Consulta, Eletto Morelli Il Giudice Della Sentenza Englaro
Vignetta da Le Monde
Eletto giudice costituzionale Mario Morelli, il magistrato della Suprema Corte che ha scritto una delle sentenze che più hanno suscitato plauso e clamore negli ultimi anni: il verdetto che nel 2008 mise fine alla vicenda di Eluana Englaro dando il via libera, nel rispetto della volontà della ragazza in coma vegetativo, al distacco del sondino che la alimentava.
Con 152 voti, Morelli, che ha raccolto molte preferenze dei magistrati vicini a Unicost, ha prevalso sul collega Marco Pivetti che ne ha totalizzati 98, catalizzando il consenso dei simpatizzanti di Magistratura Democratica. Hanno votato 253 su 318 aventi diritto.
Classe 1941, sposato, con due figlie, Morelli è stato per venti anni assistente alla Consulta ed è uno dei ‘padrì fondatori delle regole sul contenzioso delle Regioni. Esperto giuslavorista e in diritto della famiglia, è presidente della Terza sezione civile e direttore dell’Ufficio del Massimario. Con Morelli la Cassazione è tornata a dare la sua fiducia, secondo tradizione, a un civilista dopo la scelta del penalista Lattanzi che non si verificava dal 1968.
Campagna 2011 Contro i Tagli nella Sanità: Tre Simpatici Spot Video
a difesa del servizio pubblico e della professionalità di medici e dirigenti
12 miliardi in meno per la sanità dal 2010 al 2014, 1 miliardo in meno per l’edilizia sanitaria, 10 euro di superticket, 17mila medici in meno entro il 2015, risorse per la formazione al 50% e dimezzamento degli 8mila medici precari, 20 mila euro in meno per il blocco del contratto e della retribuzione, contributo di solidarietà forzoso oltre i 90mila euro solo per i medici pubblici, TFR dopo due anni e poi diluito in tre, rottamazione per chi ha 40 anni di contributi, trasferimenti obbligatori, possibilità di perdita dell’incarico e del livello stipendiale anche se con valutazione positiva, stipendi più bassi rispetto ai colleghi francesi, tedeschi e inglesi.
Questi i tagli e le norme subite dai medici italiani e dal Sistema Sanitario Nazionale.
La Fp-Cgil Medici e Dirigenti lancia una campagna web contro i tagli e in difesa della sanità pubblica e della professionalità dei medici attraverso tre brevi spot
Sarà Possibile In Futuro Leggere La Nostra Mente, E Nella Mente Di Comatosi E Vegetativi ? Dubbi e Implicazioni. Video
Nell’Ultimo Numero di Timeoutintensiva.it mi sono occupato di Neuroetica e di Tecnologie Mindreading, cioè di quelle tecnologie attrraverso le quali oggi si tenta di Leggere la mente. Nell’articolo al quale vi rimando,“Neuroetica:MinorityReport, le Neurotecnologie “Mindreading” ed il Libero arbitrio”, riportavo ad un certo punto le parole di Nikolas Rose proprio su queste tecnologie e scrivevo:
“Negli ultimi decenni, vi è stato uno spostamento nel guardare alla mente e al cervello, come “coestensive”, e le nuove tecnologie come la Tomografia Computerizzata (nel 1960), La Tomografia Computerizzata ad Emissione Singola di Fotoni (SPECT), la Tomografia ad Emissione di Positroni, la Risonanza Magnetica (nel 1980 ) e, più recentemente, la Risonanza Magnetica Funzionale hanno segnato alcuni progressi nel “vedere” il cervello “vivere”. Nikolas Rose, Professore del James Martin White of Sociology, e Direttore del LSE’s BIOS, Centre for the Study of Bioscience, Biomedicine, Biotechnology and Society, UK, afferma, a questo proposito che, “la maggior parte di coloro che fanno uso di queste tecnologie, scrivono come se ora fossimo in grado di visualizzare l’interno del cervello umano e di osservarne la sua attività in tempo reale, in quanto pensa, percepisce, risponde emotivamente, e desidera; come se si potesse vedere la ‘mente’ in attività nel cervello mentre “vive”. E’ stato riportato che un gruppo di neuroscienziati del Max Planck Institute for Human Cognitive and Brain Sciences hanno, per esempio, recentemente annunciato una tecnica, usando scansioni cerebrali ad alta risoluzione, che essi sostengono renda possibile la capacità di guardare “dentro” il cervello dei soggetti, al fine di leggere le intenzioni della persona. Più in concreto, l’US Department of Homeland Security sta già testando una serie di sensori e tecnologie di imaging che leggono la temperatura corporea, la frequenza cardiaca e respiratoria come “segni dell’ inconscio”, invisibile ad occhio nudo.” Studi che sono portati avanti e voluti fortemente dai think-tank militari e di intelligence del nostro mondo per essere usati più che a finalità biomediche, a scopi spionistici e militari. Cosa che fa nascere grossi problemi etici che ho affrontato nell’articolo su riportato.
