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Biotestamento: Testimone Di Geova Ottiene Dal Giudice Lo Stop Ai Farmaci Salvavita

Fine Vita

Biotestamento

Testimone Di Geova Ottiene Dal Giudice Lo Stop Ai Farmaci Salvavita

Una donna di 48 anni avrebbe già rifiutato tracheotomia e trasfusione. Non sarebbe in pericolo di vita ma soffre di una grave malattia degenerativa

Vignetta Tratta Da Le Monde

“Chiede al giudice il permesso di non utilizzare, in caso di necessità, i farmaci e il magistrato l’accontenta. Protagonista della storia che sta suscitando clamore nel mondo sanitario e civile del Veneto una trevigiana di 48 anni, testimone di Geova, che dal giudice tutelare di Treviso Clarice di Tullio ha ricevuto il permesso, di non utilizzare farmaci salvavita. La paziente, avrebbe già rifiutato tracheotomia e trasfusione ed ha avanzato al giudice di Treviso la richiesta per motivi legati alla sua fede religiosa, ma non sarebbe al momento in immediato pericolo di vita. Le sue disposizioni restano tuttavia chiare: «Non voglio che la mia vita venga prolungata – avrebbe detto la donna – se i medici sono ragionevolmente certi che le mie condizioni sono senza speranza». Il decreto è stato firmato nel gennaio scorso dal giudice tutelare di Treviso per permettere alla paziente di rifiutare le cure destinate alla sua grave malattia degenerativa. Il marito della donna è stato nominato amministratore di sostegno. Il decreto arriva in un momento in cui la legge sul biotestamento, già votato dalla Camera, è in dirittura d’arrivo. Se anche il Senato a Settembre approverà il testo, la decisione del giudice potrebbe essere ininfluente: la tutela della paziente sarebbe infatti solo ed esclusivamente del medico curante.”

Da Cronaca Live Treviso

Parere Ufficiale Della Siaarti In Materia Di Fine Vita, Stati Vegetativi, Nutrizione E Idratazione

Biotestamento

Vignetta Tratta Da Le Monde

In previsione del dibattito che si terrà al Senato a Settembre 2011 sulla legge sul Testamento Biologico, Riproponiamo un testo che per molti versi Fa chiarezza sui molti dubbi (Nutrizione, Consenso Informato, Dat non vincolanti) che la legge in esame solleva, dal punto di vista di coloro, i Rianimatori, che più di altri vengono giornalmente in contatto con questi problemi.

Parere Ufficiale Della Societá Italiana di Anestesia Analgesia Rianimazione e Terapia Intensiva  (Siaarti) In Materia Di Fine Vita, Stati Vegetativi, Nutrizione E Idratazione

Coordinatore Dr. Giuseppe R. Gristina

Memoria per la Commissione Igiene e Sanità della Camera dei Deputati relativa alla
audizione di Mercoledì 7 Ottobre 2009

Premessa

È per la SIAARTI evidente che se da un lato le problematiche connesse alla speciale condizione della fine della vita trovano nei malati di Terapia Intensiva (TI) una cornice del tutto particolare che ne esalta la dimensione etica, dall’altro tali problematiche si differenziano nettamente da quelle sollevate dagli stati vegetativi o da altre malattie degenerative che comportano la cronica dipendenza del malato da uno o più supporti delle funzioni vitali e che prevedono figure e collocazioni assistenziali del tutto differenti dagli intensivisti e dalle TI. È qui doveroso sottolineare che nel caso in cui la trattazione delle tematiche etiche proprie di queste due categorie di sofferenza fossero ricomprese in dettami di Legge unici che non tenessero conto delle diversità cliniche di queste due categorie di malati e della conseguente diversità dell’approccio ai temi etici solo in teoria simili, non si offrirebbe alcuna reale comprensione delle questioni in campo rischiando di generare pericolose confusioni con tragiche ricadute sui malati. Nel presente documento ed in linea con quanto sopra, la SIAARTI esprimerà in prima istanza una serie di considerazioni tecniche la cui definizione appare di sostanziale importanza per un corretto inquadramento scientifico dei temi etici posti a tema dell’audizione. Successivamente saranno esposte le considerazioni più specifiche in merito alle “Disposizioni in materia di alleanza terapeutica, di consenso informato e di dichiarazioni anticipate di trattamento” approvata dal Senato nel testo unificato ora all’esame della XII Commissione del Parlamento.

