Archivio della categoria: Storia della Medicina

“Eutanasia”: Un Termine Nato Sotto Il Regime Nazista Ed Abusato Nell’Attuale Dibattito Sul Fine Vita. Ricerca Etimologica E Definizione.

Editoriale

“Eutanasia”: Un Termine Nato Sotto Il Regime Nazista Ed Abusato Nell’Attuale Dibattito Sul Fine Vita. Ricerca Etimologica E Definizione.

a cura di S. Vasta

Anestesista-Rianimatore
Responsabile Editoriale Timeoutintensiva OpeNetwork i.Change Openproject

29/11/2011

L’uso piuttosto disinvolto del termine “eutanasia”, quanto il suo abuso nella storia recente e nell’odierno dibattito su questi temi, oggi è notevole. Per chiarire meglio questo “cattivo uso” del termine, nell’articolo verranno riportate alcune osservazioni, e si discuterà del contesto storico nel quale è nato il termine “eutanasia” per denunciarne il suo cattivo utilizzo per ciò che riguarda le procedure attuali del fine vita.

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Timeoutintensiva.it, N°19, Cover, Dicembre 2011

Il Caso: Cavie Umane. Obama chiede scusa ai Guatemaltechi. Video

Il Caso

Cavie Umane. Obama chiede scusa ai Guatemaltechi. Video

Una commissione Usa ha accertato la responsabilità del proprio governo per il decesso di 83 persone in Guatemala, infettate con virus senza mai essere curate. Obama si scusa ufficialmente.

Alcuni esperimenti medici americani in Guatemala hanno provocato la morte di almeno 83 persone a cui erano state inoculati agenti patogeni di malattie sessuali trasmissibili, tra il 1946 ed il 1948. E’ quanto è emerso dai lavori di una commissione statunitense istituita dal presidente Obama per indagare sull’attività di alcuni scienziati americani svolta nella seconda metà degli Anni 40. La presidente della commissione, Amy Gutmann, ha definito questa scoperta «una ingiustizia storica» messa in atto nei confronti della popolazione guatemalteca. La storia ha origine circa un anno fa quando Susan Reverbery, medico e storica del Wellsey College, trova prove sugli esperimenti del medico Usa John Cutler, scomparso nel 2003. Cutler, tra il 1946 e il 1948, con la connivenza delle autorità sanitarie locali e finanziato dall’Istituto Nazionale Americano di Sanità, usò come cavie almeno 5.500 guatemaltechi, scelti tra reclusi, pazienti di ospedali psichiatrici, prostitute e orfani. A 1.300 di loro inoculò malattie veneree per sperimentare l’efficacia della penicillina. Di queste solo «700 avevano beneficiato di un qualche trattamento». Il presidente guatemalteco Alvaro Colom dopo le rivelazioni aveva parlato di «crimini contro l’umanità». In risposta il suo collega Obama nel novembre scorso ha istituito una commissione per indagare sulla vicenda.

Secondo il rapporto finale reso noto all’inizio di questa settimana dallo stesso presidente americano, a sette donne, pazienti di una clinica psichiatrica, venne inoculata la sifilide con un’iniezione nel collo. Ad un malato terminale venne trasmessa la gonorrea negli occhi. Almeno 83 delle cavie morirono a seguito degli esperimenti. E Obama Ha chiesto scusa a tutti i Gutemaltechi per queste atrocità.

Alabama: Le Cavie Umane Sopravvissute

Il “caso Cutler” richiama alla mente un’altra agghiacciante storia dai contorni simili che si è verificata questa volta in territorio americano tra gli Anni 30 e gli Anni 70. Siamo in Alabama, ed è qui che nel 1932 ha inizio il famigerato “studio sulla sifilide di Tuskagee”. Un esperimento medico, anch’esso eseguito sotto la supervisione dell’Istituto nazionale di sanità Usa, nei confronti della popolazione nera maschile della cittadina di Tuskagee, allo scopo di verificare gli effetti della progressione della sifilide su una persona infetta e non sottoposta a cure. Per gli esperimenti, come si legge nel sito governativo del Centers for Disease Control and Prevention, furono reclutati 399 contadini afroamericani malati di sifilide, ai quali i medici coinvolti non iniettarono mai la pennicillina. Nemmeno dopo che nel 1940 fu provata la sua efficacia. Per oltre 30 anni, fino al 1972, a queste persone furono somministrati unicamente dei farmaci-placebo, e nessuno le informò mai. Con la conseguenza inevitabile di un numero elevato di decessi tra le cavie e la trasmissione della sifilide alle loro mogli e ai nascituri. Solo 22 anni dopo, nel 1994, il presidente Clinton chiede ufficialmente scusa per l’accaduto ai sopravvissuti e tutta la nazione.

Non siamo credo a livelli del “programma T4” messo in opera dai Nazisti tramite medici compiacenti che veniva anche chiamato «programma eutanasia» nell’ambito dell’ eugenetica e dell’«igiene razziale», argomenti assai diffusi nella Germania nazista, dato che quando l’intero Programma T4 venne sospeso nel 1941, a seguito delle numerose proteste, erano stati uccisi un totale di circa 5.000 bambini.

