Archivio della categoria: Varie

E’ On Line Il Nuovo Numero 20 di Timeoutintensiva

I Contenuti:

In Copertina:

Etnografia in Emergenza: Pratiche di Traduzione di un Artefatto

di Virginia Romano

DiSS-Dipartimento di Scienze Sociali – Università “La Sapienza”. Roma

La ricerca si concentra sul ruolo degli artefatti – in questo caso la scheda di soccorso (SdS) di ambulanza – come attori dei necessari processi di coordinamento tra sistema dell’emergenza (l’ambulanza) e sistema ospedaliero (l’accettazione del Pronto Soccorso).

In Focus:

Emozioni e Sensemaking in Terapia Intensiva

L’articolo Originale “Emozioni e Sensemaking in Terapia Intensiva”, prodotto dal Comitato scientifico dell’Associazione i.Change e Pubblicato sul N° 7 di Timeoutintensiva nel 2008, dato l’interesse che aveva suscitato nel mondo delle Terapie Intensive, è stato presentato all’Heps Congress di Oviedo nel Giugno 2011, e al Meeting GiViTi nell’Ottobre 2011. Ve lo Riproponiamo.

La Medical Art Therapy Nell’Ambito Del Trapianto D’Organi

di Gabriella Cinà – Psicologa Arteterapeuta.

L’uso dell’arteterapia in un contesto medico (Medical Art Therapy) si fonda sulla funzione di protezione e trasformazione che l’atto creativo permette all’individuo, sulla possibilità di accedere alle emozioni e all’elaborazione dei vissuti psicologici, migliorando la compliance alle terapie e le risposte di adattamento, intervenendo sensibilmente sulla qualità di vita. Nel 1994 l’American Art Therapy Association ha riconosciuto l’uso dell’espressione artistica e dell’immaginazione con persone affette da malattia organica, che hanno sperimentato un trauma corporeo o procedure mediche invasive.

Determinazione Di Morte Con Standard Neurologico – Elementi Informativi Essenziali

Il principale quesito a cui tale documento da risposta confermativa, sia pur non in modo unanime, è : “La determinazione di morte con standard neurologico è la morte dell’essere umano ?”.

F. Procaccio, Direttore S.C. Anestesia e Reparto di Terapia Intensiva Neurochirurgia, A.O.U. di Verona P. P. Donadio, Direttore S.C. Anestesia e Rianimazione, Ospedale Molinette di Torino A. M. Bernasconi, Presidente ANED A. Gianelli Castiglione, Second Opinion medico-legale del Centro Nazionale Trapianti A. Nanni Costa, Direttore del Centro Nazionale Trapianti

In Racconti a Margine:

La Quarta Dimensione Esiste

di Pentothal

“… La quarta dimensione esiste, aleggia come una materia nera e densa attorno ai nostri corpi, sono le parole, il vuoto tra le parole, il tempo di plateau tra inspirazione ed espirazione, sono gli occhi che scrutano le curve di pressione-volume. Nella complessità ordinata che siamo…”

Il Viaggio Di Un Paziente: Vivere Con La Sindrome Locked-In

di N. Ch.

Questa è la storia di N., che vive con una sindrome locked-in dal 2000, raccontata da lui stesso.

In Out of Border:

“A Che Serve Una Grande Profondità Di Campo, Se Non Vi è Una Adeguata Profondità Di Sentimento ? ” (W.E. Smith)

Questa è la storia di un grande fotografo W. Eugene Smith e di una ossessione, la sua, di convertire in immagine la sua verità e avere tutto il processo comunicativo sotto il suo stretto controllo. Perché documentare la realtà era solo il punto di partenza: rendere in fotografia le emozioni che quella realtà trasmetteva era l’unico modo possibile, autentico e necessario di scrivere con la luce. Accompagnano La Breve Biografia Alcune Fotografie Scelte ed un Filmato

a cura di S. Vasta

“Su Terre Senza Memoria Ogni Piede Ha La Sua Scarpa.” La Poesia Come Viaggio Nel Tempo E Nella Memoria.

di Emilia Maggiordomo e Laura Costa

“… infatti, se la memoria, “profondità dell’uomo”, è segno del tempo che uccide l’innocenza, proprio attraverso la memoria è possibile recuperare quell’innocenza antica e perduta…”

In Nurse Science:

“Mi Ricordo… il Mio Primo Prelievo d’Organo”

di Giancarlo Cappello

Nurse Educator ISMETT, Palermo

“… Ho scoperto che il piano di nursing studiato a scuola non era pura teoria ma poteva essere applicato, bastava volerlo, bastava lavorare in team con dei colleghi collaboranti e un ambiente idoneo, dove l’infermiere era finalmente considerato non più un subalterno del medico ma un professionista con la sua dignità e la sua autonomia …”

In Libri

“Ho Sognato Una Vita Senza Cancro”

di Franco Mandelli con Roberto Colombo, Sperling & Kupfer

“I Rischi In Sanità” A cura di Tatiana Pipan, Franco Angeli Editore

“Psicologia dell’Emergenza Sanitaria 118” A cura di Giorgia Cannizzaro e Roberta Casali, Franco Angeli Editore

In Musica

Recensioni a cura di Ugo Sottile

“50 Words For Snow” Kate Bush

“The Devil’s Walk” Apparat

“Then Play On” Fleetwood Mac

In Graffiti

Alla Ricerca del Tempo

Mostra Fotografica di Claudio Battista

Una Nuova Rubrica

Le Vignette di Timeoutintensiva

di Antonio Corrado

In Spotlight

Clip Movies

-Terapie Intensive Aperte Ai Familiari

C’è Chi Dice No: Intevista A Sergio Livigni

di Giuliano Marrucci.

Report del 20 Nov 2011

-Terapie Intensiva Neonatali

Nina, Il Centro Di Formazione E Simulazione Per La Rianimazione Neonatale

SimNewB PNeraUno

-Cartooning for Peace

La Vita Attraversa Le Età Attaccata Ad Un Filo

Karina Gazizova

-Uso Dei Farmaci In Pediatria

Per una pediatria responsabile

Pensiero Scientifico

-Autismo Infantile

Corto Animato: “Il Mio Fratellino Dalla Luna”

Frédéric Philibert.

-Corto di Animazione

La Dama Y La Muerte

Prodotto Da Antonio Banderas E Manuel Sicilia

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Associazione I.Change ONLUS

In Student Corner:

Note Di Fisiologia: Il Controllo Del Respiro

di A.N. Cracchiolo, D.M. Palma

Anestesia e Rianimazione Polivalente II “G. Trombino”

Azienda Ospedaliera Nazionale di Rilievo ad Alta Specializzazione

AORNAS Ospedale Civico Di Cristina Benfratelli Palermo

Effetti Del Trattamento Ipoglicemizzante Intensivo Nei Pazienti Di T.I. Sull’ Outcome Cardiovascolare. The Accord Study Group.

a cura di S.Vasta

Anestesista-Rianimatore

Responsabile Editoriale Timeoutintensiva I.Change Openproject

E ancora Technè: articoli dalla lettura nazionale e Archive: articoli dalla letteratura Internazionale in lingua inglese

E Infine: Postbox: Le immagini ed i Messaggi inviatici dai lettori


Buona Visione ed alla Prossima

Una Riflessione Sul “Senso Comune”

Le Idee

Una Riflessione Sul “Senso Comune”

di Diego Bongiorno

Psichiatra, Psicoanalista

Il senso comune ha a che fare con la nostra sensorialità e con la possibilità di concordare sulla nostra esperienza sensoriale. Il senso comune e la sua costruzione presuppongono quindi alcune caratteristiche individuali e la presenza di una comunità di individui. Le carat-teristiche individuali sono la possibilità di esperire sensorialmente e di sentire. Ho utilizzato questo ultimo termine per riferirmi al campo emozionale dove, per esempio, non è possibile vedere la gioia ma  provarla così come la paura, la tristezza e così via.

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Timeoutintensiva,it N° 7

“Lo Sguardo Delle Vittime”

Le Idee

Lo Sguardo Delle Vittime

di Ivo Lizzola

Professore Pedagogia Sociale, Università degli Studi di Bergamo

Lo sguardo della vittima svela l’impossibile assunzione del male. Il male è già, e ancora; è inguardabile: la vittima lo ha riconosciuto. Come enigma e come possibile. Non va cercata una “spiegazione”, né una “risposta” davanti all’enigma (come invece prova a fare Edipo): “vi si risponde di persona” restando là dove l’essere prima che oggetto di speculazione è patimento “nelle viscere” (las entrañas delle pagine di María Zambrano sulla pietà).

