Archivio mensile:febbraio 2011

Racconti a Margine… Patrizia:
 Per Una Medicina Della Narrazione di S. Ardizzone

Racconti a Margine…

Patrizia:
 Per Una Medicina Della Narrazione

racconto di Serafina Ardizzone*

*Timeoutintensiva OpeNetwork

Patrizia era una giovane donna di 34 anni, ricoverata da noi per un post-operatorio di trapianto renale complicato da innumerevoli problemi: shock emorragico, sepsi,ARDS, man mano che si risolveva un problema ne sopraggiungeva un altro più drammatico del precedente.Non si contavano più gli interventi che aveva dovuto subire, tra gli altri quello per espiantare il rene che aveva ricevuto. Col passare delle settimane e poi dei mesi non era più la giovane donna che con coraggio ed entusiasmo aveva affrontato un intervento chirurgico per migliorare la propria qualità di vita, ormai era un essere umano che lottava per la propria sopravvivenza, nessuno avrebbe riconosciuto in quelle ossa ricoperte di pelle la bella ragazza che era stata. Soltanto la vivacità degli occhi lasciava trasparire una personalità non comune, una grande capacità di lottare, un grande amore per la vita…. Per continuare a leggere il racconto Clicca qui

Timeoutintensiva.it, N°1, Technè, Dicembre 2006

News: Energia Nucleare e Salute: Film: “Into Eternity”, quasi un “message in a bottle” per le generazioni future

News

Energia Nucleare e Salute: Film: “Into Eternity”, un “message in a bottle” per le generazioni future

Il problema principale dell’energia nucleare è quello delle scorie. In un’area remota della Finlandia si sta scavando da decenni un deposito di nuova concezione, progettato per conservarle al sicuro per almeno centomila anni, una prospettiva che costringe gli ingegneri a fare i conti con questioni quali l’idea stessa di tempo e di cultura. È questo che ha affascinato il regista danese Michael Madsen, che ha fatto dello straordinario documentario Into eterninty (esce in dvd in Gran Bretagna) un misterioso messaggio indirizzato agli ipotetici spettatori del futuro, per allertarli sui rischi di quel luogo.

Ogni giorno, in tutto il mondo, grandi quantità di rifiuti radioattivi delle centrali

Il Deposito Sotterraneo per le scorie nucleari

nucleari, viene creato e posto in depositi temporanei, che sono vulnerabili ai disastri naturali, ai disastri provocati dall’uomo, e ai cambiamenti della società. In Finlandia viene scavato nella roccia il primo deposito permanente al mondo- un enorme sistema di gallerie sotterranee – che deve conservarle per almeno 100.000 anni, dato che questo è quanto a lungo i residui rimangono pericolosi.

I Fatti

Onkalo – il primo deposito al mondo permanente di rifiuti nucleari.

Onkalo è una parola finlandese che sta per cavità, o anche nascondiglio. Si trova a Olkiluoto in Finlandia – ca. 300 km a nord ovest di Helsinki ed è il primo tentativo al mondo di creare un deposito permanente. Si tratta di un enorme sistema di gallerie sotterranee scavate nella roccia. Il deposito dovrebbe essere riempito e dismesso nel 2100 – più di un secolo da oggi. Nessuna persona che lavora per l’impianto oggi, vivrà per vederlo completato. Le autorità nucleari finlandesi e svedesi stanno collaborando al progetto, e la Svezia progetta un impianto simile, ma non ne ha iniziato la costruzione effettiva.

Le scorie nucleari sono il risultato inevitabile della produzione di energia nucleare. I rifiuti rimangono radioattive e / o radiotossici per almeno 100 000 anni. Si stima che la quantità totale di scorie nucleari nel mondo di oggi è compresa tra 250 000 e 300 000 tonnellate.

Norme di sicurezza

I rifiuti radioattivi sono pericolosi per tutti gli organismi viventi e l’esposizione alle radiazioni può portare alla morte, a malattie incurabili, così come a mutazioni del codice genetico. Gli standard di sicurezza sono basati su ipotesi teoriche, poichè l’umanità non ha alcuna esperienza precedente  per quanto riguarda lo stoccaggio dei rifiuti radioattivi. In Europa c’è uno standard di sicurezza di 100 000 anni che è il periodo minimo nel quale i rifiuti devono rimanere isolati da tutti gli organismi viventi.                                           Negli Stati Uniti è 1 000 000 anni.

