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Dalla Rete: Lettera da Gaza Di Un Medico Norvegese.

Pubblichiamo un estratto  della lettera di un Medico Norvegese, Mads Gilbert che noi conosciamo per la sua preparazione e serietà, da Gaza City, al momento sotto le bombe. La lettera integrale la trovate, nella traduzione in italiano dall’inglese di Marisa Conte per We are All on The Freedom Flotilla/2, sul sito megachip.globalist.it*(Vedi Fonti) che ringraziamo per averla riportata. E’ solo una testimonianza che va al di là delle proprie idee politiche, i propri convincimenti religiosi, e ve la segnaliamo per far soprattutto comprendere a chi guarda i danni diretti e collaterali del conflitto in TV, dopo 70 anni di pace, solo come un disturbante video game di guerra, che lì, nella striscia di Gaza cadono bombe vere, reali, con il loro carico di distruzione e morte, e muoiono o vengono ferite persone vere dell’una e dell’altra parte e non virtuali. La distruzione totale che sta avvenendo a Gaza City, con i suoi centinaia di morti, migliaia di feriti e sfollati, di cui 2/3 civili, senza acqua nè cibo, con gli ospedali al collasso, non è un gioco di ruolo su cui sproloquiare come fosse una partita di calcio dietro il video di un computer comodamente seduti a casa propria. Rifiutiamo la guerra in qualsiasi sua forma e declinazione convinti che porti solo morti sangue e macerie e maggiori problemi nel dopo, certi, come siamo, del valore della vita di ognuno di noi, fosse uno soltanto. Stop War ! Buona Lettura !

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Lettera da Gaza Di Un Medico Norvegese.
di Mads Gilbert.
mercoledì 23 luglio 2014 00:12

“Carissimi amici,
la scorsa notte è stata estrema. L’«invasione da terra» di Gaza si è risolta in file e auto piene di persone mutilate, smembrate, sanguinanti, tremanti, moribonde: Palestinesi con ogni tipo di ferita, di ogni età, tutti civili, tutti innocenti.

Gli eroi sulle ambulanze e in tutti gli ospedali di Gaza lavorano in turni di 12-24 ore, grigi dalla stanchezza e il carico di lavoro inumano (il personale dell’ospedale Shifa è senza paga, da 4 mesi), si preoccupano, fanno pronto soccorso, cercano di capire l’incomprensibile caos di corpi, pezzi, arti, umani che possono camminare, che non possono camminare, che respirano, che non respirano, che sanguinano, che non sanguinano.
Ora, ancora una volta trattati come animali dall’«esercito più morale del mondo» (sic!)

Ho un rispetto senza fine per i feriti, nella loro contenuta determinazione, in mezzo al dolore, all’agonia, allo shock; ho un’ammirazione senza fine per il personale e i volontari, la mia vicinanza al “sumud” (insieme di fermezza, perseveranza e resistenza n.d.t.) palestinese mi dà forza, anche se, nei tempi di un’occhiata, vorrei gridare, stringere qualcuno forte, piangere, odorare la pelle e i capelli di un bambino caldo, coperto di sangue, proteggerci in un abbraccio infinito: ma non possiamo permettercelo, né possono loro.

Facce grigio cenere – Oh NO! Non ancora altri carichi di decine di mutilati e persone sanguinanti, abbiamo ancora laghi di sangue in emergenza, pile di bende gocciolanti, fradice di sangue da pulire -oh – gli addetti alle pulizie, ovunque, che spalano rapidamente il sangue e i fazzoletti scartati, i capelli, gli abiti, le cannule – ciò che è avanzato dalla morte – tutto portato via . per essere di nuovo pronti, per ripetere tutto daccapo. Nelle ultime 24 ore sono arrivati allo Shifa oltre 100 casi. Già troppo per un grande e ben allenato ospedale che abbia tutto, ma qui… qui non c’è quasi niente: niente elettricità, acqua, monouso, medicinali, tavoli operatori, strumenti, monitor – tutto arrugginito come se fosse stato preso da musei sugli ospedali di una volta. Ma loro non si lamentano, questi eroi. Vanno avanti, come guerrieri, a testa alta, enormemente risoluti.

E mentre vi scrivo questa lettera, solo, su un letto, le mie lacrime scorrono, le calde ma inutili lacrime di dolore e lutto, di rabbia e paura. Non sta succedendo!…

Signor Obama – ha un cuore?

La invito – passi una notte – una sola notte – con noi allo Shifa. Camuffato da uomo delle pulizie, magari.
Sono convinto, al 100%, che cambierebbe la Storia.

Nessuno con un cuore E il potere potrebbe andare via dopo una notte allo Shifa senza essere determinato a porre fine al massacro dei Palestinesi.

