Archivio mensile:gennaio 2011

La Giornata Della Vita

Dalla Newsletter del Sabato dei Curatori del Gruppo i.Change ONLUS su Facebook

22 Gennaio 2011

“Stati vegetativi: in Gazzetta Ufficiale la direttiva che istituisce la Giornata nazionale
La data scelta è il 9 febbraio, lo stesso giorno in cui, nel 2009 morì Eluana Englaro.

E’ stata pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n. 13 del 18 gennaio 2011 la direttiva del presidente del Consiglio dei Ministri che istituisce la Giornata nazionale degli stati vegetativi. La proposta era stata portata in Consiglio dei Ministri lo scorso 26 novembre dal ministro della Salute, che si era fatto portavoce dell’idea avanzata da alcune associazioni: la Federazione nazionale associazioni trauma cranico (F.N.A.T.C), la Rete-Associazioni riunite per il trauma cranico e le gravi cerebrolesioni acquisite e dall’Associazione vita vegetativa (Vi.Ve).
La data scelta è quella del 9 febbraio, come proposto dalle associazioni. Lo stesso giorno in cui, nel 2009, morì Eluana Englaro.
Durante questa giornata, si legge nella direttiva, “le amministrazioni pubbliche e gli organismi di volontariato si impegnano a promuovere, nell’ambito delle rispettive competenze, attraverso idonee iniziative di sensibilizzazione e solidarietà, l’attenzione e l’informazione su questo tipo di disabilità, che coinvolge oltre al malato, in maniera assai rilevante, i familiari”.
Così nella giornata in cui più viva dovrebbe essere il ricordo la discussione e la riflessione sul fine vita e su Eluana Englaro, ancora una volta si assiste ad una presa di posizione estrema da parte di chi è contro ogni tipo di decisione e regolamentazione appunto su fine vita ed eutanasia. Una Giornata dedicata alle persone in stato vegetativo e di minima coscienza non doveva essere collocata in un contesto conflittuale, coincidendo con una giornata che resta, per tutti, un evento di lutto. Pro vita lo siamo tutti, ma c’è chi pensa che ricordare, anche con la pietas che merita, Eluana Englaro, comprendendo il perchè della sua fine, sia solo pro morte.

Un altro gesto in favore del pensiero unico, che susciterà enormi polemiche. Cerchiamo di trasformare quel giorno in un giorno di approfondita riflessione, sul testamento Biologico e sull’amore che ognuno di noi dovrebbe avere per la propria dignità e qualità di vita (e di morte). Qualunque sia poi la nostra scelta individuale e personale che merita assoluto rispetto.
Newsletter del Sabato del Gruppo FB Associazione i.Change ONLUS
Ciao a tutti ed alla prossima”

Vi abbiamo proposto la Newsletter che sabato scorso 22 Gennaio, come ogni sabato, proponiamo ai nostri iscritti, su Facebook, al Gruppo che vi abbiamo creato, al quale per sostenerci vi potete iscrivere dopo l’iscrizione su Facebook. Noi siamo al link : http://www.facebook.com/group.php?gid=277127635861, o se vi siete già iscritti potete anche cliccare sul banner qui nel Blog o sul medesimo banner sul sito Timeoutintensiva.it
Savas

Riflessioni sul Gruppo-paziente in Oncologia. La Comunicazione.

Articolo Scientifico

Psicologia dei Gruppi Sanitari

Riflessioni sul gruppo-paziente in oncologia.

La Comunicazione.

Cecilia Dolcemascolo, Psicoterapeuta.

Timeoutintensiva Network

17 dicembre 2009

La comunicazione in oncologia, più volte dibattuta, studiata, misurata, rappresenta un aspetto lacunoso del processo terapeutico; default rischioso e ricettacolo, a volte, di varie improvvisazioni. In questa breve relazione, alla luce di alcune esperienze cliniche che di seguito riporterò, traccerò un percorso che ne identifichi, per certi versi, spazio e profondità. Comunicare significa soprattutto rendere noto, mettere in comune, in quanto processo costituito da un soggetto (o più), che ha intenzione di far sì che il ricevente (o i riceventi), pensi o faccia qualcosa. In oncologia, la comunicazione, pregna di significati di ordine logico-cognitivo e affettivo-ambivalente, veicola scelte terapeutiche ed emozioni, che contribuiranno alla costruzione di modelli di vita completamente nuovi, per la persona che li deve perseguire.  Il sanitario che dà una comunicazione, “introduce” nel pensiero del suo interlocutore o paziente dettami, incoraggiamenti, preoccupazioni ed anche disponibilità, compassione, amore, ma a volte denigrazione, odio, e nei casi migliori “il senso della cura”… Continua Qui

