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Recensioni Musicali: “The Devil’s Steed” by Sol Invictus. Video

Recensioni Musicali
“The Devil’s Steed”

by Sol Invictus

Video

Stile: Neo-Folk, Darkwave
Anno: 2005, Germania
Dark Vinyl Records, Tursa

Recensione a cura di Ugo Sottile*

*Timeoutintensiva i.Change Openproject

“Nonostante lo scarso interesse attualmente dedicato al suo tipo di musica,Tony Wakeford già membro dei “Death in June”, continua a riproporre quelli che possiamo definire i suoi standards; di certo non so quanti possano essere oggi gli estimatori di questo neofolk gotico, ma del resto poco importa, questo “Destriero del Diavolo” galoppa attraverso immaginarie lande desolate, maestoso nel suo incedere circondato da un aura di affascinante tristezza, incurante del trascorrere del tempo.
L’album vede una line up che include al basso Karl Blake ex “Shock Headed Peters” già presente in “Trees in Winter “del 1990, Eric Roger fiati e voce, Gary Parsons percussioni chitarra e voce, Maria Vellenz e Renee Rosen al violino e lo stesso Wakeford  alle tastiere voce e chitarre…”…

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Timeoutintensiva.it, N°18, Music, Ottobre 2011

News: Impiantato a Pisa “Argus II”, L’ Occhio Bionico Che Ridà La Vista Ai Non Vedenti. Video

News

Medicina e Tecnologia

Impiantato per la Prima Volta In Italia, a Pisa, “Argus II”, L’occhio Bionico Che Ridà La Vista Ai Non Vedenti. Video

L’Ospedale Universitario di Pisa ha effettuato, per la prima in Italia, una operazione di impianto di protesi retinica, restituendo in modo parziale la vista a un non vedente. Il dispositivo impinatabile, chiamato Argus II, è composto da elettrodi che sono collegati direttamente alla retina e che ricevono le immagini da una microcamera montata su un paio di occhiali speciali. L’intervento, è arrivato dopo una sperimentazione durata 9 anni. Gli occhi del paziente dovranno aspettare due settimane per riprendersi dall’intervento e per abituarsi alla protesi. Al termine di questo periodo di tempo Argus II potrà finalmente essere attivato e calibrato. Successivamente comincerà la riabilitazione, un passaggio necessario che permetterà al paziente di ottenere la migliore visione funzionale possibile.

“Sono molto felice di poter offrire in Italia per la prima volta in assoluto questo trattamento approvato per la cecità causata dalla retinite pigmentosa. Spero che possa incoraggiare gli affetti da questa condizione a cercare consigli medici negli eccellenti centri ospedalieri europei, come quello che abbiamo qui a Pisa. È meraviglioso che la medicina ora possa fare qualcosa per i non vedenti”, ha dichiarato il Dottor Stanislao Rizzo, a capo dell’equipe di chirurghi che ha condotto l’intervento.

Circa 1,5 milioni di persone in tutto il mondo sono affette da retinite pigmentosa, e una persona su 10 oltre i 55 anni d’età soffre di degenerazione maculare. Entrambe le malattie causano una degenerazione delle cellule della retina che trattano la luce, nella parte posteriore dell’occhio e che poi muoiono a poco a poco.

Questa nuova invenzione, un “occhio bionico impiantato nella retina tramite un chip” potrebbe aiutare a ripristinare la vista di milioni di persone non vedenti.

Ma qual è il segreto di questo dispositivo rivoluzionario?

L’Argus II è un sistema che utilizza una telecamera che alimenta  di informazioni visive degli elettrodi impiantati sulla retina. I pazienti che hanno testato versioni meno avanzate dell’impianto odierno erano in grado di vedere la luce, le forme e il movimento.

I nuovi dispositivi lavorano tramite l’ impianto di una serie di minuscoli elettrodi nella parte posteriore della retina.