Poi sul Sole 24 ore on line del 6 ottobre 2011 è uscito un articolo dal titolo “Guarda cosa penso (o quasi)” di Martin Monti che si chiedeva: è possibile guardare nella mente di qualcuno e sapere cosa stia pensando? Riportando uno studio appena pubblicato su «Current Biology», nel quale un gruppo di ricercatori della University of Berkeley, California, ha mostrato che è possibile ricostruire, a partire da registrazioni dell’attività cerebrale, quello che una persona sta vedendo. «Utilizzando sofisticate tecniche computazionali, stiamo creando un vocabolario che ci consenta di tradurre immagini in attività cerebrale e viceversa», spiega Jack Gallant, coautore del lavoro. Il gruppo ha osservato le attivazioni neurali di tre volontari sotto risonanza magnetica funzionale mentre guardavano brevi estratti di alcuni filmati. Queste attivazioni sono state mandate a un computer che, utilizzando opportuni algoritmi, ha “imparato” la corrispondenza fra determinate immagini, come la presenza di un volto, e la risposta cerebrale. Così, quando successivamente i tre volontari hanno guardato dei nuovi filmati, il computer ha potuto ricostruire ciò che vedevano a partire dalla sola attività cerebrale. Questa nuova tecnologia apre le porte a una migliore comprensione di come il cervello riesca a trasformare un mondo esterno, dinamico e ricco di informazione, in rappresentazioni interne. Lascia inoltre intravedere potenziali applicazioni in campo clinico, soprattutto nell’ambito di pazienti con gravi lesioni cerebrali. Una delle più grandi sfide di fronte a pazienti di questo tipo è poter valutare quanta attività cerebrale sia ancora intatta, e se questa attività sia sufficiente a dar luogo a uno stato di coscienza. Questa tecnologia potrebbe in futuro consentirci di stabilire, almeno per quanto riguarda le immagini visive, il livello di funzione cerebrale di pazienti paralizzati, non coscienti o con altre patologie che impediscono loro di esprimersi. Ma quello che questa tecnologia non ci consente di sapere è se a questa attività cerebrale corrisponda uno stato di coscienza fenomenologica, cioè la presa di coscienza di un’immagine e le sensazioni che vi si accompagnano.
In aggiunta Adrian Owen, grande “ricercatore dei misteri della mente”, ha cercato di rispondere alla domanda che molti si fanno sul fatto se sia possibile comunicare con le persone in coma, e sembra, a detta sua, che questo interrogativo abbia finalmente trovato una risposta. Gli studiosi dell’Addenbrooke’s Hospital di Cambridge e dello University Hospital of Liege, in Belgio, hanno infatti scoperto che le persone in stato vegetativo permanente non soltanto potrebbero essere in grado di capire cosa gli si sta dicendo, ma anche di seguire le indicazioni per pensare a determinate cose.
Durante gli esperimenti, infatti, ai 16 pazienti ospedalieri coinvolti nello studio, è stato chiesto di immaginare movimenti della mano destra e delle dita. Lo stesso test, è stato condotto anche su 12 persone sane.
