Focus
Aprire le Terapie Intensive ?
di Alberto Giannini
Direttore TI Pediatrica Ospedale Maggiore Policlinico Milano
“I reparti di rianimazione e terapia intensiva sono stati da sempre luoghi inaccessibili a familiari e amici del paziente. Ma la situazione sta finalmente cambiando, sia negli Stati Uniti sia in Europa, perché la vicinanza dei cari, in un momento così delicato come la malattia, comincia a essere percepita come risorsa preziosa per la cura dei pazienti e non come ostacolo al lavoro dell’equipe o fonte di infezioni.”… Continua
fonte: I quaderni di Janus, Zadigroma editore, 30 • Estate 2008 • il futuro del presente
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Timeoutintensiva.it, N°22, Focus, Ottobre 2014
E’ una scalata tipo quella delle tappe al giro o al tour de france, con bartali e coppi o, se vogliamo, all’affascinante( sportivamente) e misterioso , e ahimè andato via prematuramente, lasciando tante ombre : Marco Pantani. Che voglio dire ? io ho constatato , e questo è stato un indicatore , anzi l’indicatore che non avevo mai pensato di utilizzare, in una riunione la qualità ( si fa per dire) e la professionalità di alcuni collaboratori, evidentemente mascherati da perbenismo. questa categoria di ” nominati ” (ricordate il Grande Fratello ? ) sono tutti candidati ad uscire dal mio gruppo per inadempienza concettuale, per dichirato fastidio legato all’ipotesi di dover lavorare accanto ai parenti , ciò che non permetterebbe gli adeguati contatti del loro fondo schiena con poltrone comode e visioni di notizie h24 diffuse dallo schermo televisivo ( aggiornamento professionale continuo) . E’ dura , la carenza di personale mi induce ad agire prudentemente, perchè i mistificatori in questione sono spesso bravissimi professionisti con . . opzionale dell’alternanza di periodi di assistenza a periodi di ” disassistenza “, ciò che per loro ( e qui chi può dar loro contro? ) è incompatibile con la presenza dei parenti. Sto studiando , perchè non ho mai improvvisato se non quando siedo al pianoforte.
E’ molto difficile superare i problemi personali di comunicazione, dato che le difficoltà di rapporto e comunicazione con i parenti delle “vittime” di una qualsiasi grave patologia sono anche dovuti ad un rispecchiarsi identificativo oltre che ad uno scontrarsi col senso di onnipotenza e da qui con l’autostima che spesso è in eccesso in coloro che fanno il nostro lavoro ( e non vi è nessuna connotazione negativa in questo dato che sono un aspetto di rimando del nostro lavoro e quello per cui si sceglie)… a parte il preferire la sedia rispetto all’intervento “insieme” ai parenti che è un aspetto spesso di difesa più che di indifferenza che c’è pure… ci vuole tempo, formazione seria e non “sbandierata” e vuota, comprensione, cambio di approccio… ma quando il Ddl io spero sarà approvato lì non ci saranno più scuse… forse ci vorranno ancora altri anni, ma i familiari sono di fatto nostri alleati terapeutici e non controparte; noi agiamo per loro e non “contro” di loro. A questo si aggiunge che per fare questo bisogna “fare gruppo”, nella caratterizzazione ognuno del proprio ruolo naturalmente, con lo staff, e non il dividi et impera che spesso caratterizza tante direzioni di Unità Operativa… e questo è un aspetto anch’esso difficile. Grazie per il tuo Intervento che ci permette di chiarire alcuni aspetti del “gruppo paziente” come noi indichiamo l’alleanza terapeutica che vi deve essere tra staff di cura paziente e familiari in una rianimazione aperta h24 ai familiari ovvero ciò che noi intendiamo per Terapia Intensiva Aperta.