Archivio della categoria: Le Idee

“Destino”: Video Animazione di Salvador Dalì e Walt Disney. 1945.

“Destino”

Animazione di Salvador Dalì e Walt Disney. 1945.

Produzione di Baker Bloodworth con la direzione di Dominique Monfrey.

64_destino“Destino” è una piccola fiaba surreale, ideata nel 1945 da due mostri sacri: Salvador Dalì e Walt Disney. Un pittore e un cineasta, creatori di immagini eterne
Nel 1945 i destini di due grandi uomini si incontravano. Un incontro felice, ma non immediatamente fortunato. Che avrebbe, tuttavia, lasciato uno straordinario segno, molto tempo dopo. Erano lontani, per interessi, geografie, attitudini. E insieme s’erano messi in testa di fare un cartone animato. Disney produceva, il compositore messicano Armando Dominguez scriveva le musiche e Dalì, insieme al disegnatore degli studios John Hench, lavorava alle immagini.
Lo chiamarono “Destino”.
Protagonista è una fanciulla che insegue il suo amore, il Tempo, viaggiando attraverso spazi onirici, fantastici, abitati da strane creature e scanditi da continui incantesimi. Una fiaba che arriva direttamente dall’immaginazione fervida del padre del surrealismo e che grazie all’intuizione del padre dell’animazione, è diventata realtà. Con la complicità del destino.

Per Vedere Il Video d’Animazione Clicca QUI

Timeoutintensiva, N°28, Spot Light, Dicemmbre 2014

 

Sebastiao Salgado, Dal Buio In Cui Viviamo A Come Dargli Luce. Foto E Video

Fotografia

Sebastiao Salgado,

Dal Buio In Cui Viviamo A Come Dargli Luce. Foto E Video

a cura di Redazione – S. Vasta

Nella Foto Il Fotografo con La Moglie.

Nella Foto Il Fotografo con La Moglie.

Da quarant’anni Salgado, uno tra i più grandi fotografi viventi, attraversa i continenti sulle tracce di un’umanità in pieno cambiamento. Dopo aver testimoniato alcuni tra i fatti più sconvolgenti della nostra storia contemporanea – conflitti internazionali, carestie, migrazioni di massa – si lancia adesso alla scoperta di territori inesplorati e grandiosi, per incontrare la fauna e la flora selvagge in un grande progetto fotografico, omaggio alla bellezza del pianeta che abitiamo.

Nel 2014 esce il film “Il sale della Terra” diretto da Wim Wenders, Juliano Ribeiro Salgado, di cui vi proponiamo una breve introduzione ed il trailer ufficiale italiano, oltre ad alcune tra le foto più famose di Salgado

“l Sale della Terra è un film ‘forte’ come un pugno nello stomaco che ti accompagna, attraverso le foto di Salgado, in lungo e largo sul pianeta sino al fondo dell’inferno e poi ti fa intravedere la via della salvezza. Un film  imperdibile per comprendere il buio in cui viviamo e come dargli luce.”

Timeoutintensiva

Per Accedere alle Foto ed il Filmato Clicca Qui

Timeoutintensiva.it, N°28, Out of Border, Dicembre 2015

 

Gaza: Imbarbarimenti: “Anche Hitler è stato un bambino.”

Le Idee

foto copia 2Questo articolo è tratto da Internazionale On Line del 25 Luglio 2014. Chi Scrive è un giornalista Israeliano d’uno dei maggiori quotidiani del paese.
Ve ne riportiamo ampi stralci, non aggiungendo alcun commento.

Si commenta da solo.

 

“Il totale, aggiornato al 23 luglio, è di 155 bambini (palestinesi n.d.r.). La mattina ne sono morti altri tre. Dieci bambini al giorno, in media. Il quotidiano britannico The Telegraph ha pubblicato un “grafico della morte” con i nomi dei bambini, la data di morte e la loro età. La tabella comprende neonati, bambini e ragazzini.  Il grafico non mente, non è stato diffuso in Israele, e nessuno si preoccuperà di farlo. Non c’è posto per questa conta, siamo in guerra.  
“Anche Hitler è stato un bambino” si legge su un muro vicino all’ingresso di Netivot.

Sul sito internet “Walla!” si trovano una serie di commenti in risposta a un articolo sulla morte di quattro bambini sulla spiaggia di Gaza. Shani Moyal: “Non me ne frega niente della morte dei bambini arabi. Peccato che non siano stati di più. Ben fatto”. Stav Sabah: “Queste sono immagini bellissime. Mi rendono felice. Non smetterei mai di guardarle”. Sharon Avishi: “Solo quattro? Peccato. Speravamo fossero di più”. Daniela Turgeman: “Ottimo. Dobbiamo uccidere tutti i bambini”. Chaya Hatnovich: “Non esiste un’immagine più bella di quella che mostra i bambini arabi morti”. Orna Peretz: “Perché soltanto quattro?” Rachel Cohen: “Non chiedo la morte dei bambini di Gaza. Chiedo che bruciate vivi tutti gli arabi”. Tami Mashan: “Devono morire più bambini possibile”.
Dai nomi e dalle foto si capisce che tutti i commenti sono stati scritti da donne israeliane.  
Ma perché incolpare le donne e i loro commenti? Ascoltate le parole dei generali, dei politici e degli analisti. Dicono le stesse cose, usano solo toni un po’ meno aggressivi.
Dopo tutto, “anche Hitler è stato un bambino”.”

