Archivio della categoria: Stati Vegetativi

Neuroetica: Leggere la Mente: Guarda cosa Vedo, Penso e Immagino (o quasi ! ). Video.

Editoriale

Etica e Neuroscienze

Sarà Possibile In Futuro Leggere La Nostra Mente, E Nella Mente Di Comatosi E Vegetativi ? Dubbi e Implicazioni. Video

Nell’Ultimo Numero di Timeoutintensiva.it mi sono occupato di Neuroetica e di Tecnologie Mindreading, cioè di quelle tecnologie attrraverso le quali oggi si tenta di Leggere la mente. Nell’articolo al quale vi rimando,“Neuroetica:MinorityReport, le Neurotecnologie “Mindreading” ed il Libero arbitrio”, riportavo ad un certo punto le parole di Nikolas Rose proprio su queste tecnologie e scrivevo:

“Negli ultimi decenni, vi è stato uno spostamento nel guardare alla mente e al cervello, come “coestensive”, e le nuove tecnologie come la Tomografia Computerizzata (nel 1960), La Tomografia Computerizzata ad Emissione Singola di Fotoni (SPECT), la Tomografia ad Emissione di Positroni, la Risonanza Magnetica (nel 1980 ) e, più recentemente, la Risonanza Magnetica Funzionale hanno segnato alcuni progressi nel “vedere” il cervello “vivere”. Nikolas Rose, Professore del James Martin White of Sociology, e Direttore del LSE’s BIOS, Centre for the Study of Bioscience, Biomedicine, Biotechnology and Society, UK, afferma, a questo proposito che, “la maggior parte di coloro che fanno uso di queste tecnologie, scrivono come se ora fossimo in grado di visualizzare l’interno del cervello umano e di osservarne la sua attività in tempo reale, in quanto pensa, percepisce, risponde emotivamente, e desidera; come se si potesse vedere la ‘mente’ in attività nel cervello mentre “vive”. E’ stato riportato che un gruppo di neuroscienziati del Max Planck Institute for Human Cognitive and Brain Sciences hanno, per esempio, recentemente annunciato una tecnica, usando scansioni cerebrali ad alta risoluzione, che essi sostengono renda possibile la capacità di guardare “dentro” il cervello dei soggetti, al fine di leggere le intenzioni della persona. Più in concreto, l’US Department of Homeland Security sta già testando una serie di sensori e tecnologie di imaging che leggono la temperatura corporea, la frequenza cardiaca e respiratoria come  “segni dell’ inconscio”, invisibile ad occhio nudo.” Studi che sono portati avanti e voluti fortemente dai think-tank militari e di intelligence del nostro mondo per essere usati più che a finalità biomediche, a scopi spionistici e militari. Cosa che fa nascere grossi problemi etici che ho affrontato nell’articolo su riportato.

Poi sul Sole 24 ore on line del 6 ottobre 2011 è uscito un articolo dal titolo “Guarda cosa penso (o quasi)” di Martin Monti che si chiedeva: è possibile guardare nella mente di qualcuno e sapere cosa stia pensando? Riportando uno studio appena pubblicato su «Current Biology», nel quale un gruppo di ricercatori della University of Berkeley, California, ha mostrato che è possibile ricostruire, a partire da registrazioni dell’attività cerebrale, quello che una persona sta vedendo. «Utilizzando sofisticate tecniche computazionali, stiamo creando un vocabolario che ci consenta di tradurre immagini in attività cerebrale e viceversa», spiega Jack Gallant, coautore del lavoro. Il gruppo ha osservato le attivazioni neurali di tre volontari sotto risonanza magnetica funzionale mentre guardavano brevi estratti di alcuni filmati. Queste attivazioni sono state mandate a un computer che, utilizzando opportuni algoritmi, ha “imparato” la corrispondenza fra determinate immagini, come la presenza di un volto, e la risposta cerebrale. Così, quando successivamente i tre volontari hanno guardato dei nuovi filmati, il computer ha potuto ricostruire ciò che vedevano a partire dalla sola attività cerebrale. Questa nuova tecnologia apre le porte a una migliore comprensione di come il cervello riesca a trasformare un mondo esterno, dinamico e ricco di informazione, in rappresentazioni interne. Lascia inoltre intravedere potenziali applicazioni in campo clinico, soprattutto nell’ambito di pazienti con gravi lesioni cerebrali. Una delle più grandi sfide di fronte a pazienti di questo tipo è poter valutare quanta attività cerebrale sia ancora intatta, e se questa attività sia sufficiente a dar luogo a uno stato di coscienza. Questa tecnologia potrebbe in futuro consentirci di stabilire, almeno per quanto riguarda le immagini visive, il livello di funzione cerebrale di pazienti paralizzati, non coscienti o con altre patologie che impediscono loro di esprimersi. Ma quello che questa tecnologia non ci consente di sapere è se a questa attività cerebrale corrisponda uno stato di coscienza fenomenologica, cioè la presa di coscienza di un’immagine e le sensazioni che vi si accompagnano.

