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Roma:Progetto Di Sostegno Psicologico E Meditazione Per Persone affette da Hiv

L’impatto con la diagnosi da HIV è un fatto oggettivo, che segna un prima e un dopo, crea una frattura, uno scompenso su una struttura di personalità preesistente. L’infezione da HIV quando viene pensata solo come malattia, viene relegata in spazi circoscritti quali il contesto di cura e il rapporto con il medico; invece, per le sue peculiari caratteristiche di trasmissione, si traduce per l’individuo in una condizione esistenziale che investe, principalmente, la sua vita relazionale. Per questo, partirà i primi di marzo, un percorso di sostegno psicologico e meditazione per persone sieropositive, con l’obiettivo di permettere una rilettura della propria situazione sotto una nuova luce, integrare il sé corporeo con il sé psichico, migliorare la propria qualità di vita, sviluppare la capacità di condividere la propria esperienza con gli altri. Tutto ciò integrando la meditazione di consapevolezza (mindfulness) con il supporto di gruppo più prettamente psicologico.

Gli incontri avranno cadenza settimanale e si alterneranno gli incontri di meditazione (giovedì) con gli incontri di sostegno psicologico (martedì), dalle ore 21.00 alle ore 22.30, presso la sede di DGP in via Costantino 82 (metro B – Basilica San Paolo).

Il percorso è aperto esclusivamente a persone affette da HIV e la partecipazione è gratuita, mentre è obbligatoria per tutti i partecipanti la sottoscrizione della tessera dell’associazione (15 euro annuali). Conducono gli incontri il Dott. Antonio Colanicchia e la Dott.ssa Serena Romano, sessuologi e psicologi dell’Istituto Italiano di Sessuologia Scientifica e dal Dott. Dario Doshin Girolami, Monaco buddhista Zen fondatore del Centro Zen l’Arco di Roma. Gli interessati possono contattare la segreteria dell’associazione: tel/fax 06 5134741 segreteria@digayproject.org

dalla Stampa Quotidiana

La Meditazione Zen Aiuta Nel Controllo Del Dolore

La meditazione Zen rende meno sensibili al dolore. Questo perché la sensazione fastidiosa in chi medita non viene ‘considerata’ dalle zone del cervello responsabili della valutazione, del ragionamento o della formazione della memoria. Il normale processo di ‘etichettatura’ delle esperienze, infatti, viene neutralizzato, così lo stimolo non viene classificato come doloroso. A svelare il meccanismo ‘analgesico’ dell’antica disciplina orientale è un gruppo di ricercatori canadesi che hanno pubblicato uno studio su ‘Pain’.
Al contrario di quanto si è fino ad ora pensato, dunque, non sarebbe la capacità attiva di controllo mentale a rendere più resistenti al male fisico, ma piuttosto un processo più passivo che ‘spegne’ i recettori ad hoc del sistema nervoso. Secondo Pierre Rainville dell’università de Montreal, che ha coordinato la ricerca, i ‘meditatori’ Zen presentano ai test sia risposte più attenuate al dolore sia una diminuzione dell’attività cerebrale nelle aree cerebrali deputate alla cognizione, all’emozione, alla memoria.
Il lavoro indica, in particolare, che chi medita ha acquisito l’attitudine a neutralizzare i processi cerebrali superiori, continuando comunque a sentire lo stimolo. Questa capacità e la possibilità di ‘manovrarla’ potrebbe avere importanti sviluppi negli studi sulla regolazione generale di dolore e emozioni.

Fonti:

Sanità News

Pain
Volume 152, Issue 1, January 2011, Pages 150-156

A non-elaborative mental stance and decoupling of executive and pain-related cortices predicts low pain sensitivity in Zen meditators
Joshua A. Grant, Jérôme Courtemanche and Pierre Rainville

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