Archivio dell'autore: Savas

Le Infezioni nella Storia della Medicina

Articolo Scientifico

La sifilide a Ferrara nell’800

Syphilis in Ferrara in the nineteenth century

Lauretta Angelini, Enrica Guidi, Carlo Contini

La sifilide compare in Europa e nel mondo nel corso del XVI secolo. Era conosciuta inizialmente come “mal francioso” e, in Francia, come “mal napoletano”. In Italia fu contratta inizialmente da alcuni militari francesi che alloggiavano a Napoli, dove erano venuti a contatto con prostitute che, a loro volta, avevano avuto rapporti con i reduci dai viaggi di Colombo in America.

Il morbo si diffuse in maniera epidemica… Continua…. Clicca qui

da Le Infezioni in Medicina, n. 2, 117-124, 2009

Timeoutintensiva, N° 15, Technè, Dicembre 2010



A Man with a Movie Camera

A Man with a Movie Camera del regista sovietico Dziga Vertov (1929), è, tra i classici del Cimema Muto, un film radicalmente sperimentale e cinematico per contenuti e nuove tecniche cinematografiche, in cui la combinazione di immagini e di suoni mirava a sostituire completamente le parole, Kinografia assoluta fondata sulla completa separazione dal linguaggio del teatro e della letteratura. Lo stesso Vertov aveva dato ampie indicazioni per la colonna sonora da eseguire dal vivo. Nei numerosi festivals in cui il film è stato ripresentato musicisti noti e meno noti sono stati invitati a creare la loro propria versione.

Formatasi alla fine degli anni ’90, il gruppo musicale Cinematic Orchestra che ha composto la colonna sonora del frammento del film da noi pubblicato, deve certamente molto al film di Dziga Vertov. Venne infatti loro chiesto di partecipare alla serata di premiazione di Stanley Kubrick al  Director’s Guild Awards (GB),  e quindi al festival di Porto “città europea della cultura”, con l’accompagnamento live a Man with a Movie Camera, portato poi in tour e infine registrato sull’album dallo stesso titolo.

Dziga Vertov (pseud. di Denis Arkadevič – o AbramovičKaufman; cir. rus. Дзига Вертов; Białystok, 2 gennaio 1896 – Mosca, 12 febbraio 1954) fu un regista sovietico. Di famiglia medio-borghese di origini ebraiche, Vertov si trasferisce dalla Polonia in Russia (prima a Mosca poi a San Pietroburgo) all’inizio della prima guerra mondiale. Inizia gli studi di Medicina e intanto si dedica alla poesia, a narrazioni satiriche e di fantascienza. Nel 1916 comincia ad interessarsi al montaggio di sonori e il suo interesse crescente per il cinema è accompagnato da quello per il futurismo che gli ispira anche il nome d’arte che si scelse: “Dziga Vertov” vale a dire “vertice rotante” in lingua ucraina. Tutto il complesso teorico e la genialità di Vertov si riassumono in quella che è anche la sua opera più famosa, L’uomo con la macchina da presa (1929). Questo film è davvero rivoluzionario, scompagina la grammatica sino ad allora utilizzata (basti pensare che non sono usate didascalie, fondamentali nell’epoca del muto) e in uno sfolgorio di trovate tecnico-stilistiche ci mostra una macchina da presa che da oggetto di osservazione ne diventa il soggetto. Vertov, inviso alla gerarchia stalinista, ha un lungo declino nel quale comunque non smette di filmare. Evita le purghe staliniste regalandoci ancora brani della sua arte e abilità tecnica fino al 1954 quando muore a causa di un cancro.

da http://it.wikipedia.org/wiki/Dziga_Vertov

Potete Vedere l’intero Film, un’opera d’arte datata 1929, su Google Video Cliccando qui

Una Recensione su questa Band Musicale Inglese e la sua produzione la trovate sul N° 10 di  Timeoutintensiva Cliccando qui

End of Life

Articolo Scientifico

Comunicazione con i familiari di pazienti che stanno per morire in Terapia Intensiva
Elie Azoulay and Thomas Fassier
ESICM , Berlin 2007
Traduzione e riduzione a cura di S. Ardizzone, Intensivista

