Archivio dell'autore: Savas

Giornata della Memoria

Eccoci ! : in ebraico “Himmèni”, nascita di una nuova consistenza

Partigiani ebrei del ghetto di Vilna, in Lituania.

Himmèni: in ebraico nascita di una nuova consistenza: Eccoci!
Mir zainen do (Noi siamo qui, canto yiddish dei partigiani del ghetto di Vilna in Lituania): in ebraico himmèni: Eccoci ! Come Parola di resistenza.
La parola con cui risponde Abramo quando sul monte Morià, Iod/Dio lo chiamerà per il sacrificio del figlio.
“E’ Buono a sapersi che anche Iod/Dio può dire il suo himmèni alla creatura che lo chiama. Ce lo annuncia Isaia (58, 9): “Allora Chiamerai e Iod risponderà. Strillerai e dirà:”Eccomi”.
Eccomi è voce dei momenti di verità, quando si è chiamati a rispondere di sè.
E’ il passo avanti. Lo scatto che fa uscire dai ranghi e porta ad uno sbaraglio.
E’ la più bella parola che si possa pronunciare in quei momenti, un dichiararsi pronti, prima di usarla bisognerebbe allenarsi a pensarla più spesso.
Buona fortuna a chi dovrà pronunciare “oggi” il suo difficile “eccomi”.

(Eccomi! , tratto dal libro “Alzaia”, di Erri De Luca, Feltrinelli)


Cronache dal dopo DAT (Divisione acuti trapassanti). Memorie dal futuro, 2119, XXII secolo.

Racconti a Margine

Il Bello della Vita

da

Cronache dal dopo DAT (Divisione acuti trapassanti).

Memorie dal Futuro, 2119, XXII secolo.

del Prof. dr. D. El ‘Fnà

Neurotrapiantologo

Luglio 2009

RACCONTO FUTURIBILE

Cronache del XXII secolo

Nel XXI secolo la scienza della salute e della Qualità di Vita (QdV) erano ancora in mano ai laici e non agli ordini religiosi. Ma, ben presto, con l’impulso dato alla Scienza della sopravvivenza, con la Dichiarazione Universale sulla Vita come bene non negoziabile, e con gli studi che diedero un valore nettamente negativo, per la vita stessa, alla consapevolezza di essere “entità sacre con una fine”, si imboccò la strada del “non morire”, nel senso del superare lo scoglio della “non vita” con “più vita”. Lo stato aveva preso in carico l’esistere come religiosa reliquia da preservare, da non far “trapassare”, da far vivere il più a lungo possibile. I cittadini in cambio di un futuro interminabile di benessere, affidavano la propria fine all’entità stato stessa. Le strade che si intrapresero, dettero grande slancio all’intelligenza artificiale (AI), alla psiconeurofisiologia, alla genetica, alla robotica, alla cybernetica, alle nanotecnologie, alla musicoterapia, agli innesti neurali. Tali metodiche furono applicate sopratutto a quel periodo prima della fine che era chiamato dai nostri antenati “il volo dell’angelo” o il “buon volo”, riuscendo a recuperare da quell’ultimo anelito di vita la vita stessa. Fu un trionfo verso la semi-immortalità. La vita si allungò, ed agli inizi del XXII secolo si viveva sino a 250 anni e, dati i buoni risultati futuri annunciati dalla scienza della vetrificazione crioconservante, per molti, la parola “fine” fu sostituita con lo slogan “sospesi per rinascere”, in gergo popolare “Frizzati”.
La caduta aveva ora una sua propria dignità. Rallentare la perdita inarrestabile di anelito vitale era ormai invertire o controllare ed a volte prolungare l’esito dell’”ultimo volo”, decidere i suoi tempi, manipolare una psicosi da certezza della fine, dare una speranza di rinascita futura.
La cura delle gravi malattie terminali, o meglio, la ripresa (rimodulazione) dalla “Caduta dell’anelito vitale” fu affidata agli ordini religiosi, che fecero, della sopravvivenza e del trapasso sospeso, il loro punto di forza. Continua qui

Timeoutintensiva.it, N°11/12, Dicembre 2009

Soffriva di Epilessia: ecco perché Chopin aveva le Allucinazioni

Soffriva di Epilessia: ecco perché Chopin aveva le Allucinazioni

Il celebre compositore Frédéric Chopin soffriva spesso di allucinazioni ma la causa di questo disturbo è nota soltanto oggi: potrebbe trattarsi di epilessia, per la precisione del lobo temporale. A fare luce sull’origine delle allucinazioni è una recente ricerca pubblicata sulla rivista di divulgazione scientifica on line Medical Humanities, afferente all’autorevole British of Medical Journal. Per l’intera durata della sua breve vita, rivelano gli autori, Chopin potrebbe aver sofferto di epilessia. Le allucinazioni sono infatti una caratteristica tipica dei disturbi convulsivi. Chopin era rinomato, tra le altre cose, per la sua fragilità e sensibilità. I suoi tanto frequenti quanto documentati attacchi di malinconia sono stati attribuiti al disturbo bipolare o alla depressione clinica ma finora era stata fatta poca chiarezza sugli episodi allucinatori. Durante l’esecuzione della Sonata in si bemolle minore, in Inghilterra nel 1848 in un salone privato, Chopin improvvisamente smise di suonare e lasciò il palco, evento registrato dal critico musicale del Guardian di Manchester.

