Archivio mensile:marzo 2012

Palermo:Mostra Fotografica: “Flussi” fotografie di Valerio Bellone

Mostra Fotografica

Palermo

Flussi”

fotografie di Valerio Bellone

a cura di Giulia Scalia

“Flussi” è un lavoro realizzato dal giovane fotografo Valerio Bellone nelle stazioni ferroviarie della Thailandia, Sicilia e Germania. il progetto nasce dal continuo pere-grinare del fotografo e dalla sua capacità di osservazione della real-tà circostante. Le stazioni ferro-viarie sono luoghi di incrocio e incontro tra differenti classi sociali, etnie e culture, popolate da flussi di passaggio sospesi nel tempo. i treni fermandosi, come una pellicola cinematografica alla fine del primo tempo, creano tanti fermi immagine. storie racchiuse in un volto, in un’espressione, in un’azione, incorniciate dai grandi finestrini. una dimensione illusoriamente intima, che fa perdere ai viandanti, almeno per un attimo, la propria maschera. la mostra, accompagnata dal testo critico di Giulia Scalia, presenta una selezione di diciassette scatti in bianco e nero che fermano lo scorrere del tempo e i continui spostamenti dei viaggiatori.

Il Fotografo:

Valerio Bellone nasce a Palermo nel 1979. fin da bambino, stimolato a viaggiare dai genitori, sviluppa una grande curiosità nei confronti delle diversità culturali. Proprio dal contatto con altri luoghi matura la sua capacità critica e osservativa. dalla possibilità di immagazzinare le proprie emozioni e di sollecitare quelle altrui, a 14 anni, si appassiona al mondo della fotografia e inizia la sua avventura artistica. a 19 anni, dopo avere ottenuto il diploma in Grafica Pubblicitaria (1999), decide di intraprendere un viaggio atipico per un giovane della sua età: viaggerà per 6 mesi, da solo, tra la costa e l’entroterra australiano, siti che diverranno una fonte di ispirazione. nel 2001 va a Cuba per realizzare un lavoro fotografico sui mezzi di trasporto: “Trasporti di fortuna”. al suo ritorno in italia vince una borsa di studio che gli permette di accedere all’istituto europeo di design di torino. Qui consegue il diploma di laurea in digital design. nel 2006 ritorna in australia dove rimane a lavorare per un anno, realizzando servizi per diverse riviste di viaggi e turismo e come inviato per un lavoro in vietnam. attratto dalla cultura giapponese, nel 2009 si reca a tokyo e realizza il reportage “Tokyo all in one”. alla fine del 2011 realizza un reportage fotografico a Sydney, australia. nel 2012 si reca in thailandia dove trascorre lungo tempo e realizza tre reportage.

