Archivio della categoria: Oncologia

Hibakusha

Danni Biologici da Radioattività

Hibakusha

Foto da: http://www.ajapanesebook.com/

“Mi chiamo Shimizu, lavoro a Tokyo come regista free-lance di documentari.
Sono stato in Iraq per documentare l’uso e l’effetto dei proiettili all’uranio impoverito. Il documentario “Unknown terror of DU” costituisce uno dei risultati del nostro lavoro.

Vorrei raccontarvi perché sono andato a lavorare in Iraq.

Ma, per raccontare la mia storia, non posso fare a meno di parlare di mio padre.
Mio padre è un Hibakusha, ovvero un sopravvissuto all’esplosione atomica. Lo è nel senso che possiede una tessera sanitaria per Hibakusha. Cioè gli è stato riconosciuto ufficialmente di essere stato esposto alla radiazione residua della bomba di Hiroshima. Perciò io sono figlio di un Hibakusha, un cosiddetto Hibakusha di seconda generazione con possibilità anche io di sviluppare tumori. Si dice che ci siano più di 250 mila Hibakusha. Molti di loro sono soggetti ad alto rischio tumorale e soffrono ancora oggi dopo oltre 60 anni. Dopo il 1945 ci fu un aumento nella nascita di bambini malformati o con microcefalia. Aumentarono anche i casi di leucemia.

Mi è capitato di intervistare un dottore che aveva visitato più di diecimila pazienti tra gli Hibakusha e i loro figli. Si chiama Shuntarò Hida, un medico che fu vittima anche lui stesso della radiazione del 6 agosto 1945.
Sono andato dal dott. Hida per accompagnare una persona che desiderava ad ogni costo essere visitato. Il suo nome è Gerard Matthew, ex soldato statunitense inviato in Iraq durante l’ultima guerra. Nel 2003, appena scoppiata la guerra, è stato in servizio nell’Iraq meridionale come autista di camion. Ma poco dopo ha cominciato ad accusare un malessere, mal di testa, gonfiore e stanchezza fisica ecc. a tal punto da dover essere rimpatriato in anticipo. E anche dopo il rientro continuava a star male. Un anno più tardi gli è nata una figlia, di nome Vittoria, una bimba molto carina, ma senza le dita della mano destra.
Gerard Matthew ci ha messo un bel po’ di tempo per poter collegare la propria malattia con la malformazione della figlia, finché non è venuto a conoscenza dell’esistenza dei proiettili all’uranio impoverito.
Il dott. Hida, visitando il Signor Matthew, ha detto:
“Stai male per l’effetto della radiazione, non c’è dubbo”.
In quell’istante, si potrebbe dire, Hiroshima, gli Stati Uniti e l’Iraq sono stati collegati, per la prima volta, con un filo diretto che si chiama “la radioattività”.

Si calcola che per dimezzarre la radiazione dell’uranio impoverito occorrono 4 miliardi e 500 milioni di anni.

Si dice che il Giappone è l’unico paese nel mondo ad aver subito la bomba atomica, ma questo non è vero. Bisogna aggiungere alla lista Iraq e anche Kosovo e Afghanistan.”

PS: Ma anche La Sardegna aggiungo mio. Ieri è stato messo sotto sequestro l’intero poligono militare nel nord della Sardegna che, per la procura, è responsabile delle contaminazioni che hanno portato alla Sindrome di Quirra, la morte di tanti pastori colpiti dalle radiazioni d’uranio impoverito del poligono militare. Ma vi diamo Notizia di questo nel Post Successivo.

Savas

Fonte:

da: Nascere Figlio di Un HIBAKUSHA

peacelink.it


Chernobyl 26 Aprile 1986 – 26 Aprile 2011: 25 Anni Dalla Tragedia Di Chernobyl

Energia Nucleare e Salute

Chernobyl 26 Aprile 1986 – 26 Aprile 2011: 25 Anni Dalla Tragedia Di Chernobyl

Chernobyl Il Reattore Nucleare

A 25 anni dalla tragedia di Chernobyl un ricordo delle vittime ed un monito per il futuro.

Un quarto di secolo dopo il disastro alla centrale nucleare di Chernobyl, la situazione dell’ambiente radioattivo all’interno dell’attuale sarcofago sopra il reattore distrutto, rimane critica. Così nelle parole di Igor Gramotkin, direttore generale della società che gestisce l’impianto atomico di Chernobyl. Nella giornata di ieri, Gramotkin ha preso parte al convegno internazione “25 anni dopo Chernobyl: La sicurezza nel nome del futuro”. “Una parte rilevante della struttura interna dell’attuale sarcofago è ancora inesplorata. Negli ultimi anni, gli addetti ai lavori hanno esaminato poco più del 60% dei locali all’interno del sarcofago, mentre il resto sono inaccessibili a causa delle macerie o degli alti livelli di radiazioni. L’assenza di informazioni sulla situazione del combustibile nucleare che ancora si trova tra le macerie rappresenta oggi uno dei rischi più gravi”, ha detto. Secondo una valutazione degli esperti, circa il 95% del combustibile, del peso di circa 200 tonnellate, con l’attività complessiva di 15 milioni di curie, è ancora coperto dalle macerie. La costruzione potrebbe migliorare dopo la costruzione del nuovo sarcofago che sarà realizzato per mettere in sicurezza il sito per almeno 100 anni.