13 marzo 2008

Le cure in prossimità della morte (end of life: EOL) sono diventate un componente dell’attività quotidiana degli operatori di TI.
Con il raggiungimento della maturità la medicina critica (ICM) è oggi in grado di occuparsi congiuntamente delle terapie salva-vita e delle cure palliative che “ accompagnano verso la morte”.
La maggior parte delle morti in ICU ormai si verificano dopo la decisione di interrompere (Forego) le terapie di sostegno dei parametri vitali, allo scopo di evitare cure futili.( decision to forego life sustaining therapies DFLSTs).Facendo un bilancio tra alta tecnologia ed umanizzazione , oggi la medicina critica conosce i suoi limiti.
I concetti di cure “centrate sul paziente” e “centrate sulla famiglia” stanno recentemente prendendo piede nelle ICU. Condividendo questa impostazione l’ICM promuove oggi un modello di decision making partecipato, condiviso attraverso un equilibrio tra diritti e ostacoli rappresentati dai  familiari dei pazienti ICU.
Agli inizi degli anni 2000, verificandosi una crescente incidenza di DFLSTs,  le società Americane ed Europee di ICM pubblicarono rapporti ufficiali allo scopo di migliorare le cure in prossimità della fine della vita in ICU.
Oggi la comunicazione con i familiari è considerata il componente core di una cura centrata sulla famiglia vicino all’EOL.
Questo articolo è diviso in 4 parti.
1.    Vedremo come la comunicazione è un bisogno specifico e una componente essenziale della soddisfazione dei familiari in ICU, specie di quelli morenti.
2.    Metteremo a fuoco la comunicazione come un obiettivo chiave per migliorare le cure “centrate sulla famiglia”, in prossimità della fine-vita.
3.    Esporremo dettagliatamente Come,Dove, Chi, Quando, Per quanto tempo(Quanto a lungo) Comunicare con i familiari dei pazienti morenti in ICU .
Presenteremo la family conference come il miglior strumento per raggiungere questi obiettivi.

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Books: Recensione

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Michela Murgia
2009
Supercoralli
pp. 166
€ 18,00
ISBN 9788806197803

«Acabar», in spagnolo, significa finire. E in
sardo «accabadora» è colei che finisce. Agli
occhi della comunità il suo non è il gesto di
un’assassina, ma quello
amorevole e pietoso di chi aiuta il destino a
compiersi. È lei l’ultima madre.

Vincitore del Premio Campiello 2010

www.timeoutintensiva.it, N°10, Recensioni Libri, ACCABADORA

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La Meditazione Zen Aiuta Nel Controllo Del Dolore

La meditazione Zen rende meno sensibili al dolore. Questo perché la sensazione fastidiosa in chi medita non viene ‘considerata’ dalle zone del cervello responsabili della valutazione, del ragionamento o della formazione della memoria. Il normale processo di ‘etichettatura’ delle esperienze, infatti, viene neutralizzato, così lo stimolo non viene classificato come doloroso. A svelare il meccanismo ‘analgesico’ dell’antica disciplina orientale è un gruppo di ricercatori canadesi che hanno pubblicato uno studio su ‘Pain’.
Al contrario di quanto si è fino ad ora pensato, dunque, non sarebbe la capacità attiva di controllo mentale a rendere più resistenti al male fisico, ma piuttosto un processo più passivo che ‘spegne’ i recettori ad hoc del sistema nervoso. Secondo Pierre Rainville dell’università de Montreal, che ha coordinato la ricerca, i ‘meditatori’ Zen presentano ai test sia risposte più attenuate al dolore sia una diminuzione dell’attività cerebrale nelle aree cerebrali deputate alla cognizione, all’emozione, alla memoria.
Il lavoro indica, in particolare, che chi medita ha acquisito l’attitudine a neutralizzare i processi cerebrali superiori, continuando comunque a sentire lo stimolo. Questa capacità e la possibilità di ‘manovrarla’ potrebbe avere importanti sviluppi negli studi sulla regolazione generale di dolore e emozioni.

Fonti:

Sanità News

Pain
Volume 152, Issue 1, January 2011, Pages 150-156

A non-elaborative mental stance and decoupling of executive and pain-related cortices predicts low pain sensitivity in Zen meditators
Joshua A. Grant, Jérôme Courtemanche and Pierre Rainville

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