La Medicina Basata Sulle Prove E Il Bisogno Di Parlar Chiaro Al Malato

EBM e Comunicazione

Danger_1-1Il 7 Gennaio 2014 è uscito un bell’articolo su Dottprof.com in cui ci si chiedeva se le sei parole da dire ad un paziente più pericolose per la medicina basata sulle prove sono: “non abbiamo evidenze per sostenere che”.
Sono pericolose perché ambigue, dal momento che l’assenza di prove può significare sia che non sono state trovate sia che non sono state cercate.
L’articolo continuava poi chiedendosi perché erano pericolose e cosa si sarebbe dovuto fare per sostituire questa frase:
Sono pericolose perché possono indurre sia i medici, sia i pazienti a perdere fiducia nella medicina ancorata ai risultati della ricerca: sono talmente tante le domande ancora senza risposta che, se il personale sanitario dovesse basare le proprie decisioni solo su prove solide, dovrebbe astenersi dallo scegliere per buona parte della giornata.
Che vogliamo fare, dunque, di questo mantra della EBM?
Facile: sostituire l’espressione “non abbiamo evidenze per sostenere che” con una a scelta tra le seguenti:
•    le prove di cui disponiamo non ci danno certezze e, tra le diverse opzioni, non sappiamo quale sia la migliore;
•    le prove che abbiamo non sono conclusive, ma la mia esperienza (o altre informazioni di cui dispongo) suggeriscono di prendere questa decisione;
•    a giudicare dalle ricerche condotte, questa opzione è inefficace;
•    è una questione complicata, perché esistono prove di efficacia in un tipo di paziente e non in un altro.

R. Scott Braithwaite, della New York University School of Medicine, è convinto che, per il bene della stessa EBM, sarebbe il caso di abolire le sei parole pericolose ed essere più precisi.
Di sicuro malati e familiari capirebbero meglio e sarebbero più coinvolti.

Si, crediamo che la massima chiarezzza e precisione non possano che avvicinare pazienti, familiari e medici, coinvolgendo tutti in una partecipazione attiva al tentativo di guarigione.

All Together.

Riferimento: Braithwaite RS. EBM’s six dangerous words. JAMA 2013;310:2149-50.

Articolo tratto Da DottProf.Com

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