Archivio della categoria: Fotografia

La Biblioteca di Holland House

Nel ’40 durante un Bombardamento su Londra ad opera dei Nazisti fu distrutta la Biblioteca di Holland House che rimase come la vedete sino al 1952 quando in parte fu preservata. Molti negli anni andarono presso la biblioteca a cercare e salvare Libri.

Holland House Library, Londra – settembre 1940 (RCHME Crown copyright)

La fotografia fu presa la mattina dopo un raid aereo tedesco che aveva devastato la casa in cui la Biblioteca era allocata, ma aveva in qualche modo lasciato le mura della biblioteca biblioteca integre, con i loro scaffali di libri disposti in modo ordinato, per lo più intatto. Questo fu il periodo dei Blitz, quando la Luftwaffe tedesca bombardava Londra e altre città inglesi ininterrottamente per mesi, sperando di rendere la Gran Bretagna vulnerabile ad una invasione di terra. Holland House, è stato costruita nel 1605 per Sir Walter Cope. E ‘stata una delle prime “case grandi” di Kensington. La foto mostra tre uomini in bombetta che appaiono abbastanza tranquilli, che cercano libri e riordinano le pile, mentre intorno a loro si trovano le rovine bombardate, il tetto fatto a pezzi, le travi delle scale carbonizzate, sedie e altri pezzi di mobilio assortito schiacciato sotto le macerie. Ma i tre uomini sembrano ignari del terrore e del caos che li circonda da tutte le parti. Essi sono l’immagine stessa dell’ interesse culturale, dello studio e della contemplazione e silenziosa riflessione; e la simmetria dei libri e scaffali sono una immagine stessa di ordine in mezzo al disordine. Fuori, ma anche all’interno, si trova in un mondo sull’orlo dell’apocalisse, ciò che Churchill chiamò “l’abisso di una nuova epoca buia” .

La fotografia offre un’immagine del testo o documento, del libro, rappresentato a mo’ di feticcio, indispensabile alla nostra sopravvivenza. In quell’ ala-biblioteca – lo studioso cerca il mondo del vissuto umano, e incontra anche uno dei suoi sintomi principali – la scrittura.

fonte: RCHME Crown September, 1940

La miniatura di questa foto l’abbiamo scelta come immagine per le nostre recensioni librarie.

Fotografia e Poesia: “L’assenza dondola nell’aria” di Nazim Hikmet

L’assenza dondola nell’aria

Nazim Hikmet

Photos di Evgen Bavcar

“L’assenza dondola nell’aria come un batacchio di ferro
martella il mio viso martella
ne sono stordito

corro via l’assenza m’insegue
non posso sfuggirle
le gambe si piegano cado

l’assenza non è tempo né strada
l’assenza è un ponte fra noi
più sottile di un capello più affilato di una spada

più sottile di un capello più affilato di una spada
l’assenza è un ponte fra noi
anche quando
di fronte l’uno all’altra le nostre ginocchia si toccano”.

(Nazim Hikmet, Mosca, 1961)

Nazim Hikmet è stato un poeta turco, naturalizzato polacco alla fine degli anni ‘50, quando la Turchia gli tolse la cittadinanza per motivi politici. E’ considerato uno dei più grandi poeti del ventesimo secolo, rivoluzionario nell’introdurre versi liberi ed uno schema colloquiale nel compassato schema letterario ottomano.

PS: Nota personale> Dedicato alla perdita, oggi subita, da un amico ormai assente

Savas

Fotografia e Poesia

unknown photographer

Elogio dei Piedi

di Erri De Luca

Perché reggono l’intero peso.

Perché sanno tenersi su appoggi e appigli minimi.

Perché sanno correre sugli scogli e neanche i cavalli lo sanno fare.

Perché portano via.

Perché sono la parte più prigioniera di un corpo incarcerato. E chi esce dopo molti anni deve imparare di nuovo a camminare in linea retta.

Perché sanno saltare, e non è colpa loro se più in alto nello scheletro non ci sono ali.

Perché sanno piantarsi nel mezzo delle strade come muli e fare una siepe davanti al cancello di una fabbrica.