Salute

La Città Fantasma di Pripiat, allora Abitata da 50.000 persone

Il rischio di cancro alla tiroide è molto più elevato nei cittadini bielorussi che al momento dell’incidente nucleare di Chernobyl non avevano ancora raggiunto la maggiore età. Lo ha dichiarato Alyaksey Akiyanaw, direttore del dipartimento per le Radiazioni e di Epidemiologia dell’istituto internazionale Andrei Sakharov di Minsk, nel corso di una conferenza che si è tenuta martedì scorso nella capitale bielorussa. “L’incidente del cancro alla tiroide in questa categoria di persone è 15 volte più alta rispetto agli altri bielorussi”, ha detto Akiyanaw. Inoltre, la sua incidenze tra i bambini è maggiore di circa 200 volte rispetto a quella del periodo prima del 26 aprile 1986, giorno dell’incidente, e sono significativamente aumentati anche i tassi di altre patologie tiroidee. “L’intera popolazione è stata colpita, i tassi di cancro in Bielorussia hanno cominciato a salire quattro anni dopo l’incidente, due anni prima rispetto a Russia ed Ucraina. Venti giorni dopo l’incidente, le autorità hanno iniziato la campagna per la distribuzione dello iodio alle persone… Ma era troppo tardi, poiché le loro ghiandole tiroidee avevano già assorbito la varietà radioattiva. Questo incidente nucleare è stato la causa anche dell’aumento dei tassi di altri tipi di cancro, tra cui quello al seno, nelle donne che vivono nelle zone contaminate”, ha detto.

Fonti: http://www.progettohumus.it/

News: Ricerca: Team Cattolica Mette A Punto Occhiali Scova Tumori Cavo Orale

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Ricerca: Team Cattolica Mette A Punto Occhiali Scova Tumori Cavo Orale

Speciali occhiali verdi che scovano lesioni tumorali precoci della mucosa orale. Lo strumento diagnostico, ideato e brevettato dall’equipe dell’Unita’ Operativa di Chirurgia Maxillo-facciale del Complesso Integrato Columbus – Policlinico Gemelli diretta dal prof.

Sandro Pelo ha richiesto due anni di studio nell’ambito di un progetto di ricerca, coordinato dai dottori Alessandro Moro e Francesco Di Nardo, sulla prevenzione del carcinoma del cavo orale, malattia che ogni anno in Italia causa circa 3.000 decessi.

 Questa patologia e’ troppo spesso trascurata anche dagli stessi pazienti i quali, in oltre il 60% dei casi, vengono osservati solo quando la malattia e’ gia’ negli stadi piu’ avanzati e le chance di sopravvivenza a cinque anni sono purtroppo inferiori al 30%.

 Il dispositivo, chiamato GOCCLES (Glasses for Oral Cancer – Curing Light Exposed – Screening), si presenta come un comune paio di occhiali ed e’ uno strumento di facile impiego, semplice, leggero, poco ingombrante.

«Mentre la visualizzazione del cavo orale a occhio nudo può far emergere solo una piccola frazione delle caratteristiche spettrali che differenziano il tessuto sano da quello malato – spiega il chirurgo maxillo-facciale della Cattolica Sandro Pelo – le metodiche ottiche basate sull’autofluorescenza dei tessuti hanno migliorato la nostra capacità di individuare lesioni cancerose in stadio precoce nel cavo orale. Il dispositivo, infatti, funziona sfruttando la luce delle lampade fotopolimerizzanti presenti in ogni studio dentistico, emettendo una luce compresa in un intervallo di lunghezze d’onda da circa 400 a 500 nanometri (nm), provocando il fenomeno dell’autofluorescenza sulla mucosa del cavo orale. Indossando gli occhiali GOCCLES è possibile osservare la riduzione di autofluorescenza provocata dalle cellule tumorali o displasiche grazie a un filtro ottico molto selettivo, che permette di evidenziare i tessuti malati o in procinto di ammalarsi».

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Iss:Ambiente E Salute: Lo Studio SENTIERI Lo Conferma: Nei Pressi Dei Siti Contaminati Si Muore Di Più

Iss: Ambiente E Salute: Lo Studio SENTIERI Lo Conferma: Nei Pressi Dei Siti Contaminati Si Muore Di Più

Aprile 2011: I risultati dello studio SENTIERI dell’Istituto superiore di sanità mettono in luce un aumento della mortalità nelle popolazioni che vivono nei pressi delle aree inquinate. Un progetto realizzato in collaborazione con l’Oms, la regione Lazio, il Cnr e l’università La Sapienza di Roma.

