Archivio della categoria: Racconti a margine

Racconti a Margine: Il Viaggio Di Un Paziente: Vivere Con La Sindrome Locked-In

Racconti a margine

Il Viaggio Di Un Paziente: Vivere Con La Sindrome Locked-In

di N. Ch.

Questa è la storia di N., che vive con una sindrome locked-in dal 2000, raccontata da lui stesso.

“Questa è la storia delle mie esperienze da quando ho subito un terribile incidente sul campo da rugby nel luglio 2000. Sembrava all’inizio che fosse un semplice caso di leggera concussione (vedevo tutto sfocato). Barcollavo lungo la linea laterale, e l’allenatore mi chiese: “Cosa hai?” Gli dissi che mi sentivo male, ma mi ha messo di nuovo in campo dopo 10 minuti. Ho perso conoscenza sono crollato e sono stato ricoverato in ospedale in ambulanza, mentre il personale di emergenza lottava per tenermi in vita. Dopo tre giorni, sveglio, i medici hanno pensato che andava tutto bene e stavano per mandami a casa. Ma sono crollato di nuovo, mentre facevo la doccia (ho avuto un attacco di vertigine e ho perso l’equilibrio). Per giorni, gli specialisti non sapevano cosa mi stesse succedendo. Dopo sei giorni di ripetute convulsioni, dopo aver subito moltissimi test, mi hanno detto che avevo alterati diversi tratti del tronco cerebrale e principalmente uno, e questa era la causa di quella condizione estremamente rara nota come locked-in sindrome, e che in pratica non ero in grado di fare nulla.

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Timeoutintensiva.it, N°20, Racconti a Margine, 28 Marzo 2012

Racconti a Margine: “La Quarta Dimensione Esiste” di Penthotal

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“La Quarta Dimensione Esiste”

Racconto di Penthotal*

“… La quarta dimensione esiste, aleggia come una materia nera e densa attorno ai nostri corpi, sono le parole, il vuoto tra le parole, il tempo di plateau tra inspirazione ed espirazione, sono gli occhi che scrutano le curve di pressione-volume. Nella complessità ordinata che siamo.
 La quarta dimensione esiste , e lo capisci quando, come un oracolo, riesci a cogliere dal tono del saluto degli infermieri che stanno per andare via e da altre piccole sfumature, gli auspici di quello che nella notte ti aspetta.

Ma non bisogna essere la Sibilla Cumana per comprendere che la notte non sarà serena. Un capannello di persone dall’aria sgomenta e rispettosa attaccato alla porta della Terapia Intensiva ti scruta, scettico, per capire se sarai in grado di far qualcosa per qualcuno che ancora ignori…”

*L’anonimato dell’autore è regola non negoziabile al permesso di pubblicazione, da noi richiesto.

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Timeoutintensiva.it, N°20, Racconti a Margine, 28 Marzo 2012

Racconti a Margine: “In Morte del Padre” di Daniela Thomas

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“In Morte del Padre”

di Daniela Thomas

“…Era colpa mia se mio padre era morto. Io avevo aperto la porta alla morte, di questo ero certa. E non ero riuscita a morire al suo posto come, senza che lui lo sapesse, gli avevo promesso. Non ero stata brava come lui avrebbe voluto. Non sarebbe mai stato orgoglioso di me. Per me non era più possibile la vita. Non avrebbe mai saputo di cosa ero davvero capace. Era l’unica persona che mi capisse davvero, nonostante fossimo in perenne conflitto…”

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Timeoutintensiva.it, N°14, Racconti a Margine, 26 Luglio 2010

Racconti a Margine: “Suicide” di S. Vasta

Racconti a Margine

Suicide

di Salvatore Vasta

“Si era fermata là sul viadotto nel buio. Nel punto più alto. Col freno a mano tirato era scesa, abbandonando le luci lampeggianti, e con gesti decisi, meticolosa si era tolta le scarpe, il paltò, si era raccolti i capelli con due giri di elastico e sistemata la gonna.
Scavalcare e buttarsi giù fu un tutt’uno, un tuffo più che un capitombolo. Per panorama a testa sotto il pilone le luci il buio vuoto. Giù per 110 metri, nel nero più profondo per 5, 6… forse 10 secondi di caduta libera. Circa 40 piani di palazzo.
Giù, sino alle braccia forti e stagionate di un vecchio padre, come quando dall’altalena saltavo tra le braccia del mio di padre…”…

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Timeoutintensiva.it, N° Zero, Racconti a Margine

Racconti a Margine: “Mia moglie non sa chi sono” di Maurizio

Racconti a Margine

“Mia moglie non sa chi sono”

di Maurizio

Erano circa le 8.30 di una mattinata intensa quando un anziano signore ottantenne è arrivato per far rimuovere i punti dal suo pollice. Disse subito che era di fretta perché aveva un appuntamento alle 9.00.

Presi nota dei suoi dati e lo invitai a prendere posto. Sapevo che ci sarebbe voluto più di un’ora prima che qualcuno potesse occuparsi di lui. Lo vidi controllare l’orologio ansiosamente per tutto il tempo e poi decisi di valutare io stesso la sua ferita dal momento che non ero occupato con altri pazienti.

All’esame la ferita risultava ben guarita. Parlai con uno dei medici per ottenere il materiale per rimuovere i punti di sutura e lo feci, ma mentre mi stavo prendendo cura di lui è iniziata una conversazione. Gli domandai se avesse un altro appuntamento medico in seguito, se era per questo che aveva così tanta fretta.

Il signore mi disse di no e rispose che doveva andare alla casa di cura per far colazione con sua moglie.

Mi informai della sua salute. Mi disse che era nella casa di cura da tempo, essendo una vittima del morbo di Alzheimer. Sondai ulteriormente la questione chiedendo se la moglie si sarebbe molto alterata per il suo ritardo. Mi rispose che la donna non sapeva più chi lui fosse, non era in grado di riconoscerlo da cinque anni.

Sorpreso gli chiesi: “E va ancora ogni mattina, anche se lei non sa chi sei?”

L’uomo sorrise, batté la mano e disse: “Mia moglie non mi conosce, ma io so ancora chi lei è.”

Ho dovuto trattenere le lacrime mentre se ne andava.

Ho avuto la pelle d’oca sul braccio, e ho pensato “Questo è il tipo di amore che voglio nella mia vita.”

Il vero amore non è né fisico né romantico. Il vero amore è l’accettazione di tutto ciò che è, è stato, sarà e non sarà.

Maurizio

Fonte:

Il Racconto ci è stato postato sulla nostra Pagina del Gruppo Facebook Associazione i.Change ONLUS da una nostra cara lettrice M. Costa che ringraziamo; come ringraziamo anche Maurizio, il medico che l’ha scritto, e la pagina Felicità da cui è stato preso.