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Virus Ebola: Svolta nella Ricerca su Come Impedire Il Contagio

Svolta nella ricerca di una prevenzione efficace contro la temibile febbre emorragica che flagella l’Africa. I risultati di uno studio del BWH di Boston pubblicati su Nature.

Il Virus Ebola (EboV) è un virus altamente patogeno che provoca focolai di infezioni zoonotiche in Africa. I sintomi clinici sono dovuti della massiccia produzione di citochine pro-infiammatorie in risposta all’infezione e in molte epidemie, la mortalità è superiore al 75%. L’inizio imprevedibile, la facilità di trasmissione, la rapida progressione della malattia, la mortalità elevata e la mancanza di un efficace vaccino o una terapia valida, hanno creato un alto livello di preoccupazione dell’opinione pubblica per EboV. Il virus Ebola, comparso con i primi focolai in Sudan e Zaire nel 1976, da subito ha mostrato la sua potenza letale e ancora oggi è uno dei più temuti sul fronte del bioterrorismo. La sua pericolosità e alta letalità, unite al fatto che al momento non esistono terapie efficaci, impongono che il virus sia manovrato solo da super-esperti e in laboratori di massima sicurezza, i BL4, come quello dell’Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico romano Spallanzani (in tutto ve ne sono 5 in Europa e 14 nel mondo). Nell’articolo i ricercatori riportano l’identificazione di un nuovo componente derivato dalla benzilpiperazina Adamantane diamide  che inibisce l’infezione EboV.

Per ottenere questo risultato gli scienziati del BWH hanno utilizzato un robot sviluppato dai loro colleghi impegnati al National Small Molecule Screening Laboratory della Harvard Medical School. Esaminando decine di migliaia di campioni hanno individuata la  nuova micro-molecola (come detto derivata da benzilpiperazina adamantyl diamide) che si è rivelata in grado di inibire l’ingresso di EboV (il virus Ebola) in oltre il 99 per cento delle cellule. Ulteriori studi effettuati allo United States Army Research Institute for Infectious Disease a Fort Detrick, nel Maryland, hanno verificato l’efficacia di questo inibitore di entrata del virus. In particolare, è stato usato l’inibitore come sonda per studiare il percorso di infezione dell’EboV ed è stato scoperto che l’obiettivo dell’inibitore è la proteina Niemann-Pick C1 (NPC1).
“Ciò rappresenta una svolta per le nostre ricerche” ha dichiarato James Cunningham, prima firma della ricerca e ricercatore alla Divisione di Ematologia del BWH (Brigham and Women’s Hospital di Boston).

Questa scoperta avvicina la ricerca al traguardo di poter combattere efficacemente questa temibile febbre emorragica che flagella l’Africa

Fonti:

-Terra On Line: Ebola, scoperta la chiave per impedire il contagio

-Small molecule inhibitors reveal Niemann–Pick C1 is essential for Ebola virus infection

Marceline Côté, John Misasi, Tao Ren, Anna Bruchez, Kyungae Lee, Claire Marie Filone,Lisa Hensley, Qi Li, Daniel Ory, Kartik Chandran & James Cunningham

Nature (2011) doi:10.1038/nature10380 Published online 24 August 2011


News: Era Paraplegico: Ecco I Primi Passi

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Era Paraplegico: Ecco I Primi Passi

Rob Summers durante il training

Una nuova speranza viene dalla ricerca per chi soffre di questa grave patologia.

Rob Summers, un giovane cittadino statunitense originario dell’Oregon, era paralizzato dal torace in giù, dopo essere stato travolto da un’auto; ma ora riesce di nuovo a stare in piedi grazie alle elettrostimolazioni del midollo spinale.  Stare di nuovo in piedi da solo, ha spiegato, è “la più meravigliosa delle sensazioni”. Ora può muovere volontariamente le dita dei piedi, i fianchi, le ginocchia e le caviglie, oltre a camminare su un ‘tapis roulant’ con un sostegno.

Tutto questo, lo apprendiamo da una ricerca pubblicata dalla rivista specializzata Lancet. Rob era un giocatore di baseball e nel 2006 faceva parte della squadra che vinse le College World Series.

In estate fu però gravemente ferito in un incidente  e il suo midollo spinale rimase lesionato per una grave sublussazione vertebrale da C7 a T1. Lui così restò paralizzato agli arti inferiori, anche se in parte la sensibilità era conservata in alcune aree corporee. I medici gli hanno impiantato sedici elettrodi sulla dura (L1-S1) per una cronica elettrostimolazione del midollo spinale nel 2009: Rob si è allenato quotidianamente nel tentativo di stare in piedi, camminare e muovere le gambe, mentre pulsazioni elettriche venivano inviate al midollo. Così è riuscito a stare in piedi autonomamente e alla fine è stato in grado di controllare le sue gambe e muoversi, assistito, per brevi periodi di tempo.

Rob ha riacquistato anche altre funzioni come il controllo della vescica urinaria e della pressione del sangue. Questo studio ha dimostrato che la stimolazione elettrica potrebbe funzionare in alcuni soggetti paraplegici. Dipende dalle lesioni. Altri quattro pazienti sono al momento in attesa per sperimentare ulteriormente la terapia.

L’articolo Originale:

The Lancet, 20 May 2011, doi:10.1016/S0140-6736(11)60547-3

Effect of epidural stimulation of the lumbosacral spinal cord on voluntary movement, standing, and assisted stepping after motor complete paraplegia: a case study

Prof Susan Harkema PhD, Prof Joel Burdick PhD, Prof V Reggie Edgerton PhD et Alii

News: L’Efficacia Delle Staminali Nel Recupero Della Contrattilita’ Dopo L’infarto

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Articolo Scientifico

L’Efficacia Delle Staminali Nel Recupero Della Contrattilita’ Dopo L’infarto

Un recente trial sull’innesto di cellule staminali in caso di infarto mette in luce la possibile riduzione del danno a carico del tessuto cardiaco. La sperimentazione, ad opera dell’Interdisciplinary Stem Cell Institute dell’Università di Miami diretta da Joshua M. Hare, che è anche autore dello studio, ha evidenziato anche la capacità delle staminali di ridurre le dimensioni del cuore stesso, contrastando in tal modo l’ipertrofia cardiaca e delle pareti ventricolari. La ricerca, che ha coinvolto otto pazienti con età media di 57 anni, è stata pubblicata sulla rivista Circulation Research: Journal of the American Heart Association. Ai volontari sono state iniettate cellule staminali ricavate dal midollo osseo. Le dimensioni del cuore sono diminuite in media del 15-20%, ovvero circa il triplo di quanto si ottiene con le terapie mediche in vigore finora, e il tessuto cicatrizziale del 18,3%. Tali effetti sono legati a una riduzione del tessuto cicatrizziale e sono stati osservasti per tutta la durata dello studio. Le staminali hanno la capacità di rallentare il processo degenerativo che, dopo un infarto, colpisce in maniera inesorabile il cuore, indebolendolo fino a costringerlo alla crisi finale.

Fonti:

Abstract

Intramyocardial Stem Cell Injection in Patients With Ischemic Cardiomyopathy

Functional Recovery and Reverse Remodeling

Adam R. Williams, Barry Trachtenberg, Darcy L. Velazquez, Ian McNiece, Peter Altman, Didier Rouy, Adam M. Mendizabal, Pradip M. Pattany, Gustavo A. Lopera, Joel Fishman, Juan P. Zambrano, Alan W. Heldman Joshua M. Hare

Circulation Research. 2011