Le onde cerebrali sono state registrate attraverso l’elettroencefalogramma (Eeg), con elettrodi applicati sulla testa che captano l’elettricità dei neuroni che si attivano, e quindi l’attività cerebrale. Dei 16 pazienti in coma, 3 hanno immaginato in modo ripetuto e affidabile, come sottolineato dai ricercatori, i movimenti della mano e delle dita, nonostante fossero, dal punto di vista comportamentale, completamente insensibili.
Come ha dichiarato il dottor Adrian Owen, che ha curato lo studio:
“I nostri risultati dimostrano che l’Eeg è in grado di identificare la coscienza “nascosta” nei pazienti in stato vegetativo permanente con un grado di precisione molto elevato. Si tratta di una tecnica molto economica e pratica, che potrebbe un giorno essere impiegata per stabilire una routine di comunicazione a “due vie” con il paziente.”
Fino ad oggi, infatti, si riteneva che il paziente in stato vegetativo sentisse lo stimolo, ma non fosse in grado di produrre una risposta. Lo studio, perciò, rappresenta un tassello importante della ricerca riguardo a un tema estremamente delicato come quello del coma anche se svolto su un numero minimo di pazienti. Ed il battage pubblicitario che gli si è dato dimostra quanto questi studi siano considerati il futuro della ricerca medica sulla possibilità del “Leggere la Mente”
E allora viene da chiedersi: E’ arrivato il momento in cui i nostri pensieri non saranno più privati e potranno esserci letti e/o estratti contro la nostra volontà? Per la scienza di oggi cercare di leggere la mente umana è un po’ come cercare di leggere un libro di cui conosciamo a mala pena la lingua con un paio di occhiali sfuocati.
Sottolinenado, come si legge tra le righe di queste ricerche, che queste tecniche lontano dall’essere risolutive del problema presentano il difetto di fondo di essere ancora troppo giovani e non controllate nè confermate. Un pensiero è un pensiero un’area attivata cerebrale è un’altra cosa. Come si può dire infatti e con certezza, da una serie di spikes in un Eeg, che il paziente ha immaginato e soprattutto cosa abbia immaginato ?
Il presidente dell’Agenas Renato Balduzzi è il nuovo ministro della Salute nel primo Governo Monti. Nato a Voghera 12 febbraio 1955, coniugato con tre figli. E’ professore ordinario di diritto costituzionale nell’Università del Piemonte Orientale. Dopo aver conseguito nel marzo 1979 la laurea in Giurisprudenza presso l’Università degli studi di Genova ha compiuto studi di diritto costituzionale europeo presso la Commissione della Comunità economica europea (1981-1982) e l’Istituto universitario europeo e di diritto costituzionale comparato presso l’Università di Paris X – Nanterre (1985-1986).
È stato consigliere giuridico dei ministri della Difesa (1989-1992), della Sanità (1996-2000), dove ha ricoperto anche l’incarico di Capo ufficio legislativo con il ministro Rosy Bindi presiedendo la Commissione ministeriale per la riforma sanitaria, e delle Politiche per la famiglia (2006-2008). Dal 2009 è presidente del Nucleo di valutazione dell’Azienda ospedaliero-universitaria “Maggiore della Carità” di Novara e, dal 2006, del Comitato di Indirizzo dell’Azienda ospedaliero-universitaria Policlinico Sant’Orsola-Malpighi di Bologna. È presidente, dal febbraio 2007, dell’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas). È componente del Comitato scientifico delle riviste “Quaderni regionali”, “Amministrazione in cammino”, Politiche sanitarie”,“Dialoghi” e “Studium”.
Cattolico, è direttore, dal 2003, del bimestrale culturale “Coscienza”. Ha fondato e diretto, dal 1989 al 1992, la rivista culturale “Nuova politeia”.
