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News: Nuove Tecnologie e Dolore: Un Gioco Virtuale per Alleviare il Dolore dei Gravi Ustionati

News: Un Gioco Virtuale per Alleviare il Dolore dei Gravi Ustionati

Il dolore causato da ustioni gravi, o dalle successive operazioni di medicazione, fisioterapia e cambio delle bende, può essere attenuato attraverso la realtà virtuale.

Due docenti dell’università di Washington hanno messo a punto un gioco in grado di immergere i pazienti in un mondo virtuale tutto ghiacciato, distraendoli così dal dolore. Un’idea apparentemente semplice, che tuttavia è frutto di anni di studio sui processi cerebrali alla base della percezione del dolore.”Il dolore ha una forte componente psichica”, ha dichiarato Hunter Hoffman, uno dei professori che hanno realizzato il sistema. Inoltre a determinare le sensazioni di dolore concorrerebbero anche altri fattori quali le emozioni, l’ambiente circostante ed eventuali distrazioni. E usare terapie specifiche per la sfera psichica sembra essere una mossa vincente, stando alle prime sperimentazioni.

Pensato per attrarre il più possibile l’attenzione della persona ustionata, il gioco si chiama SnowWorld, ed è ambientato in un canyon tutto ghiacciato. La scelta del ghiaccio non è casuale ma risponde al tentativo di contrastare con il ricordo del fuoco, che ha provocato la fonte del dolore. Il gioco è volutamente molto semplice: bisogna tirare palle di neve contro pupazzi di neve e non farsi colpire dalle loro. Per farlo, però, i pazienti devono indossare una sorta di elmetto speciale, dotato di una visiera in grado di proiettare le immagini e un paio di cuffie per coprire i rumori circostanti.

Il cervello, è in grado di elaborare una limitata quantità di informazioni per volta, perciò se ci si concentrata sul gioco – sostengono i ricercatori – rimane poca attenzione a disposizione per elaborare anche le informazioni relative al dolore. Ora un numero crescente di cliniche per grandi ustionati in tutto il mondo è interessata a SnowWorld, dalle Hawaii alla Danimarca all’Olanda.

La notizia è apparsa sul sito della Bbc e ora sta facendo il giro del mondo.

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Racconti a Margine: “La Finestra”, un Racconto sulla Felicità Condivisa

Racconti a Margine

La Finestra

giovedì 28 gennaio 2010

Due uomini, entrambi gravemente ammalati, occupavano la stessa stanza di ospedale. A uno dei due era permesso di drizzarsi a sedere per un’ora ogni pomeriggio per aiutare il drenaggio dei fluidi nei polmoni. Il suo letto era proprio accanto l’unica finestra della stanza. L’altro uomo invece doveva starsene sdraiato tutto il tempo sulla schiena. I due uomini chiacchieravano all’infinito: parlavano delle loro mogli e le loro famiglie, la loro casa, il lavoro, l’impegno del servizio militare, o dove avevano passato le vacanze. Ogni pomeriggio, l’uomo vicino alla finestra, quando poteva stare seduto, passava il tempo a descrivere al suo compagno di stanza tutte le cose che poteva vedere fuori, tanto che l’altro cominciò a vivere solo per quei periodi di una ora quando il suo mondo si sarebbe allargato e ravvivato da tutta l’attività e il colore dell’universo là fuori. La finestra dava su un parco con un laghetto delizioso. Anatre e cigni giocavano sull’acqua mentre i bambini facevano navigare le loro barchette. Giovani coppie di innamorati camminavano abbracciati in mezzo a fiori di tutti i colori, mentre si poteva vedere in lontananza una bellissima vista della città. Mentre l’uomo vicino alla finestra descriveva questi squisiti dettagli, l’altro chiudeva gli occhi immaginando la pittoresca scena. Un caldo pomeriggio, l’uomo alla finestra descrisse il passaggio di una banda. Sebbene egli non potesse sentirla, poteva vederla con l’occhio della sua mente mentre il compagno di stanza vicino alla finestra gliela rappresentava con parole ricche di particolari. Giorni e settimane passarono. Un mattino, entro’ l’infermiera di turno con dell’acqua perché si lavassero, ma trovò l’uomo vicino alla finestra privo di vita, sembrava fosse morto nel sonno, pieno di pace. L’infermiera si rattristò molto e chiamò i portantini per portar via il corpo. Appena gli sembrò opportuno, l’altro uomo chiese se poteva essere spostato vicino alla finestra. L’infermiera fu felice di accontentarlo e, assicuratasi che tutto fosse a posto, lo lasciò solo. Lentamente, l’uomo si tirò su a fatica su un gomito e si sforzò pian piano per girarsi verso la finestra per guardare fuori. Davanti alla finestra non c’era che un muro bianco. L’uomo chiamò l’infermiera e le domandò cosa avesse potuto spingere il compagno scomparso a descrivere quelle cose meravigliose fuori della finestra. L’infermiera rispose che l’uomo era cieco e non avrebbe potuto vedere neanche il muro. Forse, disse, voleva solo incoraggiarla….

Conclusione:

C’è tanta felicità nel rendere gli altri felici, nonostante la nostra propria situazione. L’angoscia condivisa dimezza il dolore, ma la felicità, quando viene condivisa, si raddoppia.

“L’oggi è un dono, ecco perché si chiama presente”…

il racconto è preso liberamente dal gruppo Facebook che ringraziamo:

Gli Amici di Sant’Uldarico

la foto inserita ha una licenza Creative Commons FlickrCC

La Meditazione Zen Aiuta Nel Controllo Del Dolore

La meditazione Zen rende meno sensibili al dolore. Questo perché la sensazione fastidiosa in chi medita non viene ‘considerata’ dalle zone del cervello responsabili della valutazione, del ragionamento o della formazione della memoria. Il normale processo di ‘etichettatura’ delle esperienze, infatti, viene neutralizzato, così lo stimolo non viene classificato come doloroso. A svelare il meccanismo ‘analgesico’ dell’antica disciplina orientale è un gruppo di ricercatori canadesi che hanno pubblicato uno studio su ‘Pain’.
Al contrario di quanto si è fino ad ora pensato, dunque, non sarebbe la capacità attiva di controllo mentale a rendere più resistenti al male fisico, ma piuttosto un processo più passivo che ‘spegne’ i recettori ad hoc del sistema nervoso. Secondo Pierre Rainville dell’università de Montreal, che ha coordinato la ricerca, i ‘meditatori’ Zen presentano ai test sia risposte più attenuate al dolore sia una diminuzione dell’attività cerebrale nelle aree cerebrali deputate alla cognizione, all’emozione, alla memoria.
Il lavoro indica, in particolare, che chi medita ha acquisito l’attitudine a neutralizzare i processi cerebrali superiori, continuando comunque a sentire lo stimolo. Questa capacità e la possibilità di ‘manovrarla’ potrebbe avere importanti sviluppi negli studi sulla regolazione generale di dolore e emozioni.

Fonti:

Sanità News

Pain
Volume 152, Issue 1, January 2011, Pages 150-156

A non-elaborative mental stance and decoupling of executive and pain-related cortices predicts low pain sensitivity in Zen meditators
Joshua A. Grant, Jérôme Courtemanche and Pierre Rainville

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