In aggiunta Adrian Owen, grande “ricercatore dei misteri della mente”, ha cercato di rispondere alla domanda che molti si fanno sul fatto se sia possibile comunicare con le persone in coma, e sembra, a detta sua,  che questo interrogativo abbia finalmente trovato una risposta. Gli studiosi dell’Addenbrooke’s Hospital di Cambridge e dello University Hospital of Liege, in Belgio, hanno infatti scoperto che le persone in stato vegetativo permanente non soltanto potrebbero essere in grado di capire cosa gli si sta dicendo, ma anche di seguire le indicazioni per pensare a determinate cose.

Durante gli esperimenti, infatti, ai 16 pazienti ospedalieri coinvolti nello studio, è stato chiesto di immaginare movimenti della mano destra e delle dita. Lo stesso test, è stato condotto anche su 12 persone sane.

Le onde cerebrali sono state registrate attraverso l’elettroencefalogramma (Eeg), con elettrodi applicati sulla testa che captano l’elettricità dei neuroni che si attivano, e quindi l’attività cerebrale. Dei 16 pazienti in coma, 3 hanno immaginato in modo ripetuto e affidabile, come sottolineato dai ricercatori, i movimenti della mano e delle dita, nonostante fossero, dal punto di vista comportamentale, completamente insensibili.

Come ha dichiarato il dottor Adrian Owen, che ha curato lo studio:

“I nostri risultati dimostrano che l’Eeg è in grado di identificare la coscienza “nascosta” nei pazienti in stato vegetativo permanente con un grado di precisione molto elevato. Si tratta di una tecnica molto economica e pratica, che potrebbe un giorno essere impiegata per stabilire una routine di comunicazione a “due vie” con il paziente.”

Fino ad oggi, infatti, si riteneva che il paziente in stato vegetativo sentisse lo stimolo, ma non fosse in grado di produrre una risposta. Lo studio, perciò, rappresenta un tassello importante della ricerca riguardo a un tema estremamente delicato come quello del coma anche se svolto su un numero minimo di pazienti. Ed il battage pubblicitario che gli si è dato dimostra quanto questi studi siano considerati il futuro della ricerca medica sulla possibilità del “Leggere la Mente”

E allora viene da chiedersi: E’ arrivato il momento in cui i nostri pensieri non saranno più privati e potranno esserci letti e/o estratti contro la nostra volontà?  Per la scienza di oggi cercare di leggere la mente umana è un po’ come cercare di leggere un libro di cui conosciamo a mala pena la lingua con un paio di occhiali sfuocati.

Sottolinenado, come si legge tra le righe di queste ricerche, che queste tecniche lontano dall’essere risolutive del problema presentano il difetto di fondo di essere ancora troppo giovani e non controllate nè confermate. Un pensiero è un pensiero un’area attivata cerebrale è un’altra cosa. Come si può dire infatti e con certezza, da una serie di spikes in un Eeg, che il paziente ha immaginato e soprattutto cosa abbia immaginato ?

Savas


Fonti:

Rose N.: “The Biology of Culpability: Pathological Identity and Crime Control in a Biological Culture.” Theoretical Criminology 2000; 4(1):5-34.

