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Etnografia in Emergenza: Pratiche di Traduzione di un Artefatto. Una Ricerca.

Articolo Scientifico

Ricerca in Emergenza

Etnografia in Emergenza: Pratiche di Traduzione di un Artefatto.

di Virginia Romano

DiSS-Dipartimento di Scienze Sociali – Università “La Sapienza”. Roma

“Questo contributo è tratto da un lavoro di ricerca, svolto attraverso l’uso di meto- dologie proprie dell’indagine qualitativa, e ha lo scopo di raccontare l’attività di un’azienda sanitaria italiana impegnata nella gestione dell’emergenza clinica. Durante la ricerca, ancora in corso, ho osservato le pratiche lavorative di una postazione territoriale provinciale e mi sto attualmente concentrando su una postazione urbana. Indosso una divisa e salgo a bordo di numerose ambulanze, accompagnando nel soccorso diverse squadre composte da infermieri, autisti e barellieri.
La mia ricerca si concentra sul ruolo degli artefatti – in questo caso la scheda di soccorso (SdS) di ambulanza – come attori dei necessari processi di coordinamento tra sistema dell’emergenza (l’ambulanza) e sistema ospedaliero (l’accettazione del Pronto Soccorso).

Questo contributo è tratto da un lavoro di ricerca, svolto attraverso l’uso di metodologie proprie dell’indagine qualitativa, e ha lo scopo di raccontare l’attività di un’azienda sanitaria italiana impegnata nella gestione dell’emergenza clinica. Durante la ricerca, ancora in corso, ho osservato le pratiche lavorative di una postazione territoriale provinciale e mi sto attualmente concentrando su una postazione urbana. Indosso una divisa e salgo a bordo di numerose ambulanze, accompagnando nel soccorso diverse squadre composte da infermieri, autisti e barellieri.
La mia ricerca si concentra sul ruolo degli artefatti – in questo caso la scheda di soccorso (SdS) di ambulanza – come attori dei necessari processi di coordinamento tra sistema dell’emergenza (l’ambulanza) e sistema ospedaliero (l’accettazione del Pronto Soccorso).”

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Timeoutintensiva.it, N°20, Cover, 28 Marzo 2012

“Eutanasia”: Un Termine Nato Sotto Il Regime Nazista Ed Abusato Nell’Attuale Dibattito Sul Fine Vita. Ricerca Etimologica E Definizione.

Editoriale

“Eutanasia”: Un Termine Nato Sotto Il Regime Nazista Ed Abusato Nell’Attuale Dibattito Sul Fine Vita. Ricerca Etimologica E Definizione.

a cura di S. Vasta

Anestesista-Rianimatore
Responsabile Editoriale Timeoutintensiva OpeNetwork i.Change Openproject

29/11/2011

L’uso piuttosto disinvolto del termine “eutanasia”, quanto il suo abuso nella storia recente e nell’odierno dibattito su questi temi, oggi è notevole. Per chiarire meglio questo “cattivo uso” del termine, nell’articolo verranno riportate alcune osservazioni, e si discuterà del contesto storico nel quale è nato il termine “eutanasia” per denunciarne il suo cattivo utilizzo per ciò che riguarda le procedure attuali del fine vita.

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Timeoutintensiva.it, N°19, Cover, Dicembre 2011

Neuroetica: Minority Report, le Neurotecnologie “Mindreading” ed il Libero Arbitrio

Neuroetica

Minority Report, le Neurotecnologie “Mindreading” ed il Libero Arbitrio

Una lettura “Neuroetica” del film Minority Report di Steven Spielberg

a cura di S. Vasta

Anestesista-Rianimatore, Responsabile Editoriale Timeoutintensiva i.Change Openproject

Su Neuroethics, nel Marzo 2009, è uscito un interessante articolo, “Novel Neurotechnologies in Film—A Reading of Steven Spielberg’s Minority Report”, di Krahn, Fenton, (Bioeticisti che si occupano di Nuove e Neuro Tecnologie), e Meynell, (Filosofo), attraverso il quale, – insieme alla ricca bibliografia sull’argomento-, si comprende come le nuove neurotecnologie, al di là dell’aiutare la nostra vita quotidiana e la nostra salute, ed affiancarci nel nostro “libero arbitrio”, al contrario possano essere mostrate (e usate poi nella realtà) come mezzo attraverso il quale aumentare il controllo sulla nostra libertà, per limitarla. Obiettivo quest’ultimo che non rientra affatto nella moderna ricerca sulle nuove neurotecnologie.

