Radioattività In Netto Aumento Al Largo Di Fukushima
La radioattività in mare al largo di Fukushima è in netto aumento. Campioni raccolti nel Pacifico, a una quindicina di chilometri dall’impianto di Daiichi contengono livelli 600 volte superiori a quelli rilevati fino ad ora, ha fatto sapere la Tepco.
Un video diffuso ieri mostra i robot all’opera al reattore numero 1 della centrale nucleare. La Tepco, il gestore, ha detto che per metterla sotto controllo potrebbe volerci tutto il resto dell’anno.
L’area di Fukushima, devastata dal terremoto e dallo Tsunami e altamente radioattiva, rimarrà inabitabile per almeno vent’anni. L’oscura previsione è di uno dei collaboratori del premier Naoto Kan, Kenichi Matsumoto.
Giappone: Oncologi: Conservare Le Staminali Di Operatori Esposti A Radiazioni
Un gruppo di oncologi giapponesi ha lanciato oggi un appello perchè vengano conservate le cellule staminali ematiche degli ingegneri e degli operatori impegnati alla centrale nucleare di Fukushima, come misura precauzionale in caso di esposizione a pericolosi livelli di radioattività.
Gli specialisti di quattro ospedali giapponesi sostengono che sarebbe sensato conservare le cellule delle centinaia di operatori impegnati dall’11 marzo scorso a evitare una catastrofe nucleare nell’impianto danneggiato dal sisma e dallo tsunami. La procedura richiede di prelevare le cellule staminali ematiche in circolazione nel corpo umano, da utilizzare per eventuali trapianti in caso di cancro per favorire così la produzione di nuove cellule, nei pazienti i cui tumori vengano debellati con la radioterapia.
Gli oncologi sottolineano come gli operatori presenti a Fukushima lavorino in condizioni estremamente pericolose per la salute, nel tentativo di rimettere in funzione il sistema di raffreddamento dei tre reattori danneggiati. “Ci vorranno anni perchè questi reattori siano spenti. Aumenta così per gli operai il rischio di un’esposizione accidentale alle radiazioni e la conservazione delle cellule del loro sangue sarà tanto più importante”, hanno spiegato.
La lettera è firmata da una equipe di cinque medici, guidata da Tetsuya Tanimoto, dell’Istituto oncologico della Fondazione giapponese per la ricerca sul cancro, e da Shuichi Taniguchi, dell’Ospedale Toranomon, tutti e due di Tokyo.
Video: I rischi a cui si va incontro spiegati da un’esperta di Greenpeace sul campo:
L’incidente Alla Centrale Di Fukushima È Grave Quanto Lo Fu Chernobyl.
E’ la stessa agenzia per la sicurezza nucleare giapponese ad aver innnalzato al livello 7 – il più alto – la classificaione dell’incidente alla centrale nipponica, danneggiata dal terremoto e dal maremoto dell’11 marzo.
Giappone – Fukushima.: Bloccata Falla Reattore N. 2. Si Temono Pesci E Alghe Radioattive
4 aprile 2011
Dalle alghe microscopiche ai grandi tonni, tutti gli organismi dell’ecosistema marino sono minacciati dalle radiazioni liberate dalla centrale di Fukushima, e con la decisione delle autorita’ giapponesi di rilasciare in mare quantita’ di acqua radioattiva l’attenzione degli scienziati si sposta in fondo all’oceano. Anche se la diluizione dovrebbe mettere al riparo le aree lontane dall’impianto, per l’ecosistema della regione la crisi potrebbe sfociare in una vera tragedia, destinata ad avere ripercussioni per molti anni. Il danno principale per l’ecosistema sono le mutazioni nel Dna degli organismi marini: Ancora piu’ sensibili sono uova e larve dei pesci, che possono sviluppare mutazioni letali.
Gli isotopi principali che stanno contaminando l’area sono iodio e cesio, anche se si teme che anche plutonio e altri radionuclidi pesanti possano essere finiti in mare. Il primo non desta particolare preoccupazione perche’ ha un’emivita molto breve, mentre il cesio si dimezza in 30 anni, e il plutonio in tempi dell’ordine delle migliaia di anni. Secondo alcuni studi dell’Aiea un pesce esposto al cesio lo accumula per un fattore 100, mentre le alghe del genere Porphyra hanno un fattore 50 per questo elemento, mentre per il plutonio e’ addirittura 4mila. Anche i molluschi ed altri invertebrati come le meduse, per la loro caratteristica di ‘filtrare’ l’acqua, sono particolarmente a rischio. Anche se le correnti e la grande massa d’acqua dell’oceano potrebbero diluire velocemente le sostanze radioattive, queste potrebbero restare intrappolate nei sedimenti sul fondo del mare: Questo vuol dire che gli effetti potrebbero durare anche migliaia di anni, nel caso degli elementi piu’ pesanti.
Nel caso di Chernobyl non ci sono state ripercussioni su ecosistemi marini, tutti troppo lontani dal luogo dell’incidente. In laghi e altri bacini chiusi, pero’, uno studio dell’Onu ha trovato tracce di sostanze radioattive nei pesci ancora nel 2000, 14 anni dopo il disastro.