Martin Monti: “Guarda cosa penso (o quasi)” 16 ottobre 2011, Sole 24 ore on line

Shinji Nishimoto, An T. Vu, Thomas Naselaris, Yuval Benjamini, Bin Yu, Jack L. Gallant, «Reconstructing Visual Experiences from Brain Activity Evoked by Natural Movies», Current Biology, 22 September 2011


“Bedside detection of awareness in the vegetative state” Adrian Owen et Alii, Lancet, Web.me.com

SIAARTI: Disposizioni In Materia di Dichiarazioni Anticipate Di Trattamento (Dat). Considerazioni Luglio 2011

Fine Vita

Testamento Biologico

SIAARTI: Disposizioni In Materia Di Alleanza Terapeutica, Consenso Informato E Dichiarazioni Anticipate Di Trattamento (Dat) – Considerazioni Luglio 2011

04/10/2011

a cura della SIAARTI-Gruppo Di Studio sulla Bioetica. Coordinatore: dr. Giuseppe Gristina

Vignetta da Le Monde

La Commissione Sanità, giovedì 29 settembre, ha svolto l’audizione del coordinatore del Gruppo di Studio di Bioetica della Società Italiana di Anestesi, Analgesia, Rianimazione e Terapia Intensiva (SIAARTI), dr. Giuseppe Gristina, nell’ambito dell’esame del ddl n. 10-B e connessi, recante disposizioni in materia di alleanza terapeutica, di consenso informato e di dichiarazioni anticipate di trattamento. Il Documento che riportiamo è stato quanto proposto dalla Siaarti:

“Considerazioni generali in merito al Disegno di Legge approvato dal Senato della Repubblica il 26.03.2009 modificato dalla Camera dei Deputati il 12.07.2011”

“In merito alla legge sulle DAT approvata alla Camera dei Deputati il 12 luglio 2011, la SIAARTI esprime il proprio rammarico per il mancato recepimento dei contributi forniti in sede di audizione dalla nostra 50cietà e ritiene opportuno puntualizzare quanto segue…” Continua

Per scaricare l’interessante allegato, immancabile tassello per capire verso dove va la legge sul Testamento Biologico, che vogliono far approvare in parlamento definitivamente, Clicca qui

Timeoutintensiva.it, N°18, Focus, Ott0bre 2011



Film: “Il Silenzio Prima Della Musica”: La Storia Vera Di Jason Crigler. Video

Film

“Il Silenzio Prima Della Musica”: La Storia Vera Di Jason Crigler. Video

Film-Documentario

Regia di Eric Daniel Metzgar

Il film-documentario “Il Silenzio Prima della Musica” diretto dal regista Eric Daniel Metzgar, racconta la storia vera di Jason Crigler: un uomo ridotto in stato vegetativo che ritrova se stesso grazie alla famiglia e alla musica. Jason Crigler era uno dei chitarristi più apprezzati della scena newyorchese. Nel 2004 Jason Crigler si accasciò a terra durante un concerto per un’ emorragia cerebrale che, unita ad una serie di successive infezioni, compromisero del tutto le capacità motorie, cognitive ed espressive di Jason che divenne un vegetale.

Il film-documentario “Il silenzio prima della musica” è il racconto del dramma di un artista e della sua famiglia. L’ effetto-realtà del documentario è reso dall’ uso delle riprese originali effettuate dal corpo ospedaliero durante le durissime sedute di fisioterapia di Jason Crigler.

Per Continuare a Leggere la Recensione e Vedere il Video Clicca Qui


Timeoutintensiva.it, N°18, SpothLight, Ottobre 2011


Diabolik e “La Morte Dolce”

Fine Vita e Fumetti

Diabolik e “La Morte Dolce”

Nella ristampa di un episodio del celebre fumetto, i protagonisti si pronunciano a favore della dolce morte

“Forse la paura delle parole Eutanasia e ‘dolce morte’, per ciò che significano, ha creato una ‘polilalia’ reattiva, che ha messo tanti al riparo dal farsene avvicinare anche nel pensiero. Tante parole, troppe, sono state dette e spese, ed hanno rappresentato una cortina fumogena che non ci ha fatto intravedere il vero problema: prima di esprimersi, ognuno con la propria libertà e fede, bisognerebbe forse identificarsi “in quel corpo da cui tutti attingono”, il corpo del paziente. Credo ci si debba fermare un attimo e proporsi un percorso diverso, un altro punto di vista, cioè un percorso identificativo. ”

