Archivio della categoria: Recensioni

“La Poesia è un Clamore. Misterioso Suono nei Segni Orali di una Lingua”. Video

Out of Border

Poesia

“La Poesia è un Clamore. Misterioso Suono nei Segni Orali di una Lingua”.

Video

12 Ottobre 2011

di Emilia Maggiordomo e Laura Costa

“Se sia o no morta la poesia: questo ci si chiede ancora una volta. Se esista ancora oggi la poesia, voce di questo tempo, testimonianza diretta, autoptica, del nostro agire. Quale il senso e la direzione della poesia, quali i luoghi che essa può abitare, da dove il poeta, uomo del suo tempo, possa  farci giungere la sua voce. Dove si trova oggi la poesia?
Se si parlasse di musica, si potrebbe dire con Léo Ferré, “nelle strade la vogliamo la musica!”. Creatore della chanson poètique moderna, Ferré l’anarchico, in un grido di libertà, negli anni ‘70, reclama la presenza della musica fuori dai teatri e non più…”…

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Timeoutintensiva.it, N°18, Out of Border, Ottobre 2011


Musica: Recensioni: “Philharmonics” di Agnes Obel. Video

Musica

Recensioni

Video

“Philharmonics”

di Agnes Obel

2010 Pias

Genere: Songwriter

Recensione a cura di Ugo Sottile

Giovane cantautrice poco più che trentenne, nata in Danimarca a nord di Copenaghen ma trapiantata a Berlino, impara a suonare il piano in tenera età grazie all’amore per la musica dei genitori.

Dopo qualche esperienza che la vedeva suonare il basso in una piccola band ed avere fatto parte di una rock band “Sohio”, si trasferisce a Berlino dove inizia a scrivere i suoi testi ed a suonare la sua musica accompagnandosi al piano, una nuova dimensione che le assicura una completa padronanza delle sue effettive capacità; così nasce “Philharmonics” album di esordio, quanto mai semplice ed intrigante, dove riversa tutti i suoi amori a cominciare dalla citazione di copertina dedicata a “Uccelli “ di Alfred Hitchcock, per continuare con l’aria che si respira quando viene attraversata dalle sue note, che elaborano una atmosfera leggermente gotica, ma mai tetra, che sembra affondare le radici nei racconti di Edgar Allan Poe, uno dei suoi miti …

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Timeoutintensiva, N°18, Recensioni Musicali, Ottobre 2011

Libri : Recensioni : “Il Mio Nome E’ Victoria” di Victoria Donda

Books

Recensioni

“Il Mio Nome E’ Victoria”

di Victoria Donda

2010 Corbaccio Editore

pag.: 216

Genere: Autobiografia

ISBN: 9788863800227

Ci eravamo già occupati, noi di Timeoutintensiva, della “Rete per L’identita” progetto dedicato ai figli sottratti ai desaparecidos Argentini durante la Dittatura Militare (‘76-’83), nel numero 11/12 della rivista del dicembre 2009, descrivendo come alcuni Psicoanalisti della Società Psicoanalitica Italiana e dell’ IIPG (Istituto Italiano Psicoanalisi di Gruppo), ed Argentini, partecipassero al Progetto, per recuperare i figli dei Desaparecidos che a loro insaputa vivevano sotto mentite spoglie, affidati ad altri familiari dopo la morte dei loro veri genitori per mano della Giunta Militare. Poi nel 2010 è Uscito il Libro “Il Mio Nome è Vittoria”, scritto da Victoria Donda, editore Corbaccio, che ha aggiunto ulteriori sprazi di verità a ciò che della storia dei Desaparecidos già conoscevamo: e la sua storia è forse una tra le più drammatiche, dell’infinità di storie dei cento e più figli di desaparecidos che sono riusciti a recuperare la loro identità nel corso degli ultimi trent’anni…

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Timeoutintensiva.it, N° 18, Books, Ottobre 2011


