Archivio mensile:aprile 2011

Articolo scientifico: Valutazione Sistematica Delle Cause Di Fallimento Del Weaning

Articolo scientifico

Valutazione Sistematica Delle Cause Di Fallimento Del Weaning

A.N. Cracchiolo, D.M. Palma

Anestesia e Rianimazione Polivalente II

AORNAS Ospedale Civico Di Cristina Benfratelli

Palermo, Marzo 2011

Introduzione

Il termine weaning, in ventilazione meccanica (MV), indica la graduale riduzione della dipendenza del paziente dal ventilatore. L’importanza di questo argomento deriva da molteplici considerazioni tra le quali spicca la notevole quantità di tempo che è necessaria per riportare in respiro spontaneo pazienti che sono in MV per un periodo di tempo superiore alle 24 ore (dal 42% al 92% del tempo totale di ventilazione). Il paziente oggetto di weaning è il paziente ventilatore dipendente, che è definito come un paziente che è posto in MV da più di 24 ore o che ha fallito un primo tentativo di estubazione. Ricordiamo che la frequenza attesa di re-intubazione in terapia intensiva dovrebbe variare tra il 5% e il 15%, mentre le più recenti statistiche riportano una frequenza che varia tra il 5% e il 24 %, con picchi che arrivano al 33% in pazienti affetti da broncopatia cronica ostruttiva (COPD) e in pazienti con lesioni a carico del SNC. Ridurre la percentuale di re-intubazione si traduce in riduzione della durata totale della MV con conseguenze importanti in termini clinici legate alla riduzione delle complicazioni associate alla MV. Inoltre la conseguente riduzione della degenza in terapia intensiva comporta un notevole risparmio in termini economici, dato attualmente non trascurabile. Appare evidente che una migliore conoscenza di quelle che sono le cause potenzialmente responsabili di fallimento del weaning ci dovrebbe permettere di sviluppare per ogni singolo paziente una strategia operativa che sia la migliore possibile.

Obiettivo del nostro lavoro è analizzare in modo sistematico le cause responsabili di fallimento del processo di weaning.

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News: Il Confronto Tra Scienziati Sulle Staminali Adulte E’ Online

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Il Confronto Tra Scienziati Sulle Staminali Adulte E’ Online

Si chiama Stemcellsfirst. E’ un forum di discussione online dedicato agli scienziati che in tutto il mondo lavorano sulle staminali mesenchimali, cellule adulte utili in medicina rigenerativa. La prima piattaforma interattiva sul tema e’ stata presentata a Milano, in occasione del terzo meeting dell’Associazione First, Forum of Italian Researchers on Mesenchymal And Stromal Stem Cells.

“Oggi – ricorda Massimo Dominici, vicepresidente First e responsabile del Laboratorio di biologia cellulare e terapie oncologiche avanzate dell’universita’ di Modena – sono in corso numerosi studi relativi all’utilizzo delle cellule staminali mesenchimali stromali che sono in grado di rigenerare tessuti e produrre molecole preziose per la ricostruzione delle cellule danneggiate, come quelle che compongono le ossa o il rene. Queste cellule possono essere utilizzate per esempio per la cura di alcune malattie come le malattie congenite ed acquisite dell’osso e della cartilagine, alcune malattie neurologiche come la sclerosi laterale amiotrofica, o autoimmuni come la sclerosi multipla. Si tratta di terapie ancora in fase sperimentale, ma che in alcuni ambiti, come per esempio la rigenerazione ossea, potrebbero diventare rapidamente una pratica clinica comune”.

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News: Ricerca: Team Cattolica Mette A Punto Occhiali Scova Tumori Cavo Orale

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Ricerca: Team Cattolica Mette A Punto Occhiali Scova Tumori Cavo Orale

Speciali occhiali verdi che scovano lesioni tumorali precoci della mucosa orale. Lo strumento diagnostico, ideato e brevettato dall’equipe dell’Unita’ Operativa di Chirurgia Maxillo-facciale del Complesso Integrato Columbus – Policlinico Gemelli diretta dal prof.

Sandro Pelo ha richiesto due anni di studio nell’ambito di un progetto di ricerca, coordinato dai dottori Alessandro Moro e Francesco Di Nardo, sulla prevenzione del carcinoma del cavo orale, malattia che ogni anno in Italia causa circa 3.000 decessi.

 Questa patologia e’ troppo spesso trascurata anche dagli stessi pazienti i quali, in oltre il 60% dei casi, vengono osservati solo quando la malattia e’ gia’ negli stadi piu’ avanzati e le chance di sopravvivenza a cinque anni sono purtroppo inferiori al 30%.

 Il dispositivo, chiamato GOCCLES (Glasses for Oral Cancer – Curing Light Exposed – Screening), si presenta come un comune paio di occhiali ed e’ uno strumento di facile impiego, semplice, leggero, poco ingombrante.

«Mentre la visualizzazione del cavo orale a occhio nudo può far emergere solo una piccola frazione delle caratteristiche spettrali che differenziano il tessuto sano da quello malato – spiega il chirurgo maxillo-facciale della Cattolica Sandro Pelo – le metodiche ottiche basate sull’autofluorescenza dei tessuti hanno migliorato la nostra capacità di individuare lesioni cancerose in stadio precoce nel cavo orale. Il dispositivo, infatti, funziona sfruttando la luce delle lampade fotopolimerizzanti presenti in ogni studio dentistico, emettendo una luce compresa in un intervallo di lunghezze d’onda da circa 400 a 500 nanometri (nm), provocando il fenomeno dell’autofluorescenza sulla mucosa del cavo orale. Indossando gli occhiali GOCCLES è possibile osservare la riduzione di autofluorescenza provocata dalle cellule tumorali o displasiche grazie a un filtro ottico molto selettivo, che permette di evidenziare i tessuti malati o in procinto di ammalarsi».

