Archivio della categoria: Terapia Intensiva

Il Concetto di “baby lung”

Articolo Scientifico

Il Concetto di “baby lung”

L. Gattinoni, A. Pesenti

Abstract

Background: Il concetto di “baby lung” deriva dalle immagini ottenute con la tomografia assiale computerizzata che dimostrano che, nella maggior parte dei pazienti con danno polmonare acuto/sindrome da distress respiratorio, il tessuto normalmente aerato ha le dimensioni del polmone di un bambino di 5-6 anni (300-500 gr di tessuto aerato). Discussione: la compliance del sistema respiratorio si correla in maniera lineare alle dimensioni del “baby lung”, suggerendo che il polmone, nella sindrome da distress respiratorio acuto, non sia rigido ma bensì piccolo e abbia un’elasticità intrinseca in sostanza normale. Inizialmente pensavamo che il “baby lung” fosse una struttura anatomica distinta situata nelle regioni non declivi del polmone. La ridistribuzione delle densità che si osserva nella posizione prona ha però dimostrato che il “baby lung” è un concetto funzionale e non anatomico. Questo concetto fornisce il razionale per un “trattamento gentile del polmone” e fornisce inoltre la spiegazione dei concetti di baro- e volotrauma… Continua qui

Intensive Care Med (2006) 3:205-213 Ed. Italiana

Organizzazione e Pianificazione del Trattamento d’Urgenza in Camera Iperbarica

Articolo Scientifico

Organizzazione e pianificazione del trattamento d’urgenza in Camera Iperbarica

Organization and planning of emergency treatment in hyperbaric chamber

dr. S.Vasta

Direttore UU.OO Anestesia Rianimazione, PO Vittorio Emanuele III, ASP 9, Salemi

(TP).

dr. D. Garbo

Responsabile U.O. di Medicina Subacquea ed Iperbarica U.O. di Anestesia e

Rianimazione dell’A.O.U.P.”Paolo Giaccone” di Palermo

Relazione 7° Congresso Nazionale Siared 29-31 Maggio 2010 Villasiminius (Cagliari)

ABSTRACT

Introduzione

Le Principali Urgenze Iperbariche di cui ci occuperemo in questo articolo, come la Embolia gassosa arteriosa, la Malattia da decompressione subacquea e l’ Intossicazione da monossido di carbonio nelle quali viene richiesto specificamente l’intervento del Servizio di Medicina Subacquea ed Iperbarica, sono patologie ad insorgenza acuta con evoluzione rapidamente sfavorevole se non trattate adeguatamente, e, ancora oggi, tra le più esposte ai danni derivanti dalla discontinuità delle cure perché caratterizzate da necessità terapeutiche complesse in relazione alla gravità delle lesioni, i cui esiti sono fortemente condizionati dal fattore tempo. Integrare le funzioni dell’ emergenza, preposte alla gestione della stessa, significa migliorare il processo assistenziale; cioè realizzare un percorso complesso in quanto costituito da molteplici sottosistemi. Un modello di sistema integrato Pronto soccorso> (Unità Terapia Intensiva) > Camera Iperbarica, che risponda ad una logica di tempestività, appropriatezza e continuità delle cure necessarie. Tale revisione della letteratura, tende come end point a dare indicazioni su come diminuire la mortalità intraospedaliera dei pazienti affetti dalle suddette patologie…

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La Tecnica dell’Ipotermia nel Trauma Cranico

Articolo Scientifico

La Tecnica dell’Ipotermia nel Trauma Cranico

KARIN IEMI* SILVANO COZZI*

* Medico Neurorianimazione

I.R.C.C.S. Ospedale San Raffaele

Milano.

** Medico Responsabile Neurorianimazione I.R.C.C.S.

Ospedale San Raffaele Milano.

L’ ipotermia indotta viene definita come un abbassamento della temperatura corporea centrale a scopo terapeutico ed è stata applicata in sala operatoria sin dal 1950 quando Bigelow la introdusse in chirurgia cardiaca per la protezione cerebrale. Pochi anni più tardi cominciò ad essere applicata sporadicamente anche in altri settori della medicina, tra cui nei pazienti con danno neurologico. Tuttavia è solo a partire dagli anni ’90 che si è richiamata l’attenzione sull’importanza clinica dell’ipotermia nei pazienti con trauma cranico.