Poli siderurgici o petrolchimici, aree con altre concentrazione di amianto, siti di smaltimento illegale di rifiuti pericolosi. Sono le zone calde del Paese su cui da tempo sono puntati i riflettori degli epidemiologi per rispondere a una domanda elementare della popolazione: quanto siamo a rischio? Ora, i risultati del del Progetto SENTIERI (Studio Epidemiologico Nazionale Territori e Insediamenti Esposti a Rischio da Inquinamento) coordinato dall’Istituto superiore di sanità e presentati nel corso del Convegno “Ambiente e Salute” danno la conferma: le popolazioni che vivono nei pressi di siti contaminati hanno un profilo di mortalità diverso da quello di chi vive a pochi chilometri, magari nella stessa Regione. Muoiono di più, anche se non sempre la relazione causa-effetto con il sito tossico è acclarata.
Il Progetto, realizzato in collaborazione con il Centro Europeo Ambiente e Salute dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, il Dipartimento di Epidemiologia del Servizio Sanitario Regionale del Lazio, il Consiglio Nazionale delle Ricerche di Pisa e l’Università di Roma La Sapienza, ha valutato la mortalità della popolazione residente in 44 siti di interesse nazionale per le bonifiche in un periodo di otto anni. Sei milioni di persone la popolazione in studio, residente in 298 comuni. Sono state prese in considerazione 63 cause di morte, tumorali e non potenzialmente associate alla residenza in prossimità di poli chimici, petrolchimici, raffinerie, stabilimenti siderurgici, centrali elettriche, miniere e cave, aree portuali, siti di smaltimento dei rifiuti ed inceneritori.
Ma la mortalità osservata per tutte le cause e per tutti i tumori supera quella media della Regione di appartenenza, rispettivamente in 24 e in 28 siti.
In alcuni casi, i nessi causali sono chiari perché esistono conoscenze scientifiche adeguate per spiegare le osservazioni. Questo vale per l’aumento della mortalità per mesotelioma pleurico nei siti caratterizzati dalla presenza di amianto o di altre fibre asbestiformi (per esempio Casale Monferrato, Broni, Biancavilla).

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News: Tumori. Ricerca Italiana: La Diagnosi In Un Chip. Video

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Tumori. Ricerca Italiana: La Diagnosi In Un Chip. Video

Un nuovo dispositivo diagnostico miniaturizzato, un microchip delle dimensioni di una monetina è in grado di isolare con una purezza del 100 per cento le cellule tumorali circolanti nel sangue. A metterlo a punto l’italiana Silicon Biosystems, mentre a verificarne l’efficacia è stato il Laboratorio di Bioscienze dell’Istituto Scientifico Romagnolo per lo Studio e la Cura dei Tumori (IRST) in uno studio che verrà presentato domani a Orlando al Congresso dell’American Association of Cancer Research (AACR), il più importante evento mondiale sulla ricerca preclinica sul cancro. Il dispositivo – un vero e proprio laboratorio in miniatura il cui nome commerciale è DEP Array – è attualmente l’unico strumento automatizzato presente sul mercato in grado di isolare, identificare, manipolare e recuperare, con una purezza del 100%, cellule tumorali circolanti nel sangue. Iniettando un piccolo campione di fluido contenente la popolazione cellulare nel microchip, le cellule d’interesse sono riconosciute da un sistema ottico basato su un microscopio a fluorescenza e possono essere visualizzate anche dall’operatore. Attraverso un sofisticato programma computerizzato, si formano, all’interno del chip, decine di migliaia di gabbie di di-elettroforesi all’interno della quale viene intrappolata e mantenuta in levitazione una singola cellula. Inoltre, grazie al software di gestione, ciascuna gabbia può essere spostata, col proprio contenuto, e indirizzata verso una sezione specifica del chip. Ciò permette di raccogliere le cellule tumorali ancora perfettamente vitali mettendo nelle condizioni l’oncologo clinico di ottenere importanti indicazioni prognostiche sull’evoluzione clinica della malattia e di definire, in modo più appropriato, un programma clinico-terapeutico personalizzato.

Un’altra applicazione interessante è anche la diagnosi prenatale non invasiva: attualmente, infatti, l’analisi delle cellule fetali circolanti nel sangue materno avviene attraverso l’ amniocentesi e l’ esame dei villi coriali, procedimenti piuttosto spiacevoli. Attraverso questo nuovo sistema, invece, il tutto potrebbe trasformarsi in un esame di routine, totalmente non invasivo.

Fonti:

wired.itSilicon Biosystems, (IRST)