La Comunicazione Nelle Cure Palliative

Articolo Scientifico

La Comunicazione Nelle Cure Palliative

Dr. Luigi Valera, consigliere nazionale S.I.P.O. (Società di Psico-Oncologia)

Nella tribù degli Yaka del Congo, il guaritore

viene definito traghettatore e l’immagine della

malattia è quella di una piroga che va alla deriva

o che si è rovesciata.

(Devisch , 1993)

Il guaritore, così come dice la metafora, mette in comunicazione ambiti distinti: salute e malattia, vita e morte, umano e invisibile, interno ed esterno, mostrandosi anche come grande conoscitore della psiche umana, delle sue leggi e dei modi in cui si esprimono le sue fratture. Il guaritore e la sua medicina sembrano sapere perfettamente che il corpo è il luogo critico di sutura fra l’inconscio e il soggetto sociale, che esso è propriamente parlando una macchina-ventriloquo del sociale. La rigida separazione tra salute e malattia che divengono opposti, uno in positivo e l’altro in negativo, impedisce ogni segno di relazione tra l’uno e l’altro, negando quindi un rapporto dialettico che faccia diventare la salute un momento di coscienza dell’appropriazione del corpo come superamento della malattia in quanto esperienza e la malattia una fase della vita, un’occasione di appropriazione di sé, del proprio corpo, delle proprie esperienze e quindi della salute. Di conseguenza anche le Cure Palliative non dovrebbero essere segregate solo alle fase terminale di malattia, ma dovrebbero supportare ed accompagnare l’aspetto antalgico e la risoluzione dei sintomi sin al loro insorgere, indipendentemente dalla gravità… Continua qui

Timeoutintensiva.it, N° 15, Technè, Gennaio 2011

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