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Out Of Border: Fotografia e Poesia di J. Koudelka

Out Of Border

Fotografia e Poesia di J. Koudelka

J_Koudelka_UK_1977

Da qualche parte oltre l’arcobaleno

lassù in alto

c’è un posto di cui, una volta

ho sentito parlare in una ninnananna.

Da qualche parte oltre l’arcobaleno

il cielo è azzurro

e i sogni impossibili

diventano realtà

Da qualche parte oltre l’arcobaleno

volano uccelli azzurri

volano oltre l’arcobaleno

non posso farlo…

anch’io?

Se ci volano felici gli uccellini

oltre l’arcobaleno

non posso volarci…

…anch’io?

Foto e poesia di J. Koudelka

Josef Koudelka (Boskovice, 10 gennaio 1938) è un fotografo di origine Cecoslovacca; fuoriuscito dal suoi paese è stato per lungo tempo apolide ed il suo senso del nomadismo si puà cogliere in  una delle sue raccolte più belle sui Gitani “Gipsies”. Ha lavorato lunghi anni come fotografo della Magnum.

La Primavera di Praga

È molto nota la testimonianza fotografica che ha offerto sulla fine della Primavera di Praga: Koudelka era rientrato da un viaggio per un servizio fotografico sugli zingari della Romania, appena due giorni prima dell’invasione sovietica, nell’agosto 1968. Svegliato da una telefonata si precipitò in strada mentre le forze militari del Patto di Varsavia entravano a Praga per soffocare il riformismo ceco. I negativi di Koudelka lasciarono Praga seguendo canali clandestini, nelle mani dell’agenzia Magnum Photos, e finirono per essere pubblicate sul magazine “The Sunday Times“, in maniera anonima, contrassegnate unicamente dalle iniziali P.P., acronimo per Prague Photographer, nel timore di rappresaglie contro di lui e la sua famiglia. Le sue immagini di quegli eventi divennero drammatici simboli internazionali. Nel 1969 l’”anonimo fotografo ceco” fu premiato con la Robert Capa Gold Medal dell’Overseas Press Club, per la realizzazione di fotografie che richiedevano un eccezionale coraggio.

Asilo politico in Europa

Grazie all’interessamento della Magnum presso le autorità britanniche, poté ottenere un visto per lavoro di tre mesi con cui volò nel 1970 in Inghilterra, dove fece richiesta di asilo politico. Nel 1971 entrò nell’agenzia fotografica Magnum Photos e vi rimase per più di una decade. Nomade nel cuore, continuò a vagare per l’Europa armato della sua fotocamera e con poco altro. Negli anni settanta e ottanta, Koudelka proseguì il suo lavoro grazie al sostegno di numerosi riconoscimenti e premi, continuando ad esporre e pubblicare importanti progetti come Gypsies (1975, il suo primo libro) e Exiles (1988, il secondo). Dal 1986 ha lavorato con una fotocamera panoramica e una selezione delle foto ottenute è stata pubblicata nel libro Chaos, del 1999. Koudelka ha pubblicato oltre una dozzina di libri di sue fotografie, inclusa la più recente opera, il volume retrospettivo Koudelka, del 2006. Nel 1987 divenne cittadino francese, mentre poté tornare per la prima volta in Cecoslovacchia solo nel 1991. Il risultato del suo rientro in patria fu Black Triangle, un’opera in cui documentava il paesaggio devastato del suo paese. Nel 1994 fu invitato al seguito del regista Theo Angelopoulos, impegnato nelle riprese del film Lo sguardo di Ulisse, compiendo con lui, fino alla morte di Gian Maria Volonté, un itinerario attraverso Grecia, Albania, Jugoslavia e Romania. Koudelka risiede in Francia e a Praga e continua il suo lavoro nel documentare il paesaggio europeo. Ha due figlie e un figlio, ciascuno nato in un paese diverso: Francia, Inghilterra e Italia. Le prime esperienze hanno influenzato in maniera significativa la sua successiva opera fotografica, e l’enfasi da lui posta sui rituali sociali e culturali e sulla morte. Ben presto, nella sua carriera, giunse a un profondo e più personale studio fotografico sugli Gitani della Slovacchia e, in seguito, della Romania. I risultati di questi lavori furono esposti a Praga nel 1967. Lungo tutta la sua carriera, Koudelka è stato lodato per la capacità nel catturare la presenza dello spirito umano sullo sfondo di paesaggi malinconici. Desolazione, abbandono, partenza, disperazione e alienazione, sono temi costanti nel suo lavoro. I suoi soggetti sembrano talvolta uscire da un mondo fiabesco. Tuttavia, qualcuno legge nel suo lavoro una speranza: la persistenza dell’attività dell’uomo, a dispetto della sua fragilità. I suoi lavori più recenti focalizzano l’interesse sul paesaggio vuoto della presenza dell’uomo.

