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28 GEN 2011
Se si ha un arresto cardiaco, meglio trovarsi in pubblico
Sopravvive una persona su tre tra quanti sono colpiti da arresto cardiaco in pubblico e sono soccorsi con un defibrillatore automatico. Se l’arresto avviene a casa, soltanto uno su dieci si salva. Secondo gli autori, un’ulteriore dimostrazione, della necessità di diffondere su ampia scala la cultura della rianimazione cardiopolmonare. È questo il risultato di uno studio pubblicato sul New England Journal of Medicine. Lo studio ha passato in rassegna i dati del più ampio registro al mondo sugli arresti cardiaci extraospedalieri (quello del Resuscitation Outcomes Consortium). 14 mila gli arresti registrati tra il dicembre 2005 e l’aprile 2007, a ciascuno di essi era associato il luogo in cui si era verificato.
I dati appaiono lampanti: per esempio ben il 79 per cento degli arresti che si verificano un posto pubblico a elevato traffico (come un aeroporto) in cui fosse disponibile un defibrillatore automatico esterno era riconducibile a una fibrillazione o tachicardia ventricolare (i due ritmi su cui lo strumento è efficace). Anomalie riscontrate soltanto nel 36 per cento di quelli verificatisi a casa.
Perché simili differenze?
Secondo un editoriale pubblicato a corredo dell’articolo, la motivazione potrebbe essere la maggiore tempestività dell’intervento nel luogo pubblico a far sì che l’arresto sia ancora “defibrillabile”. In ogni caso lo studio conferma l’utilità della massima diffusione della cultura della rianimazione cardiovascolare e della presenza nei luoghi pubblici di defibrillatori automatici esterni (Dae).
Fonti:
http://www.quotidianosanita.it/
L’articolo Originale:
Ventricular Tachyarrhythmias after Cardiac Arrest in Public versus at Home
Myron L. Weisfeldt, M.D., Siobhan Everson-Stewart, Ph.D., Colleen Sitlani, M.S., Thomas Rea, M.D et Alii
N Engl J Med 2011; 364:313-321, January 27, 2011
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