Archivio mensile:febbraio 2014

Morire Di Sepsi A 18 Anni Per Un Ascesso Dentale Malcurato. Video.

KnowSepsis_02La Cronaca è Nota. Tania Priola, 18 anni, del quartiere Brancaccio di Palermo, in Sicilia, per settimane non aveva curato un ascesso dentale. Un dolore che pensava di poter sopportare, trascurando la patologia, forse anche per motivi economici. Ma che alla fine le è costato la vita.  E’ morta venerdì scorso all’Ospedale Civico del capoluogo siciliano. L’ascesso era degenerato in una “fascite“, un’infezione che parte dalla bocca per diffondersi fino al collo. In seguito alla Fascite si era instaurata una Sepsi. I medici della 2a Rianimazione del Civico di Palermo hanno tentato di tutto per salvare la ragazza già arrivata alla loro osservazione in condizioni gravi. La procura di Palermo ha aperto un’inchiesta sul decesso della giovane. Sin qui la cronaca derivata dalla lettura dei giornali ma che sarà la magistratura a dirimere.

Noi vorremmo tentare di chiarire al pubblico la natura di questa patologia insidiosa che si chiama Sepsi e di cui è morta la giovane, per sensibilizzare su una patologia poco conosciuta che fa tanti morti ogni giorno.

Il termine sepsi (dal greco σήψις, “sēpsis”, putrefazione) o setticemia indica una malattia sistemica, la risposta dell’organismo (sotto forma di SIRS, Sindrome da Risposta Infiammatoria Sistemica) all’invasione di tessuti, fluidi o cavità corporee normalmente sterili da parte di microrganismi patogeni o potenzialmente patogeni. Le complesse interazioni tra il microrganismo infettante, il sistema immunitario dell’ospite, le risposte infiammatorie e la coagulazione influenzano l’esito nella sepsi.

La sepsi, che può derivare da una malattia infettiva mal curata anche in soggetto sano, si instaura prevalentemente in pazienti critici, immunocompromessi e anziani. Si stima che ogni anno nel mondo circa 20 milioni di pazienti ne vengano colpiti. Negli Stati Uniti i nuovi casi di sepsi sono stimati essere 750.000 ogni anno, con un’incidenza che è probabilmente destinata ad aumentare dell’1,5% all’anno per l’invecchiamento della popolazione. L’incidenza nell’Unione Europea  è di circa 90 casi di sepsi per 100.000 abitanti.

Sempre negli USA riguarda l’ 1%-2% di tutti i ricoveri e fino al 25% dei letti disponibili nelle Unità di Terapia Intensiva (ICU), rappresentando la decima più comune causa di morte, secondo i dati del 2000 dei Centri per il Controllo e la Prevenzione delle Malattie (“Centers for Disease Control and Prevention”). A causa della sua natura particolarmente aggressiva e multifattoriale, la sepsi conduce rapidamente a morte e costituisce la principale causa di decesso nelle terapie intensive non coronariche di tutto il mondo, con tassi di letalità che vanno dal 20% per la sepsi, al 40% per la sepsi grave, ad oltre il 60% per lo shock settico: cumulativamente, nel mondo muoiono per sepsi circa 1400 persone al giorno.

