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Haiti: OMS: Dopo Il Terremoto, I Casi Di Colera Continuano ad Aumentare

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Haiti: OMS: Dopo Il Terremoto, I Casi Di Colera Continuano ad Aumentare

Quello che una volta era un Paradiso Turistico, anche se molto povero, oggi, a distanza di un anno e mezzo dal terremoto, è ancora un Inferno. A confermarlo è l’Organizzazione Mondiale della Sanità (WHO) che, nell’ultimo studio sulla situazione epidemica del colera, ha rilevato che, dopo un primo calo di contagi, il numero dei malati ha ripreso a salire. Sarebbero circa 18 mila i nuovi casi, specialmente concentrati nella zona tutta intorno alla Capitale Port-au-Prince, rilevati in poco più di un mese, e così i buoni risultati ottenuti negli scorsi mesi sono stati nuovamente azzerati. I dati sono stati confermati dall’ONG Medici Senza Frontiere che ad aprile aveva rilevato un calo fino a 400 contagi a settimana (ottimi numeri visto che all’inizio dell’emergenza i casi a settimana erano migliaia), ma che a metà maggio ha dovuto registrare un nuovo incremento.

Quest’altalenanza però potrebbe essere positiva in quanto la curva degli ammalati non sale continuamente ma in alcune settimane scende, ed anche vertiginosamente, fino a volte a dimezzarsi.

Se vogliamo vedere il bicchiere mezzo pieno nella vicenda, possiamo affermare che, nonostante le condizioni igieniche precarie, le organizzazioni umanitarie sono riuscite nell’impresa di salvare migliaia di vite in quanto il colera è una malattia che, seppur terribile, può essere sconfitta se trattata subito. E gli ultimi dati sui decessi parlano di un tasso di mortalità di appena lo 0,4% dei malati. Haiti resta però ancore una destinazione turistica off-limits con danni serissimi anche per l’economia povera del paese.

Fonti ed Approfondimenti:

WHO (OMS) : Haiti: Increased reports of cholera cases


News: Palermo: “Spazi Metamorfici”, Mostra di Giorgio Geraci e Giornata di Riflessione sui Rifiuti Solidi Urbani

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Palermo: “Spazi Metamorfici”, Mostra di Giorgio Geraci e Giornata di Riflessione sui Rifiuti Solidi Urbani

Un Invito a cambiare visione dagli R.S.U., Rifiuti Solidi Urbani, alle R.S.U., Risorse Semplicemente Umane; dal guardare al sognare.

"Stanno Tutti Bene" Opera di Giorgio GeraciUn

Giorgio Geraci  (Palermo, 1953), medico, psichiatra e psicoterapeuta gruppoanalista, giornalista pubblicista, nato e vissuto a Palermo,  si trasferisce, per lavoro, a Trapani dove vive dal 1985.  Ama scrivere, fare fotografie, ed è oggi consapevole di avere assunto, tra i propri tanti piaceri, anche quello della pittura, che gli permette di continuare a vivere il mondo dell’arte con il rispetto e la deferenza proprie del neofita “maturo”.

Ha partecipato a Mostre Collettive e Personali in Tutta Italia.


Burnout: Chi Lavora Oltre 40 Ore A Settimana, Rischia La Sindrome Da Stress

Burnout

Chi Lavora Oltre 40 Ore A Settimana Rischia La Sindrome Da Stress

Svolgere un lavoro monotono per oltre 40 ore a settimana, aumenta di sei volte il rischio di sviluppare la sindrome da Burnout, un disturbo psicofisico dovuto all’accumulo di stress. E’ quanto emerge da uno studio pubblicato su BMC Psychiatry dai ricercatori dell’Istituto di Scienze della Salute di Aragona, Spagna, coordinati da Jesús Montero-Marín. Nel corso dell’analisi, condotta su 409 dipendenti dell’Universita’ di Saragozza (Spagna), gli esperti hanno rilevato che chi lavora piu’ di 40 ore a settimana, rispetto a chi ne fa meno di 35, rischia sei volte di piu’ di sviluppare la sindrome da Burnout, soprattutto nel caso in cui la professione risulti monotona e il capo non riconosca i suoi sforzi. Secondo Montero-Marìn, occuparsi della famiglia puo’ essere d’aiuto, poiche’ ”una volta finita la giornata lavorativa, stimola le persone a lasciarsi alle spalle le preoccupazioni professionali e a concentrarsi su altre attivita”’

Fonti:

Sociodemographic and occupational risk factors associated with the development of different burnout types: the cross-sectional University of Zaragoza study

Jesús Montero-Marín, Javier García-Campayo, Marta Fajó-Pascual, José Miguel Carrasco, Santiago Gascón, Margarita Gili and Fermín Mayoral-Cleries