Di tutto ciò il Cinema, specie quello che guarda al futuro, ne ha percepito talmente il carattere potenziale “di controllo e di limitazione della nostra libertà”, che spesso mostra, delle nuove neurotecnologie, l’uso distorto che se ne può fare per il nostro “bene”…

In ogni nuova tecnologia, -neurotecnologiche incluse-, vi è spesso un senso di promessa e contemporaneamente di pericolo, ed una tendenza ad immaginare gli estremi di entrambi. Neil Levy articola il nucleo di questo disagio, suggerendo che: “Gran parte degli interessi e l’ansia provocata dalle nuove tecnologie, e lo sviluppo delle neuroscienze, è centrato su due questioni: la misura con cui queste tecnologie potrebbero consentire ai loro utenti di leggere i pensieri delle persone, e… la misura con cui queste tecnologie potrebbero effettivamente essere utilizzate per controllare le persone stesse.”

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Timeoutintensiva.it, N°18, Cover, Ottobre 2011


Il Progetto Timeoutintensiva.it compie 5 anni (2006-2011)

Il Progetto Timeoutintensiva.it compie 5 anni (2006-2011)

Cari Lettori, il 6 Giugno 2011 Festeggiamo i 5 anni che Timeoutinensiva.it è on line. E  siamo felici ed orgogliosi di aver raggiunto questi insperati risultati -in questi anni circa 500.000 lettori hanno letto 3 milioni di pagine e abbiamo avuto 8 milioni di accessi-, che premiano il nostro impegno ed il Vostro seguirci in quella che è orami una affermata realtà editoriale della sanità on line…

Nell’articolo  potrete leggere un puntuale rendiconto su cosa era e cosa è oggi Timeoutintensiva.it

Troverete le statistiche (su piattaforma Awstats, Google Analitics, Histats)  di questi 5 anni e gli articoli sulla progettazione di Timeoutintensiva in Inglese, -articolo presentato all’ Heps Congress nel 2008- e la sua traduzione e riduzione in Italiano.

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Editoriale: Dibattito: “Cronaca Di Un Incontro Sul Tema Delle “Decisioni Alla Fine Della Vita”

Editoriale

Dibattito: Cronaca Di Un Incontro Sul Tema Delle “Decisioni Alla Fine Della Vita”

a cura di M.Francesca Sapuppo

7 Novembre 2009 Dibattito Presso i locali dell’Associazione i.Change ONLUS

Partecipano:

Dibattito Sul Fine Vita, Associazione i.Change ONLUS Sede

Associazione I.Change ONLUS (Salvatore Vasta, Grazia Alia, Serafina Ardizzone, Diego Bongiorno, Cecilia Dolcemascolo, Salvatrice Matranga, M.Francesca Sapuppo) e Gabriella Cina’, Andrea Cracchiolo, Antonino Di Lorenzo, Grazia Di Silvestre, Aldo Gerbino, Anna Guddo, Gaetana Lazzaro, Santino Marchese, Sergio Marino, Giovanna Miccichè, Daniela Palma, Giorgio Trizzino.

Pensieri, riflessioni, parole, dubbi, interrogativi, narrazioni tra persone interessate.

In Focus di Timeoutintensiva.it troverete riportata la cronaca di un incontro tra persone interessate alle problematiche delle Decisioni alla fine della vita, organizzato dall’associazione I.Change ONLUS. L’incontro non è stato organizzato con interventi preordinati perché voleva essere un momento dove poter dare spazio, non confinato, alle riflessioni dei partecipanti su un tema che molti di noi vivono quotidianamente. Le riflessioni riportate non sono solo le considerazioni degli intervenuti ma anche gli interrogativi che sorgevano spontanei dalle riflessioni stesse. Spesso le domande non hanno avuto risposte e si sono lasciate così  trascritte come dubbi, nati da questo gruppo d’incontro. Il tema trattato è tanto intenso da non potersi esaurire in poche ore e merita nuovi momenti di elaborazione e di riflessione anche su questi dubbi, nati dal contatto con i pensieri e le parole dell’altro. Per scelta, quindi, i testi riportano in modo diretto, anche se non virgolettato, e/o narrato le parole dei partecipanti all’incontro nel loro susseguirsi, a volte frammentario, di riflessioni spontanee nate l’una dall’altra. Queste riflessioni comuni, molto interessanti perché attraverso il racconto di realtà operative difficili portano in sé anche tante proposte alla società civile, possono riassumersi in diversi punti:

