Giappone: Nucleare: Le Radiazioni Fermano I Soccorsi
Il nuovo incendio scoppiato durante la notte scorsa nella centrale di Fukushima sta destando molte preoccupazioni, infatti tutti i tentativi messi in atto per raffreddare i reattori sembrano essere inutili. Gli elicotteri anti-incendio inviati per inondare d’acqua l’impianto sono stati bloccati dalla radioattività dell’area. La zona intorno all’impianto nucleare è stata evacuata per circa 30 chilometri, e gli incaricati al raffreddamento sono costretti a operare a intervalli regolari, per limitare i rischi di contaminazione. Dopo l’incendio del reattore numero 4, un velivolo ha immediatamente cercato di versare acqua anche sul reattore 3, per evitare la fusione delle barre di combustibile, ma secondo quanto comunicato dall’agenzia Kyodo questa attività ha dovuto subire uno stop forzato a causa del livello di radiazioni in continuo aumento. Secondo l’Autorità della sicurezza nucleare francese, il pericolo più grande riguarda la piscina di stoccaggio del combustibile esaurito dal reattore numero 4, dove a causa degli incendi si teme l’emissione di radiazioni nell’atmosfera. Questa già drammatica situazione è aggravata anche dal meteo locale, infatti per le prossime ore sono previsti neve e forte vento, che porterebbe una possibile nube nucleare verso Tokyo.
Professore Ordinario di Filosofia del diritto nell’ Università degli Studi di Milano-Bicocca, Presidente del Comitato per l’Etica di fine vita (CEF)
Perché l’etica è chiamata in causa in relazione alla fase finale della vita? Per quali ragioni tale fase è divenuta, da diversi anni a questa parte, un oggetto centrale o, addirittura, privilegiato della riflessione bioetica e biogiuridica?
La risposta a tali domande passa per due fondamentali rilievi. Il primo riguarda l’inscindibile connessione tra la parola “etica” e la parola “scelta”. Non si dà, infatti, problema etico se non c’è spazio per scelte tra diversi corsi d’azione possibili. Il secondo rilievo è, invece, relativo al significativo cambio di scenario che si produce dal momento in cui la medicina moderna, grazie alle strategie e agli apparati a più o meno elevato tasso tecnologico di cui si dota, viene ad esercitare un vero e proprio controllo sulla morte, sottraendola al caso e alla necessità e, per contro, rendendola sempre più dipendente da scelte che incidono non solo sul “quando”, ma anche sul “come” si giunge alla conclusione dell’esistenza… Per continuare a leggere l’articolo Clicca qui
L’evoluzione Della Sensibilità E Della Resistenza Agli Antibiotici
Evolution in the antibiotic susceptibility and resistance
Stefania Stefani
Dipartimento di Scienze Microbiologiche, Università degli Studi di Catania
da Le Infezioni in Medicina, Supplemento 3/2009
Negli ultimi decenni si è assistito, in alcune aree geografiche, all’inesorabile proliferazione di batteri antibiotico-resistenti, spesso con resistenze multiple. Si tratta di un fenomeno che investe tutti i microrganismi patogeni - batteri, funghi e virus – e che ha messo in discussione l’efficacia terapeutica di molti degli agenti antiinfettivi disponibili riproponendo, paradossalmente, una realtà considerata ormai lontana nel tempo quale quella “preantibiotica”. La rapida emergenza della resistenza agli antibiotici è il risultato di diversi fattori tra cui la complessità della genetica microbica, il rapido e costante aumento degli spostamenti e dei viaggi non solo dell’uomo ma anche degli animali e delle merci, e soprattutto, decenni di antibiotico-terapia e uso degli antibiotici al di fuori della pratica clinica e, infine, la mancanza di scelte terapeutiche precise in gruppi di pazienti ad alto rischio… Per leggere l’intero articolo Clicca qui
Timeoutintensiva.it, N° 14, Student Corner, Luglio 2010
Giappone: Brucia Il Reattore 4, Il Governo: Il Pericolo «Notevolmente Aumentato».