INDICE
– la fine della vita in terapia intensiva
– nutrizione artificiale e idratazione
– raccomandazioni siaarti su nutrizione artificiale e idratazione
– considerazioni generali della siaarti sulle “disposizioni in materia di alleanza terapeutica, di consenso informato e di dichiarazioni anticipate di trattamento” approvate dal senato nel testo unificato ora all’esame della XII commissione del parlamento

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Timeoutintensiva, N° 16, Aprile 2011

Approfondimenti utili:

Un percorso di riflessione sul malessere del paziente e dell’istituzione curante in quel difficile passaggio tra la vita e la morte

P. Gabanelli
Servizio di Psicologia, Fondazione Salvatore Maugeri, IRCCS Istituto Scientifico di Pavia

Giornale Italiano di Medicina del Lavoro ed Ergonomia Supplemento A, Psicologia
© PI-ME, Pavia 2009 2009; Vol. 31, N. 1: A5-A9 http://gimle.fsm.it ISSN 1592-7830

Fine della Vita: Una Storia Di Risoluzione Dei Conflitti Sulle Cure Di Fine Vita In Una Unità Di Terapia Intensiva Negli Stati Uniti

Letture Consigliate

Articolo Scientifico

Vi proponiamo un interessante articolo in lingua inglese, in cui si traccia la storia dei conflitti legati al Fine Vita nelle Terapie Intensive Americane, anche attraverso alcuni casi controversi rivisitati.

Dall’ Introduzione:

“In questo articolo, Io traccio la storia di come i conflitti per le cura alla fine della vita sono state trattate nelle unità di terapia intensiva americano fin dalla loro creazione e discuto diversi casi giudiziari che affrontarono tali conflitti. Nell’articolo esploro i principi etici che sono alla base del fine vita, la cura nelle impostazioni della terapia intensiva e altro. Io non discuto le implicazioni finanziarie di tale cura nel dettaglio, perché questo argomento complesso ed importante merita una revisione indipendente.”…. di John M. Luce FCCM

Una storia di risoluzione dei conflitti sulle Cure di Fine vita in una Unità di Terapia Intensiva negli Stati Uniti

From Critical Care Medicine

A History of Resolving Conflicts over End-of-life Care in Intensive Care Units in the United States

Luce, John M. MD, FCCM

Crit Care Med. 2010;38(8):1623-1629. © 2010 Lippincott Williams & Wilkins

Abstract

Objectives: To present a case of conflict over end-of-life care in the intensive care unit (ICU) and to describe how such conflicts have been resolved in the United States since the inception of ICUs.
Data Sources: A nonsystematically derived sample of published studies and professional and lay commentaries on end-of-life care, ethical principles, medical decision-making, medical futility, and especially conflict resolution in the ICU.
Study Selection: Some of those studies and commentaries dealing specifically with conflicts over end-of-life care in the ICU and their resolution.
Data Synthesis: An historical review of conflict resolution over end-of-life issues in U.S. ICUs.
Results and Conclusions: Conflict at the end of life in ICUs in the United States is relatively rare because most families and physicians agree about how patients should be treated. Nevertheless, conflict still exists over some patients whose families insist on care that physicians consider inappropriate and hence inadvisable, and over other patients whose families object to care that physicians prefer to provide. When such conflict occurs, mediation between families and physicians is usually successful in resolving it. Consultation from ethics committees also may be helpful in achieving resolution, and one state actually allows such committees to adjudicate disputes. Physicians who act unilaterally against family wishes run the risk of malpractice suits, although such suits usually are unsuccessful because the physicians are not shown to have violated standards of care.

