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Delta Del Niger: Non Ignorare Più I Diritti Umani ! Firma L’Appello di Amnesty

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Non Ignorare Più I Diritti Umani ! Firma L’Appello di Amnesty Intenational

La mia terra, le mie zone di pesca, le mie canoe, i miei orti e i fruttetisono andati distrutti. Non mi è rimasto più niente“. (Barizaa Dooh, abitante del villaggio di Goi, nel Delta del Niger, che ha perso i suoi mezzi di sostentamento a causa di una fuoriuscita di petrolio nel 2004)

la foto © Kadir van Lohuizen

Nel 2008, In Nigeria a Bodo Creek, l’incendio di una conduttura dell’oleodotto causò un’enorme fuoriuscita di petrolio, che si è versato nella palude e ha ricoperto la baia di uno spesso strato, uccidendo i pesci. La fuoriuscita è continuata per oltre due mesi e la Shell, responsabile della conduttura, non ha interrotto il riversamento né contenuto la fuoriuscita in tempi adeguati.

A tre anni di distanza,  la Shell , durante un processo svoltosi nel Regno Unito,ha finalmente riconosciuto la sua responsabilità e ammesso che un danno ai dispositivi aveva causato il disastro. Ma non c’è stata ancora alcuna bonifica e le vittime non hanno avuto giustizia. In questa regione, ricca di petrolio, attraversata da chilometri di condutture delle multinazionali, punteggiata da pozzi e stazioni petrolifere, le persone, soprattutto quelle povere, bevono, cucinano e si lavano con acqua inquinata. Mangiano pesce contaminato da petrolio, quando sono abbastanza fortunate da trovarlo, e se avevano della terra da coltivare o degli stagni in cui pescare, questi sono ormai inutilizzabili. L’inquinamento e i danni ambientali causati dall’industria petrolifera mettono a rischio la salute delle persone e minacciano il loro accesso al cibo e all’acqua pulitaLe aziende, che non sono vincolate da leggi forti ed efficaci, non prevengono i danni ambientali né rimediano ai loro errori, bonificando le aree colpite.

Il governo della Nigeria e le compagnie petrolifere, come Shell, Eni e Total, che da anni fanno profitti grazie all’estrazione di petrolio nella regione, non possono più ignorare  i diritti umani. Il Delta del Niger deve essere bonificato e le aziende devono essere chiamate a rispondere dell’impatto devastante delle loro attività economiche sui diritti umani e sulla vita di centinaia di migliaia di persone. Ma, a quasi tre anni dalle le pesanti fuoriuscite di petrolio che devastarono Bodo Creek, nel Delta del Niger, ancora non c’è stata bonifica e i residenti non hanno ottenuto giustizia. Una ricerca di Amnesty International ha messo in luce le conseguenti violazioni dei diritti umani, compresa la distruzione di mezzi di sostentamento, come ha raccontato un pescatore i cui stagni per la pesca sono stati completamente contaminati dal petrolio: Dal 2008 fino ad oggi non ho potuto fare niente. Di solito andavo sulla riva del fiume a pescare ma ora ritorno a casa senza niente“. Il petrolio ha distrutto la sua vita.

Da decenni, l’inquinamento causato dalle aziende petrolifere è uno dei maggiori problemi nel Delta del Niger. Fuoriuscite, sversamento di rifiuti e gas flaring hanno danneggiato il suolo, l’acqua e l’aria, hanno messo a rischio  la vita delle persone e il loro diritto alla salute, al cibo e all’acqua pulita, hanno distrutto i loro mezzi di sostentamento, come la pesca e l’agricoltura.

L’impatto devastante dell’inquinamento sul territorio dell’Ogoniland, nella regione del Delta del Niger, è stato denunciato anche da un rapporto del Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente (Unep) pubblicato ad agosto 2011 e basato su due anni di approfondite ricerche scientifiche.

Le fuoriuscite di petrolio sono la conseguenza di tubature corrose, scarsa manutenzione e perdite, ma anche da errori umani, atti vandalici e furti.

Nonostante gli effetti sulla vita di centinaia di migliaia di persone, il governo nigeriano, a sua volta partner dell’industria petrolifera con una propria azienda, non ha attuato una normativa forte ed efficace per regolare le attività estrattive. Le aziende petrolifere continuano quindi a sfruttare il debole sistema normativo, mettendo in atto cattive pratiche, senza prevenire i danni ambientali e senza rimediare agli errori.

Amnesty International vuole porre fine a catastrofi come quella di Bodo. Per questo la sua campagna sui diritti umani nel Delta del Niger, lanciata nel 2009 passa ora a una nuova fase. Dobbiamo chiedere alle aziende di bonificare le aree inquinate e di risarcire chi è stato colpito dalla loro negligenza. Il governo nigeriano deve rafforzare le sue leggi per fare in modo che le aziende rispondano del loro operato e che le vittime ricevano giustizia. Anche i governi dei paesi dove hanno sede le multinazionali che operano nel Delta del Niger, come Olanda, Regno Unito, Francia e Italia, devono regolamentare le attività delle loro aziende in sede e all’estero e sostenere la necessità di bonificare.

