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Giappone: Brucia Il Reattore 4, Il Governo: Il Pericolo «Notevolmente Aumentato».
Le Idee
I Fiori Rossi di Cernobyl
Io veramente non capisco. Sono tutti pronti a rassicurarci che il disastro nucleare in Giappone non c’è stato, tutti lì a dirci che il livello di radiazioni non è preoccupante, mentre altre due centrali (dopo la prima) sono una in fiamme ed in un’altra vi è stata un’esplosione come la prima, e già vi sono maggiori problemi di contaminazione rispetto a quelli che si erano registrati (190 persone ad oggi contaminate). Nè riesco a pensare a quelle persone diverse da me per lingua e costumi e aspetto, ma sempre umanità, che stanno eroicamente tentando di fermare e limitare il disastro morendoci pure, dentro le centrali, come è realmente successo. Non capisco cioè come tanti “rassicuratori” non comprendano che già il disastro è avvenuto. No ? Vediamo… Ammettiamo che Io, che in giapponese mi chiamerei Hiroi Kyūseishu, esatta traduzione del mio nome, sia un abitante della prefettura di Fukushima. Se non sono morto sotto le macerie dopo il terremoto, se non mi ha sommerso lo tsu-nami dato che era lontano, se mi sono scansato la rottura della diga che ha sommerso centinaia di persone di un paese vicino, ora mi benedico che sono salvo, ma mi trovo a dover essere sfollato insieme ai milioni di persone che vivono nei trenta kilometri vicino alla centrale, dato l’annunciato allarme nucleare.
Quindi devo prendere le mie povere cose, poche, che riesco a trasportare, e con i sopravvissuti della mia famiglia, sempre che sia riuscito a raggiungerli dato che telefono cellulare ed internet non funzionano, devo prendere la macchina là dove è permesso od andare a piedi se il terreno è alterato. Devo portare una mascherina per evitare la polvere eventuale delle case distrutte o delle macerie, le polveri sottili dato l’inquinamento, e, se ci riesco ad incontrare una squadra di soccorso, devo cominciare a prendere lo iodio che mi permette, dato che l’aria vicino alla centrale dove abito ora è radioattiva (Iodio I 131), di non farmi venire il cancro alla tiroide; ed incamminarmi con i miei familiari per allontanarmi di almeno trenta kilometri dalla mia casa e dal mio lavoro e dai miei amici, intruppandomi in una marea di persone che come me sono in cerca di iodio, di acqua e di cibo dato che il cibo della terra e l’acqua sono contaminati; e così mi aggrego e spero di trovare tutto ciò di cui ho bisogno ad almeno 30-40 km da qui, dove mi aspettano, in una tenda, gli aiuti che mi daranno tutto l’aiuto possibile; e se il mio turno di evacuazione arriva di notte, dato che la luce elettrica è stata tolta, quando scendo nel buio insieme alla mia famiglia o quel che ne resta, non so se dovrò proseguire nel buio a piedi o in macchina, dato che non so se le pompe di benzina sono magari spente (ma non lo saprei neanche se fosse giorno). Per poi, dopo giorni di sete fame dolore rabbia lontananza ed incertezza, coi piedi rotti dai chilometri percorsi, affamato ed assetato, trovarmi, con la terra che trema ancora, magari a dover sfollare più lontano se l’allarme nucleare dovesse salire di intensità. Non so nulla del mio mondo, ho perso tutto e se si contamina anche la mia città non so quando ci potrò tornare. Mentre sono coricato sotto una tenda insieme ad altre migliaia di sfollati; mi accorgo di non sapere, neanche adesso, se magari sono già contaminato anch’io e quali danni avrò tra anni e anni, o magari mia figlia o tutti i miei familiari. A questo punto inghiotto diverse pillole di iodio, chissà che abbondare non faccia bene. E mi alzo e guardo la grande televisione che non smette mai di trasmettere; e vedo dall’alto di un elicottero la trasmissione di dove abitavo, ormai un cerchio enorme e desertico attorno alla centrale, e penso ai miei fiori ed al mio giardino che magari tra tanti e tanti anni ritroverò di colore rosso come quelli di Cernobyl.
Mi viene il freddo a pensarci, prego perchè non accada e sento alla TV che anche il reattore numero 4 dopo i primi tre è in pericolo, che il rischio radiazioni è aumentato, “ma non c’è da preoccuparsi”, e poi dall’estero lo speaker dice che in italia la stampa grida allo sciacallaggio nucleare, perchè i giornali e gli antinuclearisti vogliono sfruttare il mio dramma per non far impiantare le centrali nucleari anche da loro dal governo. E prima di prendere sonno nel mio sacco a pelo, senza casa lavoro, con acqua e cibo razionati stanco dei tre giorni fatti da sveglio per percorrere 30 kilometri, senza sapere se potrò tornare alla mia casa nella città dove sono nato e cresciuto, maledico chi chiacchera di sicurezza e non è qui come me a condividere il fatto che almeno sono vivo, un’unica certezza, dopo aver perso tutto; ma ho ancora un’opzione sulla vita. Mi sarò contaminato? E dicono pure che il disastro no! Ma no, che non c’è stato ! Ma perchè… per voi comodamente seduti in poltrona dinanzi ad una televisione lontana che vi parla di noi, della nostra tragedia, la mia vita che cosa è, ora come ora… se non la rappresentazione di un disastro già avvenuto che ancora non ha fine ? Spengono le luci. Mi addormento. Buio.
Hiroi Kyūseishu
il mio nome in giapponese
Savas