Archivio della categoria: Graffiti

Fotografia e Poesia

Io non sono solo quello che vedi

Gipsies, J.Koudelka

Io non sono solo quello che vedi, quello che conosci
non sono solo quello che dovresti imparare.
Devo a qualcuno ogni brandello della mia carne,
se ti tocco con la punta del dito
ti toccano milioni di persone,
se ti parla una mia parola
ti parlano milioni di persone –
riconoscerai gli altri corpi che danno forma al mio?
ritroverai le mie orme tra miriadi di altre impronte?
distinguerai i miei gesti nella marea della folla?
Io sono anche quello che fui e che più non sono –
le mie cellule morte, le mie azioni
morte, i pensieri morti
di notte ritornano a dissetarsi nel mio sangue.
Io sono quello che non sono ancora –
dentro di me martella l’impalcatura del futuro.
Sono quello che devo diventare –
intorno a me gli amici esigono, i nemici vietano.
Non cercarmi altrove
cercami soltanto qui
soltanto in me.

Titos PatriKios
Da Fine dell’estate
1953-1954 VI

Il Principe delle Immagini

Books:

Recensioni

Il principe delle immagini

di Gaetano Cafiero

2008 Addictions-Magenes Editoriale

Nel cinema, le scene subacquee sono di grande effetto, per quell’aura di mistero che ancora circonda la profondità e le sue creature. Oggi gli strumenti dei professionisti sonotelecamere miniaturizzate, e riprendere sott’acqua è davvero facile. Ma settant’anni fa era un’impresa. Ci provò, e ci riuscì, nel 1946,don Francesco Alliata, principe di Villafranca: primo al mondo a lavorare sul fondo del mare con una professionalissima Arriflex 35mm. Questa è la sua storia. Che si sofferma sul ruolo di pioniere del cinema subacqueo di Francesco Alliata, ma narra anche una straordinaria vicenda umana, culturale, imprenditoriale: quella dei “ragazzi della Panaria” che furono premiati a Cannes nel 1947 per i loro documentari subacquei; produssero “Sesto continente”, il film di culto di Folco Quilici; scritturarono un mito quale Anna Magnani e la schierarono in prima linea nella “guerra dei vulcani” contro Ingrid Bergman e Roberto Rossellini; portarono sul set, per il film “La carrozza d’oro” di Jean Renoir, un autentico cocchio. È la storia, insomma, di un grande protagonista della cinematografia mondiale.Renzo Avanzo, infatti, trovò il coraggio di proporre al celebre cugino un soggetto che teneva nel cassetto ormai da tempo, “Storia dell’isola”. Come sappiamo, tale soggetto diventò, in seguito, l’ossatura della sceneggiatura del film “Vulcano“, film coprodotto dalla “Panaria Film” e diretto da William Dieterle, mentre il progetto di fare un lungometraggio insieme con Rossellini naufragò tristemente.

Ma la storia del film “Vulcano” è legata a filo doppio con quella di “Stromboli – Terra di Dio“, tanto che i due titoli vennero accorpati dalla critica cinematografica e la vicenda della loro realizzazione venne presentata dalla stampa dell’epoca come “la guerra dei vulcani”.Nonostante l’attività produttiva della “Panaria” continuasse ancora per circa un decennio, dopo l’esperienza di “Vulcano” i destini del gruppo non si scontrarono più con le Isole Eolie

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La Biblioteca di Holland House

Nel ’40 durante un Bombardamento su Londra ad opera dei Nazisti fu distrutta la Biblioteca di Holland House che rimase come la vedete sino al 1952 quando in parte fu preservata. Molti negli anni andarono presso la biblioteca a cercare e salvare Libri.

