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Emergenza Urgenza 118 : SMI: No Alle Ambulanze Con Infermieri E Senza Medici

Emergenza Urgenza 118

SMI: No Alle Ambulanze Con Infermieri e Senza Medici

Il Sindacato Dei Medici Italiani Lancia Alcune Proposte Per Evitare Pericolose Confusioni Di Ruoli A Danno Dei Cittadini E Degli Stessi Medici Del 118 E Della Continuità Assistenziale

Sia ripristinata la non sostituibilità del medico di 118 con quello di Continuità Assistenziale e l’importanza della presenza del medico del 118 nelle ambulanze. A chiederlo sono i comitati nazionali di settore Continuità Assistenziale ed Emergenza Sanitaria Territoriale (118) del Sindacato dei medici italiani (Smi), che in una nota congiunta sottolineano le criticità della rete territoriale e ospedaliera. “Siamo preoccupati dalla scelta di molte Regioni d’Italia di aumentare le ambulanze non medicalizzate (cioè senza medico)- afferma Pina Onotri , responsabile nazionale Smi Continuità assistenziale -  ma anche dalla carenze di organico nel 118. Sempre più spesso, infatti, i codici rossi vengono gestiti dai medici di Continuità Assistenziale, a supporto di ambulanze con soli infermieri a bordo. E’ bene ricordare che questo è un uso improprio dei medici di questo settore, che invece hanno una funzione chiara nel contesto delle cure primarie, assicurando prestazioni non differibili, in sostituzione del medico di famiglia quando questi non lavora e cioè la notte i festivi e i prefestivi. Ricordiamo – aggiunge Onotri – che i medici di Continuità Assistenziale che, per gioco forza , sono costretti ‘a salire’ sulle ambulanze per non abbandonare il paziente in condizioni critiche, non godono neanche di copertura assicurativa”.

Il Comunicato SMI

News Video: Giappone Oncologi: Conservare Le Staminali Di Operatori Esposti A Radiazioni

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Energia Nucleare e Salute

Giappone: Oncologi: Conservare Le Staminali Di Operatori Esposti A Radiazioni

Un gruppo di oncologi giapponesi ha lanciato oggi un appello perchè vengano conservate le cellule staminali ematiche degli ingegneri e degli operatori impegnati alla centrale nucleare di Fukushima, come misura precauzionale in caso di esposizione a pericolosi livelli di radioattività.
Gli specialisti di quattro ospedali giapponesi sostengono che sarebbe sensato conservare le cellule delle centinaia di operatori impegnati dall’11 marzo scorso a evitare una catastrofe nucleare nell’impianto danneggiato dal sisma e dallo tsunami. La procedura richiede di prelevare le cellule staminali ematiche in circolazione nel corpo umano, da utilizzare per eventuali trapianti in caso di cancro per favorire così la produzione di nuove cellule, nei pazienti i cui tumori vengano debellati con la radioterapia.
Gli oncologi sottolineano come gli operatori presenti a Fukushima lavorino in condizioni estremamente pericolose per la salute, nel tentativo di rimettere in funzione il sistema di raffreddamento dei tre reattori danneggiati. “Ci vorranno anni perchè questi reattori siano spenti. Aumenta così per gli operai il rischio di un’esposizione accidentale alle radiazioni e la conservazione delle cellule del loro sangue sarà tanto più importante”, hanno spiegato.
La lettera è firmata da una equipe di cinque medici, guidata da Tetsuya Tanimoto, dell’Istituto oncologico della Fondazione giapponese per la ricerca sul cancro, e da Shuichi Taniguchi, dell’Ospedale Toranomon, tutti e due di Tokyo.

Video: I rischi a cui si va incontro spiegati da un’esperta di Greenpeace sul campo:

News Video: L’incidente Alla Centrale Di Fukushima È Grave Quanto Lo Fu Chernobyl.

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Energia Nucleare e Salute

L’incidente Alla Centrale Di Fukushima È Grave Quanto Lo Fu Chernobyl.


