Archivio mensile:febbraio 2014

Twitter, Facebook e la Crisi della Medicina delle Evidenze

Le Idee

Piramide-delle-evidenze-300x225Su Bmj e su Dottprof.com sono usciti due interessanti articoli che introducono il concetto di Crisi per quanto riguarda la Medicina Basata sulle Evidenze essendo essa troppe volte condizionate da distorsioni e interessi di ogni tipo.
Vi riportiamo una sintesi dell’interessante articolo che potrete leggere cliccando sui link dei riferimenti a fondo pagina.
Il simbolo della E-bM (Evidence Based Medicine, La Medicina Basata sulle Evidenze)– che inizialmente era una specie di cubo di Rubik che evocava una difficilmente riducibile complessità – è diventato per molti la cosiddetta “piramide delle evidenze”, che per anni è stata modificata per adeguarla – prima che alle esigenze di chi l’approccio alla medicina basato sulle prove dovesse comprenderlo per poi adottarlo – alle aspettative di un mercato editoriale sempre in cerca della “soluzione” migliore per “fare” la E-bM.
Chi volesse un ripasso della gerarchia delle prove è sufficiente sappia che nella gran parte delle piramidi il gradone alla base è fatto dagli editoriali pubblicati dalle riviste scientifiche; salendo troviamo nell’ordine case report, studi osservazional e sperimentazioni controllate randomizzate.  
La “crisi” della medicina basata sulle prove è nella crisi di questa piramide e una conferma è venuta dal punto di vista di Des Spence sul BMJ* che tanto clamore ha suscitato. A ben vedere indicava soprattutto i limiti del prendere decisioni basandosi sulle “migliori” evidenze laddove anche queste prove sono solo teoricamente “migliori”,  troppe volte condizionate da distorsioni di ogni tipo. A vent’anni dalla nascita, la E-bM deve avere il coraggio di mettere in discussione la certezza che un “tipo” di documento sia più affidabile di un altro… In definitiva, il valore e l’affidabilità di una evidenza lo determina la discussione tra i ricercatori che hanno condotto lo studio, la comunità scientifica e i cittadini. Per questo in cima alla piramide delle prove dovrebbero stare Facebook e Twitter, quali potenziali, simbolici strumenti di confronto e di dialogo su qualsiasi tipo di evidenza.
La qualità del social web migliorerà, ma già oggi è lo spazio che dà più garanzie di democrazia e di equità.”**

Riferimenti:

*Evidence based medicine is broken  di Des Spence, general practitioner, Glasgow (Published 3 January 2014) BMJ 2014;348:g22

**dottprof.com/

 

Timeoutintensiva.it E’ On Line Dopo La Messa in Sicurezza Contro l’Intrusione Hacker

Cyber Sicurezza

Privacy concept: Silver Cyber Security on digital backgroundE’ durato 12 ore il Blocco e La Messa in Sicurezza del sito Timeoutintensiva dopo l’attacco Hacker che abbiamo subito. Le cause e le motivazioni le conosceremo successivamente.

Al Momento Sito e Blog Sono On Line

Grazie e Speriamo gli Attacchi ad un sito No Profit non si ripetano

Il Sito Timeoutintensiva.it E’ Stato Attaccato Dagli Hacker Ed Al Momento E’ Bloccato.

Hackeraggi

12605012-hacker-attack-concept-in-word-tag-cloud-isolated-on-white-backgroundIeri 19 Febbraio 2014 alle ore 22:55 il Sito Timeoutintensiva è stato attaccato dagli Hacker ed è stato da SeeWeb, Server dove è Posizionato, Bloccato e Messo in Sicurezza. Al Momento E’ On Line Solo Il Blog.Timeoutintensiva, che essendo su piattaforma WordPress non è stato colpito. Sono in corso già gli accertamenti e le aventuali riparazione che lo riporteranno al più presto on-line. Ne Sarete Informati.