Diagnosi e trattamento precoce sono azioni essenziali, ma si deve intervenire anche sulla prevenzione, assicurando il controllo delle infezioni mediante l’applicazione di linee guida riguardanti alcune procedure invasive (inserimento di cateteri venosi, tecniche di ventilazione artificiale ecc.). Anche un controllo stringente dei pazienti durante il periodo post-operatorio con un continuo monitoraggio clinico diventa un’ intervento di fondamentale importanza. Gli eventi infettivi che poi evolvono in sepsi possono essere neutralizzzati in modo significativo mediante questi e altri provvedimenti. E’ inoltre importante sensibilizzare l’opinione pubblica su questa sindrome insidiosa ma non abbastanza conosciuta nella sua gravità e che spesso viene considerata una complicanza ineluttabile di alcune malattie. Sensibilizzare i cittadini significa maggiore attenzione sul problema da parte delle istituzioni. In particolare dobbiamo lavorare sulla prevenzione della sepsi, controllando il rischio di infezioni ospedaliere che possono causarla, facilitare la sua diagnosi precoce, gestire la terapia avvalendosi anche di altre competenze specialistiche. E’ necessario a tal fine intensificare la formazione/informazione degli operatori, favorire un approccio multispecialistico e multiprofessionale, vigilare sulla corretta gestione della diagnosi e delle terapie, verificando la corretta adozione delle linee guida non solo nelle terapie intensive ma anche in altri reparti. E’ importante inoltre misurare la sua diffusione mediante il calcolo di specifici indicatori ed adottando sistemi di monitoraggio clinico in grado di identificare precocemente la sindrome. Uno dei problemi da affrontare per una gestione adeguata del paziente settico è il ritardo nell’assegnazione del trattamento corretto che fa seguito alla diagnosi. Si è dunque recentemente creato un grande progetto di collaborazione internazionale per far conoscere la sepsi e per migliorare l’ outcome del paziente settico, nominato “Surviving Sepsis Campaign”. Tale organismo ha già pubblicato un articolo di revisione (review) basato sull’evidenza: sono delle linee guida sulle strategie per la gestione della sepsi grave e dello shock settico, con l’idea di pubblicare una serie completa di linee guida nei prossimi anni. L’applicazione in Italia di tali linee guida è in studio in alcuni reparti di Medicina d’Urgenza e di Terapia Intensiva; una delle più ampie casistiche europee è quella raccolta all’Ospedale delle Molinette di Torino. Ogni anno, il 13 Settembre, si festeggia la Giornata Mondiale di Sensibilizzazione sulla Sepsi.

Fonti e Approfondimenti:

http://www.survivingsepsis.org/

http://globalsepsisalliance.com/

http://www.world-sepsis-day.org/

“Video Intervista: Per Un Uso Razionale Dei Farmaci Per I Bambini Ed I Loro Genitori”

Farmaci Pediatrici copiaA margine del Convegno “Uso Razionale Dei Farmaci Per I Bambini E I Loro Genitori: Un Obiettivo Dinamico E Strategico”, organizzato in occasione dei 50 anni dell’Istituto “Mario Negri” di Milano e i 25 anni del suo Laboratorio per la Salute materno infantile, vi proponiamo la video intervista con Maurizio Bonati, Responsabile del Laboratorio per la Salute materno infantile, Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri.

Salute Mentale: Che Fine Ha Fatto La Normalità?

Psichiatria e Normalità

NormalitàE’ stato pubblicato un interessante articolo su “Va Pensiero n° 593” a cura del Pensiero Scientifico Editore nel quale ci si chiede, dato che l’Inflazione Diagnostica è giunta ad un punto tale da creare sempre nuovi malati e malattie specie in Psichiatria,  che fine abbiano fatto le persone normali.

L’articolo è la traduzione di un’intervista fatta ad Allen Frances, Professor Emeritus at Duke University and former Chair of its Department of Psychiatry, Chair of the DSM IV Task Force, che lungi dall’essere un antipsichiatra, è uno psichiatra americano che ha guidato la task force per la stesura del DSM-4 per poi dimettersi dall’incarico in prossimità dell’aggiornamento successivo, il DSM-5. L’intervista pubblicata, ripercorre con lui quei “cambiamenti di paradigma” che hanno caratterizzato l’evoluzione della Psichiatria, portandola oggi al punto di definire malati mentali milioni di persone tutto sommato normali: il risultato è una vera e propria inflazione diagnostica anche nell’ambito della salute mentale. Ma qual è stato il peso dell’industria nell’influenzare i criteri diagnostici della Psichiatria? E quanto ha pesato, invece, il bisogno dei cittadini di tenere sotto controllo la propria salute? A detta di Allen Frances gli psichiatri hanno agito in buona fede, seppure incautamente, pensando di avvicinarsi ad una più chiara verità in ambito psichiatrico, ma hanno prestato il fianco all’industria del farmaco. Saggezza e lentezza sono un possibile antidoto perché “ricevere una diagnosi è un momento davvero importante nella vita di una persona, può essere tanto importante quanto acquistare una casa o scegliere una moglie”: bisogna andarci piano, poggiando i percorsi diagnostici sul buon senso. E lo psichiatra termina l’intervista dicendo:

