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Indagine su Medici Precari e Piani di Rientro Regionali. Video.

Editoriale

Indagine su Medici Precari e Piani di Rientro Regionali. Video.

Giovedì sera, pur non piacendomi la TV gridata, a cui preferisco in genere un buon libro o un bel film, ho seguito la trasmissione Anno Zero di Michele Santoro su Rai 2 dedicata al precariato, problema che riguarda i figli (e non solo) di molti di noi. Più la seguivo e più mi convincevo che ormai e sempre di più il precariato è, insieme alla disoccupazione, uno tra i maggiori problema del nostro paese, non risparmiando nessuna categoria, nemmeno i medici (ed anche naturalmente i Nurse e gli Ota).

Mi ha infatti colpito il grido di aiuto di tutti quei giovani in cerca di un lavoro stabile, ma in particolare, per vicinanza certo, mi hanno profondamente intristito le parole appassionate di una collega anestesista-rianimatore che ha spiegato bene il suo stato di precaria e di tanti come lei, e di come sia incerta e pesante la sua qualità di vita e di lavoro. Così ho trovato il frammento video della trasmissione dove parla la Collega Anestesista e ve lo riporto (al 3° minuto della ripresa)

Incuriosito, dopo la trasmissione, sono andato in giro in rete a cercare dati sul precariato medico, e vi riporto quelli che mi sono sembrati più attendibili.

Malgrado infatti il blocco del turn over incomba, sia la Fnomceo, la Federazione della categoria, che il Senatore Ignazio Marino, presidente della commissione d’inchiesta del Senato sul Servizio Sanitario Nazionale, hanno lanciato mesi fa un all’allarme su quella che, a suo avviso, è una minaccia reale che mette a rischio il Servizio Sanitario Nazionale stesso, ovvero il licenziamento, nel 2011, di molti medici precari.

Infatti quattromila medici precari del SSN rischiano il mancato rinnovo dei contratti. Si tratta di circa la metà dei camici bianchi con contratti di lavoro a termine.
Su di loro potrebbe abbattersi uno degli effetti delle norme sul pubblico impiego contenute nella manovra della scorsa estate, provvedimento che oltre a bloccare i rinnovi contrattuali, e a congelare per tre anni le retribuzioni di tutti i dipendenti pubblici, richiede alle amministrazioni di dimezzare nel 2011 la spesa per tutte le forme di lavoro flessibile. Quindi, anche quella per i medici precari che prestano servizio nelle Asl e negli ospedali pubblici.
Inoltre, Secondo una indagine del Dicembre 2010 realizzata per l’Adnkronos Salute dalla FP Cgil Medici, l’unica con dati realmente attendibili, la riduzione del 50% della spesa potrebbe quindi significare posto a rischio per circa quattromila medici su un totale di circa ottomila,  giovani ma non troppo (35-45 anni), nel 60% dei casi donne.
La stima complessiva è, infatti, dati dicembre 2010 di circa ottomila precari così suddivisi: circa 1.000 in Lombardia; 800 in Veneto; 150 in Liguria; 500 in Emilia Romagna; 500 in Toscana; 1.200 nel Lazio; 800 in Campania; 300 in Abruzzo; 200 in Umbria; 100 nelle Marche; 500 in Puglia; 200 in Calabria; 700 in Sicilia; qualche decina in Piemonte e in Basilicata, regioni dove i medici precari sono stati quasi tutti stabilizzati. Dalle altre regioni, precisa lo studio, non si è riusciti ad avere dati affidabili.
Gli 8 mila camici bianchi precari del Servizio sanitario nazionale stimati dal sindacato rappresentano circa l’8% dei medici che lavorano nella sanità pubblica.

E se da una parte ci sono Regioni ormai avanti sulla strada della stabilizzazione - è il caso del Piemonte e della Basilicata che hanno praticamente azzerato il numero dei medici precari – di contro ci sono realtà in cui la situazione è assai pià critica. E’ il caso delle Regioni alle prese con i piani di rientro. In altri termini, quindi, le regioni, presumibilmente, si muoveranno in ordine sparso: quelle con sufficienti soldi in cassa riusciranno forse a prorogare i contratti, le altre dovranno invece trovare il modo di far quadrare i conti.

L’indagine ADN Kronos-FP CGIL Medici