Una macchina fotografica è usata per catturare immagini, e un’unità di elaborazione, delle dimensioni di un piccolo computer palmare e indossato su una cintura, converte le informazioni visive in segnali elettrici. Questi vengono poi inviati a degli occhiali e in modalità wireless a un ricevitore posto appena sotto la superficie della parte anteriore dell’occhio, che a sua volta invia le informazioni agli elettrodi impiantati nella parte posteriore. L’intero processo avviene in tempo reale.

Gli Impianti di prima generazione, erano dispositivi a bassa risoluzione. Terry B., 58 anni, in California è stato dotato di un impianto nel 2004, dopo essere divenuto cieco a causa di una retinite pigmentosa nel 1993.

“All’inizio è stato come vedere dei puntini assemblati – ora è molto più di questo,” ha detto. “Quando sono a piedi lungo la strada posso evitare i rami bassi perchè posso vedere i bordi dei rami”. Mr Byland è anche in grado di distinguere altre forme. ”Non riesco a riconoscere i volti, ma li vedo come un’ombra oscura,” ha detto.

Il nuovo impianto inserito a Pisa ha una risoluzione superiore ai dispositivi precedenti. Ed è anche molto più piccolo, circa un millimetro quadrato, che facilita l’intervento chirurgico che deve essere fatto per impiantare il dispositivo.

Fonti:

Second Sight


Recensioni Musicali: “Shadows of the Sun” by Ulver. Video

Recensioni Musicali

“Shadows of the Sun”

by Ulver.

Video

The End / Jester Records

2007

Recensione a cura di Ugo Sottile*

*Timeoutintensiva i.Change Openproject


“Attivi dagli inizi degli anni ‘90 I lupi norvegesi, nati come  interpreti di un black metal nordico abbastanza canonico, sotto la guida di Kristoffer  Rygg voce e sintetizzatori, hanno iniziato il loro viaggio di sperimentazione introducendo nel contesto metal innesti di neofolk e musica corale allontanandosi quindi pian  piano dalla  matrice  stereotipata degli schemi iniziali come fra gli altri gli olandesi “The Gathering” e sono divenuti interpreti di una musica più colta ed elegante. Sempre alla ricerca di nuove sonorità, hanno esplorato l’ambient e l’elettronica e persino il trip hop, sembrando più che lupi l’incrocio fra un camaleonte ed un serpente perché oltre all’attitudine a cambiare colore sono anche in grado di cambiare la pelle…”…

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Timeoutintensiva.it, N°18, Music, Ottobre 2011

American Heart Association: Video: Nuove Linee Guida USA 2010 sulla Rianimazione Cardio Polmonare

SpotLight

Linee Guida

Video: Linee Guida USA 2010 sulla RCP

American Heart Association 2010 Guidelines for CPR movie

18 Ottobre 2010

Nel Numero quindici di Timeoutintensiva del gennaio 2011 avevamo pubblicato Le linee guida ERC (European Resuscitation Council) 2010 sulla rianimazione cardiopolmonare (RCP), aggiornamento di quelle pubblicate nel 2005.

Ma la scienza della rianimazione è in continua evoluzione e le linee guida cliniche devono essere regolarmente aggiornate per seguire il progresso scientifico ed indirizzare il personale sanitario sul miglior approccio da seguire nella pratica clinica.

Con questo video vi mostriamo questa volta i cambiamenti avvenuti nel 2010 delle Linee guida USA dell’ American Heart Association per la RCP rilasciate il 18 ottobre.