Le Idee
Il Bosco di Color Rosso attorno a Cernobyl dopo la Mutazione Genetica Indotta dalla Radioattività
I Fiori Rossi di Cernobyl
Io veramente non capisco. Sono tutti pronti a rassicurarci che il disastro nucleare in Giappone non c’è stato, tutti lì a dirci che il livello di radiazioni non è preoccupante, mentre altre due centrali (dopo la prima) sono una in fiamme ed in un’altra vi è stata un’esplosione come la prima, e già vi sono maggiori problemi di contaminazione rispetto a quelli che si erano registrati (190 persone ad oggi contaminate). Nè riesco a pensare a quelle persone diverse da me per lingua e costumi e aspetto, ma sempre umanità, che stanno eroicamente tentando di fermare e limitare il disastro morendoci pure, dentro le centrali, come è realmente successo. Non capisco cioè come tanti “rassicuratori” non comprendano che già il disastro è avvenuto. No ? Vediamo… Ammettiamo che Io, che in giapponese mi chiamerei Hiroi Kyūseishu, esatta traduzione del mio nome, sia un abitante della prefettura di Fukushima. Se non sono morto sotto le macerie dopo il terremoto, se non mi ha sommerso lo tsu-nami dato che era lontano, se mi sono scansato la rottura della diga che ha sommerso centinaia di persone di un paese vicino, ora mi benedico che sono salvo, ma mi trovo a dover essere sfollato insieme ai milioni di persone che vivono nei trenta kilometri vicino alla centrale, dato l’annunciato allarme nucleare.
Quindi devo prendere le mie povere cose, poche, che riesco a trasportare, e con i sopravvissuti della mia famiglia, sempre che sia riuscito a raggiungerli dato che telefono cellulare ed internet non funzionano, devo prendere la macchina là dove è permesso od andare a piedi se il terreno è alterato. Devo portare una mascherina per evitare la polvere eventuale delle case distrutte o delle macerie, le polveri sottili dato l’inquinamento, e, se ci riesco ad incontrare una squadra di soccorso, devo cominciare a prendere lo iodio che mi permette, dato che l’aria vicino alla centrale dove abito ora è radioattiva (Iodio I 131), di non farmi venire il cancro alla tiroide; ed incamminarmi con i miei familiari per allontanarmi di almeno trenta kilometri dalla mia casa e dal mio lavoro e dai miei amici, intruppandomi in una marea di persone che come me sono in cerca di iodio, di acqua e di cibo dato che il cibo della terra e l’acqua sono contaminati; e così mi aggrego e spero di trovare tutto ciò di cui ho bisogno ad almeno 30-40 km da qui, dove mi aspettano, in una tenda, gli aiuti che mi daranno tutto l’aiuto possibile; e se il mio turno di evacuazione arriva di notte, dato che la luce elettrica è stata tolta, quando scendo nel buio insieme alla mia famiglia o quel che ne resta, non so se dovrò proseguire nel buio a piedi o in macchina, dato che non so se le pompe di benzina sono magari spente (ma non lo saprei neanche se fosse giorno). Per poi, dopo giorni di sete fame dolore rabbia lontananza ed incertezza, coi piedi rotti dai chilometri percorsi, affamato ed assetato, trovarmi, con la terra che trema ancora, magari a dover sfollare più lontano se l’allarme nucleare dovesse salire di intensità. Non so nulla del mio mondo, ho perso tutto e se si contamina anche la mia città non so quando ci potrò tornare. Mentre sono coricato sotto una tenda insieme ad altre migliaia di sfollati; mi accorgo di non sapere, neanche adesso, se magari sono già contaminato anch’io e quali danni avrò tra anni e anni, o magari mia figlia o tutti i miei familiari. A questo punto inghiotto diverse pillole di iodio, chissà che abbondare non faccia bene. E mi alzo e guardo la grande televisione che non smette mai di trasmettere; e vedo dall’alto di un elicottero la trasmissione di dove abitavo, ormai un cerchio enorme e desertico attorno alla centrale, e penso ai miei fiori ed al mio giardino che magari tra tanti e tanti anni ritroverò di colore rosso come quelli di Cernobyl.
Mi viene il freddo a pensarci, prego perchè non accada e sento alla TV che anche il reattore numero 4 dopo i primi tre è in pericolo, che il rischio radiazioni è aumentato, “ma non c’è da preoccuparsi”, e poi dall’estero lo speaker dice che in italia la stampa grida allo sciacallaggio nucleare, perchè i giornali e gli antinuclearisti vogliono sfruttare il mio dramma per non far impiantare le centrali nucleari anche da loro dal governo. E prima di prendere sonno nel mio sacco a pelo, senza casa lavoro, con acqua e cibo razionati stanco dei tre giorni fatti da sveglio per percorrere 30 kilometri, senza sapere se potrò tornare alla mia casa nella città dove sono nato e cresciuto, maledico chi chiacchera di sicurezza e non è qui come me a condividere il fatto che almeno sono vivo, un’unica certezza, dopo aver perso tutto; ma ho ancora un’opzione sulla vita. Mi sarò contaminato? E dicono pure che il disastro no! Ma no, che non c’è stato ! Ma perchè… per voi comodamente seduti in poltrona dinanzi ad una televisione lontana che vi parla di noi, della nostra tragedia, la mia vita che cosa è, ora come ora… se non la rappresentazione di un disastro già avvenuto che ancora non ha fine ? Spengono le luci. Mi addormento. Buio.