Così scrivevo nell’ ottobre 2008 in un articolo su Timeoutintensiva.it, che invitava ad andare al cinema a vedere due film: Mare Dentro di Alejandro Amenàbar (2004) e Lo Scafandro e la Farfalla di Julian Shnabel (2007), che ancora oggi hanno tanto da insegnare, a questo riguardo, ad ognuno di noi. Da allora la situazione è peggiorata, sul fine vita ormai si è al tifo da stadio, con posizioni che vanno dal desiderare una Eutanasia pragmaticamente regolamentata come in Belgio e Olanda, al considerare l’eutanasia semplicemente come un omicidio, cioè una interruzione della vita umana volontaria e colpevole senza se e senza ma. Le posizioni intermedie, come potrebbe essere inteso il testamento biologico scritto da ognuno di noi in piena libertà di coscienza, non trovano più spazio mentale in cui abitare, specie in chi, dovendo emanare una legge sull’argomento, dovrebbe rifletterci di più sopra; la discussione approfondita su questi temi, l’identificarsi con la sofferenza e la qualità di vita del paziente e dei suoi familiari, vengono anch’essi ormai presi come scuse, per non dire che si è quasi assassini anche nell’argomentarne, e che ci si nasconde dietro l’invito a discuterne, in fondo in fondo perchè si è d’accordo col dare la morte a chi soffre. La paura della fine fa 90, potremmo dire, e acceca.

Ed è aumentata in maniera esponenziale, -mano a mano che ci si avvicina al traguardo di una regolamentazione-, anche l’insofferenza a discutere sui temi etici del fine vita, tanto che la legge che forse verrà varata dal Parlamento è, sotto tanti punti di vista, pessima, anche perchè forse poco discussa, con chi affronta questi temi giorno per giorno, cioè noi medici.

Diversi anni fa, per l’esattezza 14, uscì uno dei tanti numeri di un fumetto molto conosciuto e seguito in Italia, Diabolik, che su queste tematiche esprimeva una posizione ben chiara ed a favore di una “dolce” Eutanasia, se mai “dolce” può essere morire. Allora, era il 1997, credo che il rumore che fece la storia che raccontava, non fu superiore al suono delle pagine sfogliate. Ma ecco che oggi ne arriva una ristampa, e su molti quotidiani e settimanali, ci si lancia in argomentazioni contrapposte sin quasi ad avvitarsi su se stessi, tanto da dare l’impressione che non sapendo cosa scrivere, la stampa italiana, appunto per tifo da stadio e partigianeria, si sia messa a fare le pulci pure ad un fumetto.

Diabolik e “La morte dolce”, come dicevamo, fumetto uscito nei giorni scorsi come ristampa, è uno dei tanti che narra le avventure dello storico criminale, inventato dalle sorelle Angela e Luciana Giussani nel 1962. La storia che racconta è presto detta: un uomo molto ricco, è costretto sulla sedia a rotelle, perché paralizzato dopo un incidente di montagna; oltre alla paralisi, non può più comunicare col mondo esterno in alcun modo facilmente comprensibile. La vittima della caduta, è anche vittima delle vessazioni della moglie e del suo migliore amico, che scopre essere amanti, oltre ad essere loro stessi gli artefici del suo incidente, progettato allo scopo di ucciderlo per impossessarsi dei suoi averi. Ma la caduta che gli hanno provocato, durante una scalata, non lo ha portato a morte, ma ad uno stato di sindrome Locked In, che gli permette di capire e di comunicare in alfabeto morse con il battito delle ciglia o battendo le labbra. Così, un giorno si trova a tu per tu con Diabolik, mentre quest’ultimo gli sta rubando i gioielli dalla cassaforte di casa: ed è qui che gli chiede di aiutarlo a morire. Cosa che puntualmente avviene; ed in più vendicandolo, con uno stratagemma che porta Diabolik a far arrestare anche la moglie della vittima ed il suo amante, come se fossero loro stessi ad averlo ucciso. Durante tutta la storia, i personaggi principali si esprimono al riguardo della “dolce morte” desiderata dal malato, non nascondendo di essere a favore dell’eutanasia. Come lo stesso Diabolik, che commentando le condizioni dell’uomo sulla sedia a rotelle, tra le altre cose dice: “Non vuole piu’ vivere? E chi non lo puo’ capire?”. O come anche Ginko, l’integerrimo e sfortunato poliziotto che da anni cerca di catturare Diabolik, che dichiara: “Eutanasia…La morte non dolorosa, procurata con farmaci, per affrettare la fine di malati inguaribili, destinati a una ‘non-vita’ di dolore, senza speranza”, in risposta alle parole della sua fidanzata, la contessa Altea di Vallenberg, che amica del malato dai tempi della scuola, gli esprimeva il suo pensiero, confidandogli: “Ma sono convinta che chi vive come lui in una situazione cosi’ angosciosa e dolorosa, senza speranze e prospettive e chieda di morire per non soffrire piu’, abbia diritto ad averla, una morte dolce”.

