Archivio tag: Terapia Intensiva

Editoriale: Nutrizione E Alimentazione… Che Differenza C’è?

Editoriale

Nutrizione E Alimentazione… Che Differenza C’è?

29/05/2011

In Allegato: “Carta Della Qualità E Dei Diritti Delle Persone In Nutrizione Artificiale

25 settembre del 2010, Tribunale dell’Ammalato.

“… “Il paziente mangia”, ci diciamo nelle consegne noi medici; oppure, in maniera più tecnica, quando scriviamo il diario clinico, : ”il paziente si alimenta per os” . Ed è importante segnalarlo perché, fino a quel momento, si è alimentato, ma non per bocca, cioè non in modo naturale, bensì in modo artificiale, tramite sonde inserite nel suo corpo. Due concetti diversi che esigono una terminologia diversa. Tramite una sonda, infatti, il paziente “viene nutrito”, non “si alimenta”. Nutrire implica passività e quindi il paziente subisce un’azione. Alimentarsi è, invece, un verbo riflessivo: il soggetto compie un’azione e la compie per se stesso. Nutrire vuol dire, quindi, somministrare nutrienti e, come la somministrazione delle medicine, ha un’ indicazione ben precisa, che è il trattamento o la prevenzione della malnutrizione. Alimentarsi è, invece, un’azione che compie l’individuo per provare piacere e necessità…” Per leggere l’articolo Clicca qui

Timeoutintensiva.it, N°17, Focus, Giugno 2011

News: Sospesa La Produzione In Italia di Barbiturico: Appello 
Delle Rianimazioni Pediatriche Per Riaverlo

News

Sospesa La Produzione In Italia di Barbiturico: Appello 
Delle Rianimazioni Pediatriche Per Riaverlo

Un fatto è certo: negli ospedali italiani, le scorte di tiopentale sodico, più noto con il nome commerciale di Pentothal, si stanno ormai esaurendo. Bisogna approvvigionarsi all’estero, con tempi più lunghi e a costi maggiorati. Lo denunciano i responsabili dei servizi di anestesia e rianimazione dei nostri più importanti ospedali pediatrici, sottolineando che il problema è grave e molto delicato. Grave, perché il Pentothal viene utilizzato quotidianamente ed è riconosciuto come farmaco insostituibile e addirittura salvavita in tutta una serie di situazioni. Molto delicato, dal momento che la carenza del barbiturico è legata al suo utilizzo per le esecuzioni capitali negli Stati Uniti. Prima di esaminare la situazione negli ospedali pediatrici è necessario ricordare cosa è successo. Il tiopentale sodico destinato anche al nostro mercato sarebbe dovuto uscire dalle linee dello stabilimento Hospira di Liscate, in provincia di Milano, succursale italiana di  Hospira Inc., azienda farmaceutica dell’Illinois leader nella produzione del barbiturico nata da una costola di Abbott, la multinazionale che  negli anni Trenta scoprì e lanciò il tiopentale sodico. Anche se Hospira ha sempre precisato di non aver mai avallato l’utilizzo del farmaco nelle procedure impiegate per la pena di morte, il sistema di approvvigionamento delle carceri di massima sicurezza dei 37 Stati che compiono le esecuzioni capitali con il tiopentone sodico è entrato in crisi e di fatto si è verificata una moratoria.  Ma Reprieve, un’organizzazione non governativa britannica che si batte contro la pena di morte, ha scoperto e denunciato le «fonti alternative» di rifornimento del barbiturico in Inghilterra, Germania e Italia appunto.  La Gran Bretagna ha imposto lo stop all’esportazione negli Stati Uniti. Grazie all’azione congiunta dell’associazione italiana «Nessuno tocchi Caino»  sulla vicenda dello stabilimento di Liscate sono state presentate mozioni parlamentari e denunce penali. Così il Governo italiano è intervenuto e  il 21 gennaio scorso Hospira ha deciso  non solo di sospendere la produzione ma anche di uscire completamente dal mercato mondiale del barbiturico.

L’APPELLO - Andrea Canepa, anestesista rianimatore pediatrico dell’ospedale di Alessandria ha scritto una lettera al Corriere, chiedendo «la riabilitazione del tiopentone agli occhi dell’opinione pubblica».  E ne spiega i motivi.  «Io e decine dei miei colleghi usiamo il tiopentale  quotidianamente – spiega -.  Per l’induzione dell’anestesia nei bimbi più piccoli è il farmaco di routine. Nel trattamento delle forme più gravi dell’epilessia è ancora un farmaco fondamentale. Nei bimbi traumatizzati cranici che sviluppano un’ipertensione endocranica, possibile causa di morte e di lesioni cerebrali permanenti, è un farmaco consigliato univocamente dalla letteratura internazionale». In un documento ufficiale ”ASA Statement on Sodium Thiopental’s Removal From the Marketanche la Società americana di anestesiologia (ASA) ha espresso «estrema preoccupazione» per la carenza di tiopentale sodico.