Tutto l’ospedale sarà coinvolto nel processo donazione/trapianto
La Conferenza delle Regioni ha approvato a metà febbraio un documento “in merito alla rete nazionale per i trapianti” ( di cui potete fare il download alla fine dell’articolo) che contiene diverse novità per quanto riguarda l’articolazione regionale e locale della rete. In particolare si prevedono apposite convenzioni tra i Centri interregionali e il Centro nazionale trapianti, nonché la possibilità di maggiore collaborazione tra i Centri regionali e il Centro nazionale.
Ma la novità più importante è quella prevista per il quarto livello della rete, quello dei “coordinamenti ospedalieri”. Per questi il documento prevede “una completa integrazione con l’intera struttura ospedaliera dove opera”. “In tale contesto – si legge nel documento – si inseriscono a pieno titolo non solo le unità operative e le strutture più di frequente direttamente impegnate (rianimazione, e/o reparti neuro traumatologia o neurochirurgia), ma anche quelle che a vario titolo concorrono alle attività di prelievo (servizio di medicina legale, neurologia, anatomia-patologica, radiologia, laboratori, direzione sanitarie). Per le mutate caratteristiche epidemiologiche e per l’introduzione di nuove tecniche terapeutiche, il campo di applicazione del coordinamento ospedaliero è destinato a investire anche unità operative fino ad ora non coinvolte nell’identificazione del potenziale donatore (p. es. stroke unit) e nella definizione dell’idoneità alla donazione (consulenze specialistiche). L’intera struttura aziendale deve quindi intendersi implicata a pieno titolo e con piena disponibilità nel processo di donazione / trapianto”.
Dagli Animali Agli Uomini: La Storia Dei Trapianti Dal 1933 Al 2010
Dai primi tentativi sugli animali, avvenuti in Austria nel 1902, al primo trapianto completo di faccia effettuato da un gruppo di medici spagnoli nel 2010: la storia dei trapianti di organi, tra successi e insuccessi, ha caratterizzato tutto il 20° secolo.
Al 1933 risale il primo trapianto di rene da uomo a uomo, ma l’organo non riprese a funzionare perché i gruppi sanguigni dei due soggetti non corrispondevano, scrive il Telegraph. Il primo trapianto di rene di successo venne effettuato nel 1954 da un’equipe di chirurghi di Boston che trapiantarono l’organo tra due gemelli identici.
Nel 1967 un team di chirurghi del Colorado effettuano il primo trapianto di fegato che riesce, ma il paziente muore un anno dopo per una recidiva di cancro al fegato. Nello stesso anno viene effettuato con successo il primo trapianto completo di cuore dal chirurgo sudafricano Christiaan Barnard, ma il paziente di 53 anni muore 18 giorni dopo.
Il primo pancreas venne trapiantato nel 1968 da un gruppo di chirurghi dell’Università del Minnesota, mentre risale al 1969 il primo tentativo, fallito, di trapianto di un cuore artificiale su un essere umano: il paziente visse tre giorni prima di essere nuovamente trapiantato con un cuore umano, che venne rigettato.
Dopo poco più di 10 anni, nuovi grandi passi avanti. Il primo trapianto doppio, cuore-polmoni, risale al 1981 e venne messo in pratica dai chirurghi dello Stanford Medical Center. Due anni dopo verrà realizzato, dai medici del Lung Transplant Group di Toronto, il primo trapianto di polmone. Nel 1997 venne realizzato in Arabia Saudita il primo trapianto di utero umano, ma dopo due cicli mestruali dovette essere rimosso.
Del 1998 è il primo trapianto di mano per opera di un gruppo di chirurghi francesi. Nel 2001 viene trapiantato un cuore artificiale in sei pazienti, che prolungò loro la vita di un mese. Il 2008 è uno degli anni più importanti per la storia dei trapianti: viene eseguito con successo un trapianto di entrambe le braccia, viene effettuato il primo trapianto di trachea umana e nasce il primo bambino da un ovaio trapiantato. Nel 2010 un team di chirurghi spagnoli effettua, con successo, il primo trapianto di viso completo (il primo trapianto parziale venne realizzato nel 2005 in Francia).