www.valeriobellone.com

La Mostra: Dove

Galleria X3 off-site

17 marzo – 12 maggio 2012 Mondadori MultiCenter sala eventi 4° Piano

via Ruggero Settimo, 16 – Palermo

Inaugurazione sabato 17 marzo ore 18.00

Galleria X3 via Catania, 35 90141 Palermo

388 3250068 press@galleriax3.org

La Cura di Un Vegetativo: la Sofferenza del Non Vivere

Le Idee

La Cura Di Un Vegetativo: la Sofferenza del Non Vivere

di Francesca Sapuppo

Ciò di cui vi parlerò, è un problema recente, nato da quando la tecnologia ha permesso forme di vita umana sco- nosciute fino a poco tempo fa.
Noi Rianimatori lavoriamo per impe-dire la morte e per non far soffrire, ma se la nostra rianimazione è sicura-mente determinante per impedire la perdita di tante vite, diventa terribile per non dire orripilante quando non restituisce alla vita un paziente ma crea mostruosità come i pazienti in coma persistente, i vegetativi…, i cronici. Questi pazienti erano prima della rianimazione tutti esseri umani, ma i loro corpi e le menti diventano irriconoscibili rispetto a se stessi, orribili: rattrappiti, iperestesi, bocche spalancate, serrate che emettono suoni, occhi senza sguardo, fermi nei loro letti, in tutto dipendenti da altri, ma senza mai riuscire a comunicare con gli altri.
Questi sono pazienti che vivono una condizione di cui non si sa neanche dare una definizione di vita e di morte. Perchè, se l’esistenza diventa vita per la storia che ci si costruisce dentro, loro sicuramente esistono, ma vivono?
Ed allora nasce la domanda: cosa è un cuore che batte, un respiro che entra ed uno che va?  Può essere la vita di un uomo, può essere la vita di un organismo o forse è solo la morte tecnologicamente sospesa in un processo di morte naturalmente avviato. La rianimazione crea involontariamente questi mostri e poi non sa che fare. Poteva evitarlo?
Questi pazienti, a cui noi Rianimatori non rivolgiamo più cure intensive, vengono accuditi giorno per giorno con impressionante pazienza dagli Infermieri. Loro li lavano, li nutrono, li muovono, li coprono, ma con un malessere che è l’espressione degli stessi incubi e fantasmi che attanagliano ognuno di noi al pensiero di poterci ritrovare nelle stesse condizioni.
La relazione di cura, che si crea con questi pazienti senza vita e senza morte è unilaterale o mediata dai parenti, e siamo noi stessi Operatori di Terapia Intensiva che ci costruiamo una storia di cura. I parenti arrivano ogni giorno a vederli e anche loro come noi non hanno certezze. Così le loro domande: sono vivi e perché non si svegliano? Ed allora sono morti e mantenuti dalle macchine?
I parenti vivono con noi, li vediamo ogni giorno arrivare, ed il nostro lavoro diventa sempre più difficile quando nella stanza dei colloqui stai accanto a loro che vorrebbero notizie di un risveglio che non arriverà. Li guardi e sai che non avranno a che fare con la morte, che è una certezza anche se dolorosa, ma con la sofferenza quotidiana della cronicità dell’incoscienza. E lì ti senti a disagio e inadeguato a continuare a trattare questi pazienti in cui hai la sensazione di produrre un prolungamento del processo di morte anziché della vita, e spesso li vedi morire lì in quei letti, soli, con sonde, tubi, devastati nel corpo senza poter dare loro una adeguata dignità del morire.
Ed i parenti che rimangono increduli per giorni, aspettando un risveglio, soffrono non la sofferenza del morire del loro caro, ma la sofferenza del loro non vivere.
Vivono questa relazione unilaterale con i loro cari incoscienti in tanti modi: chi non riesce più ad avvicinarsi a quei letti, chi parla con loro come se ascoltassero, chi li tocca e li bacia, chi piange per giorni, chi non ha più lacrime, chi, decide di portali a casa. Tutti con l’identica angoscia, il coma gli ha strappato la loro storia d’affetto. Non è morto, non è vivo, è disperso e si attende, che cosa?
Attendono quel giorno di morte, dopo mesi di avere atteso invano un miracolo, dopo avere esaurito tutte le speranze, in modo ambivalente. Sperano tutti che quel giorno sia senza ulteriore sofferenza, tutti ne hanno paura ma tanti lo preferiscono a quelle sofferenze disumane che la rianimazione ha creato e la tecnologia mantiene. Sono e rimangono soli, noi incapaci dentro la rianimazione di dare una risposta medica, la società incapace di dare una risposta umana e solidale ad una condizione inesistente prima dei progressi della tecnologia. Rare sono le famiglie che sopravvivono a questi accadimenti più devastanti della morte. Sì, più devastanti della morte perché una famiglia si ritrova non solo nel dolore, ma anche ad accudire quasi in totale solitudine il proprio caro. Se non vi è una famiglia allargata uno dei congiunti deve rinunciare al proprio lavoro per un’assistenza continua, “ci si deve inventare sanitari, fisioterapisti, badanti, psicologici….e poi senza alcuna speranza”.
Non più una giornata libera, non una vacanza dal malato e da se stessi, si comincia a morire da vivi per un vivo già morto, spesso colui che accudisce si ammala di una malattia senza nome: “la disperanza”. Ed è di questo che le famiglie hanno paura, paura di “non farcela”, per questo spesso sono restii a portare via i malati dalla Rianimazione o dai Centri di Riabilitazione.

Fonte:

Timeoutintensiva.it

Ministero della Salute: Ecco il Manuale sulla Sicurezza dei Pazienti e degli Operatori

Ministero della Salute

Ecco il Manuale sulla Sicurezza dei Pazienti e degli Operatori

Con il ‘Manuale di formazione per il governo clinico: la sicurezza dei pazienti e degli operatori’ il Ministero della Salute ha inteso  di offrire agli operatori sanitari, indipendentemente da ruolo, ambito professionale e setting assistenziale, una opportunità di formazione nello specifico ambito del governo clinico, affrontando, in forma didascalica, alcune dimensioni fondamentali quali la sicurezza di pazienti ed operatori, la valutazione delle performance, l’appropriatezza, la formazione. Il programma formativo è stato predisposto dall’Ufficio III della Direzione generale della Program-mazione Sanitaria del Ministero della salute in condivisione con Fnomceo e Ipasvi sulla base di un documento prodotto dall’ Agenzia Sanitaria e Sociale regionale della Regione Emilia-Romagna, nell’ambito di un progetto di collaborazione con il Ministero della Salute.

Dalla Prefazione:

“I sistemi sanitari si confrontano da tempo con il problema della qualità dell’assistenza che comprende non solo la dimensione clinica, ma anche le dimensioni organizzative, economiche, gestionali, etiche e giuridiche. In questo quadro il governo clinico rappresenta una modalità con cui il problema della qualità viene affrontato ponendo attenzione ai contesti relazionali ed organizzativi delle aziende sanitarie, cercando di coglierne gli elementi funzionali per promuovere e mantenere in modo sistematico la qualità dei servizi. La conoscenza da parte degli operatori sanitari delle tecniche e degli strumenti del governo clinico è un elemento centrale per la partecipazione dei professionisti allo sviluppo strategico delle organizzazioni ed è un fattore basilare per la valorizzazione del ruolo e della responsabilità di tutte le figure professionali che operano in sanità. Rafforzare le competenze dei professionisti è un valore essenziale e necessario per assicurare l’erogazione di cure efficaci e sicure; a tal fine la formazione si configura come strumento indispensabile e privilegiato. L’obiettivo del presente programma è quello di offrire agli operatori sanitari, indipendentemente da ruolo, ambito professionale e setting assistenziale, un’opportunità di formazione nello specifico ambito del governo clinico, affrontando, in forma didascalica, alcune dimensioni fondamentali quali la sicurezza di pazienti ed operatori, la valutazione delle performance, l’appropriatezza, la formazione.”

Per Scaricare Il Manuale in .pdf Clicca qui

Fonte:

Quotidiano Sanità