Timeoutintensiva.it, N° 11/12, Focus, Dicembre 2009

Arte e Medicina : Vedendo un Quadro, “The Doctor” di L. Fildes

Medicina e Arte

Vedendo un quadro: “The Doctor” di L. Fildes

Prof. Luigi Pagliaro

articolo tratto dal libro:

“Medicina basata sulle evidenze e centrata sul paziente”

del Prof. Luigi Pagliaro

Il Pensiero Scientifico Editore

Il quadro riprodotto in copertina fu dipinto da Luke Fildes nel 1891, è intitolato “The Doctor” ed è esposto nella Tate Gallery di Londra. È un quadro con una storia interessante, e stimola chiavi di interpretazione non irrilevanti anche per la medicina di oggi.

1. La storia

Nel 1887, Henry Tate commissionò a Luke Fildes, già allora pittore di fama, un quadro per la nuova National Gallery of British Art. La commissione non indicava un soggetto, che fu scelto dallo stesso Fildes. Alla base della scelta del pittore si possono ipotizzare due motivazioni… Continua qui

Timeoutintensiva.it, N° 11/12 , Spotlight, Dicembre 2009

Quel Confine Sottile tra Speranza ed Illusione

Articolo Scientifico

Quel Confine Sottile tra Speranza ed Illusione

Elaborazione del lutto e difficoltà dei genitori del prematuro (e del personale pediatrico) nel gestire diversi tipi di perdita

A. Clarici*, R. Giuliani**

* Dipartimento di Scienze della Riproduzione e dello Sviluppo (DPRS), Università di Trieste Struttura Complessa di Neonatologia e TIN, Ospedale Infantile “Burlo Garofolo”

** Centro Studi di Psicoterapia a Orientamento Psicoanalitico – Trieste

Il vertice psicoanalitico si rivolge alla realtà del percorso del lutto, un processo che permea ogni attività all’interno di un reparto di Terapia Intensiva Neonatale, sia al mondo delle aspettative consce o inconsce delle persone (i genitori e il personale) coinvolte con il neonato prematuro. Un contesto psicoanalitico permette di riconoscere questo tipo di dolore, e fornisce l’opportunità di uno spazio e un tempo, al momento della nascita, in cui i genitori possano essere aiutati innanzitutto a riconoscere l’esistenza di questo doloroso “gap” tra le loro aspettative e la realtà attuale, e riuscire a parlarne e a integrarlo nella propria mente, e (fatto, ancora più importante ai fini preventivi), di seguito nella mente del bambino. Vengono presentati tre casi clinici che sono qui distinti per la diversa natura del processo del lutto. Il primo (a) è dato dal lutto per un bambino non nato, il secondo (b) per un bambino morto e il terzo (c) per una bambina con handicap perché nata con una sindrome genetica… Continua qui

Timeoutintensiva, Focus, N. 14,  Luglio 2010

La Comunicazione Nelle Cure Palliative

Articolo Scientifico

La Comunicazione Nelle Cure Palliative

Dr. Luigi Valera, consigliere nazionale S.I.P.O. (Società di Psico-Oncologia)

Nella tribù degli Yaka del Congo, il guaritore

viene definito traghettatore e l’immagine della

malattia è quella di una piroga che va alla deriva

o che si è rovesciata.

(Devisch , 1993)

Il guaritore, così come dice la metafora, mette in comunicazione ambiti distinti: salute e malattia, vita e morte, umano e invisibile, interno ed esterno, mostrandosi anche come grande conoscitore della psiche umana, delle sue leggi e dei modi in cui si esprimono le sue fratture. Il guaritore e la sua medicina sembrano sapere perfettamente che il corpo è il luogo critico di sutura fra l’inconscio e il soggetto sociale, che esso è propriamente parlando una macchina-ventriloquo del sociale. La rigida separazione tra salute e malattia che divengono opposti, uno in positivo e l’altro in negativo, impedisce ogni segno di relazione tra l’uno e l’altro, negando quindi un rapporto dialettico che faccia diventare la salute un momento di coscienza dell’appropriazione del corpo come superamento della malattia in quanto esperienza e la malattia una fase della vita, un’occasione di appropriazione di sé, del proprio corpo, delle proprie esperienze e quindi della salute. Di conseguenza anche le Cure Palliative non dovrebbero essere segregate solo alle fase terminale di malattia, ma dovrebbero supportare ed accompagnare l’aspetto antalgico e la risoluzione dei sintomi sin al loro insorgere, indipendentemente dalla gravità… Continua qui

Timeoutintensiva.it, N° 15, Technè, Gennaio 2011