Per ulteriori informazioni, visitare www.heart.org/cpr

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Timeoutintensiva.it, N°18, Spotlight, Ottobre 2011


Fumiamo Radioattività: Tabacco al Polonio-210 da Sempre ! Pesanti Responsabilità di Big Tobacco. Video

Ambiente e Salute

Fumiamo Radioattività: Il Tabacco contiene Polonio-210 da Sempre ! Pesanti Responsabilità di Big Tobacco Che Hanno Coperto La Verità. Video

Se non fosse veramente tragico, potremmo intravedere una nera e macabra ironia nel fatto che, mentre in redazione qui a Timeoutintensiva cercavamo di rendere comprensibili i danni biologici da radiazioni per i fatti di Fukushima o per spingere all’abrogazione del referendum sul nucleare, alcuni di noi, per fortuna modicissimi fumatori, si accendevano una bella sigaretta ricca di Polonio-210 assorbendo per via respiratoria bassi livelli di radiazioni che come leggerete, ripetuti nel tempo, sono una delle cause del cancro al polmone. Sì, perchè e venuto alla luce, finalmente in maniera incontrovertibile, che il tabacco è radioattivo, cosa che l’industria internazionale del tabacco sapeva sin dal 1959. Potevano fare un “wash out” del Polonio 210 eliminandolo dal tabacco ? La risposta è , ma questo avrebbe diminuito i guadagni. Così Big tabacco si è messa di traverso per ridurre i costi, e mantenere alta la capacità delle sigarette di indurre dipendenza. Ci avvelenano con le radiazioni, ci rendono ancora più dipendenti dal fumo mantenendoci all’interno di una spirale di morte non arrestabile, e lo fanno come sempre semplicemente per denaro. Come mi diceva mio padre buonanima: Segui i soldi e capirai il mondo. Savas

Premessa

Già nel 1982, era stato pubblicato un articolo intitolato “La radioattività nel fumo di sigaretta” sul New England Journal of Medicine. T H Winters e J R Di Franza della University of Massachusetts Medical Centre avevano scritto che la sigaretta contiene sostanze radioattive sotto forma di polonio-210 (Po-210) e piombo-210 (Pb-210). Tale articolo era stato molto attaccato dalle industrie del tabacco.

T.C. Tso, un ex ricercatore del Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti, aveva scoperto inoltre che la radioattività nel tabacco proveniva dai fertilizzanti fosfatici utilizzati, che contengono uranio e il suo prodotto di decadimento, radio-226. Il Radio-226 decade in una serie di prodotti tra cui il Po-210 e il Pb-210 sono i più importanti.

I Contadini Indiani al contrario non usano concimi fosfatici. Nel 1976, gli scienziati del Bhabha Atomic Research Centre avevano dimostrato che il Po-210 nel tabacco indiano aveva livelli da 10 a 15 volte inferiori a quelli del tabacco degli Stati Uniti.

Ma tutto questo come già detto, era stato coperto e contraddetto da un polverone di notizie contrarie provenienti da Big Tabacco.

I Fatti Oggi

Nel settembre scorso, è uscito uno studio condotto da ricercatori dell’University of California di Los Angeles (UCLA), pubblicato nel numero di settembre di Nicotine & Tobacco Research, che ha reso tutto ciò incontrovertibile.
Attraverso l’analisi di decine di documenti segreti delle aziende produttrici di sigarette, resi pubblici in Usa nel 1998, i ricercatori hanno constatato come le aziende abbiano messo per anni in atto una precisa politica per mascherare o nascondere la correlazione tra sigarette e polonio-210. Le aziende produttrici di sigarette sapevano fin dal 1959 della presenza di sostanze radioattive nel fumo di tabacco e dei danni che potevano arrecare. E non soltanto non hanno fatto nulla per impedirlo, ma si sono anche messe di traverso affinché il dato trapelasse il meno possibile nella comunità scientifica. 
Il polonio-210 può essere assorbito dalle foglie della pianta di tabacco sia attraverso l’esposizione al radon normalmente presente in atmosfera, sia attraverso i fertilizzanti. Una volta intrappolato nelle foglie è destinato a finire nei polmoni dei fumatori.