La campagna per i diritti umani nel Delta del Niger ha già ottenuto dei successi. Shell, Eni e Total hanno reso note informazioni sull’impatto ambientale e la Shell ha commissionato una ricerca sull’impatto delle sue attività nel Delta del Niger (Niger Delta Environmental Survey). A gennaio 2011, il parlamento Olandese ha tenuto un’udienza pubblica sull’impatto dell’industria petrolifera nel Delta del Niger.

Ma occorre aumentare la pressione. E il primo obiettivo è ottenere che il presidente della Nigeria supporti pubblicamente le operazioni di bonifica e rafforzi la regolamentazione dell’industria petrolifera.

Aiutaci a raggiungerlo…

Firma l’appello !

Rivolto al Presidente della Repubblica Federale della Nigeria Dr. Goodluck Ebele Jonathan

Fonte:

Amnesty International

Palermo: Nasce Il “Comitato Dei Professionisti Liberi Paolo Giaccone”: Firma Anche Tu !

Il “Comitato dei Professionisti Liberi” è nato nel 2010 su iniziativa di un gruppo di professionisti, di Addiopizzo e di LiberoFuturo, allo scopo di promuovere un processo di autofondazione di un movimento di professionisti liberi dalla Mafia che si impegnassero singolarmente e solennemente a rispettare un decalogo etico sottoscrivendo il MANIFESTO predisposto dal Comitato.

Oltre agli iscritti agli albi possono sottoscrivere anche i non iscritti agli ordini, i semplici laureati ed i titolari di diplomi professionali compilando l’apposito form nel sito www.professionistiliberi.org

Manifesto Dei Professionisti Liberi

Premessa

La straordinaria diffusione e pericolosità del sistema mafioso impone ad ogni soggetto sociale, singolo o associato, pubblico o privato, di svolgere un ruolo attivo nel contrastarlo. Siamo convinti, infatti, che la Mafia si potrà sconfiggere solo se a combatterla non saranno più alcuni soggetti isolati, ma tutte le istituzioni, compresi gli Ordini Professionali oltre che la larga maggioranza della società civile. All’origine della nascita degli Ordini c’è stata, tra l’altro, la necessità di vigilare sul corretto comportamento degli iscritti. Probabilmente questa funzione, con il trascorrere degli anni, ha perso l’importanza che il legislatore le aveva attribuito. Per tutto ciò, il “Comitato Dei Professionisti Liberi Paolo Giaccone“, insieme a LiberoFuturo e Addiopizzo, ha ritenuto utile redigere uno specifico Manifesto che, oltre a riprendere quanto già regolato dalle norme e dai codici deontologici, possa essere osservato nell’ambito più specifico della lotta al racket del pizzo ed al sistema mafioso. Tutti coloro che sottoscriveranno la “Dichiarazione di impegno” entreranno a far parte di una lista di professionisti che sarà resa pubblica. Il Manifesto contiene norme etiche specifiche che, una volta sottoscritte, impegneranno pubblicamente al loro rispetto e all’attenta osservanza ogni singolo professionista, pena l’esclusione dalla lista stessa. Il Manifesto è rivolto a tutti i professionisti siano essi liberi professionisti o dipendenti pubblici e privati. Essi, sottoscrivendolo, si impegnano a rispettarne le indicazioni nell’ambito delle loro competenze professionali e responsabilità individuali.”

Leggi la Dichiarazione di Impegno

Compila la Richiesta di Adesione

E poi Invia Il modulo di adesione, dopo averlo compilato, al numero di Fax 1786039443 (senza prefisso), grazie.

Fonti:

www.professionistiliberi.org

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News: Oggi, 9 Febbraio 2011, “Giornata del Silenzio”

News: Appello

Oggi, 9 Febbraio 2011, Anniversario della Morte di Eluana Englaro, vorremmo che fosse, per tutti noi, la “Giornata del Silenzio”

Oggi 9 Febbraio 2011, Anniversario della Morte di Eluana Englaro, Vi invitiamo ad Aderire alla nostra proposta di trasformare questo giorno di lutto in una  “Giornata del Silenzio”, per una riflessione consapevole ed un approfondimento sul fine vita,  per la libertà di scelta, sul testamento biologico e contro l’accanimento terapeutico.