È una iniziazione in cui si ritrova e riprova di nuovo l’incompiutezza, l’umiltà, l’impotenza di donne e di uomini, certo capaci (anche in modo raffinato e attento) ma sempre ancora vulnerabili. I saperi, le tecniche, le terapie, le politiche, le didattiche, le cure si trovano a doversi declinare (e a declinare) come mezzi, come cammini di prossimità, come forme dell’approssimarsi perché, forse, si possa dare qualche nuovo inizio, qualche altra abitabilità del tempo, (delle relazioni, delle speranze)…

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Timweoutintensiva.it

Palermo:Mostra Fotografica: “Flussi” fotografie di Valerio Bellone

Mostra Fotografica

Palermo

Flussi”

fotografie di Valerio Bellone

a cura di Giulia Scalia

“Flussi” è un lavoro realizzato dal giovane fotografo Valerio Bellone nelle stazioni ferroviarie della Thailandia, Sicilia e Germania. il progetto nasce dal continuo pere-grinare del fotografo e dalla sua capacità di osservazione della real-tà circostante. Le stazioni ferro-viarie sono luoghi di incrocio e incontro tra differenti classi sociali, etnie e culture, popolate da flussi di passaggio sospesi nel tempo. i treni fermandosi, come una pellicola cinematografica alla fine del primo tempo, creano tanti fermi immagine. storie racchiuse in un volto, in un’espressione, in un’azione, incorniciate dai grandi finestrini. una dimensione illusoriamente intima, che fa perdere ai viandanti, almeno per un attimo, la propria maschera. la mostra, accompagnata dal testo critico di Giulia Scalia, presenta una selezione di diciassette scatti in bianco e nero che fermano lo scorrere del tempo e i continui spostamenti dei viaggiatori.

Il Fotografo:

Valerio Bellone nasce a Palermo nel 1979. fin da bambino, stimolato a viaggiare dai genitori, sviluppa una grande curiosità nei confronti delle diversità culturali. Proprio dal contatto con altri luoghi matura la sua capacità critica e osservativa. dalla possibilità di immagazzinare le proprie emozioni e di sollecitare quelle altrui, a 14 anni, si appassiona al mondo della fotografia e inizia la sua avventura artistica. a 19 anni, dopo avere ottenuto il diploma in Grafica Pubblicitaria (1999), decide di intraprendere un viaggio atipico per un giovane della sua età: viaggerà per 6 mesi, da solo, tra la costa e l’entroterra australiano, siti che diverranno una fonte di ispirazione. nel 2001 va a Cuba per realizzare un lavoro fotografico sui mezzi di trasporto: “Trasporti di fortuna”. al suo ritorno in italia vince una borsa di studio che gli permette di accedere all’istituto europeo di design di torino. Qui consegue il diploma di laurea in digital design. nel 2006 ritorna in australia dove rimane a lavorare per un anno, realizzando servizi per diverse riviste di viaggi e turismo e come inviato per un lavoro in vietnam. attratto dalla cultura giapponese, nel 2009 si reca a tokyo e realizza il reportage “Tokyo all in one”. alla fine del 2011 realizza un reportage fotografico a Sydney, australia. nel 2012 si reca in thailandia dove trascorre lungo tempo e realizza tre reportage.