F. Chopin Sonata in si bemolle minore


In una lettera scritta alla figlia della sua compagna George Sand, nel settembre dello stesso anno, Chopin descrive quanto accaduto in quell’occasione affermando di aver visto delle creature emergere dal pianoforte.
La stessa George Sand, nelle sue memorie, ricorda numerosi episodi simili, ad esempio durante un viaggio in Spagna nel 1838 quando in un monastero apparve a più riprese pallido, con gli occhi spiritati, i capelli sconvolti, ossessionato dalla visione di spiriti e fantasmi. Il laudano che assumeva il compositore potrebbe essere associato alla comparsa di allucinazioni, ma Chopin documentò questo genere di episodi ben prima di iniziare ad assumere la sostanza.
I medici all’epoca non ne sapevano molto sull’epilessia e potrebbero aver trascurato i sintomi. Chopin, era di salute cagionevole, e fu perseguitato da disturbi e malattie per tutta la vita: morì nel 1849 a soli 39 anni a causa di una malattia polmonare cronica che recentemente è stata ricondotta alla fibrosi cistica, basandosi sulla storia familiare del compositore.

22 Dicembre 2010

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EFFETTUATO CON SUCCESSO IL SECONDO TRAPIANTO DI LARINGE AL MONDO

EFFETTUATO CON SUCCESSO IL SECONDO TRAPIANTO DI LARINGE AL MONDO

Si è concluso con successo il secondo trapianto di laringe al mondo che ha permesso a una donna californiana di 52 anni di tornare a parlare dopo 11 anni di silenzio. Brenda Jensen e’ stata sottoposta a diciotto ore di intervento chirurgico durante le quali un team di chirurghi inglesi a americani ha sostituto la laringe, una porzione di trachea e la tiroide.

Undici anni fa il danno permanente alla laringe durante un’operazione. Da allora e per 11 anni, scrive il Telegraph, la donna californiana e’ stata in grado di comunicare con il mondo esterno grazie a un dispositivo portatile elettronico e poteva respirare solo tramite un buco nella trachea. Dopo 13 giorni dall’operazione, avvenuta lo scorso ottobre alla University of California Medical Centre ma resa pubblica solo in questi giorni, Brenda e’ stata in grado di pronunciare le prime parole.

”La laringe e’ un organo estremamente complesso, a causa del suo intricato funzionamento di muscoli e nervi per permettere di parlare, deglutire e respirare – spiega Gregory Farwell, responsabile del team che ha eseguito il trapianto -. Siamo assolutamente soddisfatti dello straordinario risultato”. Il primo trapianto di laringe venne effettuato nel 1998 nella Cleveland Clinic, in Ohio (Usa).

21 Gennaio 2010

“…MEZZO SECONDO PER INTUBARE”

Articolo Scientifico

Tempo e Medicina Intensiva

“…MEZZO SECONDO PER INTUBARE”

ovvero

Mezzo Secondo alla Consapevolezza.

di M.Francesca Sapuppo*, Diego Bongiorno*, Serafina Ardizzone*, **Stefano Dell’Aera

*Associazione I.Change, Timeoutintensiva Network

***AUSL4 SerT Enna

NON SEMPRE POSSIAMO PORCI DOMANDE “SENSATE”

“….per le idee che all’inizio non sembrano strane non c’è speranza”
N.Bohr

Ci sono storie che noi costruiamo e ci sono storie che ci vengono incontro, il nostro lavoro di Terapia Intensiva lo costruiamo giorno per giorno ma credo che per poterlo fare noi dobbiamo essere già predisposti ad accogliere la storia che ci viene incontro, dobbiamo forse essere in un certo modo per potere fare il lavoro che facciamo.
Questo lo penso oramai da molto tempo, avendo avuto a che fare con me stessa come intensivista e con colleghi più giovani e meno giovani di me.
Una delle tante qualità che mi appare determinante per poter fare il nostro lavoro (oltre quelle che analizzeremo in articoli successivi) è la capacità di utilizzare modalità di pensiero clinico diverse secondo le situazioni, modalità in cui la percezione e la gestione del tempo  interno ed esterno differisce secondo i momenti.
In un solo istante dobbiamo essere in grado di passare da una attività “immediata”, come quella che si sviluppa nella emergenza, in cui il tempo “mentale” è contratto in secondi ed apparentemente privo di un pensiero analitico ma solo pragmatico, ad una attività “riflessiva”, come quella che si sviluppa nella pianificazione di una terapia o di una procedura o nella visita clinica, in cui il tempo “mentale” è abbastanza lungo e ricco di un discorso interno che permette anche articolate analisi sia personali che con gli altri colleghi… Continua qui

Timeoutintensiva.it, N° 10, Focus, Luglio 2009