Diabolik e “La Morte Dolce”

Fine Vita e Fumetti

Diabolik e “La Morte Dolce”

Nella ristampa di un episodio del celebre fumetto, i protagonisti si pronunciano a favore della dolce morte

“Forse la paura delle parole Eutanasia e ‘dolce morte’, per ciò che significano, ha creato una ‘polilalia’ reattiva, che ha messo tanti al riparo dal farsene avvicinare anche nel pensiero. Tante parole, troppe, sono state dette e spese, ed hanno rappresentato una cortina fumogena che non ci ha fatto intravedere il vero problema: prima di esprimersi, ognuno con la propria libertà e fede, bisognerebbe forse identificarsi “in quel corpo da cui tutti attingono”, il corpo del paziente. Credo ci si debba fermare un attimo e proporsi un percorso diverso, un altro punto di vista, cioè un percorso identificativo. ”

Così scrivevo nell’ ottobre 2008 in un articolo su Timeoutintensiva.it, che invitava ad andare al cinema a vedere due film: Mare Dentro di Alejandro Amenàbar (2004) e Lo Scafandro e la Farfalla di Julian Shnabel (2007), che ancora oggi hanno tanto da insegnare, a questo riguardo, ad ognuno di noi. Da allora la situazione è peggiorata, sul fine vita ormai si è al tifo da stadio, con posizioni che vanno dal desiderare una Eutanasia pragmaticamente regolamentata come in Belgio e Olanda, al considerare l’eutanasia semplicemente come un omicidio, cioè una interruzione della vita umana volontaria e colpevole senza se e senza ma. Le posizioni intermedie, come potrebbe essere inteso il testamento biologico scritto da ognuno di noi in piena libertà di coscienza, non trovano più spazio mentale in cui abitare, specie in chi, dovendo emanare una legge sull’argomento, dovrebbe rifletterci di più sopra; la discussione approfondita su questi temi, l’identificarsi con la sofferenza e la qualità di vita del paziente e dei suoi familiari, vengono anch’essi ormai presi come scuse, per non dire che si è quasi assassini anche nell’argomentarne, e che ci si nasconde dietro l’invito a discuterne, in fondo in fondo perchè si è d’accordo col dare la morte a chi soffre. La paura della fine fa 90, potremmo dire, e acceca.

Ed è aumentata in maniera esponenziale, -mano a mano che ci si avvicina al traguardo di una regolamentazione-, anche l’insofferenza a discutere sui temi etici del fine vita, tanto che la legge che forse verrà varata dal Parlamento è, sotto tanti punti di vista, pessima, anche perchè forse poco discussa, con chi affronta questi temi giorno per giorno, cioè noi medici.

Diversi anni fa, per l’esattezza 14, uscì uno dei tanti numeri di un fumetto molto conosciuto e seguito in Italia, Diabolik, che su queste tematiche esprimeva una posizione ben chiara ed a favore di una “dolce” Eutanasia, se mai “dolce” può essere morire. Allora, era il 1997, credo che il rumore che fece la storia che raccontava, non fu superiore al suono delle pagine sfogliate. Ma ecco che oggi ne arriva una ristampa, e su molti quotidiani e settimanali, ci si lancia in argomentazioni contrapposte sin quasi ad avvitarsi su se stessi, tanto da dare l’impressione che non sapendo cosa scrivere, la stampa italiana, appunto per tifo da stadio e partigianeria, si sia messa a fare le pulci pure ad un fumetto.

