizzando il consenso dei simpatizzanti di Magistratura Democratica. Hanno votato 253 su 318 aventi diritto.

Classe 1941, sposato, con due figlie, Morelli è stato per venti anni assistente alla Consulta ed è uno dei ‘padrì fondatori delle regole sul contenzioso delle Regioni. Esperto giuslavorista e in diritto della famiglia, è presidente della Terza sezione civile e direttore dell’Ufficio del Massimario. Con Morelli la Cassazione è tornata a dare la sua fiducia, secondo tradizione, a un civilista dopo la scelta del penalista Lattanzi che non si verificava dal 1968.

Fonti:

Da Unita.on line

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