Perché sanno giocare con la palla e sanno nuotare.

Perché per qualche popolo pratico erano unità di misura.

Perché quelli di donna facevano friggere i versi di Pushkin.

Perché gli antichi li amavano e per prima cura di ospitalità li lavavano al viandante.

Perché sanno pregare dondolandosi davanti a un muro o ripiegati indietro da un inginocchiatoio.

Perché mai capirò come fanno a correre contando su un appoggio solo.

Perché sono allegri e sanno ballare il meraviglioso tango, il croccante tip-tap, la ruffiana tarantella.

Perché non sanno accusare e non impugnano armi.

Perché sono stati crocefissi.

Perché anche quando si vorrebbe assestarli nel sedere di qualcuno, viene scrupolo che il bersaglio non meriti l’appoggio.

Perché, come le capre, amano il sale.

Perché non hanno fretta di nascere, però poi quando arriva il punto di morire scalciano in nome del corpo contro la morte.

Tratto dallo spettacolo: Chisciotte e gli Invincibili di Erri De Luca

Fotografia e Disabilità

Il Terzo Occhio

Evgen Bavcar, un grande fotografo affetto da cecità

Video pictures of the photographer Slovenian Evgen Bavcar. Music by Yann Tiersen “Atlantique nord”.

Evgen Bavcar è nato in Slovenia, a Lokavec (una piccola città vicino ai confini con l’Italia) nel 1946. La sua infanzia trascorse in maniera del tutto normale, finché un giorno mentre giocava si ferì gravemente all’occhio sinistro con un ramo. I dottori dovettero asportare l’occhio e mettergli una protesi. Dopo soli pochi mesi fu l’es…plosione di una mina a danneggiare gravemente anche l’altro occhio, nella sfortuna fu comunque fortunato, perché quelle schegge che sarebbero potute giungere fin dentro il cervello furono fermate dalla protesi che aveva sul lato sinistro. Gradualmente, e nonostante una serie di operazioni, perse del tutto la vista; fu così che la sua vita cambiò radicalmente in una scuola per cechi di Ljubjana. A 16 anni fotografò una ragazza e già quella prima esperienza gli fece sentire un legame particolare con quell’arte, sebbene non ne poteva vedere i risultati. Negli anni successivi iniziò a lavorare come centralinista, ma sentiva sempre che la sua vita non lo soddisfaceva.

Per questo si trasferì a Parigi e prese una laurea in filosofia iniziando a lavorare al ‘Centre National de la Recherche Scientifique’, dove si trova tutt’ora. Nell’87 ebbe la sua prima mostra che riscosse immediato successo e da allora continua a pubblicare libri di fotografia, allestire i suoi lavori a Parigi, in Germania, Italia, Brasile, Canada e altri paesi; in più insegna e tiene conferenze in tutto il mondo. Insegna e applica quello che chiamano “Video Disegno Orientato”… tecnica che insegna ad altri disabili ciechi !

Fotografia e Poesia

Foto di James Nachtway fotografo di guerra e di pena Afghanistan, 1996 - Mourning a brother killed by a Taliban rocket.

Solo la morte.

“La morte arriva a risuonare

come una scarpa senza piede, un vestito senza uomo,

riesce a bussare come un anello senza pietra né dito,

riesce a gridare senza bocca, né lingua, né gola.

Certo i suoi passi suonano,

e il vestito ha un lieve stormire d’albero.

Io non so, io conosco poco, io vedo appena;

ma io credo il suo canto colore delle viole umide,

di viole abituate alla terra,

perché il viso della morte è verde,

e lo sguardo della morte è verde,

con l’acuta umidità d’una foglia di viola,

e il cupo colore d’invemo esasperato.

Però la morte va per il mondo anche come scopa,

lecca la terra cercando i morti,

la morte è nella scopa,

è la lingua della morte che va scovando i morti,

è l’ago della morte che va in cerca di filo.

Pablo Neruda

(frammento tratto da Da Resindencia el la tierra, II (1931/1935) di Pablo Neruda)

La Foto è del fotografo J. Natchway ed è consultabile al suo sito cliccando qui