Ma quelli senza cuore e senza pietà hanno fatto i loro calcoli e pianificato un altro assalto “dayia” a Gaza.

Fiumi di sangue continueranno a scorrere la prossima notte. Posso sentire che hanno accordato i loro strumenti di morte.

Per favore. Faccia quello che può. Questo, QUESTO non può continuare.”

Mads Gilbert MD PhD
Professore e Direttore Clinico
Clinica della Medicina di Emergenza
Ospedale Universitario della Norvegia del Nord

*Fonti:
Tratto dal sito http://megachip.globalist.it/

Traduzione a cura di Marisa Conte per We are All on The Freedom Flotilla/2 con alcune integrazioni della Redazione di Megachip dal sito https://www.middleeastmonitor.com/

 

Guerre: Libia: A Tripoli Ospedale Isolato Per Giorni, 200 Pazienti Morti. Video Shock di Al Jazeera .

Medicina di Guerra

Libia: A Tripoli Ospedale Isolato Per Giorni, 200 Pazienti Morti. Video Shock di Al Jazeera.

I Pazienti Sopravvissuti Assistiti dai Sanitari

La Guerra, come sempre accade, mostra tutti i suoi orrori. A Tripoli, nell’ ospedale di Abu Salim, i feriti, sia civili che lealisti ed insorgenti, non erano stati curati perchè fino a poche ore prima i fedelissimi di Gheddafi avevano impedito a medici e infermieri l’ingresso. Isolati per giorni a causa del conflitto in corso, e abbandonati a se stessi, semplicemente non hanno potuto ricevere le cure necessarie. Si sono contati così, circa 200 pazienti morti, e si sono ritrovati pochissimi sopravvissuti tra cui un ragazzino, dimenticati da tutti. E di fronte a tale orrore, si è trovato un inviato della tv araba Al Jazeera, che è entrato nella struttura con la sua troupe. Sui letti, o distesi a terra vicino all’immondizia, i corpi di decine e decine di pazienti.

Ecco Il Video di Al Jazeera (Che Consigliamo di Vedere ad Un Pubblico Adulto, e che Abbiamo Riportato per Mostrare che La Guerra Non è Un Pranzo di Gala, nè solo Un’ Immagine Televisiva che Finisce Quando Spegniamo Il Nostro Visore)

Le telecamere hanno ripreso i corpi di diciannove persone sdraiate fuori dall’edificio dell’ospedale, vicino ai rifiuti. Poi sono entrate in una stanza piena di letti con cadaveri di giovani e anziani, tutti senza un nome, tutti morti perché, a causa dei combattimenti che hanno isolato l’ospedale, non hanno ricevuto cure mediche.

Ovunque un odore terribile, riferisce il reporter di Al Jazeera, e macchie di sangue. L’obitorio è pieno. Ma nell’ospedale, come abbiamo già detto, sono stati trovati anche pochi sopravvissuti. Tra loro un ragazzino. Ora sono assistiti da uno staff di sette persone, fra le quali ci sono solo due medici. Prima, il personale del nosocomio era di circa cento specialisti.

26 Agosto 2011

Fonti:

Repubblica on line

Al Jazeera Tv

News Video: Afghanistan: KamiKaze Si Lancia Con Auto Bomba Contro Ospedale Logar, 60 Morti E 120 Feriti.

News Video

Medicina di Guerra

Nazioni Unite: Le Percentuali delle Varie Forze in Guerra che hanno Causato Vittime Civili: da Al Jazeera News

Afghanistan: KamiKaze Si Lancia Con Auto Bomba Contro Ospedale Logar, 60 Morti e 120 Feriti.

Questa storia che nelle aree di guerra si attacchino gli Ospedali fa rabbrividire. Recentemente in Libia sono state sfollate le Equipe di Emergency e di MSF perchè rischiavano, per le bombe, di essere uccisi durante il loro lavoro umanitario negli ospedali anche lì a rischio bombe. Oggi le notizie che giungono dall’Afganjstan sono agghiaccianti.

Gurdate il video….

60 morti e 120 feriti il bilancio di un attacco suicida contro un ospedale nella provincia di Logar, a sud di Kabul.

L’attentanto, che ha causato la morte ed il ferimento di Donne e Bambini, Medici e Nurse, e’ stato descritto come ”senza precedenti” nella storia della guerra afgana.

”A causa di questo attacco straziante, 60 dei nostri connazionali, compresi bambini, donne, giovani e uomini sono rimasti uccisi e altri 120 feriti, tra cui operatori sanitari”, si legge in una nota del ministero della sanita’. ‘Questo atto inumano e’ senza precedenti nella storia del conflitto nel nostro paese, mirato a un luogo dove le ferite sono guarite e i pazienti ricevono le cure”.