Questa la breve storia di un fumetto che in quanto tale non può che essere chiaro e conciso, e che invece di portare ad un’ulteriore riflessione sul dolore, sulla qualità della vita dei pazienti vegetativi o molto gravi e sofferenti, ha portato alla solita diatriba francamente insopportabile in cui, fatta la vivisezione alle parole di una ristampa di qualcosa scritto 14 anni fa, ha fornito solo brevi slogan dall’una e dall’altra parte, aumentando quella cortina fumogena fatta di parole e parole, messa lì apposta per non farci riflettere su niente, e non farci capire più nulla.

Savas

Riferimenti:

Fine Vita e Fumetti:La versione di Dylan Dog sul fine vita: “Mater Morbi” Recensione e Video

Timeoutintensiva.it N° 13 6 maggio 2010

Quel corpo da cui tutti attingono.

Timeoutintensiva.it N° 7 10 ottobre 2008


Stati Vegetativi e Stati di Minima Coscienza: Risultati della Ricerca della Fondazione “Carlo Besta”

Ricerca

Stati Vegetativi e Stati di Minima Coscienza: Risultati della Ricerca della Fondazione “Carlo Besta”

In un convegno a Milano i dati finali del più grande progetto italiano di ricerca su 602 Pazienti in Stato Vegetativo e di Minima Coscienza

3 pazienti su 4 sono in stato vegetativo o di minima coscienza dopo arrresto cardiocircolatorio o emorragie cerebrali. I pazienti sono in maggioranza maschi con una età media di 55 anni, e ad assisterli per il 70% sono le donne, che in più del 50% dei casi vi dedicano oltre 3 ore al giorno.   Poche Regioni, prevalentemente al Nord e al Centro, hanno strutture dedicate.

La Fondazione IRCCS Istituto Neurologico Besta, ha presentato i  risultati finali del progetto nazionale “Funzionamento e Disabilità negli Stati Vegetativi e negli Stati di Minima Coscienza”. In Italia, da un punto di vista epidemiologico, organizzativo, politico, socio-assistenziale ed etico, risulta ad oggi ancora poco esplorata la realtà complessa e articolata riguardante le persone in Stato Vegetativo (SV)(1) e in Stato di Minima Coscienza (SMC)(2), e le loro famiglie. Di questo si è occupato la ricerca finanziata dal Ministero della Salute tramite il Centro Nazionale Prevenzione e Controllo Malattie (CCM). Il progetto, coordinato dall´aprile del 2009 dalla neurologa Matilde Leonardi e dai suoi collaboratori della struttura “Neurologia, Salute pubblica e Disabilità” della Fondazione IRCCS Istituto Neurologico C. Besta di Milano, ha visto il coinvolgimento di 78 centri italiani, 39 tra associazioni e federazioni di familiari che si occupano di persone in SV e SMC, la Federazione Italiana Medici di Medicina Generale (FIMMG) e l´Associazione Italiana Donne Medico (AIDM).  La fase di raccolta dei dati, successiva al momento di formazione degli operatori dedicati alla somministrazione del protocollo su tutto il territorio nazionale, è stata alquanto impegnativa e complessa, e si è svolta in sedici regioni italiane nel periodo compreso tra giugno 2009 e marzo 2010. E’ stato così possibile elaborare e analizzare dati sul più ampio campione di persone in SV e SMC mai riportato in letteratura. Sono stati infatti reclutati 602 pazienti (566 pazienti adulti e 36 bambini). Ecco un breve report dei risultati più importanti ottenuti:

-L´età media dei pazienti adulti è di 55 anni e il 60% di loro è di genere maschile.

-La distanza media dall´evento acuto è di 5 anni per l´80% del campione e nel restante 20% che supera questo lasso di tempo si trovano diversi pazienti in SV o in SMC da più di 15 anni.

-Il 70% dei pazienti è in SV mentre il 30% è in SMC e la maggior parte dei pazienti della nostra ricerca (64%) è ricoverata in strutture di lungodegenza (25 strutture), altri pazienti (26%) in strutture riabilitative (38 strutture) e altri ancora al domicilio (10%).

-Da un punto di vista territoriale, la maggior parte del campione proviene dal Nord Italia (61%), seguito dal Centro Italia (22%) e dal Sud e Isole (17%).

-Da un punto di vista clinico, il 68% dei pazienti adulti ha la cannula tracheostomica, il 67% non presenta piaghe da decubito e il 94% si alimenta tramite PEG, con un sondino inserito dall’esterno nello stomaco.