L’analisi dei documenti ha consentito ai ricercatori di affermare che “l’industria era ben consapevole della presenza di sostanze radioattive nel tabacco già prima del 1959”. Ed era anche preoccupata. Al punto da condurre per decenni studi che valutassero l’effetto dell’isotopo  radioattivo sui fumatori, compresi “calcoli radiobiologici per stimare l’assorbimento a lungo termine nei polmoni, delle particelle alfa emesse dal fumo di sigaretta”.
Non basta: “Abbiamo dimostrato che l’industria ha usato comunicazioni ingannevoli per confondere le acque sul rischio di particelle ionizzanti che raggiungono i polmoni dei fumatori e – cosa più importante – ha cercato di impedire tutte le pubblicazioni sulla radioattività del fumo”, ha affermato il primo autore dello studio, Hrayr S. Karagueuzian, professore di Cardiologia alla University of California Los Angeles (UCLA) (vedi il Filmato).
Nel frattempo, però, è diventato sempre più chiaro come il Polonio-210 potesse dare il via allo sviluppo di tumori polmonari.
Le particelle radioattive, hanno spiegato gli autori, si accumulano nelle biforcazioni bronchiali, formando dei «punti caldi» da cui poi di disperdono nei polmoni. Diverse ricerche hanno evidenziato come i tumori polmonari si espandano proprio dalle biforcazioni bronchiali dove si trovano questi «punti caldi».

Due volte colpevoli

Ad aggravare la posizione di Big Tobacco, per i ricercatori, c’è un altro elemento. Benché consapevoli dei rischi dell’esposizione al polonio-210, non hanno messo in atto nessuna contromisura. E ciò, nonostante le aziende disponessero fin dal 1959 delle tecniche per eliminare dalle foglie di tabacco i residui di materiale radioattivo. Tecniche ulteriormente perfezionate nel 1980 con la messa a punto del lavaggio acido.
Perché non usarle, allora? L’industria ha spesso addotto tra le ragioni l’aumento dei costi o l’impatto ambientale dell’impiego di queste tecniche, ma la spiegazione data dai ricercatori è un’altra. “L’industria era preoccupata che il lavaggio acido ionizzasse la nicotina, rendendo più difficile il suo assorbimento a livello cerebrale e privando i fumatori del piacere connesso alla nicotina essenziale per alimentare la dipendenza”, ha spiegato Karagueuzian.

Ricerca Italiana

Se ciò non bastasse, una recentissima ricerca Italiana, -condotta da Zagà con UNIBO, U-Series Lab ed ENEA per l’ISS-OSSFAD-, fra le 10 marche di sigarette più vendute in Italia, ha dimostrato che: a) non ci sono sostanziali differenze quanto a Pb-210 e Po-210 fra le 10 marche esaminate: in media 14,6±2,7 mBq/sigaretta di Piombo-210 e 15,8±2,2 mBq/sigaretta per Polonio 210; b) partendo da questo dato, il rischio biologico, calcolato in base alla dose assorbita, misurata in mSv, e confrontata con una radiografia del torace in antero-posteriore, sarebbe valutata in un rischio paragonabile a 40 radiografie torace. Il Po-210 si può trovare anche nel fumo passivo, poiché parte del Po-210 si diffonde nell’ambiente circostante durante la combustione del tabacco.

Nel Filmato: Il Dr. Karagueuzian primo autore dello studio e professore associato di cardiologia, che svolge attività di ricerca presso il Cardiovascular Research Laboratory UCLA, parte della David Geffen School of Medicine dell’UCLA, discute le sue ricerche.

Fonti:

“Cigarette Smoke Radioactivity and Lung Cancer Risk”

Hrayr S. Karagueuzian, Celia White, James Sayre and Amos Norman

Nicotine Tob Res (2011) doi: 10.1093/ntr/ntr145 September 27, 2011


- “Polonium & Lung Cancer.”

Zagà V, Lygidakis C, Chaouachi K, Gattavecchia E.

Journal of Oncology 2011; Article ID 860103, 11 pages, doi:10.1155/2011/860103


-”Radioactivity in cigarette smoking.”

Winters TH, Di Franza JR.

N Engl J Med. 1982 Feb 11;306(6):364-5.


-Radioactivity in cigarettes

K.S. Parthasarathy