La Società di Anestesia e Rianimazione Neonatale e Pediatrica Italiana (SARNePI)  sta decidendo di proporre un’azione comune non solo sul tiopentale, e L’Agenzia italiana del farmaco ha ben presente la situazione. In una nota, Aifa specifica che la carenza di Pentothal risale al maggio del 2010.  «Per le specifiche indicazioni in chirurgia pediatrica è ragionevole richiedere l’importazione dall’estero. In tali casi, l’Aifa garantisce che l’importazione avvenga nei tempi strettamente necessari perché sia assicurata la tempestiva disponibilità alle strutture che ne facciano richiesta».

dalla Stampa Quotidiana

Stato Vegetativo E Accanimento Terapeutico: Cosa Ne Pensano I Familiari

Articolo Scientifico

Stato Vegetativo E Accanimento Terapeutico: Cosa Ne Pensano I Familiari

P. Chiambretto, C. Guarnerio
Servizio di Psicologia, Cooperativa Vitaresidence, Guanzate (CO), Legnano (MI)

Giornale Italiano di Medicina del Lavoro ed Ergonomia Supplemento A, Psicologia © PI-ME, Pavia 2007; Vol. 29, N. 1: A12-A18

http://gimle.fsm.it

per gentile concessione

I passi avanti compiuti dalla medicina in tutti i suoi settori ci confrontano sempre più spesso con questioni che non sono più solo di tipo clinico, ma che inevitabilmente ci
pongono di fronte a interrogativi di tipo etico e morale. Le patologie croniche, le condizioni terminali, gli stati vegetativi sono solo alcuni dei più comuni esempi di condizioni cliniche che impongono al sanitario anche una riflessione (e una scelta?) di tipo etico. Gli strumenti che la medicina mette nelle mani dei sanitari sono tali da portarli a riflettere non solo sulla validità clinica di una scelta ma anche sulla opportunità di intraprenderla, sulla proporzionalità dell’intervento. Si pone sempre più frequentemente la necessità di calibrare l’intervento tra l’opportuno e l’eccessivo, per fare questo non sempre è sufficiente la competenza tecnica, ma intervengono
altri fattori più personali e difficili da standardizzare rispetto al significato stesso della vita e della sua qualità. Al giudizio tecnico-scientifico degli operatori del settore fa da corollario la voce dei familiari. Una voce gravata dal peso dell’assistenza, dal dolore per la condizione che stanno vivendo, dalla difficoltà di comprendere un linguaggio anche tecnico che non padroneggiano.

Il presente lavoro è un’indagine preliminare condotta con 32 familiari di pazienti in stato vegetativo o a minima responsività, sia ricoverati in strutture di lungodegenza sia gestiti al domicilio, rispetto alla conoscenza del concetto di accanimento terapeutico e di quali elementi della quotidianità del paziente possano configurarsi, a loro parere, come accanimento… Vai all’articolo Cliccando qui

Timeoutintensiva.it, N°11/12, Focus, Dicembre 2009

Psicosi In Terapia Intensiva Ed Autonomia Del Paziente: Alcune Riflessioni Dall’interno

Articolo Scientifico

Psicosi In Terapia Intensiva Ed Autonomia Del Paziente: Alcune Riflessioni Dall’ Interno

dr.ssa C. Misak

Interim Vice-President and Provost University of Toronto, Canada

Traduzione dalla lingua inglese e riduzione dell’articolo (a cura del dr. S. Vasta*):
ICU Psychosis and Patient Autonomy: Some Thoughts from the Inside.
dr.ssa MISAK C. – Journal of Medicine and Philosophy, 30:411–430, 2005

*Presidente Ass. Non Profit I.Change

Abstract

Una Foto di Diane Arbus, richiamata nell'articolo

Vorrei attingere alla mia esperienza di essere stata paziente in UTI (Unità di Terapia Intensiva) per fare alcune riflessioni pratiche, etiche, filosofiche circa la cura di questi pazienti nei reparti di cure intensive.
Il tema ricorrente da me trattato in questo lavoro sarà le psicosi in UTI.
Io suggerisco che i pazienti dovrebbero essere educati ed istruiti prima delle loro dimissioni; Discuterò sugli ostacoli che si potrebbero incontrare nel fare questo; Ritengo che dobbiamo ripensare l’autonomia dei pazienti alla luce di queste problematiche, e propongo che bisogna ripensare alla disgregazione del se di fronte a questi problemi…

… Per Leggere questo interessante articolo sulle psicosi che scaturiscono a volte durante un ricovero in ICU ed il racconto che ne fa la protagonista Cheryl Misak, Clicca qui

Timeoutintensiva.it, N°8, Focus, Dicembre 2008

Una Riflessione Sul “Senso Comune”

Editoriale

da: La Costruzione Di Significato E Senso In Terapia Intensiva

Una Riflessione Sul “Senso Comune”

Diego Bongiorno*

Psichiatra, Psicoanalista

*A. I.CHANGE ONLUS

10 ottobre 2008

La costruzione di senso necessita di un chiarimento iniziale affinché possa essere utilizzata come teoria. Inizierò ad avvicinarmi alla delimitazione del concetto attraverso un confronto con concetti limitrofi con cui si può confondere. La costruzione di senso non può essere confusa con i processi di apprendimento. Un processo di apprendimento può prevedere a priori un senso comune ma è un processo temporalmente ad esso consecutivo che prevede la trasmissione di un sapere e/o di una modalità per conseguire un sapere. Si possono studiare i metodi con cui si trasmette un sapere, come le emozioni possono interferire con i processi di scambio delle informazioni, ma tutto ciò prevede a priori che un senso comune sia già stato costruito. La costruzione del senso comune non è nemmeno una condivisone del sapere perché quest’ultima è una operazione sofisticata conseguente ad un accordo cognitivo ed emotivo. Si potrebbe discutere sulla natura dell’accordo e sulla natura delle emozioni ma tutto ciò è secondario in termini di tempo alla costruzione del senso comune. Si potrebbe a questo punto confrontare la costruzione del senso comune con il convenzionalismo linguistico. Anche qui vi sono delle differenze fondamentali. Per esempio: per un cieco dalla nascita cosa significa il termine bianco o rosso? Eppure un cieco potrà usare questi termini appoggiandosi al convenzionalismo linguistico pur non potendo partecipare al senso comune. L’esempio può esserci utile a questo punto per entrare nel merito… Per continuare a leggere.. Clicca qui

Timeoutintensiva.it, N°7, Focus, Ottobre 2008