Racconti A Margine: “Codice Rosso” Di S. Zambuto

Racconti A Margine

“Codice Rosso”

di Susanna Zambuto

“… E’ buio, il terreno è molto ripido e mi scontro con cespugli, rami, montagne di foglie secche. Fortunatamente, sono insieme ad un poliziotto che mi fa strada con la torcia; tengo la mano sulla sua spalla, a mò di bastone. Così mi sento più sicura. Quantomeno, sono sicura di non cadere perché, per il resto, non sono sicura di niente: Saprò valutare correttamente i feriti e stabilire per ciascuno le priorità? Saprò applicare i cosiddetti protocolli del trauma della strada? Saprò stabilire per ogni ferito l’ospedale giusto di destinazione?…”…

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Timeoutintensiva.it, N°10, Racconti a Margine, 27 luglio 2009

Un pensiero su “Racconti A Margine: “Codice Rosso” Di S. Zambuto

  1. angela

    dalla parte di una madre.
    arriva la notizia e ti cambia la vita. ti ritrovi fuori, isolata da tuo figlio, da una porta bianca. maledetta porta. ogni volta che si apre preghi che non cerchino te. sarebbero solo notizie che speri di non sentire. ti riferiscono che tuo figlio è vivo solo grazie al coraggio di un medico di passaggio che ha voluto dare una possibilità ad un ragazzo di 18 anni. non ti interessa se la sua vita non sarà più la stessa. lo vuoi ancora con te. aspetti e preghi che Dio, perchè ritrovi Dio se lo avevi perduto, dia la forza a quei medici che lavorano instancabilmente dietro quella porta bianca. in quei minuti, in quei giorni prendi coscienza che può accadere di tutto. ma il cuore di una madre non si scoraggia e va avanti. rivuoi tuo figlio. comunque sia. aspetti con ansia le notizie delle 15.00. aspetti con ansia di entrare e raccontargli del mondo. non sai se ti sente. ma tu cerchi con le parole di non staccare quel filo che ti lega a lui. con la speranza che un giorno gli potrai raccontare che la mamma “chiaccherava” anche la. e tanto. passano i giorni e pian piano rivedi tornare alla luce quel figlio, alla faccia dei mancati “contatti” dei medici e alle mille catastrofiche previsioni. hanno retto i polmoni, il cuore e ora pensiamo al cervello. ci vede, ci sente e capisce. si muove. ti basta questo. e poi alla ricerca disperata di un centro di riabilitazione. arriviamo a Roma. ricominci a riconoscere tuo figlio, e ripensi al vissuto appena trascorso. se quel medico non fosse passato di là per caso? se non ci fosse stato il coraggio di estrarlo dalle lamiere contorte? se qualcuno avesse pensato che forse era meglio lasciarlo morire, malconcio com’era, piuttosto che condannarlo ad una vita che vita non è? sono passati solo 18 mesi. mio figlio è qui. è ritornato. ha ripreso la sua vita. quella di un ragazzo oramai di quasi vent’anni. si parla del diploma e dell’università. si ride e si scherza. e si ripensa a quei tristi giorni dietro la maledetta porta bianca. la tua vita è cambiata. in meglio. ma se quel medico non avesse avuto il coraggio? se avesse pensato……………….

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