Holland House Library, Londra – settembre 1940 (RCHME Crown copyright)

La fotografia fu presa la mattina dopo un raid aereo tedesco che aveva devastato la casa in cui la Biblioteca era allocata, ma aveva in qualche modo lasciato le mura della biblioteca biblioteca integre, con i loro scaffali di libri disposti in modo ordinato, per lo più intatto. Questo fu il periodo dei Blitz, quando la Luftwaffe tedesca bombardava Londra e altre città inglesi ininterrottamente per mesi, sperando di rendere la Gran Bretagna vulnerabile ad una invasione di terra. Holland House, è stato costruita nel 1605 per Sir Walter Cope. E ‘stata una delle prime “case grandi” di Kensington. La foto mostra tre uomini in bombetta che appaiono abbastanza tranquilli, che cercano libri e riordinano le pile, mentre intorno a loro si trovano le rovine bombardate, il tetto fatto a pezzi, le travi delle scale carbonizzate, sedie e altri pezzi di mobilio assortito schiacciato sotto le macerie. Ma i tre uomini sembrano ignari del terrore e del caos che li circonda da tutte le parti. Essi sono l’immagine stessa dell’ interesse culturale, dello studio e della contemplazione e silenziosa riflessione; e la simmetria dei libri e scaffali sono una immagine stessa di ordine in mezzo al disordine. Fuori, ma anche all’interno, si trova in un mondo sull’orlo dell’apocalisse, ciò che Churchill chiamò “l’abisso di una nuova epoca buia” .

La fotografia offre un’immagine del testo o documento, del libro, rappresentato a mo’ di feticcio, indispensabile alla nostra sopravvivenza. In quell’ ala-biblioteca – lo studioso cerca il mondo del vissuto umano, e incontra anche uno dei suoi sintomi principali – la scrittura.

fonte: RCHME Crown September, 1940

La miniatura di questa foto l’abbiamo scelta come immagine per le nostre recensioni librarie.

Fotografia e Poesia: “L’assenza dondola nell’aria” di Nazim Hikmet

L’assenza dondola nell’aria

Nazim Hikmet

Photos di Evgen Bavcar

“L’assenza dondola nell’aria come un batacchio di ferro
martella il mio viso martella
ne sono stordito

corro via l’assenza m’insegue
non posso sfuggirle
le gambe si piegano cado

l’assenza non è tempo né strada
l’assenza è un ponte fra noi
più sottile di un capello più affilato di una spada

più sottile di un capello più affilato di una spada
l’assenza è un ponte fra noi
anche quando
di fronte l’uno all’altra le nostre ginocchia si toccano”.

(Nazim Hikmet, Mosca, 1961)

Nazim Hikmet è stato un poeta turco, naturalizzato polacco alla fine degli anni ‘50, quando la Turchia gli tolse la cittadinanza per motivi politici. E’ considerato uno dei più grandi poeti del ventesimo secolo, rivoluzionario nell’introdurre versi liberi ed uno schema colloquiale nel compassato schema letterario ottomano.

PS: Nota personale> Dedicato alla perdita, oggi subita, da un amico ormai assente

Savas

Fotografia e Poesia

unknown photographer

Elogio dei Piedi

di Erri De Luca

Perché reggono l’intero peso.

Perché sanno tenersi su appoggi e appigli minimi.

Perché sanno correre sugli scogli e neanche i cavalli lo sanno fare.

Perché portano via.

Perché sono la parte più prigioniera di un corpo incarcerato. E chi esce dopo molti anni deve imparare di nuovo a camminare in linea retta.

Perché sanno saltare, e non è colpa loro se più in alto nello scheletro non ci sono ali.

Perché sanno piantarsi nel mezzo delle strade come muli e fare una siepe davanti al cancello di una fabbrica.

Perché sanno giocare con la palla e sanno nuotare.

Perché per qualche popolo pratico erano unità di misura.

Perché quelli di donna facevano friggere i versi di Pushkin.

Perché gli antichi li amavano e per prima cura di ospitalità li lavavano al viandante.

Perché sanno pregare dondolandosi davanti a un muro o ripiegati indietro da un inginocchiatoio.

Perché mai capirò come fanno a correre contando su un appoggio solo.

Perché sono allegri e sanno ballare il meraviglioso tango, il croccante tip-tap, la ruffiana tarantella.

Perché non sanno accusare e non impugnano armi.

Perché sono stati crocefissi.

Perché anche quando si vorrebbe assestarli nel sedere di qualcuno, viene scrupolo che il bersaglio non meriti l’appoggio.

Perché, come le capre, amano il sale.

Perché non hanno fretta di nascere, però poi quando arriva il punto di morire scalciano in nome del corpo contro la morte.

Tratto dallo spettacolo: Chisciotte e gli Invincibili di Erri De Luca