E’ la stessa agenzia per la sicurezza nucleare giapponese ad aver innnalzato al livello 7 – il più alto – la classificaione dell’incidente alla centrale nipponica, danneggiata dal terremoto e dal maremoto dell’11 marzo.

da: Euronews

Oms: Oggi La Giornata Mondiale Della Salute, Nel Mirino L’antibiotico-Resistenza

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Oms: Oggi La Giornata Mondiale Della Salute, Nel Mirino L’antibiotico-Resistenza

Il Titolo Dato Alle Manifestazioni dall’ OMS è :

“Resistenza Agli Antibiotici: Nessuna Azione Oggi, Nessuna Cura Domani”

Si celebra oggi il World Health Day 2011, la Giornata Mondiale della Salute voluta dall’Oms (Organizzazione Mondiale della Sanità). L’attenzione quest’anno si pone sul fenomeno dell’antibiotico-resistenza. Gli antibiotici hanno nel tempo rivoluzionato la cura di tutte le malattie infettive di origine batterica. Purtroppo però si è spesso assistito ad un uso eccessivo e comunque errato di tali farmaci a tal punto da creare organismi fortemente resistenti. Li chiamiamo batteri-super perché non siamo in grado di distruggerli o controllarli: sono cambiati, modificati, adattandosi agli antibiotici che incontravano sulla loro strada. In questa giornata in particolare nel mirino anche la questione della sicurezza alimentare. Cosa c’entra direte voi? Il problema è che utilizzando gli antibiotici negli animali destinati all’alimentazione (vedi polli e uova di batteria ad esempio), i batteri resistenti ed i geni correlati sono entrati nella catena alimentare e possono con molte probabilità trasmettersi anche all’uomo.

“Antimicrobial resistance: no action today, no cure tomorrow – Resistenza agli antibiotici: nessuna azione oggi, nessuna cura domani” è il titolo dato alle manifestazioni in corso oggi che comprendono ovviamente anche un seminario dedicato alla sicurezza alimentare.

Al momento, nei Paesi dell’Unione Europea ogni anno muoiono 25.000 persone a causa di una grave infezione batterica resistente agli antibiotici. Purtroppo come già evidenziato tali contagi avvengono nei luoghi deputati all’assistenza sanitaria, ovvero gli ospedali. Se non si ferma questa tendenza drammatica la nostra società potrebbe ricadere nelle condizioni di epoche antiche, pre-antibiotici, quando una comune infezione polmonare poteva colpire e rapidamente uccidere, senza possibilità di scampo.

Fonte:

Antibiotics May Lose Their Power To Cure Disease, Who Warns


News Video: Giappone – Fukushima.: Bloccata Falla Reattore N. 2. Si Temono Pesci E Alghe Radioattive

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Giappone – Fukushima.: Bloccata Falla Reattore N. 2. Si Temono Pesci E Alghe Radioattive

4 aprile 2011

Dalle alghe microscopiche ai grandi tonni, tutti gli organismi dell’ecosistema marino sono minacciati dalle radiazioni liberate dalla centrale di Fukushima, e con la decisione delle autorita’ giapponesi di rilasciare in mare quantita’ di acqua radioattiva l’attenzione degli scienziati si sposta in fondo all’oceano. Anche se la diluizione dovrebbe mettere al riparo le aree lontane dall’impianto, per l’ecosistema della regione la crisi potrebbe sfociare in una vera tragedia, destinata ad avere ripercussioni per molti anni. Il danno principale per l’ecosistema sono le mutazioni nel Dna degli organismi marini: Ancora piu’ sensibili sono uova e larve dei pesci, che possono sviluppare mutazioni letali.

Gli isotopi principali che stanno contaminando l’area sono iodio e cesio, anche se si teme che anche plutonio e altri radionuclidi pesanti possano essere finiti in mare. Il primo non desta particolare preoccupazione perche’ ha un’emivita molto breve, mentre il cesio si dimezza in 30 anni, e il plutonio in tempi dell’ordine delle migliaia di anni. Secondo alcuni studi dell’Aiea un pesce esposto al cesio lo accumula per un fattore 100, mentre le alghe del genere Porphyra hanno un fattore 50 per questo elemento, mentre per il plutonio e’ addirittura 4mila. Anche i molluschi ed altri invertebrati come le meduse, per la loro caratteristica di ‘filtrare’ l’acqua, sono particolarmente a rischio. Anche se le correnti e la grande massa d’acqua dell’oceano potrebbero diluire velocemente le sostanze radioattive, queste potrebbero restare intrappolate nei sedimenti sul fondo del mare: Questo vuol dire che gli effetti potrebbero durare anche migliaia di anni, nel caso degli elementi piu’ pesanti.

Nel caso di Chernobyl non ci sono state ripercussioni su ecosistemi marini, tutti troppo lontani dal luogo dell’incidente. In laghi e altri bacini chiusi, pero’, uno studio dell’Onu ha trovato tracce di sostanze radioattive nei pesci ancora nel 2000, 14 anni dopo il disastro.

Fonte: Euronews