Ma chi è senza peccato scagli la prima pietra

Approfondimenti:

U.S. Public Health Service Syphilis Study at Tuskegee

U.S. Public Health Service Syphilis Study at Tuskegee: Frequently Asked Questions

Terra On Line: Morire in laboratorio. Quando la cavia è umana, di F. Tulli

La storia del manichino Annie

La Storia del Manichino Annie

Il suo volto, uguale in tutto il mondo, è quello di una donna parigina del 1800

Tutti quelli che hanno fatto un corso di pronto soccorso, o rianimazione (Bls, Blsd, Acls etc) simulato su manichino, conoscono il suo volto: i manichini su cui esercitarsi hanno tutti la stessa faccia. Si tratta di una donna, il cui nome nessuno conosce, annegata a Parigi, nella Senna, alla fine del diciannovesimo secolo. Dopo il ritrovamento del suo cadavere, nessuno era in grado di identificarla, così le autorità hanno fatto un calco della faccia, per conservarne la memoria e permettere un riconoscimento postumo. Nessuno si presentò, ma la sua storia intanto era diventata una sorta di esercizio per artisti e scrittori della capitale francese, che avevano provato a ricostruire con l’immaginazione le circostanze della sua morte. E’ stato ipotizzato di tutto, anche  se molte storie giravano intorno allo stesso tema: un amore finito male, un suicido.

Nel 1958, la Laerdal Company ha scelto proprio il suo volto per i manichini usati durante gli esercizi di rianimazione. Il proprietario della società infatti riteneva che le prove sarebbero state più efficaci se svolte su un volto e un corpo credibili e a dimensioni naturali. In questo modo, la donna ha avuto di nuovo un nome, anche se probabilmente non quello che aveva in vita. Per tutti e per sempre è diventata Resusci Annie.

Dalla Newsletter del Sabato – 18 Giugno 2011 – del Gruppo Facebook Associazione i.Change ONLUS

Hibakusha

Danni Biologici da Radioattività

Hibakusha

Foto da: http://www.ajapanesebook.com/

“Mi chiamo Shimizu, lavoro a Tokyo come regista free-lance di documentari.
Sono stato in Iraq per documentare l’uso e l’effetto dei proiettili all’uranio impoverito. Il documentario “Unknown terror of DU” costituisce uno dei risultati del nostro lavoro.

Vorrei raccontarvi perché sono andato a lavorare in Iraq.

Ma, per raccontare la mia storia, non posso fare a meno di parlare di mio padre.
Mio padre è un Hibakusha, ovvero un sopravvissuto all’esplosione atomica. Lo è nel senso che possiede una tessera sanitaria per Hibakusha. Cioè gli è stato riconosciuto ufficialmente di essere stato esposto alla radiazione residua della bomba di Hiroshima. Perciò io sono figlio di un Hibakusha, un cosiddetto Hibakusha di seconda generazione con possibilità anche io di sviluppare tumori. Si dice che ci siano più di 250 mila Hibakusha. Molti di loro sono soggetti ad alto rischio tumorale e soffrono ancora oggi dopo oltre 60 anni. Dopo il 1945 ci fu un aumento nella nascita di bambini malformati o con microcefalia. Aumentarono anche i casi di leucemia.

Mi è capitato di intervistare un dottore che aveva visitato più di diecimila pazienti tra gli Hibakusha e i loro figli. Si chiama Shuntarò Hida, un medico che fu vittima anche lui stesso della radiazione del 6 agosto 1945.
Sono andato dal dott. Hida per accompagnare una persona che desiderava ad ogni costo essere visitato. Il suo nome è Gerard Matthew, ex soldato statunitense inviato in Iraq durante l’ultima guerra. Nel 2003, appena scoppiata la guerra, è stato in servizio nell’Iraq meridionale come autista di camion. Ma poco dopo ha cominciato ad accusare un malessere, mal di testa, gonfiore e stanchezza fisica ecc. a tal punto da dover essere rimpatriato in anticipo. E anche dopo il rientro continuava a star male. Un anno più tardi gli è nata una figlia, di nome Vittoria, una bimba molto carina, ma senza le dita della mano destra.
Gerard Matthew ci ha messo un bel po’ di tempo per poter collegare la propria malattia con la malformazione della figlia, finché non è venuto a conoscenza dell’esistenza dei proiettili all’uranio impoverito.
Il dott. Hida, visitando il Signor Matthew, ha detto:
“Stai male per l’effetto della radiazione, non c’è dubbo”.
In quell’istante, si potrebbe dire, Hiroshima, gli Stati Uniti e l’Iraq sono stati collegati, per la prima volta, con un filo diretto che si chiama “la radioattività”.

Si calcola che per dimezzarre la radiazione dell’uranio impoverito occorrono 4 miliardi e 500 milioni di anni.