Ci scusiamo del disagio con i lettori.Grazie

La Medicina Basata Sulle Prove E Il Bisogno Di Parlar Chiaro Al Malato

EBM e Comunicazione

Danger_1-1Il 7 Gennaio 2014 è uscito un bell’articolo su Dottprof.com in cui ci si chiedeva se le sei parole da dire ad un paziente più pericolose per la medicina basata sulle prove sono: “non abbiamo evidenze per sostenere che”.
Sono pericolose perché ambigue, dal momento che l’assenza di prove può significare sia che non sono state trovate sia che non sono state cercate.
L’articolo continuava poi chiedendosi perché erano pericolose e cosa si sarebbe dovuto fare per sostituire questa frase:
Sono pericolose perché possono indurre sia i medici, sia i pazienti a perdere fiducia nella medicina ancorata ai risultati della ricerca: sono talmente tante le domande ancora senza risposta che, se il personale sanitario dovesse basare le proprie decisioni solo su prove solide, dovrebbe astenersi dallo scegliere per buona parte della giornata.
Che vogliamo fare, dunque, di questo mantra della EBM?
Facile: sostituire l’espressione “non abbiamo evidenze per sostenere che” con una a scelta tra le seguenti:
•    le prove di cui disponiamo non ci danno certezze e, tra le diverse opzioni, non sappiamo quale sia la migliore;
•    le prove che abbiamo non sono conclusive, ma la mia esperienza (o altre informazioni di cui dispongo) suggeriscono di prendere questa decisione;
•    a giudicare dalle ricerche condotte, questa opzione è inefficace;
•    è una questione complicata, perché esistono prove di efficacia in un tipo di paziente e non in un altro.

R. Scott Braithwaite, della New York University School of Medicine, è convinto che, per il bene della stessa EBM, sarebbe il caso di abolire le sei parole pericolose ed essere più precisi.
Di sicuro malati e familiari capirebbero meglio e sarebbero più coinvolti.

Si, crediamo che la massima chiarezzza e precisione non possano che avvicinare pazienti, familiari e medici, coinvolgendo tutti in una partecipazione attiva al tentativo di guarigione.

All Together.

Riferimento: Braithwaite RS. EBM’s six dangerous words. JAMA 2013;310:2149-50.

Articolo tratto Da DottProf.Com

Fotografia: Come Raccontare Una Catastrofe. Foto di Raghu Rai.

FOTOGRAFIA

Come immaginiamo una tragedia ? Come rappresentarla con un mezzo immediato come la fotografia ? Quali sono le fantasie che si rincorrono nella nostra mente, quando cerchiamo di immaginare un paese colpito da un disastro, quello di Bhopal nel 1984, che sino ad ora ha fatto 20.000 vittime ?

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A queste domande rispondono le fotografie di un fotografo Magnum, Raghu Rai, massimo esponente della fotografia indiana, i cui scatti sembrano dare una risposta esaustiva a queste domande.

PAR233011Basta guardare le sue foto sulla tragedia di Bhopal, nello stato indiano del Madhya Pradesh, dove, il 2 dicembre 1984, alle prime ore del mattino si scatena uno tra i più drammatici disastri chimici della storia: quaranta tonnellate di gas letali fuoriescono dalla fabbrica di pesticidi della Union Carbide. La mattina dopo l’incidente Raghu Rai si reca sul posto e realizza un reportage in bianconero sulle vittime della tragedia. Le immagini che scatta sono sconcertanti, piene di paura e morte. Al terzo giorno dall’incidente ottomila persone erano decedute per l’esposizione dei gas. Oggi, si calcola siano ventimila le vittime innocenti di questa tragedia umana e più di mezzo milione di sopravvissuti vivono in condizioni di salute precarie a causa degli effetti della nube tossica. Raghu Rai da allora segue questa vicenda. Nel 2003, a diciotto anni dalla tragedia, per conto Greenpeace torna su quei territori dove la catastrofe non ha smesso di lasciare tracce tossiche, dove ancora si beve l’acqua irrimediabilmente inquinata e ci si ammala. (1) ”

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(1) da reflex.it . Si ringrazia l’autrice dell’Articolo Patrizia Bonanzinga © 2005, dove potete trovare anche una Biografia del Fotografo.
(2) Le foto sono tratte dal sito Magnum dedicato al Fotografo