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Roma: Aggredisce Il Rianimatore Che Gli Comunicava La Morte Della Figlia Della Compagna

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Roma: Aggredisce Il Rianimatore Che Gli Comunicava La Morte Della Figlia Della Compagna

Negli ultimi anni sono amentate le aggressioni verso Medici che poi si è scoperto stavano facendo solo il proprio lavoro. L’ ultima Notizia viene da Roma dal San Filippo Neri dove qualche giorno fa è stato aggredito brutalmente un Rianimatore. Ho letto tutto ciò che la stampa ha pubblicato sull’argomento, ed eccone qui di seguito un breve riassunto, confermato dai tanti articoli sull’aggressione…

I Fatti:

“Alle 19 circa del 19 Luglio 2011, la piccola paziente (11 anni) perde i sensi dopo essere uscita dalla piscina. La madre e il compagno si precipitano per soccorrerla ma la bambina, forse vittima di una congestione, è cianotica. I minuti passano in un lampo. Viene chiamata l’ ambulanza, un medico tenta la rianimazione con il defibrillatore, ma le condizioni della bimba sono disperate. L’ ospedale più vicino è il San Filippo Neri, l’ ambulanza con la bimba intubata ci arriva in pochi minuti. «La paziente – spiegano dall’ azienda ospedaliera – è giunta alle 19.18 priva di coscienza in arresto cardiorespiratorio. Nella sala emergenza del pronto soccorso c’ erano il medico d’ urgenza e l’ anestesista rianimatore con tutta l’ équipe, preavvisati dal 118. Per un’ ora e 50 minuti, senza interruzioni, sono state praticate tutte le manovre rianimatorie, già iniziate dal 118, secondo i protocolli, ma tutti i tentativi sono stati vani». Fuori, in corridoio, ci sono la madre – che ha altre due figlie – e il compagno. Piangono, si disperano. Il medico, accompagnato da due colleghi e da una guardia giurata, si avvicina per comunicare loro che la piccola non ce più. Una notizia terribile, la peggiore di tutte, data – secondo la direzione dell’ Azienda Ospedaliera – «secondo i canoni etici». Ma in casi come questi i «canoni» si scontrano con il dolore e con reazioni imprevedibili. E così il patrigno perde il controllo. Si avvicina, chiede spiegazioni. «Sei tu che cercavi di rianimarla?», chiede, ma non aspetta la risposta del medico: gli assesta una gomitata al volto, gli spacca un labbro, e quando il dottore si affloscia sul pavimento, l’ uomo lo prende a calci. E non la smette più. Alla scena assistono i colleghi del medico e il vigilante. Poi arriva la polizia. Trauma cranico e ferite al volto: il dottore ne avrà per 20 giorni.” (tratto da Quotidiano Sanità, l’articolo tra i tanti più aderente ai fatti accaduti)

Che il rapporto tra Medici ed Utenza si stia rapidamente deteriorando sempre più, è sotto gli occhi di tutti, ma quello che colpisce di fronte ad un fatto del genere, è che il pensiero e la “pietas” che si deve avere per quel povero corpo di 11 anni su cui sono certo i medici si sono accaniti per poterla riportare in vita senza riuscirvi, viene “macchiato” da un fatto violento che molti quotidiani riportano come assolutamente gratuito e prolungato dopo la prima gomitata, forse comprensibile, anche se anch’essa, non giustificabile. L’accanimento con cui il parente si è avventato sul medico dimostra la frattura, che sta divenendo oramai insanabile, tra pazienti e loro familiari da una parte, e le strutture che li accolgono; là dove invece un atto di comprensione del fenomeno, un venirsi incontro reciproco, a cui si dovrebbe formare il cittadino insieme al medico, è sempre la maniera migliore per evitare inutili atti di violenza verso chi per quasi due ore ha tentato di riportare in vita una povera bimba ormai morta, a cui va il nostro primo pensiero come anche al dolore della sua famiglia. Ma altrettanto vicino ed appassionato, da parte nostra, è il pensiero che va al nostro collega rianimatore, così immotivatamente aggredito, ed a cui va tutta la nostra solidarietà. I Rianimatori la cui preparazione e professionalità in tutta italia ci è riconosciuta da molti, non stanno lì per uccidere la gente come forse credeva il patrigno, stanno lì per cercare nei limiti del possibile, delle loro competenze non onnipotenti, di salvare il paziente che arriva tra le loro braccia. Sono formati per anni ed anni per far questo. Forse, e non mi sembra eccessivo parlarne, si dovrebbe fare come in America o nei paesi di lingua anglosassone, dove alle manovre di Rianimazione iniziano a far presenziare anche i parenti. Basta cercare in rete, e ci si accorgerà che cominciano a comparire decine di lavori sull’argomento, così da tentare di eliminare il Gap di estraneità e diffidenza tra chi è curato, la sua famiglia, e chi cura.