Gideon Levy è un giornalista israeliano. Scrive per il quotidiano Ha’aretz.
Tratto dal Settimanale On Line Internazionale.
L’Intero articolo lo trovate qui.

Twitter, Facebook e la Crisi della Medicina delle Evidenze

Le Idee

Piramide-delle-evidenze-300x225Su Bmj e su Dottprof.com sono usciti due interessanti articoli che introducono il concetto di Crisi per quanto riguarda la Medicina Basata sulle Evidenze essendo essa troppe volte condizionate da distorsioni e interessi di ogni tipo.
Vi riportiamo una sintesi dell’interessante articolo che potrete leggere cliccando sui link dei riferimenti a fondo pagina.
Il simbolo della E-bM (Evidence Based Medicine, La Medicina Basata sulle Evidenze)– che inizialmente era una specie di cubo di Rubik che evocava una difficilmente riducibile complessità – è diventato per molti la cosiddetta “piramide delle evidenze”, che per anni è stata modificata per adeguarla – prima che alle esigenze di chi l’approccio alla medicina basato sulle prove dovesse comprenderlo per poi adottarlo – alle aspettative di un mercato editoriale sempre in cerca della “soluzione” migliore per “fare” la E-bM.
Chi volesse un ripasso della gerarchia delle prove è sufficiente sappia che nella gran parte delle piramidi il gradone alla base è fatto dagli editoriali pubblicati dalle riviste scientifiche; salendo troviamo nell’ordine case report, studi osservazional e sperimentazioni controllate randomizzate.  
La “crisi” della medicina basata sulle prove è nella crisi di questa piramide e una conferma è venuta dal punto di vista di Des Spence sul BMJ* che tanto clamore ha suscitato. A ben vedere indicava soprattutto i limiti del prendere decisioni basandosi sulle “migliori” evidenze laddove anche queste prove sono solo teoricamente “migliori”,  troppe volte condizionate da distorsioni di ogni tipo. A vent’anni dalla nascita, la E-bM deve avere il coraggio di mettere in discussione la certezza che un “tipo” di documento sia più affidabile di un altro… In definitiva, il valore e l’affidabilità di una evidenza lo determina la discussione tra i ricercatori che hanno condotto lo studio, la comunità scientifica e i cittadini. Per questo in cima alla piramide delle prove dovrebbero stare Facebook e Twitter, quali potenziali, simbolici strumenti di confronto e di dialogo su qualsiasi tipo di evidenza.
La qualità del social web migliorerà, ma già oggi è lo spazio che dà più garanzie di democrazia e di equità.”**

Riferimenti:

*Evidence based medicine is broken  di Des Spence, general practitioner, Glasgow (Published 3 January 2014) BMJ 2014;348:g22

**dottprof.com/

 

La Medicina Basata Sulle Prove E Il Bisogno Di Parlar Chiaro Al Malato

EBM e Comunicazione

Danger_1-1Il 7 Gennaio 2014 è uscito un bell’articolo su Dottprof.com in cui ci si chiedeva se le sei parole da dire ad un paziente più pericolose per la medicina basata sulle prove sono: “non abbiamo evidenze per sostenere che”.
Sono pericolose perché ambigue, dal momento che l’assenza di prove può significare sia che non sono state trovate sia che non sono state cercate.
L’articolo continuava poi chiedendosi perché erano pericolose e cosa si sarebbe dovuto fare per sostituire questa frase:
Sono pericolose perché possono indurre sia i medici, sia i pazienti a perdere fiducia nella medicina ancorata ai risultati della ricerca: sono talmente tante le domande ancora senza risposta che, se il personale sanitario dovesse basare le proprie decisioni solo su prove solide, dovrebbe astenersi dallo scegliere per buona parte della giornata.
Che vogliamo fare, dunque, di questo mantra della EBM?
Facile: sostituire l’espressione “non abbiamo evidenze per sostenere che” con una a scelta tra le seguenti:
•    le prove di cui disponiamo non ci danno certezze e, tra le diverse opzioni, non sappiamo quale sia la migliore;
•    le prove che abbiamo non sono conclusive, ma la mia esperienza (o altre informazioni di cui dispongo) suggeriscono di prendere questa decisione;
•    a giudicare dalle ricerche condotte, questa opzione è inefficace;
•    è una questione complicata, perché esistono prove di efficacia in un tipo di paziente e non in un altro.

R. Scott Braithwaite, della New York University School of Medicine, è convinto che, per il bene della stessa EBM, sarebbe il caso di abolire le sei parole pericolose ed essere più precisi.
Di sicuro malati e familiari capirebbero meglio e sarebbero più coinvolti.

Si, crediamo che la massima chiarezzza e precisione non possano che avvicinare pazienti, familiari e medici, coinvolgendo tutti in una partecipazione attiva al tentativo di guarigione.

All Together.

Riferimento: Braithwaite RS. EBM’s six dangerous words. JAMA 2013;310:2149-50.

Articolo tratto Da DottProf.Com