È difficile per gli esseri umani capire tali intervalli di tempo :

La specie umana come la conosciamo oggi si ritiene esistita da circa 100 000 anni. I dipinti più antichi sono in una grotta, da circa 30 000 anni, le piramidi hanno un’età di circa 4 500 anni, la nascita di Cristo, di 2010 anni fa, l’individuazione delle radiazioni solo 115 anni fa. Per garantire che i rifiuti siano conservati isolati da tutti gli organismi viventi, sono necessari depositi permanenti e “sicuri”,  poichè bisogna assicurare la sorveglianza continua, la gestione della sicurezza, o la manutenzione di stoccaggio provvisorio per la durata del periodo di sicurezza standard che va dai 100 000 (UE) al 1 000 000 (US) di anni, e questo non è possibile preventivarlo.

I depositi di rifiuti permanenti devono essere situati in ambienti molto stabili. Le aree con attività vulcanica o sismica sono escluse, come anche pianure che sono soggette ad inondazione, erosione o roccia porosa in cui si possono manifestare perdite d’acqua. In paesi non produttori di siti idonei allo stoccaggio permanente, i rifiuti generati dall’energia nucleare devono poter esportare i loro rifiuti in altri paesi. Un trasporto sicuro è fondamentale, ma questa è una questione ancora irrisolta.

Il ritrattamento

Il combustibile nucleare esaurito può essere ritrattato in quanto solo una frazione dell’energia nelle barre di combustibile è utilizzate, prima di essere spostati dai reattori allo stoccaggio provvisorio. Il plutonio è un sottoprodotto di ritrattamento. Il plutonio è un elemento essenziale per le bombe nucleari. Oggi il ritrattamento non viene eseguito in conseguenza dei trattati di non proliferazione. La quantità di scorie nucleari prodotte può inoltre essere solo ridotta, ma non evitata grazie al ritrattamento.

Comunicazione

La maggior parte delle lingue antiche sono state dimenticate nel tempo, e alcune lingue devono essere ancora decodificate. Si tratta di una questione aperta se e come possiamo comunicare con un futuro sconosciuto e molto distante circa questioni complicate come i rifiuti nucleari e delle radiazioni.

IAEA

Infine sullo stoccaggio delle scorie nucleari, conviene partire subito dai principi fondamentali individuati dall’IAEA (International Atomic Energy Agency). In questi nove principi -Fundamental Principles of Radioactive Waste Management-, dal contenuto molto generale e diretti ad assicurare una gestione dei rifiuti nucleari attenta alla salute umana e alla tutela dell’ambiente, ben due principi sono espressamente dedicati alla tutela delle generazioni future. Il principio 4, intitolato Protection of future generations, richiede che i rifiuti nucleari siano gestiti in maniera tale che l’impatto prevedibile sulla salute delle generazioni future non sia più grande dell’impatto accettabile attualmente, mentre il principio 5, intitolato Burdens on future generations, vuole che la gestione dei rifiuti nucleari non comporti oneri indebiti per le generazioni future.

Per quanto tali dichiarazioni di principio non possano ritenersi vincolanti per gli Stati membri che producono energia nucleare, va però osservato che il principio di equivalenza dell’onere sopportato dalle generazioni presenti e future, fissato in particolare dal principio 5, ha avviato un intenso dibattito tra l’ I.A.E.A., e alcune agenzie regolatrici nazionali del settore nucleare, intorno alla modalità più sicura, nella prospettiva intergenerazionale, di gestione dei rifiuti nucleari.

Fonti:

- liberamente tradotto dal sito intoeternitythemovie.com dedicato al film

- dal settimanale Internazionale

- IAEA (International Atomic Energy Agency)

Approfondimenti:

Altro interessante articolo ricco di riferimenti qui sul blog: “Energia Nucleare e Salute: “Cercando di decifrare il libro dei sogni (o degli incubi) dei faraonici programmi nucleari


Le Idee: Il Nomade di U. Galimberti

“… perchè al di là di ogni progetto orientato, il nomade sa che la totalità è sfuggente, che il non senso contamina il senso, che il possibile eccede sul reale, e che ogni progetto che tenta la comprensione e l’abbraccio totale, è follia.”