Diabolik e “La morte dolce”, come dicevamo, fumetto uscito nei giorni scorsi come ristampa, è uno dei tanti che narra le avventure dello storico criminale, inventato dalle sorelle Angela e Luciana Giussani nel 1962. La storia che racconta è presto detta: un uomo molto ricco, è costretto sulla sedia a rotelle, perché paralizzato dopo un incidente di montagna; oltre alla paralisi, non può più comunicare col mondo esterno in alcun modo facilmente comprensibile. La vittima della caduta, è anche vittima delle vessazioni della moglie e del suo migliore amico, che scopre essere amanti, oltre ad essere loro stessi gli artefici del suo incidente, progettato allo scopo di ucciderlo per impossessarsi dei suoi averi. Ma la caduta che gli hanno provocato, durante una scalata, non lo ha portato a morte, ma ad uno stato di sindrome Locked In, che gli permette di capire e di comunicare in alfabeto morse con il battito delle ciglia o battendo le labbra. Così, un giorno si trova a tu per tu con Diabolik, mentre quest’ultimo gli sta rubando i gioielli dalla cassaforte di casa: ed è qui che gli chiede di aiutarlo a morire. Cosa che puntualmente avviene; ed in più vendicandolo, con uno stratagemma che porta Diabolik a far arrestare anche la moglie della vittima ed il suo amante, come se fossero loro stessi ad averlo ucciso. Durante tutta la storia, i personaggi principali si esprimono al riguardo della “dolce morte” desiderata dal malato, non nascondendo di essere a favore dell’eutanasia. Come lo stesso Diabolik, che commentando le condizioni dell’uomo sulla sedia a rotelle, tra le altre cose dice: “Non vuole piu’ vivere? E chi non lo puo’ capire?”. O come anche Ginko, l’integerrimo e sfortunato poliziotto che da anni cerca di catturare Diabolik, che dichiara: “Eutanasia…La morte non dolorosa, procurata con farmaci, per affrettare la fine di malati inguaribili, destinati a una ‘non-vita’ di dolore, senza speranza”, in risposta alle parole della sua fidanzata, la contessa Altea di Vallenberg, che amica del malato dai tempi della scuola, gli esprimeva il suo pensiero, confidandogli: “Ma sono convinta che chi vive come lui in una situazione cosi’ angosciosa e dolorosa, senza speranze e prospettive e chieda di morire per non soffrire piu’, abbia diritto ad averla, una morte dolce”.

Questa la breve storia di un fumetto che in quanto tale non può che essere chiaro e conciso, e che invece di portare ad un’ulteriore riflessione sul dolore, sulla qualità della vita dei pazienti vegetativi o molto gravi e sofferenti, ha portato alla solita diatriba francamente insopportabile in cui, fatta la vivisezione alle parole di una ristampa di qualcosa scritto 14 anni fa, ha fornito solo brevi slogan dall’una e dall’altra parte, aumentando quella cortina fumogena fatta di parole e parole, messa lì apposta per non farci riflettere su niente, e non farci capire più nulla.

Savas

Riferimenti:

Fine Vita e Fumetti:La versione di Dylan Dog sul fine vita: “Mater Morbi” Recensione e Video

Timeoutintensiva.it N° 13 6 maggio 2010

Quel corpo da cui tutti attingono.

Timeoutintensiva.it N° 7 10 ottobre 2008


Recensioni Musicali: Video: “When The Haar Rolls In” di J. Yorkston. Video

Recensioni Musicali

Video

“When The Haar Rolls In”

di James Yorkston

2008 Domino Records

Celtic Indie Rock

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Recensione a Cura di Ugo Sottile

“Dopo l’esordio con “Moving up the country” del 2002, accolto entusiasticamente tanto da diventare l’album dell’anno per Rough Trade Record Shops, seguito dal successivo “Just Beyond The River “ del 2004 e da “The Year Of The Leopard” del 2006, quest’ultimo prodotto da Rustin Man ex membro dei Talk Talk che ci aveva già impressionato con l’album “Out Of Season” realizzato con Beth Gibbons cantante dei Portishead, James Yorkston giunge al suo quarto album ufficiale, escludendo un live At Poisson Mouillè del 2006, autoprodotto, ed una compilation di B sides e unreleased songs ”Roaring The Gospel” del 2007.”

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Timeoutintensiva.it, N°17, Recensioni Musicali, Giugno 2011