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Iss:Ambiente E Salute: Lo Studio SENTIERI Lo Conferma: Nei Pressi Dei Siti Contaminati Si Muore Di Più

Iss: Ambiente E Salute: Lo Studio SENTIERI Lo Conferma: Nei Pressi Dei Siti Contaminati Si Muore Di Più

Aprile 2011: I risultati dello studio SENTIERI dell’Istituto superiore di sanità mettono in luce un aumento della mortalità nelle popolazioni che vivono nei pressi delle aree inquinate. Un progetto realizzato in collaborazione con l’Oms, la regione Lazio, il Cnr e l’università La Sapienza di Roma.

Poli siderurgici o petrolchimici, aree con altre concentrazione di amianto, siti di smaltimento illegale di rifiuti pericolosi. Sono le zone calde del Paese su cui da tempo sono puntati i riflettori degli epidemiologi per rispondere a una domanda elementare della popolazione: quanto siamo a rischio? Ora, i risultati del del Progetto SENTIERI (Studio Epidemiologico Nazionale Territori e Insediamenti Esposti a Rischio da Inquinamento) coordinato dall’Istituto superiore di sanità e presentati nel corso del Convegno “Ambiente e Salute” danno la conferma: le popolazioni che vivono nei pressi di siti contaminati hanno un profilo di mortalità diverso da quello di chi vive a pochi chilometri, magari nella stessa Regione. Muoiono di più, anche se non sempre la relazione causa-effetto con il sito tossico è acclarata.
Il Progetto, realizzato in collaborazione con il Centro Europeo Ambiente e Salute dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, il Dipartimento di Epidemiologia del Servizio Sanitario Regionale del Lazio, il Consiglio Nazionale delle Ricerche di Pisa e l’Università di Roma La Sapienza, ha valutato la mortalità della popolazione residente in 44 siti di interesse nazionale per le bonifiche in un periodo di otto anni. Sei milioni di persone la popolazione in studio, residente in 298 comuni. Sono state prese in considerazione 63 cause di morte, tumorali e non potenzialmente associate alla residenza in prossimità di poli chimici, petrolchimici, raffinerie, stabilimenti siderurgici, centrali elettriche, miniere e cave, aree portuali, siti di smaltimento dei rifiuti ed inceneritori.
Ma la mortalità osservata per tutte le cause e per tutti i tumori supera quella media della Regione di appartenenza, rispettivamente in 24 e in 28 siti.
In alcuni casi, i nessi causali sono chiari perché esistono conoscenze scientifiche adeguate per spiegare le osservazioni. Questo vale per l’aumento della mortalità per mesotelioma pleurico nei siti caratterizzati dalla presenza di amianto o di altre fibre asbestiformi (per esempio Casale Monferrato, Broni, Biancavilla).

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Iss: Progetto Seme: Report Sul Primo Sistema Sentinella Dei Disturbi Psichiatrici

Iss: Progetto Seme: Report Sul Primo Sistema Sentinella Dei Disturbi Psichiatrici

L’Istituto Superiore di Sanità (ISS) ha tracciato un primo profilo dei pazienti con disturbi mentali gravi giunti per la prima volta all’osservazione di una rete di 22 Centri di Salute Mentale (CSM) collaboranti al progetto SEME (Sorveglianza Epidemiologica integrata in Salute Mentale), i cui risultati sono stati presentati all’ISS a metà Aprile 2011.
Dai dati emerge ch il 48% dei pazienti individuati ha un grado di istruzione basso, il 47% vive con la famiglia di origine, il 40% è disoccupato mentre solo il 29% ha un’occupazione, l’87% vive in difficoltà economiche moderatamente gravi o gravi.
Hanno un’età mediana di 37 anni e sono in lieve maggioranza donne (il 54%). I single sono il 58%.
Nel corso del primo anno di sorveglianza i CSM della rete, hanno segnalato via web al centro di coordinamento dell’ISS, 343 nuove diagnosi di cui il 42% riguardano disturbi psicotici (schizofrenia, disturbo schizofreniforme, disturbo schizoaffettivo, disturbo delirante), il 30% disturbi bipolari, il 19% episodi depressivi maggiori con sintomi psicotici o con recente anamnesi di tentato suicidio, e il 9% anoressie nervose.
SEME è il primo progetto ad aver sperimentato un sistema informativo che potrà consentire di monitorare nel tempo i casi di specifici disturbi mentali gravi di particolare rilevanza che riguardano pazienti che si rivolgono per la prima volta a una rete sentinella di CSM.
Da un punto di vista di salute pubblica, i disturbi mentali, in particolare quelli gravi, costituiscono uno dei problemi più seri e una delle maggiori fonti di carico assistenziale e di costi per il Servizio Sanitario Nazionale.
L’OMS ha recentemente sottolineato la necessità di raccogliere ed analizzare dati epidemiologici nazionali su questi disturbi, sulla loro diffusione e sui fattori psicosociali ad essi associati. Tali dati permetterebbero agli amministratori e ai servizi di prendere decisioni informate per rispondere più puntualmente ai bisogni di salute della popolazione e migliorare la qualità delle cure.
http://www.iss.it/