Siamo spinti ad avanzare tale proposta ai nostri lettori, iscritti ed associati, vista la decisione del Governo di fissare, al contrario, proprio per oggi 9 Febbraio, la  “Giornata Nazionale degli Stati Vegetativi”, quasi si volesse, nello scegliere la stessa data, contrapporre la “vita” alla “morte”, cancellando non solo il ricordo di Eluana Englaro ma con esso, quella che per molti sarebbe stata una giornata di doloroso ricordo e riflessione sui temi etici del fine vita. Su tale “Giornata”, Beppino Englaro ha dichiarato: “(Questa Scelta…) è per me inopportuna, ma soprattutto indelicata. Per me il 9 febbraio sarà la giornata del silenzio.”. Riteniamo anche noi conflittuale ed infelice far coincidere le due giornate che potevano più delicatamente avere date diverse. Quindi vi invitiamo, aderendo alla “Giornata del Silenzio” scelta da Beppino Englaro, ad una giornata, nel ricordo di Eluana, di Silenzio e riflessione, con Lui e con noi. Tirandoci fuori così, da questa logica cieca di schieramento e contrapposizione, noi che come medici e rianimatori siamo in ogni caso, sempre per la vita. Così, il sito timeoutintensiva.it, il blog dell’associazione e il la Bacheca del Gruppo Facebook oggi non conterranno altro che questo comunicato e saranno implementati solo da notizie filmati e scritti di approfondimento su questi temi, scegliendo un angolo di visuale il più ampio possibile.

Aderite !

I Curatori dell’ Open Network Timeoutintensiva i.Change ONLUS Open Project e Gli Associati i.Change ONLUS

News: Appello e Video: “Io Non Costringo, Curo”. Per La Libertà di Scelta, Contro l’Accanimento Terapeutico

“Io Non Costringo, Curo”. Appello con video

Un appello promosso dalla Funzione Pubblica della Cgil e dalla Cgil Medici,  già firmato da Umberto Veronesi, Ignazio Marino e da tanti neurologi e chirurghi. Lo scopo è di raccogliere il maggior numero di firme da consegnare al presidente della Camera Gianfranco Fini e a tutti i parlamentari per bloccare una legge che, come hanno spiegato all’unisono gli intervenuti alla presentazione, “viola l’articolo 32 della Costituzione (“Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario”), il Codice di Deontologia medica (Articolo 38: “Il medico, se il paziente non è in grado di esprimere la propria volontà, deve tenere conto nelle proprie scelte di quanto precedentemente manifestato dallo stesso in modo certo e documentato”) e della Convenzione internazionale di Oviedo.

IL TESTO DELL’APPELLO

I medici e gli operatori sanitari non vogliono una legge che costringa a mantenere in vita con tecnologie straordinarie o sproporzionate chi ha deciso di rifiutarle in modo consapevole e non ha più una ragionevole speranza di recupero.
Non vogliono calpestare, per scelte legislative ideologiche, la deontologia professionale e la stessa Costituzione che garantiscono il rispetto della volontà dell’individuo sulle terapie da effettuare.
Non vogliono che l’idratazione e la nutrizione artificiale siano strumentalmente considerate nella legge come “pane ed acqua”, in contrasto con la comunità scientifica internazionale e negando l’evidenza della necessità per la loro somministrazione di competenze mediche e sanitarie.
Vogliono invece poter lavorare secondo scienza e coscienza in una alleanza terapeutica con la persona assistita, alla quale devono sempre essere garantite la dignità e la decisione finale.

Potete Firmare l’Appello Cliccando qui

Vi Proponiamo di seguito i due video che accompagnano l’appello:

News: Appello Cgil Medici: Liberi di Curarsi, 
No Accanimento Terapeutico

Io non costringo, curo“.

A due giorni dalla “vergognosa” “Giornata nazionale degli Stati vegetativi” nel secondo anniversario della morte di Eluana Englaro, a due settimane dall’arrivo in aula della Camera del Ddl Calabrò sulla obbligatorietà dell’idratazione e dell’alimentazione nelle persone in stato vegetativo, la Cgil chiama a raccolta medici e operatori sanitari con un appello “per la libertà di scelta sul testamento biologico e contro l’accanimento terapeutico”. Una legge che, dopo un lungo iter si è sbloccata il 12 gennaio con il via libera della Commissione Bilancio dietro l’accordo ad essere totalmente definanziata e dunque “senza nuovi oneri per lo Stato”, e che fino alla penultima stesura paragonava il sondino gastrico e l’idratazione forzata a “pane e acqua” per il paziente.

Appello con video

Un appello promosso dalla Funzione Pubblica della Cgil, sospinto da due video forti ed essenziali e già firmato da Umberto Veronesi, Ignazio Marino e da tanti neurologi e chirurghi. Lo scopo è di raccogliere il maggior numero di firme da consegnare al presidente della Camera Gianfranco Fini e a tutti i parlamentari per bloccare una legge che, come hanno spiegato all’unisono gli intervenuti alla presentazione, “viola l’articolo 32 della Costituzione (“Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario”), il Codice di Deontologia medica (Articolo 38: “Il medico, se il paziente non è in grado di esprimere la propria volontà, deve tenere conto nelle proprie scelte di quanto precedentemente manifestato dallo stesso in modo certo e documentato”) e della Convenzione internazionale di Oviedo.

dalla Stampa Nazionale