Fonti: Euronews, Al Jazeera News, Stampa Quotidiana


Racconti a Margine: “Per Una Brocca D’acqua” racconto di Rachele (Emergency)

Racconti a Margine

Medicina di Guerra

Per Una Brocca D’acqua

di Rachele

(Emergency)

E’ una bella mattina di sole quando le donne della famiglia si recano al serbatoio d’acqua in cima alla collina. Ma qualcuno vede in questa madre ed i suoi figli un obiettivo militare, come se fosse così difficile distinguere una famiglia afgana da un gruppo militari armati…

Se vuoi continuare a leggere il racconto di Rachele (Emergency) Clicca qui

Timeoutintensiva, N°17, Racconti a Margine, Giugno 2011

News: Guerra: Libia: Emergency È Costretta A Lasciare Il Paese. Il Racconto. L’Italia Invia I Tornado

News: Guerra

Libia: Le Bombe Non Proteggono I Civili, A Misurata Continua Il Massacro, Emergency È Costretta A Lasciare Il Paese. Il racconto. L’Italia ha attaccato oggi la Libia con i Tornado.

Il Comunicato di Emergency

Negli ultimi giorni i combattimenti sono arrivati alle porte dell’ospedale. L’ospedale, i suoi pazienti e i medici che li curano sono diventati un bersaglio della guerra. Per questa ragione lunedì 25 aprile la direzione sanitaria ci ha dato l’ordine di evacuare. I sette membri del team di EMERGENCY sono in questo momento in viaggio verso Malta in attesa di poter riprendere l’intervento umanitario in Libia.

Misurata dimostra ancora una volta la vera faccia della guerra. I civili e il personale umanitario sono privi di qualunque protezione.

EMERGENCY chiede all’ONU di negoziare un cessate il fuoco e garantire un corridoio umanitario per soccorrere la popolazione civile.

(25 aprile 2011)

Antonio Molinari racconta le difficoltà dello staff di Emergency per lasciare Misurata. Il porto bombardato più volte.

Dopo aver ricevuto dalla direzione sanitaria l’ordine di evacuare dalla zona, l’equipe di Emergency ha raggiunto Malta. La testimonianza di Antonio Molinari, membro dello staff di Emergency, testimone dei bombardamenti.

“Nella notte fra il 24 e il 25 aprile ci sono stati bombardamenti molto pesanti. Misurata è sempre stata sotto bombardamento, da quando la nostra équipe è arrivata nella città, ma durante quella notte abbiamo avuto la netta sensazione che fosse successo qualcosa di diverso. Il giorno dopo abbiamo scoperto che i bombardamenti avevano superato la linea del fronte ed avevano colpito le zone dove vivono i civili. Questo ci ha fatto pensare che tutte le regole fossero saltate. Nei giorni precedenti i combattimenti fra lealisti e ribelli erano localizzati in aree precise.  Quella mattina abbiamo capito che qualcosa era cambiato e che nessuna zona di Misurata era al sicuro. E per questo abbiamo deciso di lasciare l’ospedale e andare verso il porto, dove ci avevano assicurato la presenza di una nave che sarebbe salpata dopo qualche ora.
Dopo aver preso accordi con il capitano è iniziato un forte bombardamento con lancio di missili Grad sulla banchina, dove era ancorata la nave. Ci siamo spaventati perché i colpi caevano proprio lì dove eravamo noi, oltre al fatto che non riuscivamo a capire da dove arrivasse l’attacco, anche se immagino arrivasse dalla zona ovest della città, quella dove ci sono le truppe lealiste.
A quel punto siamo stati portati in una zona più sicura, meno soggetta a attacchi diretti. Dopo un’ora abbiamo nuovamente provato ad avvicinarci al porto ma c’è stato un altro attacco. Da lì siamo ripartiti per raggiungere un’altra zona, dove siamo stati nascosti in un garage. Lo scopo era stare fermi lì in attesa che la situazione migliorasse. Dopo una mezz’ora ci hanno comunicato che la nave stava partendo e di corsa ci siamo diretti al porto dove siamo riusciti a imbarcarci. Non appena abbiamo lasciato il porto abbiamo assistito al terzo bombardamento sul porto di Misurata. Per noi è stata la conferma che da quel giorno in avanti potevano esserci attacchi in qualsiasi zona di Misurata.
Ieri, siamo arrivati a Malta e ci hanno confermato che il porto è stato attaccato nuovamente. E pare che gli attacchi siano stati pesanti e sulla banchina dove attraccano le navi commerciali, i cargo, che in sostanza sono quelle che ci hanno consentito di arrivare fino a Malta.

(25 aprile 2011)

da Peacereporter. net

Leggi l’Intero comunicato di Emergency Cliccando Qui