1) la tecnologia è tanto avanzata da permettere forme di vita o di “non morte” prima inesistenti, per cui è necessario che il malato e la società civile tutta s’impegnino ad affrontare e non rimuovere il problema “di come morire”. Questo non può essere delegato a chi si ritrova alla fine della catena della malattia: “l’Intensivista”

2) per questo è necessario che nella società civile si cerchi di chiarire il divario esistente tra non introduzione o sospensione dei trattamenti artificiali ed eutanasia, e ancora tra non accanimento terapeutico ed eutanasia, nelle malattie terminali. Infatti, è solo attraverso la consapevolezza che si può cercare di rendere meno arbitrario il momento delle decisioni di fine vita.

3) l’intensivista non può, non deve essere lasciato solo a fare le scelte. E’ indispensabile una condivisione quanto più ampia possibile, con se stessi, con il paziente e/o con i familiari, il gruppo di lavoro e con la società, perché questa rende la scelta emotivamente meno gravosa.

4) è normale che vi siano diverse opinioni rispetto a questo enorme problema, anche perché sono diversi in ognuno di noi gli elementi valoriali della vita e della morte. Non esiste la scelta etica “unica”, giusta a priori, deve esistere un processo etico che porta a una decisione etica che supera la sensibilità personale e che diventa condivisa, per un’etica condivisa, per una scelta etica condivisa.

5) in questo processo è necessario conoscere i desideri del paziente per essere in sintonia con le sue scelte, rispettando il fatto che possono cambiare continuamente in relazione all’adattamento alla malattia e di fronte alla sua stessa possibilità di morte immediata.

6) nella “terminalità” dovrebbe ritornare “la morte a casa”. Per far questo è necessario che si cominci a formare prima i medici sui limiti della rianimazione, poi i pazienti, i familiari, tutti, per comprendere che c’è un momento dove “non c’è più niente da fare” portando o mantenendo il paziente in ospedale, ed è importante che questo non comporti per chi opera una mancata assistenza.

7) il “non c’è più niente da fare” è anche gravoso emotivamente per l’intensivista, che sopporta su di sé le sue stesse emozioni e quelle riverberanti dai pazienti, familiari tutti. L’intensivista non è un esecutore (stacca, non stacca la spina), è un uomo anch’esso inserto nel processo di cura, e deve quindi essere dotato di strumenti per tollerare il suo stesso lavoro, come attraverso la metodologia della rivalutazione narrativa in gruppo degli operati. E’ necessario per tollerare riprendere il contatto emotivo con ciò che si fa nel lavoro, produrre narrazioni, riflessioni su ciò che si fa, e su come viene maturata la decisione.

8 )  infine bisogna comprendere che nel pensare alla morte, si pensa pure alla vita, perché purtroppo sempre più spesso le Unità di Terapia Intensiva accolgono pazienti senza possibilità terapeutiche, mettendo in crisi l’assistenza ai pazienti acuti.

9) ed in ultimo il nostro augurio è che partendo da questi incontri tra persone interessate si possa anche arrivare a coinvolgere la società

L’incontro è stato riportato su Timeoutintensiva in 3 interessanti articoli

Quindi per dare uno Sguardo si insieme al problema del Fine vita seguendo il dibattito da noi sostenuto basta leggere in maniera sequenziale i tre articoli sotto riportati:

A) Riflessioni sui trattamenti di fine vita: leggendo qua e là gli atti del congresso esicm 2007, Che potete trovare Cliccando qui curato da Serafina Ardizzone, Timeoutintensiva.it.

B) Prima tranche di discussione tra gli intervenuti al dibattito

Fine Vita: Chi Decide, Come?  che trovate Cliccando qui

con il parere degli intensivisti e la trascrizione curata da Francesca Sapuppo, Timeoutintensiva.it

C) Seconda e Ultima tranche di discussione tra gli intervenuti al dibattito

Fine Vita: Altre Realtà Fuori Dalla Terapia Intensiva…  Che trovate Cliccando qui

Curatrice della trascrizione: Francesca Sapuppo, Timeoutintensiva.it

Buona Lettura, e speriamo che, alla fine della stessa, vi sarete chiariti le idee sul complesso argomento trattato, e su quante domande pone ad ognuno di noi il problema della Fine della Nostra Vita

Timeoutintensiva.it, N°13, Cover/Focus, Maggio 2010

6 maggio 2010