Per convenzione si definiscono 3 gradi diversi di ipotermia… Per Continuare Clicca qui

N&A mensile italiano del soccorso · Anno 16° · Vol. 179 · Settembre 2007

Timeoutintensiva.it, N° 14, Technè, Luglio 2010

Terapie Intensive Aperte ai Familiari

“Controllo ogni tanto ciò che c’è di nuovo in rete sulle terapie intensive aperte, e la mia impressione è che l’argomento non solo sia presente, ma stia piano piano assumendo lo spazio e i toni che merita. In questi due anni e mezzo, da quando sono stata male, sono passata da un pervasivo sentimento di gratitudine per chi mi ha salvato, alla stima per la professionalità del reparto a cui attribuisco il maggior merito, e poi ancora alla voglia di informarmi sulle terapie intensive, per arrivare, da questa estate, alla convinzione, ferma, che la piena apertura di un reparto come una terapia intensiva sia un diritto per tutti i cittadini di uno stato socialmente avanzato come quello italiano. Che sia un diritto, se ci pensate, è intuitivo. Può capitare che qualcuno di noi si ritrovi a diventare utente di quel sistema a cui ha contribuito nella misura prevista dal nostro Stato. Ma l’accoglienza è raramente quella che si dovrebbe riservare a un contributore. L’utente (il malato, il paziente, ….) “appartiene” sì alla comunità, ma prima ancora e molto di più, alla sua famiglia, alla sua cerchia di amici e conoscenti. Questo sta alla base della nostra società (e di molte altre). Aggiungo ancora un’altra considerazione: in terapia intensiva si finisce quando esistono fondati dubbi sulla possibilità che un individuo muoia. Ecco il punto. Come può una struttura (quella di cui ciascuno di noi è in parte azionista. come ho ricordato), impossessarsi, se pure con le migliori intenzioni, di un individuo in pericolo di vita, stabilire quanto e quando i legittimi proprietari (mi si passi il termine) possono vederlo, farsi tramite, interlocutrice, mediatrice, di una possibile morte che non le appartiene, perché appartiene ad altri che stanno fuori dalla porta? Non so se sono chiara. Voglio dire che mi pare sempre più inconcepibile che dei medici e degli infermieri che impediscono o limitano a dei parenti la possibilità di stare vicino al proprio malato si presentino poi ad un colloquio per spiegare quanto è in pericolo di vita quell’individuo (individuo che ha anche buone probabilità di morire fuori dall’orario di visita), o a quale tipo di vita andrà incontro, che i parenti scopriranno pienamente solo al momento delle dimissioni e non giorno per giorno, momento per momento. La scelta di quanto e quando stare vicino ai nostri malati non può che essere degli utenti. Ma alla stragrande maggioranza dei malati e dei parenti in Italia questo non può capitare. E allora mi pare un dovere parlarne, informare, far nascere un movimento di opinione, anche modesto, ma tenace, che non lasci l’argomento soltanto nelle mani degli operatori sanitari, perché è un argomento di tutti noi cittadini. E allora da oggi chiedo a chi leggerà queste righe, di riflettere sulla questione dell’apertura dei reparti, soprattutto delle terapie intensive. Di informarsi, di parlarne con altre persone. Di considerarla un diritto, quell’apertura. Un diritto delicato, che può richiedere tempo e attenzione (anche da parte nostra) perché lo si possa esercitare ovunque. Ma pur sempre un diritto da non dimenticare.”

da luciafontanella.com

Lucia Fontanella (Lucetta Fontanella) insegna Didattica dell’Italiano presso il Dipartimento di Scienze del Linguaggio e Letterature moderne e comparate della Facoltà di Lettere, Università di Torino. Alcuni anni fa è stata ricoverata presso una delle Terapie Intensive di Torino, una tra le poche “aperte ai familiari”, per una grave malattia. Guarita, lei che si occupa di “comunicazione”, ha preso a cuore il problema delle terapie intensive aperte e collabora con il Giviti per portare avanti questo progetto. Ha istituito un Blog, da noi linkato, da cui è tratto l’intervento che abbiamo riportato

lucia.fontanella@unito.it