Un pensiero sentito alla povera piccola paziente, alla sua famiglia che ne piange la perdita, ed un altrettanto sentito saluto al nostro collega Rianimatore con l’augurio di riprendersi presto e tornare a fare il suo essenziale ed insostituibile lavoro.

Savas

Approfondimenti:

La Presenza Dei Familiari Durante La Rianimazione Cardio-Polmonare E Altre Manovre Invasive

Gabriele Prati 1, Massimo Monti 2
1 Dipartimento di Scienze dell’Educazione dell’Università di Bologna, 2 Facoltà di Medicina e Chirurgia, Università di Bologna -Giornale Italiano di Medicina del Lavoro ed Ergonomia -Supplemento B, Psicologia © PI-ME, Pavia 2010 2010; -Vol. 32, N. 3: B43-B49, http://gimle.fsm.it.

Il Caso Delle Gemelline Siamesi: Scelte… sulla Vita (e sulla Morte)

Le Idee

Si chiamano Rebecca e Lucia, sono le gemelline siamesi nate al Sant’Orsola di Bologna. Unite per il torace e l’addome, dividono un solo cuore e un solo fegato. E’ una condizione anatomica estremamente rara e complessa che solleva interrogativi di ordine medico, ma anche etico.
I medici del Policlinico stanno decidendo se intervenire o meno con un’intervento chirurgico. Lasciarle unite significherebbe provocare serie complicazioni nella vita di entrambe. Sottoporle invece ad un intervento chirurgico significherebbe perdere la gemella più debole. “Mors Tua Vita mea”, in poche parole. Quindi stanno posticipando il più possibile l’intervento chirurgico per far sviluppare meglio il cuore. Ora infatti il cuoricino non sarebbe in grado di affrontare lunghe ore di operazione.

Le piccole sono nate il 25 giugno e pesano tre chili e mezzo. I genitori delle gemelle erano stati informati della notizia già dalla dodicesima settimana di gravidanza, e hanno scelto di andare avanti.
Ogni giorno il medico nel suo delicato mestiere si confronta con scelte che avranno conseguenze importanti. Ma non si tratta di decisioni meramente tecniche, spesso entra in gioco la coscienza di ognuno, la deontologia professionale e gli interrogativi etici.

“La questione infatti non può ridursi alla sola dimensione tecnica e scientifica: come si fa a decidere sulla base della possibilità tecnica di eseguire un intervento che una persona deve vivere ed un’altra morire? Può sembrare scontato rispondere che di fronte alla necessità di una scelta è comunque auspicabile propendere per il male minore. Ma non è altrettanto facile a mente lucida decidere di uccidere una persona. Non è per porre fine a una vita in sala operatoria che un Medico studia e lavora.”

Ma una decisione, prima o poi, si dovrà prendere….

Fonti: Stampa Quotidiana, Dichiarazione di Ignazio Marino

Dalla Newsletter del Sabato (23 Luglio 2011) del Gruppo Facebook Associazione Non Profit i.Change ONLUS