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Manovra Economica Agosto 2011

Pensioni: Medici e Sindacati Sul Piede Di Guerra. Il Punto della Situazione.

I medici del Servizio Sanitario Nazionale dicono basta a provvedimenti penalizzanti per la categoria. Dopo il blocco del turnover, quello dei contratti e delle convenzioni, il congelamento delle retribuzioni, i camici bianchi si oppongono a ulteriori misure penalizzanti. L’ultima, in ordine di tempo, è quella pochi giorni fa decisa dal Governo, che esclude gli anni di università dal conteggio dell’anzianità per la pensione.
La misura – da inserire nella Manovra di correzione dei conti pubblici all’esame del Parlamento – sembra in effetti colpire soprattutto i medici, visto che la maggior parte dei camici bianchi ha riscattato i 6 anni della laurea e i 4 anni della specializzazione.
In realtà, una prima stretta questa categoria l’aveva subita l’anno scorso incappando, come il resto dei lavoratori, sia nella «finestra mobile», che ritarda il pensionamento di un anno dal raggiungimento dei requisiti, sia nell’adeguamento automatico all’aspettativa di vita (tre mesi in più in prima battuta e poi altri adeguamenti ogni tre anni). Finora, però, si potevano far valere non solo gli anni effettivi di lavoro, ma anche il riscatto della laurea e del militare. Con la modifica che verrà fatta al decreto del 13 agosto ciò non sarà più possibile. Per andare in pensione a prescindere dall’età bisognerà avere alle spalle almeno 40 anni di lavoro effettivo Non a caso la risposta della categoria non si è fatta attendere e i sindacati dei lavoratori in camice bianco confermano lo stato di agitazione e minacciano un autunno molto caldo.
Vediamo le reazioni nel dettaglio:

-Anaao Assomed: “Adesso è davvero troppo”, afferma senza mezzi termini il segretarionazionale dell’Anaao Assomed, Costantino Troise. “Dal Governo -sottolinea – giunge una proposta indecente: il servizio militare e gli anni riscattati per laurea, specializzazione e dottorati di ricerca non sono più utili per raggiungere anticipatamente la pensione di anzianità. Uno scalone che allontana fino a 7 anni l’età pensionabile, mentre non si conosce la decorrenza del provvedimento e di conseguenza la sorte di chi ha maturato i requisiti entro il 2011, così come non si conoscono nel dettaglio gli effetti sulle anzianità maturate”. Per i medici, il provvedimento cancellerebbe tutte le pensioni di anzianità “non essendo matematicamente possibile – spiega Troise – iniziare a lavorare prima dei 30 anni visto che laurea e specializzazione sono requisito di legge, previsto dalla normativa europea”. Inoltre “questo provvedimento odioso e iniquo produrrà nell’immediato minori entrate perché nessuno riscatterà più gli anni di laurea e maggiori spese perché, chiunque ha maturato i requisiti, fuggirà immediatamente vista la continua manomissione del diritto al pensionamento, e l’assoluta mancanza di credibilità di quanti rassicurano sulla stabilità del sistema pensionistico e che vengono puntualmente smentiti”. In più, aggiungiamo noi, si apriranno contenziosi per avere indietro quanto pagato per il riscatto.

-Fp Cgil Medici: Il segretario nazionale Massimo Cozza dichiara che “l’esclusione degli anni di università dal conteggio dell’anzianità per la pensione determinerà proprio nei confronti dei medici il maggior taglio, che oscilla tra i dieci e i dodici anni, considerando che ai sei anni per la laurea, vanno aggiunti dai quattro ai sei anni per la specializzazione. Un’altra ragione in più – aggiunge – per la mobilitazione dei medici, e per la partecipazione allo sciopero generale della Cgil del 6 settembre”.

-Cimo-Asmd: Di “bicchiere colmo” parla invece il presidente nazionale della Cimo-Asmd, Riccardo Cassi. Che aggiunge: “Adesso basta colpire i medici. Con questa manovra vengono negati i diritti acquisiti dalla categoria, che entra al lavoro dopo 6 anni di laurea e 5 di specializzazione. A questo – sottolinea – va aggiunto che prima dell’assunzione passano altri anni. Di conseguenza togliere loro la possibilità di calcolare questi periodi ai fini del raggiungimento dei requisiti di anzianità li costringe a non poter andare in nessun caso in pensione prima dei 65 anni, diversamente da altre categorie che non hanno un percorso formativo così lungo”.

- Radiologi: A far sentire la loro voce sono anche i Radiologi. “Viene proprio da dire – afferma il segretario del Snr e vice coordinatore Fassid Francesco Lucà – che il Governo ce l’ha con i medici. L’ultima novità sulla manovra, che prevedrebbe di eliminare gli anni di laurea riscattati dal computo per la pensione di anzianità, appare come l’ennesima pugnalata alla nostra categoria già pesantemente colpita da precariato, blocchi del turn over e della contrattazione”. Per Lucà, misure di questo tipo pesano infatti soprattutto sui professionisti, camici bianchi in primis, poiché tra laurea e specializzazione hanno un percorso di formazione particolarmente lungo e, tanto per cambiare, penalizzano i più giovani poiché, se come si apprende, il provvedimento ricadrà solo sui lavoratori col sistema pensionistico contributivo, gli ultimi arrivati rischiano di morire in corsia prima di vedere un soldo della propria pensione”.
Infine, last but not least, il Sen. Ignazio Marino (Pd):
Per il Senatore I. Marino è Inaccettabile riforma pensioni per i medici
«Il Governo dimostra un accanimento incomprensibile contro i camici bianchi». A dichiararlo è Ignazio Marino, presidente Commissione parlamentare d’inchiesta sul Ssn. «Prima, con la manovra di luglio – ricorda il senatore Pd – ha bloccato l’aumento degli stipendi e posticipato il Tfr per due anni. Oggi si profila un nuovo colpo d’accetta con l’impossibilità di riscattare gli anni della formazione universitaria e del servizio militare… (quindi, n.d.r) c’è una vera discriminazione nei confronti di una categoria professionale che deve passare attraverso un lunghissimo percorso per arrivare ad avere le competenze necessarie per curare i malati. Non mi pare cosa da poco». Se la norma entrerà in vigore, sottolinea Marino, significa che un medico, che mediamente inizia a lavorare in ospedale tra i 30 e i 32 anni, dovrà rimanere in sala operatoria, in terapia intensiva o in pronto soccorso fino a settantadue anni: «Un’età che male si concilia con i ritmi stressanti della sanità e con l’usura fisica e psicologica che tale professione comporta…. Questo intervento sulle pensioni è davvero inaccettabile e le proteste da parte dei medici saranno durissime oltre che assolutamente condivisibili».

Terminiamo questa rapida carrellata, considerando che la protesta generale, che tale ipotesi ha suscitato, ed i profili di illegittimità costituzionale evidenti nella retroattività della norma, potrebbero costringere l’Esecutivo a una marcia indietro o a una profonda revisione di questa norma.

31 Agosto 2011

Fonti:
Dalla Stampa Quotidiana on Line