le fotografie: Alcuni dei suoi scatti più belli potete vederli Cliccando qui

Relitti Sommersi. Underwater Wrecks, foto di Ferruccio Fazio

Fotografia ed Immersione Subacquea

Relitti Sommersi, Underwater Wrecks.

foto di Ferruccio Fazio

per gentile concessione…

Il Prof. Ferruccio Fazio, è un valente Radiologo e Radioterapista milanese di livello internazionale (il suo lunghissimo e prestigioso curriculum lo potete leggere all’indirizzo http://www.ferrucciofazio.it/index.html).

Alto, magro, simpatico, instancabile, ha la passione per l’Isola di Pantelleria dove spesso risiede, e per le immersioni e la fotografia subacquea. Profondo conoscitore delle tecniche d’immersione con autorespiratore, allo studio delle quali si è dedicato anche professionalmente, ha girato il mondo esplorando e fotografando fondali del mondo sommerso… Per continuare a leggere l’articolo e guardare le mostra fotografica Clicca qui

Timeoutintensiva.it, N° 9,  Spothlight, Aprile 2009

Medicina e Fotografia: “Ricominciare a Vivere”, Mostra Fotografica Itinerante

Medicina e Fotografia:

Magnum Photos

“Ricominciare a Vivere”, Mostra Fotografica Itinerante. The Global Forum/Magnum

In Ricominciare a vivere otto fotografi della Magnum hanno ritratto persone in nove paesi in tutto il mondo, prima di iniziare la terapia antiretrovirale contro l’AIDS e poi quattro mesi dopo. Ecco i volti, le voci e le storie che rappresentano questi milioni di persone che sarebbero ormai morte se non fosse stato per la disponibilità gratuita dei farmaci antiretrovirali. Persone che convivono con l’HIV, che lavorano, si occupano dei figli e provano le gioie e i dolori della vita. Ma ci sono anche le storie di coloro per i quali la terapia è giunta troppo tardi. Continua qui

Trovate la Brochure della Mostra Cliccando qui

Timeoutintensiva.it, N°11/12, Dicembre 2009

Poesia ed Immagini: “Nessun Uomo è un’ Isola” di J.Donne

Unknown Photographer

Nessun uomo è un’isola

(tratto dalla poesia “For Whom Te Bell Tolls”, per chi suona la campana)

di J.Donne

Nessun uomo è un’isola,

completo in se stesso;

ogni uomo è un pezzo del continente,

una parte del tutto.

Se anche solo una nuvola

venisse lavata via dal mare,

l’Europa ne sarebbe diminuita,

come se le mancasse un promontorio,

come se venisse a mancare

una dimora di amici tuoi,

o la tua stessa casa.

La morte di qualsiasi uomo mi sminuisce,

perché io sono parte dell’umanità.

News: Sulla forza della “Rivoluzione” Egiziana ed i Problemi Futuri dell’Area Medio Orientale

Perchè il vero problema ora saranno le relazioni Arabo-Israeliane.

Abbiamo così voluto ricordare il coraggio e l’orgoglio del Popolo Egiziano, che ha pagato un duro prezzo anche in termini di vite umane, e la Pace che ci auguriamo possa presto esserci tra Israeliani e Palestinesi, con una fotografia e una poesia che dicono molto di più di qualunque articolo giornalistico sui fatti egiziani appena accaduti e sui problemi che ora si presenteranno sulla scena medio-orientale.

Savas

Unknown Photographer

Ricordate ! Sono un arabo

poesia di

Mahmoud Darwish

Ricordate ! Sono un arabo

E la mia carta d’identita’ e’ la numero cinquantamila

Ho otto bambini

E il nono arrivera’ dopo l’estate.