“Una delle cose che stiamo imparando, non solo in Psichiatria ma in quasi tutte le aree della medicina, è che questa rincorsa al definire le malattie ha fatto sì che oggi testiamo e trattiamo le persone molto più di quanto sia per loro salutare. Negli ultimi trent’anni è stata posta molta enfasi sul concetto di medicina preventiva: fare diagnosi precoce e stabilire una terapia prima che la malattia possa causare danni. Ma stiamo imparando adesso che sottoporre a screening, per molte malattie, “seleziona” persone che starebbero meglio se fossero lasciate in pace.
Fino a tempi recenti è stato chiesto agli uomini di sottoporsi a screening per il tumore della prostata, oggi sappiamo che questo non si traduce in un allungamento della vita, ma al contrario in terapie chiaramente aggressive e dannose. Vengono eseguiti troppi screening per il tumore del seno; i valori di pressione arteriosa che definiscono la normalità sono stati ulteriormente abbassati; vengono fatti troppi controlli nei pazienti diabetici… Stiamo imparando dagli altri ambiti della medicina che la sovradiagnosi e il sovratrattamento causano più danni che vantaggi. E credo che la Psichiatria stia seguendo questo stesso percorso di sovradiagnosi e sovratrattamento, mentre tutti dovrebbero metterci un po’ di buon senso.

Per leggere l’interessante ed approfondita intervista “Clicca qui”

Fonte:

http://www.pensiero.it/attualita/

Pet Therapy: Un Cucciolo Di Cane Guarisce Una Bimba In Terapia Intensiva Pediatrica

La bimba di 10 anni affetta da mielite postinfettiva, ricoverata nella Terapia intensiva pediatrica (Tip) del Policlinico Universitario Agostino Gemelli di Roma, era affetta da uno stato depressivo profondo

61_Rianimazioni-aperte-ai-CaniSi chiama Portos. E’ un cucciolo di cane che ha aiutato la sua padroncina, una bimba di 10 anni ricoverata nella Terapia intensiva pediatrica (Tip) del Policlinico universitario Agostino Gemelli di Roma, a guarire da uno stato depressivo profondo sviluppato in seguito alla sua condizione di salute durante la degenza nel reparto intensivo. Un incontro al giorno col suo amico a quattro zampe l’ha aiutata a ritrovare il sorriso e le forze per reagire alla sua malattia e sconfiggerla. Ora la bimba è tornata a casa guarita. Si tratta del primo caso di pet-therapy in terapia intensiva pediatrica nel Lazio e tra le prime esperienze di questo tipo conosciute in Italia.
La piccola era affetta da mielite postinfettiva (una reazione del midollo spinale molto rara) e per questo da una forma temporanea di tetraplegia. La piccola paziente aveva sviluppato uno stato di profonda depressione post-traumatica e l’equipe multidisciplinare di rianimatori pediatrici, neuropsichiatri infantili ed ematologi del Gemelli, diretta da Giorgio Conti, d’accordo con la famiglia, ha condiviso l’idea che il gioco con il suo piccolo cucciolo di cane potesse essere di grande giovamento sia per il suo umore, sia per la guarigione che richiedeva l’impegno nella fisioterapia.
Un incontro di un’ora con il cane tutti i giorni per due settimane, dopo la seduta di fisioterapia e la bimba ha subito reagito, già al primo contatto: è stato possibile staccarla dal ventilatore meccanico e iniziare a fare sessioni di fisioterapia più intensa. La pet-therapy è prevista nelle linee-guida di trattamento della Critical Care Society U.S.A. (Società scientifica statunitense di Terapia Intensiva), ma questa è una delle prime esperienza di pet-therapy in Terapia intensiva pediatrica nel nostro Paese, certamente la prima nel Lazio.