www.valeriobellone.com

La Mostra: Dove

Galleria X3 off-site

17 marzo – 12 maggio 2012 Mondadori MultiCenter sala eventi 4° Piano

via Ruggero Settimo, 16 – Palermo

Inaugurazione sabato 17 marzo ore 18.00

Galleria X3 via Catania, 35 90141 Palermo

388 3250068 press@galleriax3.org

La Cura di Un Vegetativo: la Sofferenza del Non Vivere

Le Idee

La Cura Di Un Vegetativo: la Sofferenza del Non Vivere

di Francesca Sapuppo

Ciò di cui vi parlerò, è un problema recente, nato da quando la tecnologia ha permesso forme di vita umana sco- nosciute fino a poco tempo fa.
Noi Rianimatori lavoriamo per impe-dire la morte e per non far soffrire, ma se la nostra rianimazione è sicura-mente determinante per impedire la perdita di tante vite, diventa terribile per non dire orripilante quando non restituisce alla vita un paziente ma crea mostruosità come i pazienti in coma persistente, i vegetativi…, i cronici. Questi pazienti erano prima della rianimazione tutti esseri umani, ma i loro corpi e le menti diventano irriconoscibili rispetto a se stessi, orribili: rattrappiti, iperestesi, bocche spalancate, serrate che emettono suoni, occhi senza sguardo, fermi nei loro letti, in tutto dipendenti da altri, ma senza mai riuscire a comunicare con gli altri.
Questi sono pazienti che vivono una condizione di cui non si sa neanche dare una definizione di vita e di morte. Perchè, se l’esistenza diventa vita per la storia che ci si costruisce dentro, loro sicuramente esistono, ma vivono?
Ed allora nasce la domanda: cosa è un cuore che batte, un respiro che entra ed uno che va?  Può essere la vita di un uomo, può essere la vita di un organismo o forse è solo la morte tecnologicamente sospesa in un processo di morte naturalmente avviato. La rianimazione crea involontariamente questi mostri e poi non sa che fare. Poteva evitarlo?
Questi pazienti, a cui noi Rianimatori non rivolgiamo più cure intensive, vengono accuditi giorno per giorno con impressionante pazienza dagli Infermieri. Loro li lavano, li nutrono, li muovono, li coprono, ma con un malessere che è l’espressione degli stessi incubi e fantasmi che attanagliano ognuno di noi al pensiero di poterci ritrovare nelle stesse condizioni.
La relazione di cura, che si crea con questi pazienti senza vita e senza morte è unilaterale o mediata dai parenti, e siamo noi stessi Operatori di Terapia Intensiva che ci costruiamo una storia di cura. I parenti arrivano ogni giorno a vederli e anche loro come noi non hanno certezze. Così le loro domande: sono vivi e perché non si svegliano? Ed allora sono morti e mantenuti dalle macchine?
I parenti vivono con noi, li vediamo ogni giorno arrivare, ed il nostro lavoro diventa sempre più difficile quando nella stanza dei colloqui stai accanto a loro che vorrebbero notizie di un risveglio che non arriverà. Li guardi e sai che non avranno a che fare con la morte, che è una certezza anche se dolorosa, ma con la sofferenza quotidiana della cronicità dell’incoscienza. E lì ti senti a disagio e inadeguato a continuare a trattare questi pazienti in cui hai la sensazione di produrre un prolungamento del processo di morte anziché della vita, e spesso li vedi morire lì in quei letti, soli, con sonde, tubi, devastati nel corpo senza poter dare loro una adeguata dignità del morire.
Ed i parenti che rimangono increduli per giorni, aspettando un risveglio, soffrono non la sofferenza del morire del loro caro, ma la sofferenza del loro non vivere.
Vivono questa relazione unilaterale con i loro cari incoscienti in tanti modi: chi non riesce più ad avvicinarsi a quei letti, chi parla con loro come se ascoltassero, chi li tocca e li bacia, chi piange per giorni, chi non ha più lacrime, chi, decide di portali a casa. Tutti con l’identica angoscia, il coma gli ha strappato la loro storia d’affetto. Non è morto, non è vivo, è disperso e si attende, che cosa?
Attendono quel giorno di morte, dopo mesi di avere atteso invano un miracolo, dopo avere esaurito tutte le speranze, in modo ambivalente. Sperano tutti che quel giorno sia senza ulteriore sofferenza, tutti ne hanno paura ma tanti lo preferiscono a quelle sofferenze disumane che la rianimazione ha creato e la tecnologia mantiene. Sono e rimangono soli, noi incapaci dentro la rianimazione di dare una risposta medica, la società incapace di dare una risposta umana e solidale ad una condizione inesistente prima dei progressi della tecnologia. Rare sono le famiglie che sopravvivono a questi accadimenti più devastanti della morte. Sì, più devastanti della morte perché una famiglia si ritrova non solo nel dolore, ma anche ad accudire quasi in totale solitudine il proprio caro. Se non vi è una famiglia allargata uno dei congiunti deve rinunciare al proprio lavoro per un’assistenza continua, “ci si deve inventare sanitari, fisioterapisti, badanti, psicologici….e poi senza alcuna speranza”.
Non più una giornata libera, non una vacanza dal malato e da se stessi, si comincia a morire da vivi per un vivo già morto, spesso colui che accudisce si ammala di una malattia senza nome: “la disperanza”. Ed è di questo che le famiglie hanno paura, paura di “non farcela”, per questo spesso sono restii a portare via i malati dalla Rianimazione o dai Centri di Riabilitazione.

Fonte:

Timeoutintensiva.it