Si dice che il Giappone è l’unico paese nel mondo ad aver subito la bomba atomica, ma questo non è vero. Bisogna aggiungere alla lista Iraq e anche Kosovo e Afghanistan.”

PS: Ma anche La Sardegna aggiungo mio. Ieri è stato messo sotto sequestro l’intero poligono militare nel nord della Sardegna che, per la procura, è responsabile delle contaminazioni che hanno portato alla Sindrome di Quirra, la morte di tanti pastori colpiti dalle radiazioni d’uranio impoverito del poligono militare. Ma vi diamo Notizia di questo nel Post Successivo.

Savas

Fonte:

da: Nascere Figlio di Un HIBAKUSHA

peacelink.it


I Gialli di Van Gogh ovvero: Come L’Epilessia è Spesso Associata alla Genialità


"Il Seminatore" di Vincent Van Gogh

Domenica 1 maggio 2011 è stata celebrata la X edizione della “Giornata Nazionale per l’Epilessia” organizzata dalla Lega Italiana contro l’Epilessia (L.I.C.E.).

L’Epilessia è una patologia molto diffusa, sia nel nostro paese che in Europa, dove in totale ad essere colpite dalla malattia sono circa 6 milioni di cittadini. In Italia il numero dei malati è riscontrabile in oltre 500 mila.

Oggi si sa, che è la parziale mancanza del cromosoma 15, quel difetto genetico che costringe il 3% circa della popolazione mondiale a convivere con continue crisi epilettiche, che si manifestano con convulsioni e accessi motori. I Pazienti colpiti dalla malattia però oggi non possono ancora contare su una informazione seria e calibrata, e spesso, che sia una malattia anche genetica, non lo sanno neppure. L’obiettivo quindi della Giornata Nazionale sull’Epilessia, sarà prima di tutto quello di combattere l’ignoranza che da sempre purtroppo caratterizza questa patologia. La L.I.C.E ha infatti richiesto alla Doxa, una indagine sulla conoscenza da parte degli italiani di questa malattia.

Secondo il sondaggio:

Il 23% degli italiani ritiene, sbagliando, che la malattia sia anticamera  e causa di disturbi psichici.

L’11% ritiene che sia una solo una malattia mentale.

Il 4% degli intervistati appare convinto che l’epilessia sia dovuta a forze di tipo sovrannaturale.

Perchè vi racconto tutto ciò oltre ad invitarvi ad approfondire questa patologia ? Perchè un aspetto che mi ha colpito è che  Epilessia e Genialita’ per molti versi vanno spesso a braccetto. Lo dimostra, per deduzione, il fatto che alcuni grandi personaggi sono stati epilettici: Giulio Cesare, Alessandro Magno, il Petrarca, Pietro il Grande, Napoleone, Moliére, Flaubert, Byron, Richelieu, Carlo V, Alfredo Nobel, il Caravaggio, Torquato Tasso, Dostoevskij ed il grande pittore Van Gogh.

Fëdor Michajlovič Dostoevskij soffriva di epilessia manifestatasi in seguito al trauma per la notizia della morte del padre, che corrispose anche con il suo primo attacco. Da lì cominciò la convivenza di tutta una vita con questa malattia. Di epilessia soffrirà anche il figlio Aleksej, nato nel 1875 e morto solo tre anni dopo in seguito ad un attacco.

E che a Vincent Van Gogh, epilettico, un medico curava la malattia con la digitale, e forse pochi sanno che, il pittore fosse affetto da xantopsia, un difetto di percezione dei colori che gli faceva vedere tutto giallo, probabilmente conseguenza di un’intossicazione cronica da digitale. Così, colpito dal fatto che “il periodo giallo” della pittura di Van Gogh probabilmente fosse dovuto ad intossicazione digitalica, ho fatto una ricerca su Pub Med apprendendo che “(Van Gogh era affetto nella visione da)[...]una generale predominanza di giallo, quel ‘giallo van Gogh’ che colorava ossessivamente il suo mondo, e questo a causa di una percezione anomala del colore, dovuta all’assunzione di digitale per contrastare gli attacchi epilettici: l’intossicazione cronica era infatti accompagnata da una patologia, la xantopsia, in grado di compromettere le normali percezioni sensoriali e produrre la visione gialla degli oggetti bianchi e la visione violetta degli oggetti scuri, alterazioni ben visibili per esempio in un suo dipinto, “Il Seminatore”..”

Detto questo, se per un attimo penso al bene dei pazienti che io ho visto in preda a violente crisi epilettiche, devo dire che forse sarebbe stato meglio essere un pò meno geniali, ammesso che lo fossero, e l’epilessia non averla.

Savas

Approfondimenti:

Cliccando Qui potete trovare un interessante excursus storico sulla Malattia.

Gli articoli su Van Gogh e la sua Xantopsia li trovate ai Link:

Eye (Lond). 1991;5 ( Pt 5):503-10.

Xanthopsia and van Gogh’s yellow palette.

Arnold WN, Loftus LS.

e

JAMA. 1981 Feb 20;245(7):727-9.

Van Gogh’s vision. Digitalis intoxication ?

Lee TC.