A Lui va il Nostro Migliore Augurio di Buon Lavoro
Il Web ha 20 anni e rappresenta un punto di svolta per il mondo come la ruota. E oggi, per festeggiare la ricorrenza si sta svolgendo a Roma l’ Happy Birthday Web una kermesse di alcuni giorni zeppa di addetti ai lavori e non, di cui è protagonista proprio il suo ideatore, Berners-Lee, che ha aperto il proprio keynote ribadendo la differenza che c’è fra Internet e il Web: “ Io non ho inventato Internet – ci tiene a sottolineare – Internet esiste da quarant’anni. Venti anni fa vivevo in un mondo in cui ero libero di accedere alla Rete senza essere spiato né bloccato. Lavoravo al Cern con persone di tutto il mondo, scambiandoci documenti scritti in linguaggi diversi e creati su sistemi operativi diversi e che a volte non si riuscivano a leggere proprio per queste differenze”. Ecco il motivo all’origine dell’invenzione di Berners-Lee, che ricorda: “ Internet era una piattaforma. Io ho iniziato creando un browser, un server e delle pagine web”. Era il 13 marzo del 1989 quanto il fisico inglese Tim Berners-Lee presentò al Cern questo documento: “Information Management: a Proposal”, un sistema per scambiarsi velocemente i dati scientifici tra gli scienziati. Nacque cosi il World Wide Web, l’attuale e ormai famoso WWW, l’internet che ancora oggi conosciamo e che ha cambiato radicalmente la nostra vita. Il primo server usato fu un computer NeXT, realizzato dalla nuova ditta di Steve Jobs, che aveva lasciato per la prima volta la Apple. Ma la vera rivoluzione ha una data posteriore: è il 1993 quando nasce Mosaic, il primo browser, per sfogliare le pagine su internet. In questo stesso anno il Cern svizzero rinuncia ai diritti d’autore sulla rete e mette a disposizione di tutti i protocolli del software. Da quel giorno i siti internet sono cresciuti in maniera esponenziale: nel 1993 erano appena 130, nel 2003 35 milioni, nel 2008 180 milioni. In Italia oggi ci sono 1,5 milioni di domini. E a 20 anni di distanza dalla sua creazione, il problema principale per internet è la privacy; la gente usa Internet anche quando ha dei problemi per sapere se ha contratto malattie, o riguardo alle proprie opinioni politiche. Ma è vitale che non vengano spiati, questo il commento in merito di Tim Berners Lee.
La crescita della salute in rete
Negli ultimi anni la rete internet è diventata uno strumento senza dubbio importante per l’aggiornamento e per la qualità del lavoro del personale medico, come è risultato anche nel corso dell’indagine Censis-Forum per la ricerca biomedica del 2004, ” I medici e l’innovazione farmacologia ” dalla quale emerge come il 56,8% dei medici si serva degli strumenti informatici per ottenere supporto conoscitivo al momento della diagnosi, mentre è il 21,1% ad aggiornarsi soprattutto tramite internet.
Secondo i dati pubblicati nel 2003 dalla Health On the Net Foundation, un’organizzazione non governativa internazionale che accredita i siti sanitari affidabili (come Timeoutintensiva.it che è un sito HON Accreditato), e che conduce periodicamente attività di rilevazione sui fruitori delle informazioni di carattere sanitario in rete, più del 35% degli utenti europei della e-health sono pazienti che cercano soprattutto informazioni ed approfondimenti sulle malattie, e che dunque fruiscono del web come di un vero e proprio consulente medico e sanitario.
Nel panorama dell’informazione sanitaria non professionale internet si avvia dunque ad assumere un ruolo di prim’ordine, e se i dati Monitor Biomedico del 2002 evidenziano che il 38,0% degli italiani ottiene informazioni sanitarie dalla televisione, il 19,1% fa riferimento a parenti ed amici, il 14,2% ai quotidiani con inserti di salute ed il 12,6% alle pubblicazioni e alle riviste specializzate, sul totale dei circa 20 milioni di italiani che ad oggi utilizzano internet ( pari al 42,7% della popolazione maggiorenne ) è infatti il 95,2% degli internauti a servirsi della rete per visitare siti e per cercare informazioni, ed il 26% delle ricerche condotte sul web riguarda argomenti legati alla salute ed al benessere.