U. Galimberti

Fotografia:

“Gipsies” di

J. Koudelka, Magnum.

Recensioni Musicali: “Rock Bottom” di Robert Wyatt  

Recensioni Musicali

“Rock Bottom”

di Robert Wyatt

1974 Rykodisc

Recensione a cura di Ugo Sottile

Fondatore insieme all’amico Hugh Hopper nel 1967 dei “Soft Machine” Gruppo che rimane nella storia della musica, iniziatori di una contaminazione jazz, alfieri del Jazz/RocK dalle soluzioni a tratti dissonanti e spigolose. Accolto bene dalla critica non altrettanto dal pubblico, Robert Wyatt nasce a Bristol e cresce a Canterbury. Suona batteria, tromba, piano e violino, ma con i “Soft Machine” è il batterista; poi arriva “Third” 3° album del gruppo. Un doppio vinile, dove incomincia ad esplorare le sue particolari doti vocali, componendo ed interpretando la splendida “Moon in June” lunga suite di circa 16 minuti che occupa per intero una delle quattro facciate dell’album. Nel 1969 realizza il suo primo album da solo “The end of an Ear”, un esordio strumentale dalle soluzioni ardite a tratti involute, apprezzato dalla critica ma senza dubbio ostico. Abbandona i Soft Machine nel 1971, e contribuisce con i “Caravan” e gli “Henry Cow” alla nascita del cosiddetto “Canterbury sound”, con il nuovo gruppo “Matching Mole”, “Talpa al Confronto”, ripresa dall’illustrazione della copertina, la cui pronuncia suona un pò come “Machine Molle” che non è altro che la traduzione francese di “Soft Machine”, e realizza il primo album omonimo “Matching Mole” ed il seguente “Little Red Record”; è il 1972… Continua a Leggere Cliccando qui

Timeoutintensiva, N° 9, Recensioni Musicali, Aprile 2009

Recensioni: Books: Cosa Sognano I Pesci Rossi di M. Venturino

Recensioni

Books

Cosa Sognano I Pesci Rossi

di Marco Venturino

2005 Mondadori

con un Intervista rilasciata dall’autore a bol.it

A dispetto del titolo un po’ surreale “Cosa sognano i pesci rossi” è un’opera prima di grande rilevanza, capace di smuovere nel profondo l’animo del lettore perché riesce a conciliare la riflessione “alta” sulla vita e la morte, con la descrizione della più spiccia e talvolta degradante quotidianità. A prendere alternativamente la parola nel romanzo di Marco Venturino, direttore della divisione di Terapia intensiva all’Istituto Europeo di Oncologia di Milano, sono due coetanei quarantacinquenni. Il primo è Pierluigi Tunesi, amministratore delegato di una grande azienda che dopo un’operazione malriuscita viene ricoverato d’urgenza nel reparto di Terapia intensiva. Immobilizzato e reso muto da una tracheotomia, Tunesi si trova davanti il disincantato medico Luca Gaboardi. Sono loro, rispettivamente, “il pesce rosso”, chiuso nel suo acquario di silenzio, e la “faccia verde” che si china su di lui per aiutarlo nella misura in cui il suo essere medico e uomo gli permette. Lo sconvolgente romanzo di Venturino dà per la prima volta parola all’umanità dei medici, alla loro impotenza di fronte al dolore altrui, alla difficoltà di lavorare in un luogo che, come lo stesso autore dichiara al pubblico intervenuto alla sua conferenza, “è una trincea”. Venturino ha fotografato la realtà così com’è, senza filtro alcuno, descrivendo con profonda pietas e grande efficacia tanto la sofferenza della malattia, quanto la muta perseveranza di chi, medico o malato, crede e lotta per la vita. Il suo è un romanzo che, sfidando il tabù della morte, risveglia l’attenzione nei confronti del dolore, dando così luogo ad una necessaria presa di coscienza… Continua a leggere Cliccando qui

Timeoutintensiva.it, N° 1, Books,  Dicembre 2006