-Nel campione di bambini con diagnosi di SV e SMC, con una età media di 8,5 anni e per il 69% di genere maschile, il 26% ha la cannula tracheostomica, il 91% non presenta piaghe da decubito e il 71% si alimenta tramite PEG”.

-L´eziologia del campione è prevalentemente di origine non traumatica (74% nel campione dei pazienti adulti), dovuta ad anossia da arresto cardiocircolatorio o emorragie cerebrali.

Sono stati raccolti dati anche su un campione di 487 “caregiver” (coloro che assistono i pazienti)

-Il 70% è di genere femminile e il 56% di età media oltre i 50 anni.    – Sul piano occupazionale, è importante sottolineare che il 49% lavora, il 24% è pensionato e il 23% casalingo.

-Per quanto riguarda l´impegno temporale profuso da ciascun caregiver per la cura del paziente, il 55.5% ha dichiarato di dedicarci più di tre ore al giorno, di cui il 22% tra le 4 e le 6 ore quotidiane, il 12% oltre le 6 ore/die.

-La maggior parte dei caregiver dei minori, invece, dichiara di prestare assistenza continua 24 ore al giorno.

Il Progetto della Fondazione Besta ha infine raccolto i dati di 1243 operatori socio-sanitari presenti nelle strutture italiane partecipanti. Il campione era costituito da diverse figure professionali di cui il 34% infermieri professionali, 30% assistenti sanitari, il 19% terapisti della riabilitazione e il 12% sono medici. Il 74% risulta essere di sesso femminile, il 50% coniugato e il 90% di nazionalità italiana. Le analisi hanno di fatto riscontrato che diverse figure professionali coinvolte nella cura dei pazienti con disturbi della coscienza, riportano un impatto e uno stress lavorativo che è maggiore per gli infermieri. Nel 2011 il follow-up del campione di oltre 600 pazienti in SV e SMC sul territorio nazionale già inclusi nel progetto nazionale “Funzionamento e Disabilità negli Stati Vegetativi e negli Stati di Minima Coscienza si svolgerà in collaborazione con tutti i 78 Centri italiani nell ´ambito del nuovo progetto nazionale PRECIOUS, ricerca biennale finanziata dal Ministero della Salute attraverso il CCM e coordinata dalla Regione Emilia-Romagna.

Approfondimenti (*):

1) STATO VEGETATIVO-SV

Condizione clinica che insorge dopo uno stato di coma causato da un evento acuto, trauma, ictus, anossia cerebrale, ecc. Secondo la Multi-Society Task Force (1994) lo stato vegetativo E’ caratterizzato da:

• mancata coscienza di sé e mancata consapevolezza dell’ambiente circostante;

• assenza di qualunque gesto volontario e finalizzato di tipo spontaneo e di risposte motorie, verbali e comportamentali a stimoli di diversa natura (visivi, uditivi, tattili o dolorosi);

• assenza di comprensione o produzione verbale;

• intermittente vigilanza che si manifesta con la presenza di cicli sonno-veglia, (esempio i periodi di apertura spontanea degli occhi);

• sufficiente conservazione delle funzioni autonomiche tale da permettere la sopravvivenza con adeguate cure mediche;

• incontinenza urinaria e fecale;

• variabile conservazione dei nervi cranici e dei riflessi spinali.

Le probabilità di recupero sono sempre minori con il passare del tempo dall’evento acuto, tranne alcuni rari e sporadici casi riportati

2) STATO DI MINIMA COSCIENZA-SMC

E’ una condizione clinica caratterizzata da una grave compromissione della coscienza nella quale, tuttavia, possono essere individuati comportamenti finalizzati, volontari, inconsistenti ma riproducibili, a volte mantenuti sufficientemente a lungo, non configurandosi così come comportamenti riflessi. Lo stato di minima coscienza può presentarsi dopo un coma o può rappresentare l’evoluzione di un precedente stato vegetativo; relativamente alla durata, lo stato di minima coscienza puė essere presente per un breve periodo o può perdurare per un tempo più o meno protratto o indefinito fino alla morte del paziente (Aspen Consensus Group,1996; Giacino et al., 2002)

(*) Dal gruppo di lavoro del Ministero della salute su Stati Vegetativi e di Minima Coscienza – DM 15 ottobre 2008

Fonti: Fondazione IRCCS Istituto Neurologico “Carlo Besta”