Fonte:
http://salute24.ilsole24ore.com/

 

World Cancer Day: Entro il 2034, 25 Milioni Di Nuovi Casi. Intanto A Cuba…

I dati del World Cancer Report 2014: entro 20 anni nuovi casi raddoppiati !

ricerca-cubaGià oggi con la prevenzione si potrebbero ridurre della metà le morti per cancro nel mondo. Circa 4 milioni degli 8,2 milioni di decessi stimati nel 2012 si sarebbero potuti evitare. Lo dice l’Onu, che attraverso la Iarc, l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro, affida alla Giornata mondiale del Cancro, ogni anno il 4 febbraio, i numeri pesanti di una catastrofe globale.

Il cancro, come fattore singolo, è la prima causa di morte al mondo. A far paura, più di tutto, è l’incremento dei casi descritta del World Cancer Report 2014: una marcia che fa contare l’11% in più di nuovi casi nel 2012, 14 milioni, pari all’intera popolazione di Lombardia e Piemonte. Nei prossimi venti anni si stima un aumento del 75% dei casi di cancro nel mondo, fino a raggiungere i 25 milioni di nuove diagnosi nel 2034.
Restano, invece, fermi i piani di prevenzione. Attualmente nel mondo circa 4,2 milioni di persone all’anno tra i 30 e i 69 anni muoiono prematuramente a causa della malattia. “Se non si interviene in maniera decisiva – dice la Iarc – sviluppando strategie concrete per affrontare il problema, nel 2025 il cancro sarà la causa della morte prematura in oltre 5 milioni di persone all’anno”.
Intanto a Cuba, osteggiata dall’Embargo e dalle Case Farmaceutiche è recentemente uscito un articolo che illustrerebbe la ricerca scientifica sull’isola di Cuba come una tra le migliori al mondo, sebbene non riconosciuto ufficialmente per colpa -ribadisce l’articolo- delle politiche dell’industria farmaceutica mondiale che mira sempre a promuovere farmaci costosi denigrando quelli accessibili e gratuiti per motivi di affari.
Secondo quanto scritto dall’autore, pubblicato per Libera Tv, dal 1985 ad oggi i ricercatori cubani avrebbero già scoperto e sperimentato (con successo) ben quattro farmaci anti-tumorali, un vaccino contro la meningite, uno contro l’epatite B, diverse cure contro le malattie portate dagli insetti come il Dengue. Tutte cure che potrebbero essere diffuse nei Paesi poveri perchè più necessarie dei vaccini o delle cure contro le malattie croniche (più richiesti invece nelle zone ricche del pianeta) e inoltre anche più accessibili perchè fatte con estratti naturali.
Allora come mai non si sente mai parlare di Cuba in ambito di ricerca? Secondo gli autori dell’articolo per una precisa manovra ostruzionistica delle grandi aziende farmaceutiche. Cuba avrebbe venduto allo stato dell’Ecuador farmaci molto importanti per la cura dei problemi di persone diversamente abili, tutti a titolo gratuito. Ma la campagna montata dalle case farmaceutiche avrebbe fatto credere alla gente che quei farmaci erano pericolosi e dunque li avrebbe convinti a preferire invece prodotti di altro genere, molto più costosi.

FONTI:

World Report Cancer 2014

Havana Today

http://benessere.guidone.it

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Da Cuba Un Vaccino Contro il Cancro al Polmone