V’irriterete?

Ricordate!

Sono un arabo,

impiegato con gli operai nella cava

Ho otto bambini

Dalle rocce

Ricavo il pane,

I vestiti e I libri.

Non chiedo la carità alle vostre porte

Ne’ mi umilio ai gradini della vostra camera

Perciò, sarete irritati?

Ricordate!

Sono un arabo,

Ho un nome senza titoli

E resto paziente nella terra

La cui gente è irritata.

Le mie radici

furono usurpate prima della nascita del tempo

prima dell’apertura delle ere

prima dei pini, e degli alberi d’olivo

E prima che crescesse l’erba.

Mio padre…viene dalla stirpe dell’aratro,

Non da un ceto privilegiato

e mio nonno, era un contadino

ne’ ben cresciuto, ne’ ben nato!

Mi ha insegnato l’orgoglio del sole

Prima di insegnarmi a leggere,

e la mia casa e’ come la guardiola di un sorvegliante

fatta di vimini e paglia:

siete soddisfatti del mio stato?

Ho un nome senza titolo!

Ricordate!

Sono un arabo.

E voi avete rubato gli orti dei miei antenati

E la terra che coltivavo

Insieme ai miei figli,

Senza lasciarci nulla

se non queste rocce,

E lo Stato prenderà anche queste,

Come si mormora.

Perciò!

Segnatelo in cima alla vostra prima pagina:

Non odio la gente

Né ho mai abusato di alcuno

ma se divento affamato

Prestate attenzione!

Prestate attenzione!

Alla mia collera

Ed alla mia fame!

Mahmoud Darwish (arabo: محمود درويش ‎; al-Birweh, 13 marzo 1941 – Houston, Texas, 9 agosto 2008) è stato un poeta e scrittore palestinese.

Mahmoud Darwish (Mahmūd Darwīsh) nacque nel 1941 nel villaggio di al-Birweh, situato in alta Galilea a est della città di Akko (Acri). Il suo villaggio natale oggi è distrutto e non più presente sulle carte. Nel 1948 – durante il primo conflitto arabo-israeliano – l’esercito di Israele scacciò gli abitanti di Birweh e rase al suolo completamente l’abitato. Lo stesso destino era toccato ad altre quattrocento località palestinesi nella fase finale della guerra. I genitori di Mahmoud cercarono rifugio in Libano con il resto della popolazione per sfuggire ai massacri, ma furono tra i pochissimi che riuscirono a rientrare nel loro paese, illegalmente, dopo appena un anno. Nel frattempo però la loro terra d’origine era diventata parte dello stato di Israele, i loro beni confiscati ed essi non godevano più di alcun diritto di cittadinanza.

In questa condizione fin da bambino Darwish si trovò nello status legale di “alieno”, cittadino che risiede come “ospite illegale” nel suo stesso paese. Da giovane fu arrestato e condannato più volte a pene detentive, per la sua presenza in Israele senza permesso e per aver recitato poesie in pubblico. Studiò peraltro la lingua ebraica israeliana, perfezionando la conoscenza della sua lingua natia. Cominciò l’attività pubblicistica a diciannove anni, iscritto all’università non ebbe la possibilità di laurearsi a causa delle interruzioni degli studi nei periodi trascorsi in prigione, anche se in Unione Sovietica, a Mosca, si costruì nel 1971 una solida preparazione linguistico-letteraria. Pubblicò la sua prima raccolta di poesie, Foglie d’Ulivo, nel 1964.

È autore di circa venti raccolte di poesie (pubblicate dal 1964 a oggi) e sette opere in prosa, di argomento narrativo o saggistico. È considerato tra i maggiori poeti in lingua araba. È stato giornalista e direttore della rivista letteraria “al-Karmel” (Il Carmelo), e dal 1994 era membro del Parlamento dell’Autorità Nazionale Palestinese.

I suoi libri sono stati tradotti in più di venti lingue e diffusi in tutto il mondo. Solo una minima parte della sua produzione letteraria è stata tradotta in italiano. È scarsa anche la traduzione in lingua inglese della sua opera.

http://it.wikipedia.org/wiki/Mahmoud_Darwish