BMC Psychiatry 2011, 11:49 doi:10.1186/1471-244X-11-49

News: Video: Africa Orientale: Per 9 Milioni di Persone Emergenza Fame

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Africa Orientale: Per 9 Milioni di Persone Emergenza Fame. Video

Secondo le Nazioni Unite si tratta della peggiore crisi di sempre. Siccità, inflazione e speculazione alla base del disastro

La crisi che ha colpito l’Africa Orientale negli ultimi mesi, ha proporzioni spaventose. In italiano si direbbe molto semplicemente mancanza di cibo, i report delle Nazioni Unite la chiamano food security crisis ma il concetto non cambia. E da New York sottolineano che si tratta della peggiore crisi di sempre. Quasi nove milioni di persone dipendono dalla distribuzione di razioni alimentari da parte delle organizzazioni umanitarie ma il loro numero potrebbe salire presto a 20 milioni.

Molteplici le cause. Innanzitutto, le basse precipitazioni registrate a dicembre dell’anno scorso, che hanno permesso raccolti scarsi. Si aggiunga la contrazione progressiva delle aree coltivabili, a causa del land grabbing, e la spirale inflazionistica che si è abbattuta sul mercato dei prodotti petroliferi e di quelli alimentari. L’allarme lo aveva lanciato già all’inizio del 2011 il Famine Early Warning System Network, con riferimento in particolare alle aree di Kenya, Somalia ed Etiopia.

Con i suoi 4,5 milioni di persone a rischio denutrizione, è l’Etiopia il fronte principale della crisi, in particolare le regione meridionali e quelle del sud-est, in corrispondenza della fascia desertica dell’Ogaden. Ma il Paese paga anche la perdita di alte percentuali di territorio potenzialmente arabili, cedute a quel land grabbing (enormi appezzamenti dati in concessione a Privati, specie società europee ma soprattutto indiane) che qui ha mostrato il suo volto più feroce.  E che è costato molto caro: nel 2010, l’Etiopia ha registrato una consistente contrazione delle sue esportazioni di caffè (-22 per cento anno su anno, -33,8 per cento negli ultimi dieci mesi) e colza (-14,6 per cento da agosto), prodotti che rappresentano pressappoco il 26 per cento e il 18 per cento dell’export totale. Meno esportazioni significa redditi inferiori e minor potere d’acquisto per le famiglie di contadini e piccoli proprietari. Il ciclo della fame così si perpetua anche così.

Fonti: Peace Reporter

News: Palermo: Alga Tossica Nelle Acque Dell’Arenella e Di Aspra Frazione di Bagheria. Divieto di Balneazione

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Dopo la Liguria e il Lazio, l’alga tossica è arrivata anche in Sicilia.

Alga Tossica Ostreopsis Ovata

Avevano pensato di fare un bagno per trovare conforto dalla calura estiva, ma purtroppo sono finiti all’ospedale. Una quindicina di persone si sono recate ieri al pronto soccorso di Villa Sofia dopo aver fatto il bagno alla spiaggia dell’Arenella a Palermo. I medici, dai primi riscontri, non possono escludere che si tratti della cosiddetta alga tossica. I pazienti accusavano tutti una lieve febbre, gola arrossata e dolorante. Un’altra persona stamattina è giunta in ospedale con gli stessi sintomi. L’azienda ospedaliera ha inviato un rapporto all’istituto epidemiologico; intanto l’Arpa, Agenzia Regionale per l’Ambiente, ha confermato la presenza della “Ostreopsis ovata”, nelle acque di Aspra, frazione marinara di Bagheria, nel Palermitano.

Casi del genere erano avvenuti anche l’anno scorso e non solo sulle coste siciliane.

L’alga tossica, l’Ostreopsis (questo il suo nome scientifico), è un organismo non pericoloso per la vita dell’uomo e le conseguenze, solitamente, si esauriscono nel giro di ventiquattro ore, qualche giorno al massimo. L’irritazione può avvenire per contatto diretto con l’acqua di mare. Riconoscerla è abbastanza semplice, le acque in superficie possono presentare colorazioni anomale o chiazze schiumose biancastre o marroni o materiale di consistenza gelatinosa in sospensione. Sott’acqua l’alga può manifestarsi con una pellicola brunastra che avvolge gli scogli o i ciottoli sul fondo. I sintomi più frequenti sono febbre, faringite, tosse, difficoltà respiratoria, cefalea, raffreddore, lacrimazione, dermatite, nausea e vomito. I sintomi si presentano dopo 2/6 ore dall’esposizione.

Dalla Stampa Quotidiana